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NELL'INDIA VITTORIANA

Quando la Gran Bretagna inizia a governare in India, viene

promesso a tutti i sudditi indiani che là avrebbero potuto continuare

a praticare la loro religione e avrebbero goduto di una protezione

equanime di fronte alla legge. Ci furono diversi viaggi da parte del

vicerè per propagandare il nuovo rapporto con la regina. Uno degli

aspetti caratterizzanti di questi viaggi fu il DarBar, riunioni con un

gran numero di principi indiani nel corso dei quali venivano

distribuite onoreficenze e ricevevano in dono indumenti. Il modello

di questi darbar deriva dai cerimoniali di corte degli imperatori

Mughal. Il momento centrale consisteva in un atto di

incorporazione. La persona che si voleva onorare offriva oro e

oggetti di valore; la quantità delle monete d'oro offerte veniva

verificata secondo una scala di gradi riferita al rango di chi le

presentava. Il mughal invece offriva una serie di capi

d'abbigliamento. La mediazione del capo d'abbigliamento

incorporava il ricevente nel donatore; chi veniva incorporato non

era solo servo del re, ma parte di lui. La vicinanza al personaggio

regale durane i darbar dava la misura dell'autorità della persona. I

doni offerti erano segno di lealtà; mentre gli indumenti venivano

tramandati di padre in figlio. Gli inglesi invece vedevano questi atti

come nel caso del donatore, un pagamento per favori ricevuti,

mentre gli abiti dell'incorporazione venivano interpretati come beni

di consumo. Gli inglesi interpretavano l'offerta di monete come

corruzione mentre quella degli oggetti come tributo. Gli inglesi

iniziarono comunque a praticar darbar in alcune occasioni, ma i doni

offerti dagli indiani non venivano mai conservati, ma venivano

depositati e spesso riciclati per altri darbar. Erano dunque mutati i

significati di questa pratica; Non c'era nessun tipo di legame tra il

re e il servitore/donatore, ma si era tramutato in uno scambio

economico. Inoltre non si capivano più quali fossero i ruoli

gerarchici. Le contraddizioni interne portarono ad un

ammutinamento degli indiani, che vennero sconfitti e videro

dissacrare la figura del mughal.

Da dopo la fine dell'impero mughal, solo il vicerè poteva concedere

titoli agli indiani, i quali venivano concessi solo come ricompensa

per determinati atti di lealtà: venne creato un nuovo ordine di

cavalieri indiani, che venivano proclamati tramite l'investitura. Ad

essi venivano forniti un mantello, un collare, un medaglione con

l'effige della regina (i musulmani non possono portare immagini

umane indosso) e tutto questo doveva essere restituito alla morte o

alla fine dell carriera come cavaliere (diversamente dallee abitudini

di tramandare i vestiti dell'incorporazione). Si iniziò inoltre a

scoprire la cultura indiana, e gli indiani stessi venivano stimolati ad

apprendere la propria cultura. Molto spesso però, ad esempio nel

campo dell'artigianato, si insegnava loro come produrre oggetti

"tradizionali" ma dalle caratteristiche che potessero piacere agli

occidentali. Si decise che la regina, con il Royal Titles Act, divenisse

imperatrice d'India, e iniziarono i preparativi per la celebrazione che

si sarebbe svolta in India.

Venne sottolineato che la cerimonia in India non fosse un darbar

ma bensì un'assemblea imperiale, per evitare obiezioni o malintesi.

Venne scelta Delhi come città per la celebrazione. Stendardi furono

offerti ai principi indiani al posto dell'antico rito del darbar; in

questo modo gli inglesi portarono a termine il processo di

ridefinizione del rapporto tra governanti e governati. Furono allestiti

due campi, uno per gli inglesi e uno per gli indiani, a cui fu chiesto

di portare delle tende per poter contenere il loro seguito. Per

evitare problemi con la "prossimità" dei posti a sedere, si fece in

modo che i principi indiani fossero tutti equidistanti dal vicerè e che

l'ordine seguito per assegnare fosse per provincia e non per grado.

Capitolo 6- L'invenzione della tradizione nell'Africa

coloniale

Diversamente dall'India, molte regioni africane divennero zone

d'insediamento coloniale bianco; quindi i coloni dovevano definirsi

come signori naturali e indiscussi di una grande massa di africani e

per definire e giustificare il proprio ruolo e trovare modelli di

soggezione a cui piegare gli africani, si rivolsero alle tradizioni

inventate europee. In Africa quindi l'intero apparato delle tradizioni

inventate divenne più legato alle questioni d'autorità e controllo: i

bianchi si ispirarono alle tradizioni inventate per privare gli africani

di certe qualifiche. L'africa non offrì ai suoi conquistatori la struttura

di uno stato imperiale indigeno nè un sistema di onori e gerarchie

preesistente e l'unico nesso diretto tra il sistema africano ed

europeo esisteva soltanto al livello di monarchia: l'africa possedeva

diversi re primordiali-> quindi gli inglesi utilizzarono l'idea di

monarchia imperiale ancora di più. Poichè esistevano poche

corrispondenze tra i sistemi politici e sociali britannici e africani, gli

inglesi cominciarono ad inventare delle tradizioni africane a

beneficio degli africani, tanto che le tradizioni inventate importate

dall'europa fornirono ai bianchi dei modelli di autorità e agli africani

dei modelli di autorità e agli africani dei modelli di comportamento

moderno.

