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Definizione della disoccupazione e tasso di disoccupazione

Viene invece definito FL-N DIS=u=[51] FL FL livello assoluto della disoccupazione tasso di disoccupazione= forza lavoro. Se u = 0, il mercato del lavoro è in equilibrio di piena occupazione. Considerando la variazione dei prezzi, possiamo dedurre che essendo costanti la produttività del lavoro e il mark-up, i prezzi tenderanno a ∆P ∆W ∆P = -ε(u) variare allo stesso tasso dei salari, ossia quindi, ovvero si può avere P W Pun'inflazione soltanto se la domanda di lavoro eccede il livello di piena occupazione. I prezzi rimarranno invece stabiliti se u=0 oppure cadranno nel tempo. Bisogna distinguere tra un equilibrio macroeconomico di breve periodo, con salari nominali e prezzi dati, e un equilibrio di medio-lungo periodo, che si raggiunge al termine del periodo di aggiustamento di salari e prezzi. Secondo la sintesi neoclassica l'inflazione e la disoccupazione sono fenomeni tra loro incompatibili. A partire dalla fine degli anni Cinquanta cominciò,

A diventare sempre più evidente che i due fenomeni tendevano a coesistere. Si presentò quindi la necessità di trovare una spiegazione all'apparente paradosso della stagflazione, ossia della tendenza dei prezzi ad aumentare anche in assenza del pieno impiego. Una prima spiegazione ha chiamato in causa l'esistenza di imperfezioni nel mercato del lavoro che impediscono di fatto il raggiungimento della piena occupazione. Nel breve periodo, pur in presenza di una domanda di lavoro quantitativamente uguale all'offerta, alcune persone rimangono disoccupate e contemporaneamente restino vacanti altrettanti posti di lavoro. Quindi possiamo concludere che il sistema economico è fatto in una situazione di piena occupazione se il tasso di disoccupazione effettivo si trova al livello di quello frizionale, ossia se u=ū.

π = (ε * ū) - (ε * u) inflazione = (reattività dei salari alla disoccupazione *

disoccupazione frizionale – (reattività dei salari alla disoccupazione * disoccupazione effettivo)

È una retta con inclinazione negativa che incontra l’asse delle ascisse in corrispondenza del tasso di disoccupazione frizionale: in quel punto il mercato del lavoro si può considerare in equilibrio. Il tasso d’inflazione è pertanto nullo per tassi di disoccupazione più bassi.

Secondo Milton Friedman, la relazione tra inflazione e disoccupazione contiene un errore logico: se, infatti, si verificasse uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, si avrà una reazione non tanto del salario nominale, quanto del salario reale. In altri termini, per convincere i lavoratori a scendere al di sotto del tasso di disoccupazione frizionale, le imprese dovranno offrire un aumento dei salari in termini di potere d’acquisto. Se infatti gli aumento del salario nominale sono seguiti da pari variazioni percentuali del livello dei prezzi, il

lavoratore non riceverà alcun beneficio reale, almeno che non soffra di illusione monetaria, quindi ∆w ∆W e= -π[53] variazione salario reale = variazione del salario nominale – inflazione w W attesa Si avrà a questo puntoe[54] π = π + (ε * ū) – (ε * u) inflazione = inflazione attesa + (reattività dei salari alla disoccupazione* disoccupazione frizionale) – (reattività dei salari alla disoccupazione *disoccupazione effettivo) L’inflazione ora, dipende dall’inflazione attesa. Se la politica economica fa spostare il tasso d’inflaziona aeπ i lavoratori capiranno di aver formulato aspettative errate e chiederanno salari adeguati. Il costo di untasso di disoccupazione inferiore a ū non è infatti semplicemente un’inflazione più alta, ma diventaun’iperinflazione. Nel caso di un’economia aperta, le equazioni del

modello hanno una numerazione autonoma e sono precedute dalla lettera A, che sta per economia Aperta:

A1. FUNZIONE IS: Ŷ = C + I + G + (X̂ - M̂)

A2. FUNZIONE LM: M̂ + (P̂ × k) = L(Y)

A3. TASSO DI CAMBIO REALE: Pi = i

A4. EQUILIBRIO DELLA BP: NX = (1 + Pi) × W

A5. FORMULA DEL PREZZO: P̂ = (1 + Pi) × Ŵ

A6a. SALARIO NOMINALE CONTRATTUALE: FLN = FL

A6b. PIENA OCCUPAZIONE: N = (1 + Pi) × Y

A7. FUNZIONE DELLA PRODUZIONE

In regime di cambi fissi le autorità monetarie dei Paesi aderenti all'accordo si impegnano ad acquistare o vendere valuta estera al tasso di cambio nominale prestabilito, per cui e = ē.

