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CAPITOLO 5: LA RICOSTRUZIONE STORICA

Se lo storico racconta dei fatti vissuti in prima persona, allora è storico e fonte allo stesso tempo. In ogni caso le fonti, oltre che recare il messaggio del passato, rappresentano anche uno schermo tra lo storico e il passato stesso. Inoltre, lo storico deve operare delle scelte, deve selezionare solo le informazioni che gli servono e non raccogliere tutti i dati indistintamente, e le scelte dipendono (secondo Cipolla) dalla problematica dello storico (si ritorna al discorso di fonte primaria e secondaria) e, se vogliamo, anche dalla sua esperienza.

4 trappole per ogni storico economico:

  1. SEMPLICISMO, inevitabile semplificazione dei fatti: Una delle differenze tra la metodologia dello storico e quelle dell'economista è che mentre il secondo limita la sua attenzione ad un numero ridotto di variabili, lo storico economico deve (dovrebbe) prendere in considerazione un numero molto più elevato di variabili.

La descrizione dello storico economico risulta più completa e realistica della descrizione normalmente paradigmatica dell'economista. Ma anche la descrizione più dettagliata della realtà storica fatta dallo storico più minuzioso risulterà sempre una estrema semplificazione della realtà. La documentazione superstite fornisce allo storico una informazione ridotta e parziale e più o meno deformatadella realtà. Ogni ricostruzione storica è quindi una semplificazione più o meno drastica della realtà, il che comporta errori nel senso di differenze tra l'approssimazione semplificativa e generalizzatrice e la ben più complessa realtà. Lo storico di valore è quello che riesce a trasmettere al lettore il senso che la storia è di gran lunga più complessa di quanto lui racconti. Gli studiosi che si appoggiano a fonti di seconda, terza o quarta mano cadono in atroci generalizzazioni e semplificazioni.

Un'altra circostanza a favore del semplicismo per la storia economica è l'eliminazione dell'individuo.
  1. EX-POSTISMO
Per lo storico "il presente" può rappresentare un certo numero di anni o decenni. Per l'individuo comune un certo numero di giorni e di settimane. Per l'operatore di borsa un certo numero di minuti e ore. In effetti il presente è l'attimo sfuggente in cui il futuro diventa passato. Il futuro è incerto. Il grado di incertezza varia da caso a caso, di tempo in tempo. Il fatto che occorre prendere delle decisioni per effettuare delle scelte in un clima di incertezza comporta rischi. Le scelte prese dall'individuo non sono sempre e necessariamente razionali. Ex post (a posteriori) tutto si giustifica, tutto appare logico ed ineluttabile. È la tendenza a ricostruire la vicenda umana come una concatenazione logica e ineluttabile di avvenimenti. È facile per lo storico peccare di ex postismo.tendenza a ricostruire la vicenda umana come una concatenazione logica e ineluttabile di avvenimenti è accentuata dalla tendenza a trasferire nel discorso storico il concetto scientifico-fisico di causa. Fa parte dellanatura umana cercare di individuare una o più cause per ogni accadimento di una qualche rilevanza. Ma nellaricostruzione storica non è possibile verificare con l'esperimento cosa sarebbe accaduto se in una data sequenzadi accadimenti una variabile fosse stata diversa mentre le altre variabili fossero rimaste quali in effetti furono. Una ricostruzione che pecchi di ex-postismo nasconde, invece di illustrare, il problema decisionale che è lacostante della vicenza umana. Quando ci si riferisce al passato occorre ricordare che gli uomini del passato avevano a che fare con delle opzionie delle scelte mentre noi, beneficiando della prospettiva storica, siamo in grado di valutare i risultati non solo dibreve, ma anche di lungo periodo di quelle.

Gli uomini di quel passato operavano dal punti di vista dell'ex-ante. Noi li giudichiamo dall'ex-post. Loro conoscevano cose che noi non conosciamo. Noi conosciamo cose che loro non conoscevano, per esempio le conseguenze delle loro scelte.

Mentre gli storici sono abitualmente severi nel criticare le fonti, non sempre esercitano la stessa critica nei confronti di ciò che essi stessi scrivono e sostengono. I libri che espongono una tesi sono molto più interessanti dei libri puramente descrittivi. Non c'è nulla di male nel fatto che uno storico economico scriva un libro o un articolo presentando una sua tesi, a certe condizioni però.

Quando c'è di mezzo una tesi da sostenere, può capitare che lo studioso si appassioni ad essa e perda il dovuto barlume critico. Nel caso specifico della storia economica spesso per dare apparenza scientifica e obbiettiva si utilizzano documentazioni che si riferiscono al breve

periodo attribuendo un valore di lungo periodo oppure si abbonda di tabelle numericostatistiche dove le cifre possono essere facilmente manipolate. I cammuffamenti solitamente non vengono fatti in mala fede. Nella quasi totalità dei casi sono fatti in buona fede. Lo studioso, se non fa un continuo sforzo di severa autocritica, innamorandosi della sua tesi, può facilmente ingannare sé stesso prima ancora di ingannare inconsapevolmente gli altri. Una forma di tesismo è rappresentata dalla ricostruzione storica condizionata da un'ideologia, le più persuasive: nazionalismo e marxismo. Ci sono storici che sanno esercitare un adeguato autocontrollo sulle proprie convinzioni e altri in cui modello e tesi tendono a sovrapporsi.