Tra il 1880 e il 1900 derivarono in Africa molti bianchi per lavorare

nelle miniere e i negri furono assorbiti nella manodopera ma non

esistevano tradizioni inventate che potessero mettere i negri in un

punto preciso della gerarchia operaia nè che potessero facilitare la

loro definizione in quanto artigiani e operai-> i ruoli riesumati e

inventati furono utilizzati dagli operai bianchi per escludere gli

africani. Si crea una posizione aristocratica in base al colore della

pelle e gli agricoltori bianchi non si ritengono contadini, bensì

gentiluomini di capagna.

I missionari basiliani tedeschi vengono in Africa per trovare terr

libere in cui potessero rifugiarsi i contadini tedeschi e i villaggi che

creano in Africa non servivano per offrire agli africani uno

strumento per difendere i propri valori, ma per fare un controllo

arbitrario europeo. La chiesa d'inghilterra introduce le feste del

raccolto e le processioni nei campi. Ma non furono le tradizioni

inventate dagli operai e contadini europei le più importanti agli

occhi dei bianchi in Africa e le più gravose per i neri, bensì furono

quelle dei gentiluomini, perchè questi uomini (cadetti,figli di

ecclesiastici) non avevano una carriera sicura in patria e furono

impiegati in Africa come soldati,cacciatori,mercanti etc-> si videro

costretti a compiti considerati meschini in Gran Bretagna, ma resi

affascinanti dall'idea di impero.

Con l'avvento della dominazione coloniale divenne impllente la

necessità di trasformare i bianchi in una classe dirigente

comunicante, capace d'imporsi con la forza delle armi e della

finanza e con lo status dato dalla neo-tradizione-> nel periodo

iniziale dell'amministrazione coloniale fecero largo uso degli ufficiali

dell'esercito britannico. Arrivano a ipotizzare che fosse l'esperienza

coloniale a conferire lo status gentilizio a chi non lo possedeva e, di

pari passo all'affermazione e costrizione di questo status, si

ridefinivano le occupazioni, per cui il mestiere del bottegaio o del

cercatore d'oro diventavano mestieri da gentiluomini, e partivano

dal presupposto che gli agricoltori inglesi fossero gentiluomini che

non lavoravano la terra, ma che sfruttarono la propria autorità per

controllare la manodopera locale-> per qualche tempo la gestione

di una bottega o l'acquisto di bestiame e grano dai neri furono

considerate attività da gentiluomo.

I bianchi attinsero alla tradizione inventata per trarne l'autorità e la

sicurezza necessarie per fungere da agenti di cambiamento->le

tradizioni inventate nell'800 europeo venivano considerate come

ffattori di "modernizzazione". Gli europei provarono ad utilizare le

loro tradizioni inventate per trasformare e modernizzare il pensiero

dei neri e il loro comportamento:

1) il riconoscimento ad alcuni neri di accedere alla classe

dominante

2) tentativo di sfruttare le tradizioni inventate per ridefinire il

rapporto tra chi comanda e chi no.

Tutto questo serviva a creare una società gerarchica in cui gli

europei mandavano e i neri eseguivano.

C'era la possibilità di scegliere tra diverse tradizioni della

subordinazione. La prima era quella gerarchica della grande casa,

dove l'europa in africa aveva dei servi neri come parte interpretante

della sua immagine->immagine ideale del padrone paterno e del

servo leale,no impulsi alla fratellanza.

Le tradizioni inventate europee intervennero in Africa in fasi

sovrapposte: prima la neo-tradizione militare e poi quella

dell'impiego presso le chiese o la burocrazia alle dipendenze dello

stato o delle aziende->le tradizioni inventate offrivano ai neri delle

vie d'accesso ben definite al mondo coloniale, anche se si trattava

sempre di accesso al ruolo di servo-padrone.

La collaborazione si fondava nello scambio di benefici, ma gli

amministratori coloniali ritenevano che occorresse un'ideologia

capace di accomunare bianchi e neri e di giustificare il predominio

dei bianchi: la trovarono nel concetto di "monarchia imperiale".

Cominciano a parlare del re-imperatore britannico in termini mistici

e gli amministratori laici presentano ai neri l'immagine di un re

quasi divino: onnipotente,onniscente e onnipresente, che si

preoccupa del loro benessere. Il simbolo della monarchia colpiva la

fantasia e forse per qualche tempo contribuì a creare una sorta di

consenso ideografico tra europei e africani.

La borghesia africana tentò di far sua la gamma di atteggiamenti e

attività che definivano i ceti medi europei; i governanti africani

lottavano per conquistare il diritto di esprimere la loro autorità coi

titoli e i simboli della monarchia neo-tradizionale europea. Questi

uomini aspiravano a un'integrazione nell'universo ottocentesco

inglese ed erano molto leali alla corona-> tutto ciò apparve ai

bianchi come eccesso di devozione dell'ideale imperiale.

Non c'era posto per una squadra di una classe dominante nera di

cricket e il criket africano sparì per lasciare il posto al calcio.

Nel periodo centrale del colonialismo, i "capi supremi" africani

volevano guadagnare il titolo di re, avere imitati alle incoronazioni

inglesi,spettacolizzare la loro autorità con corone e troni e

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Publisher
A.A. 2017-2018
13 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valencina13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione agli studi storici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Salvatori Enrica.