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EDMUND BURKE

Edmund Burke (1729-1797) trova nel sublime la forza che trascina le passioni sub specie terroris, soprattutto sotto forma e sottola spinta del terrore. Inizialmente apparso nel 1756 e ripubblicato l’anno successivo, nel 1757, in una edizione riveduta e molto ampliata A Philosophical Inquiry into the Origins of Our Ideas of the Sublime and Beautiful (il testo cui Burke affida le sue riflessioni sul bello e il sublime) coagula spunti del passato ma presenta anche forti elementi di novità, che sono alla base dell’influenza esercitata da questo trattato sull’evoluzione del gusto. Il primo di tali elementi è appunto l’enfasi sul terrore, con la quale si ribalta la concezione prima dominante secondo cui il sublime eleva l’animo, mentre il terrore lo fa sprofondare. Per Burke il terrore diviene invece la passione per eccellenza, l’origine comune di tutto ciò che è sublime. Afferma Burke che: «Qualunque cosa possa

destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile, o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una fonte del sublime; ossia è ciò che produce la più forte emozione che l'uomo sia capace di sentire.

Passa poi ad analizzare le particolari idee in grado di suscitare o accrescere tale passione: l'oscurità, la grandezza, la paura, l'infinità, la solitudine. Tali idee e condizioni suscitano l'"astonishment", lo stupore, che è quello stato d'animo in cui, sospeso ogni altro moto, regna un certo grado di orrore. Al terrore Burke attribuisce un tipo particolare di piacere. Non un piacere positivo, che egli definisce "Pleasure", ma un piacere "negativo", che egli chiama "Delight", diletto, generato dalla possibilità di evitare un pericolo, un dolore. Nel suo trattato sul bello e

Il sublime Burke distingue il Delight dal Pleasure, per sottolineare l'esistenza di un tipo di piacere che agisce, per così dire, per sottrazione, un piacere negativo generato dalla distanza che separa il soggetto terrorizzato dall'oggetto del terrore. Il sublime terrorizza perché evoca una minaccia alla conservazione del soggetto, alla self-preservation, ma al tempo stesso diletta, perché è posto a una sufficiente distanza, così da non costituire un effettivo pericolo. Ciò, se il pericolo o il dolore incalzano troppo da vicino, essi non sono in grado di offrire alcun diletto, e sono soltanto terribili; se, invece, è possibile considerarli a una certa distanza, e con alcune modificazioni, allora possono trasmettere sensazioni particolari ed essere piacevoli, cosa, sottolinea Burke, che rientra nella quotidiana esperienza di ciascuno. Il punto centrale, in vista anche degli sviluppi letterari successivi, è che attraverso il

terrore il sublime viene collegato alla sofferenza e per estensione alla morte. Il sublime nasce quando si scatenano passioni come il terrore, prospera nell'oscurità, evoca idee di potenza, è generato da quella privazione di cui sono esempi il vuoto, la solitudine, il silenzio.

WILLIAM WORDSWORTH16

William Wordsworth (1770 -1850) nacque in un paesino vicino a Lake District. Fu un sostenitore (deluso) dalla Rivoluzione francese. A Bristol nel 1795 incontrò Coleridge e tra i due nacque un sodalizio che avrebbe portato alla pubblicazione, nel 1798, della prima raccolta di poesia romantica inglese, le Lyrical Ballads (Ballate liriche), precedute, nella seconda edizione, del 1800, da una Prefazione che è universalmente ritenuta il manifesto del romanticismo britannico. Coleridge, nel capitolo XIV della sua Biographia Literaria, a illustrare il progetto di base del lavoro: Wordsworth avrebbe dovuto scrivere poesie in cui elementi ordinari fossero trattati come nuovi.

e originali, mentre egli si sarebbe occupato del soprannaturale con tocchi naturalistici, come fosse assolutamente reale. A Wordsworth, dunque, sarebbe toccato sviluppare l'elemento realistico-quotidiano e spirituale (edunque del beautiful); a Coleridge, quello visionario (sublime). Nella prima edizione della raccolta, su 23 poesie solo quattro recano la firma di Coleridge: e tuttavia, la prestigiosa posizione di apertura è riservata proprio a un lavoro di quest'ultimo, The Rime of the Ancient Mariner (La ballata del vecchio marinaio), mentre Wordsworth, a suggerire una simmetria interna alla raccolta, chiude con Tintern Abbey, una poesia che propone, in chiave autobiografica, un'analoga esperienza di perdita e ritrovamento del senso delle cose. Due anni dopo, nella seconda edizione delle Lyrical Ballads, non solo la Rime perde la sua posizione di prestigio, ma il nome di

