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[ACC]
mi massa di inquinante presente al generico istante t entro il volume di controllo;
[mg]
V volume dell’ambiente di lavoro immaginato coincidente con il volume di aria
presente entro l’ambiente stesso; [m³]
Ci concentrazione di inquinante presente entro il volume di controllo. [mg/m³]
[IN]
MAT:
QjIN è la j-esima portata di aria di reintegro/riciclo; [m³/h]
Ci,jIN concentrazione di inquinante i, presente entro la j-esima portata di
reintegro/riciclo. [mg/m³]
[OUT]MAT:
Qj j-esima portata di aria di estrazione; [m³/h]
Ci concentrazione di inquinante presente entro la j-esima portata di aria di
estrazione; [mg/m³]
Qtot portata totale di aria di estrazione. [m³/h]
[PROD]:
GJ Portata di inquinante emessa dalla j-esima sorgente di inquinante. [mg/h]
Questo grafico rappresenta il modello a miscelazione perfetta.
Nel caso di una sorgente, reintegro, estrazione si ha: 1
Il grafico è il seguente:
Dalla formala 1 è possibile ricavare: 3
Dove: e Modulo 2: Analisi di rischio
Analisi di rischio
La struttura di un’analisi di rischio è la seguente:
Identificazione dei pericoli: essa avviene attraverso:
Checklist:
a. è un elenco di verifiche da effettuare, normalmente basate sulle
raccomandazioni standard di buona tecnica e su esperienze pregresse.
Esse possono essere impiegate per analizzare singole apparecchiature o
piccole parti di impianti molto semplici, deve essere preparata utilizzando i
manuali tecnici delle apparecchiature.
N.B. non possono essere utilizzate per impianti complessi perché risultano
troppo lunghe da usare e le informazioni ricavate non sarebbero strutturate
in modo da essere fruibili dall’analista di rischio.
I vantaggi sono i seguenti:
I. Limitate risorse richieste per l’analisi, sia in termini di tempo
sia di qualità e quantità di risorse umane necessarie;
Facilità di interpretazione
II. .
Le limitazioni sono:
I. Semplicità dei sistemi che possono essere analizzati; sistemi
troppo complessi richiederebbero liste così dettagliate e
complicate da rendere praticamente impossibile l’uso
b. What-if: ciascuna domanda rappresenta un potenziale malfunzionamento
del sistema; la risposta del sistema e/o degli operatori viene analizzata per
valutare i problemi di sicurezza che ne possono conseguire.
I vantaggi sono:
I. Molto semplice;
II. Fornisce anche indicazioni dirette su possibili scenari
incidentali;
III. Applicabile ad una grave varietà di situazioni;
IV. Applicabile in ogni fase della vita dell’impianto;
Utile per l’analisi dei cambiamenti.
V.
Le limitazioni sono:
I. Poco strutturata;
II. Il risultato dipende molto dall’esperienza dell’analista.
Hazop:
c. è una tecnica orientata al processo, consiste in un’analisi
multidisciplinare, condotta in gruppo, basata su parole guida applicate
sistematicamente a tutti i parametri di processo per evidenziare i pericoli e le
problematiche di operabilità dell’impianto.
Si basa sull’analisi di schemi di impianto, tutte le linee di processo e le
apparecchiature di processo (NODI) sono analizzate singolarmente.
La suddivisione dei nodi avviene nel seguente modo:
L’impianto è suddiviso in 5 nodi:
Nodo 1: è rappresentato all’interno del reattore, mentre gli altri 4 nodi di
confine sono collocati sulle linee di processo che sono connesse al reattore;
Nodo 2: sulla linea di alimentazione del reagente A;
Nodo 3: sulla linea di alimentazione del reagente B;
Nodo 4: sulla linea di alimentazione del fluido refrigerante in camicia;
Nodo 5: sulla linea di scarico del prodotto dal reattore durante la sintesi.
La principale limitazione è la seguente:
I. Se uno degli scopi per cui viene eseguita l’identificazione dei
pericoli è quello di pervenire ad una quantificazione del
rischio associato a dati eventi incidentali (con opportune
tecniche), l’analisi HAZOP non è strutturata in modo da
estrarre con semplicità le informazioni necessarie.
d. Roa:
Identificazione degli scenari incidentali:
avviene attraverso l’albero degli
eventi.
ETA (event tree analysis) procedura che consente l’identificazione dei possibili
scenari incidentali che si originano da un dato vento indesiderato.
Il metodo grafico:
a. Inizia con la definizione di un evento indesiderato;
b. Procede in avanti identificando i possibili modi in cui uno scenario
incidentale può evolversi;
Combina gli eventi intermedi considerando il relativo successo o
c. fallimento .
Stima della magnitudo dispersioni in atmosfera:
Molti incidenti rilevanti si originano dal rilascio di sostanze tossiche o infiammabili,
tutte le stime successive (MAGNITUDO) sono influenzate dalla valutazione del
termine sorgente.
Conseguenze di un rilascio di sostanze in atmosfera sono dovute da:
Tossicità:
I. gli indicatori di tossicità sono:
ERPG:
a. Emergency Response Planning Guidelines e sono:
ERPG – 1:
1) valore limite al di sotto del quale la popolazione può
essere esposta per 1h senza alcun effetto significativo;
EPRG – 2:
2) valore limite al di sotto del quale la popolazione può
essere esposta per 1.30h senza alcun effetto serio o
irreversibile;
EPRG – 3:
3) valore limite al di sotto del quale la popolazione può
essere esposta per 1h senza pericolo di morte.