Se N < FL, il sistema farà registrare un certo tasso di disoccupazione, ma sarà per sempre in equilibrio dato la rigidità verso il basso dei salari e dei prezzi. Se invece N > FL, ovvero se la domanda di lavoro eccede il livello della piena occupazione, i salari e i prezzi aumenteranno e cadrà R. La situazione

ottimale è ovviamente quella dell'equilibrio con piena occupazione: N = FL. La funzione di domanda aggregata AD ha la forma di un'iperbole equilatera, ma la posizione nello spazio della curva non è più influenzata dall'offerta nominale di moneta M, confermando la teoria di Mundell-Fleming (visto a pag.30), secondo il quale in regime di cambi fissi la politica monetaria è inefficace: M è dunque un'incognita. Ci dobbiamo quindi chiedere con quali politiche si potrebbe in tal caso raggiungere il prodotto potenziale Y*. Una volta esclusa la politica monetaria, rimangono tre opzioni: 1. Politica di bilancio: essa può agire sul moltiplicatore del reddito a attraverso una riduzione dell'aliquota fiscale t, oppure sulla componente autonoma della domanda attraverso un aumento di G e/o TR. Ambedue gli interventi avrebbero l'effetto di spostare verso destra l'asintoto verticale a. 2. Politica di cambio: una

revisione dell’accordo di cambio che preveda un aumento di e avrebbe un effetto espansivo sulle esportazioni nette e farebbe quindi spostare verso l’alto la curva di domanda aggregata. La svalutazione della moneta presenta due problemi:

  1. Avrebbe un effetto esattamente opposto sul reddito degli altri Paesi che potrebbero quindi opporsi alla manovra
  2. Se un Paese è un forte importatore di materie prime e beni intermedi e se quindi i costi di tali beni incidono pesantemente sul prezzo dei prodotti interni, l’effetto di stimolo alla domanda proveniente dalla svalutazione potrebbe essere in parte neutralizzato da uno spostamento verso l’alto anche nella curva dell’offerta AS.

Politica dei salari e dei prezzi in un’economia chiusa, una caduta dei salari e dei prezzi potrebbe avere un effetto positivo sull’economia attraverso la diminuzione del tasso d’interesse determinata dalla minor domanda di moneta per le transazioni. La diminuzione di

i a sua volta stimolerebbe gli investimenti e quindi la domanda aggregata. In un regime di cambi flessibili la Banca Centrale, mantiene il controllo sulla quantità di moneta e lascia che il valore di e sia liberamente stabilito dal mercato: M = . Nelle funzioni di domanda non compaiono gli strumenti della politica di bilancio, conferma del teorema di Mundell-Fleming: in regime di cambi flessibili soltanto la politica monetaria è efficace. È possibile raggiungere la piena occupazione in due modi: spostando in alto la curva di domanda con un aumento di M, oppure attraverso una flessione dei salari e dei prezzi. In ambedue i casi aumenta la quantità di moneta reale, il tasso d'interesse interno cade, dando via ad una fuga di capitali all'estero facendo deprezzare la valuta nazionale.

I. Il modello dell'offerta e della domanda aggregate indica come si determinano i valori di equilibrio sia dei prezzi sia della produzione.

II. In linea generale, la curva

di offerta aggregata, AS, indica la quantità di prodotto reale che le imprese sono disposte a offrire a ogni dato livello dei prezzi.

Se i salari e i prezzi sono rigidi verso il basso, la curva di offerta aggregata è orizzontale (curva keynesiana) e indica che, al livello dei prezzi corrente, le imprese sono disposte a offrire qualunque quantità di beni venga domandata.

La curva di offerta aggregata classica è invece verticale. Essa è applicabile a un sistema economico nel quale prezzi e salari sono perfettamente flessibili, non esistono frizioni e pertanto l'occupazione e la produzione sono sempre al livello di piena occupazione.

In economia chiusa la curva di domanda aggregata, indica, per ciascun livello dei prezzi, il livello di produzione in corrispondenza del quale i mercati dei beni e quelli delle attività finanziarie sono contemporaneamente in equilibrio. In altre parole, essa indica la quantità di prodotto domandata.

  1. incorrispondenza di ciascun livello di prezzi. Lungo ogni curva di domanda aggregata la politica fiscalee l'offerta nominale di moneta sono date.
  2. Una politica fiscale espansiva fa spostare verso destra l'asintoto verticale della curva di domandaaggregata e quindi la curva di domanda stessa. Un aumento dell'offerta nominale di moneta fa sì che la curva di domanda aggregata si sposti verso l'alto in misura esattamente proporzionale all'entità dell'aumento.
  3. Nel medio periodo, i prezzi e i salari possono diventare flessibili. L'aggiustamento verso la posizione di equilibrio di pieno impiego avviene, tuttavia, con gradualità. Inoltre, esiste un livello minimo di tasso di disoccupazione al di sotto del quale non è possibile scendere senza provocare inflazione o addirittura, se i lavoratori non soffrono di illusione monetaria, iperinflazione.
  4. Nel lungo periodo, l'output deriva fondamentalmente dall'offerta.

aggregata mentre i prezzi sono determinati dagli spostamenti della domanda aggregata rispetto a quelli dell'offerta aggregata.

VIII. In economia aperta bisogna distinguere tra il regime dei cambi fissi e quello dei cambi flessibili. Nel primo, la curva AD è influenzata dalla politica fiscale, ma non dalla politica monetaria. Nel secondo, avviene il contrario. In ambedue i casi, la flessione dei salari e dei prezzi può stimolare la domanda aggregata e il prodotto attraverso l'aumento del tasso di cambio reale e quindi delle esportazioni nette. Con i cambi fissi, tuttavia, l'aumento di R è dovuto soltanto alla caduta di P, mentre con cambi flessibili è dovuto anche al deprezzamento del cambio nominale.

CAPITOLO 9 - INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE

Abbiamo adottato l'ipotesi che i salari nominali e i prezzi, nel breve periodo, siano:

Forza lavoro non pienamente occupata Domanda aggregata

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Publisher
A.A. 2021-2022
63 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federica.p98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Ticchi Davide.