Coleridge non compare sulla copertina del lavoro: le strade dei due poeti, del resto, si erano già divise, e non solo letteralmente, nel 1798, ad Amburgo, durante un viaggio in Germania, anche se la definitiva rottura sarebbe avvenuta solo nel 1810. La componente sperimentale che caratterizza le Lyrical Ballads è avvertibile sin dal titolo della raccolta: i due termini "lirico" e "ballata", se non propriamente antitetici, appaiono tuttavia difficilmente compatibili, almeno in una concezione tradizionale della poesia. L'aggettivo "lirico", infatti, esprime sentimenti, emozioni, mentre la "ballata" è un componimento popolare, ingenuo, e rimanda piuttosto a una dimensione sociale, quando non epica. Per i due poeti inglesi si tratta, dunque, di cantare l'umile umanità di cui si occupa la ballata ponendo l'accento non sui fatti, ma sulle emozioni da esse suscitate. Si tratta di allargare

l'orizzonte della poesia a soggetti esclusi dai tradizionali componimenti settecenteschi, rifiutando anche la dizione poetica neoclassica e la retorica stereotipa del periodo. Non è un caso che le poesie di Wordsworth contenute nella raccolta propongano spesso incontri con personaggi marginali (vecchi, bambini, eremiti, folli, donne), isolati nel contesto naturale. Di enorme rilevanza è anche l'uso del linguaggio (molto semplice) che egli sceglie, non solo perché parla di cose realistiche e semplici, ma anche perché nella Preface delle Lyrical Ballds, egli afferma di essere "a man that talks to men" e che la lingua meno elaborata, più semplice è la "more philosophic" poiché può trasmettere anche messaggi molto elaborati, essenziali e profondi in maniera diretta e immediata, comprensibile a tutti e adatta alle tematiche rurali e legate all'elemento della natura. Wordsworth parla inoltre.

La natura è un elemento pacifico e rassicurante. Rappresenta la quiete e la pace. Possiamo distinguere la natura su tre livelli: la campagna (in opposizione alla città urbanizzata e inquinata, dal punto di vista reale e metaforico); la natura come fonte di ispirazione e sentimenti positivi; la natura come un tutt'uno panteistico vibrante di vita, come immagine di Dio, una natura che è una forza attiva che suscita gioia e felicità. Sempre nella Preface e nella spiegazione che egli dà sul suo uso della lingua, egli afferma inoltre che la semplicità è "meno sotto l'influsso della vanità sociale". Ci elenca inoltre quali caratteristiche deve avere per lui il poeta: sensibility, enthusiasm, tenderness (tenerezza), comprehensive soul (anima inclusiva, di stimoli e suggestioni per metabolizzarli e codificarli).

all'uomo comune attraverso l'arte) Uno dei componimenti più famosi di Wordsworth sono i Daffodils (Narcisi), conosciuta anche con il nome I Wandered Lonely as a Cloud (Vagavo solitario come una nuvola), scritta nel 1804 e pubblicata per la prima volta nel 1807 nella raccolta Poems in Two Volumes. 18 I wandered lonely as a cloud that floats on high o'er vales and hills, when all at once I saw a crowd, 19 a host, of golden daffodils; beside the lake, beneath the trees, fluttering and dancing in the breeze. Continuous as the stars that shine 21 And twinkle on the milky way, They stretched in never-ending line along the margin of a bay:

della baia:Ten thousand saw I at a glance, con uno sguardo ne vidi diecimila,Tossing their heads in sprightly dance. che scuotevano il capo danzando briose.The waves beside them danced; but they Le onde accanto a loro danzavano; ma esseOut-did the sparkling waves in glee: superavano in gioia le luccicanti onde:22A poet could not but be gay , un poeta non poteva che esser felice,In such a jocund company. in una tale compagnia gioiosa.I gazed - and gazed - but little thought Osservavo - e osservavo - ma non pensavoWhat wealth the show to me had brought: a quanto benessere un tale spettacolo mi avesse donato:23For oft, when on my couch I lie poiché spesso, quando mi sdraio sul mio divano17 Il termine “vanity” deriva da “vain”, che ha due valenze: non significa solo “vanità”, ma anche “vacuo”, “vuoto”. Le sovrasotture socialesono dunque “vuote”, non essenziali.18 Lonely non ha una accezione negativa

nella visione romantica. Viene vista come un'opportunità di contemplazione della natura.
19 Golden e non yellow per rappresentare il colore dei narcisi. Nella loro semplicità, i narcisi sono preziosi come l'oro.
20 La scelta dei narcisi è importante perché erano dei fiori di campo (segno di semplicità e di umiltà) estremamente diffusi nella zone dove egli era nato, dove tra l'altro è ambientata la poesia. I fiori vengono umanizzati. Gli uomini devono essere semplici e umili come i narcisi.
21 La notte, elemento romantico. Ma non viene detta la parola notte, ma "via latte", dunque la luce e il bianco, contrapposto al concetto di oscurità della notte.
22 Dinanzi alla natura, non si può che esser felici.
23 L'autore non è lì presente ad ammirare il paesaggio, ma lo ricorda (la memoria: altro elemento romantico) e lo rivive attraverso l'immaginazione (altro elemento chiave).io interiore,Which is the bliss of solitude, che è la beatitudine della solitudine;And then my heart with pleasure fills, e allora il mio cuore si riempie di piacere,And dances with the daffodils. e danza con i narcisi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
31 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dario_kat di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Persico Gemma.