IDLH:
b. Immediate Dangerous to Life or Health
L’IDLH corrisponde al valore Massimo a cui un lavoratore può essere
esposto per 30min. senza subire danni irreversibili e senza perdere la
capacità di mettersi in salvo.
LOC:
c. Level Of Concern; circa 1/10 dell’IDLH per composti infiammabili.
Infiammabilità:
II. si distingue in:
Dentro la fiamma:
a. effetti letali;
Fuori dalla fiamma:
b. irraggiamento (Dose), sono raggruppati in
questa tabella
Tipologia di rilasci: sono suddivise in:
Rilascio continuo:
I. Odori, fumi;
Rilascio istantaneo:
II. metano, gas combusti.
Morfologia del rilascio :
Nella zona vicino alla sorgente le caratteristiche del rilascio risentono fortemente
delle modalità di emissione (Es. gas scaricato, direzione dello scarico, velocità e
temperatura) mentre allontanandosi dalla sorgente la quantità di aria inglobata
diviene predominante (effetto diluizione).
Più in dettaglio si distinguono 3 zone a valle dello scarico:
Zona 1:
I. in prossimità dello scarico, prevalgono le forze inerziali;
Zona 2:
II. prevalgono le forze di galleggiamento;
Zona 3:
III. il rilascio è ormai così tanto diluito con l’aria da non avere più
memoria della sorgente da cui è stato generato.
Le caratteristiche della sorgente che influenzano la Zona 1 sono:
I. Velocità di scarico;
II. Direzione;
III. Quantità di moto;
IV. Temperatura.
Le caratteristiche della Zona 2 sono distinguibili attraverso la densità dei gas
rilasciati:
I. Gas pesanti: tendono a ricadere verso il terreno in quanto la loro densità è
superiore a quella dell’aria circostante;
II. Gas leggeri: tendono a salire continuamente di quota in quanto la loro
densità è inferiore a quella dell’aria circostante;
III. Gas neutri: esibiscono un tipico comportamento intermedio.
Stima della magnitudo incendi ed esplosioni:
Incendio fenomeno esotermico che rilascia energia in ambiente sotto forma di
calore a seguito di una reazione chimica in fase gas tra un combustibile ed un
comburente in presenza di innesco.
Combustibile sostanza che aumenta il proprio numero di ossidazione durante la
reazione di combustione (ossidazione).
Comburente sostanza che diminuisce il proprio numero di ossidazione durante la
reazione di combustione (riduzione).
Innesco un qualsiasi oggetto o medium che fornisce sufficiente energia di
attivazione.
Fiamma Volume di spazio in cui ha luogo una reazione di combustione.
La luce emessa è dovuta alle molecole dei prodotti gassosi della combustione,
ancora eccitate, che emettono l'energia in eccesso sotto forma di fotoni nello spettro
visibile.
Colore di una fiamma non è solo l’indice della composizione dei prodotti di
combustione è anche funzione della temperatura di fiamma.
Temperatura adiabatica tutto il calore sviluppato dalla reazione di combustione
viene speso per innalzare la temperatura dei prodotti della combustione stessa,
l’incremento di temperatura di fiamma che si verifica in queste condizioni viene
definito incremento adiabatico di temperatura ed è pari a:
Per combustione in aria tale incremento di temperatura è circa sempre pari a
2000[K];
per combustioni in ossigeno puro l’incremento adiabatico di temperatura risulta
superiore a 4000[K]
Esistono diverse tipologie di incendi durante incidenti rilevanti e sono:
Jet-fire:
I. un getto di sostanza infiammabile si incendia;
Fireball:
II. una grande massa di vapori infiammabili si incendia senza
premiscelazione;
Pool-fire:
III. incendio di una pozza di liquido infiammabile;
Flash-fire:
IV. incendio di una nube di vapori infiammabili.
Esplosione rilascio di energia in un tempo sufficientemente breve e in un volume
sufficientemente piccolo da generare un’onda di pressione di entità finita che si
allontana dal punto di rilascio e che può essere udita.
Esistono diversi tipi di esplosione e sono:
UVCE
I. (Unconfined Vapor Cloud Explosion): esplosione generata da una
combustione molto veloce di nubi di gas/vapori infiammabili in ambiente
aperto (il confinamento acquisisce gli effetti dell’onda d’urto);
BLEVE
II. (Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion): esplosione generata da
una rapida e violenta evaporazione di un liquido in ebollizione (scaricato in
atmosfera ad una temperatura di molto superiore alla sua temperatura di
ebollizione normale).
Algebra Booleana
L’algebra booleana è utilizzata per analizzare i sistemi caratterizzati da eventi binari che
possono assumere solo due stati.
Definizione specificare i valori di F per tutte le possibili combinazioni delle variabili da
cui essa dipende, tale elenco di combinazioni viene detto tabella della verità.
Una funzione booleana F, funzione di variabili booleana, v1, v2, …, vn si indica:
Ogni variabile booleana può assumere due valori con n variabili si possono avere 2ⁿ
possibili combinazioni
Operatori logici possono essere combinati con le varia