4) SUBBIETTIVISMO, I dati e i fatti usati dallo storico sono frutti di una scelta,

ciò sembra implicare che la ricostruzione storica si apriva di oggettività. Secondo il Cipolla una certa dose di soggettivismo è inevitabile nella ricostruzione storica. Il ricercatore onesto modifica man mano la propria problematica iniziale sotto stimolo dei fatti e dei dati che le fonti gli rivelano.

Se il ricercatore è onesto non può ignorare né deformare fatti e dati rilevanti che fonti valutate attendibili gli pongono o che sono stati acquisiti da altri studiosi.

Ultimo problema è la comunicazione tra storico e pubblico (da qui ci si può collegare al capitolo della Public History sulla digitalizzazione). Il problema è che il pubblico non è una massa né inerte né omogenea. C'è poi il fatto che noi si conosce in fondo solo ciò che si è sperimentato e vissuto.

Spiegare le condizioni di vita di un contadino medievale ad uno studente americano è ben più problematico.

È difficile che compiere la stessa operazione con uno studente siciliano. Il fatto è che il 1 studente non ha mai avuto contatti con una realtà che per certi versi si avvicini a quella descrittagli, mentre lo studente siciliano ha avutosotto gli occhi una certa realtà che gli permette, grazie ad un ulteriore sforzo di immaginazione di intuire quelche lo storico si sforza di descrivergli.

Articolo Salvatori La storia digitale e pubblica: lo storico tra i "nuovi creatori distoria"La Rivoluzione digitale ha portato ad un cambiamento rispetto a come la storia viene studiata, analizzata econdivisa e perciò si può parlare di digital turn.

  • Grazie a questa nuova metodologia di ricerca anche i cittadini partecipano alla divulgazione della storia
  • Grazie ai nuovi mondi digitali ognuno di noi è creatore di storia

MESTIERE DELLO STORICO

Il mestiere dello storico come per tutte le discipline è in continua evoluzione ed

è influenzato dai mutamenti della società e dai nuovi metodi di analisi e ciò ha portato ad un cambiamento rispetto a come si fa la storia.

Se pensiamo alla maggior parte delle produzioni storiografiche si deve riconoscere che sono hanno subito una parziale digitalizzazione della tradizione: si è continuato a pubblicare con le stesse modalità (monografie, volumi miscellanei o riviste) che possono avere una versione digitale esclusiva o complementare.

E-book e riviste elettroniche sono redatti e pubblicati come viene fatto per i libri e articoli cartacei anche se presentano una maggior facilità di reperimento.

Blog accademici o riviste a commento aperto consentono oltre che alla lettura anche l’accesso diretto ai dati di studio.

Gli studiosi provano diffidenza verso il computer e la rete, l’ignoranza sul loro utilizzo e la scarsa comprensione della loro continua e rapida evoluzione.

Secondo gli studiosi

L'informatica è solo uno strumento, che li aiuta a risolvere esigenze di ricerca e non come uno strumento in grado di visualizzare la conoscenza e di trasmetterla, ciò porta lo storico/l'umanista a ricorrere all'informatico come esperto a cui porre problemi e soluzioni. Lo storico e l'informatico hanno fisionomie distanti in quanto lo storico non riesce a far capire all'informatico le sue esigenze e non comprenderà la logica dell'informatico, quest'ultimo non sarà consapevole delle complesse problematiche relative ai dati che deve trattare e proporrà sistemi e programmi non consoni alla problematica. Oggi gli storici hanno meno bisogno dell'informatico tout court. Gli strumenti per elaborare i dati e condividerli sono spesso gratuiti e di facile utilizzo ma dato che essi cambiano continuamente impongono allo storico un costante aggiornamento. Oggi gli storici guardano questi strumenti con

scettiscismo e stupore venato dal fatto che non è semplice utilizzare uno o più software o plug-in che sono utili al lavoro di ricerca, analisi delle fonti e pubblicazione. Utili sono percorsi formativi ibridi che creino futuri storici più consapevoli del mondo digitale. Gli storici devono abbandonare o limitare la ricerca solitaria ma piuttosto lavorare in equipe interdisciplinari. Il mondo delle digital humanities e quindi anche quello della storia digitale è un mondo in cui operano gruppi interdisciplinari. Ciò ha portato novità sulla metodologia di lavoro dello storico portando a nuovi modi di pubblicare e di usufruire delle fonti. L'informatica è passata da essere strumento a comodità sempre più diffusa tra la gente comune. Attualmente le discipline umanistiche e quindi la storia vivono un processo di integrazione sempre più forte delle tecnologie digitali.riconosciuto della storia. La "public history" si riferisce alla pratica di coinvolgere il pubblico nella produzione e nella diffusione della storia. Quindi, fare digital public history significa utilizzare strumenti digitali per coinvolgere il pubblico nella produzione e nella diffusione della storia. Questo può includere l'uso di siti web, social media, podcast, video e altre forme di media digitale per creare e condividere contenuti storici con il pubblico. L'obiettivo è rendere la storia più accessibile, coinvolgente e rilevante per un pubblico più ampio.
Dettagli
A.A. 2021-2022
20 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariateresa200127 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione agli studi storici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Galoppini Laura.