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I PIXEL:
Il termine pixel serve ad identificare ogni singolo puntino che compone un
immagine raster all’interno della memoria di un computer.
Questo tipo di immagine è composta secondo le linee orizzontali dei monitor e
nella grafica segue la griglia della scacchiera, in cui ogni scacco è in pixel di un
colore preciso.
Ogni pixel è dunque il dato più minuscolo dell’immagine intera ed ha un valore
preciso dato dalla sua posizione, dal colore e dall’intensità.
Il numero di colori distinti che possono essere rappresentati da un pixel, dipende
dal numero di bit per pixel (BPP):
8 BPP sono 256 colori;
16 BPP sono 65.536 colori, noto come Highcolor;
24 Bpp sono 16.777.216 colori, noto come Truecolor.
Per profondità di colore più ampie di 8 bit, il numero è il totale dei tre
componenti RGB (rosso, verde e blu).
Una profondità di 16 bit viene in genere rappresentata da 5 bit di rosso, 5 bit di
blu e 6 bit di verde. Una profondità di 24 bit permette 8 bit per componente.
Incrementando il numero di pixel la qualità dell’immagine migliora
sensibilmente, con il termine risoluzione si indica il numero di punti presenti in
un pollice quadrato.
Esistono vari formati di immagini, quali: JPEG, PNG, GIF, TIFF, BMP.
Il formato .JPEG indica un tipo di file compresso, cioè quando questi file
vengono salvati, le informazioni in esse contenute vengono ridotte
eliminando le sfumature, con un metodo chiamato lossy, nel momento in
cui vengono aperti su uno schermo quelle sfumature verranno riempite.
Questo formato è molto indicato per immagini in bianco e nero, immagini
a colori complessi, immagini di natura morta e foto realistiche.
Il formato .GIF è molto usato per immagini caricate nel web, dotate di
animazione grafica. Ha una forma di compressione che se anche riduce la
qualità, non la peggiora in modo molto evidente.
Questo formato è indicato per immagini semplici, animazioni, grafiche
web poco colorate e icone molto piccole,
Il formato .PNG supporta la compressione dei dati senza perdita di
qualità, una caratteristica di questi formati sono i canali alfa, che
permettono di modificare le impostazioni dell’immagine da opaco a
completamente trasparente, dissolvendo l’immagine.
Questo formato è indicato per immagini sul web, aree con colori piatti,
loghi, immagini trasparenti o semitrasparenti.
Il formato .BMP è un tipo di immagine che opera con grafica a griglia
usato per memorizzare le immagini digitali indipendentemente dal
display del device che le utilizza, non supporta sistemi di compressione
della dimensione dell’immagine.
PARTE 3
SOFTWARE PROPRIETARIO VS OPEN SOURCE
SOFTWARE PROPRIETARIO:
L’uso dei software si divide in due categorie, infatti possiamo individuare:
Software che sono sottoposti alla proprietà, si tratta di software sviluppati
da un azienda che rivende o cede in licenza d’uso il prodotto agli
utilizzatori;
Software liberi, ovvero programmi che non hanno generalmente dei limiti
al loro utilizzo oppure necessitano di essere acquistati.
Qualsiasi software viene creato utilizzando un determinato linguaggio di
programmazione ed esso consente di creare il codice sorgente, ossia delle
istruzioni che non sono ancora interpretabili dal computer, ma scritte già in un
complesso linguaggio formale.
Per far si che il computer comprenda le istruzioni devono essere tradotte in
linguaggio macchina, con una procedura che prende il nome di compilazione e
genera il codice macchina, cioè un software eseguibile, comprensibile dal
processore.
Non essendo noto il codice sorgente è impossibile per chiunque non solo fare
modifiche al software ma anche eseguirne la lettura, tale possibilità è riservata
solo al proprietario possessore del codice sorgente.
In realtà è possibile risalire al codice sorgente partendo dal codice binario, ma
ciò implica problemi e costi.
SOFTWARE LIBERO:
Il primo software libero è stato progettato dall’ideatore di GNU, Richard
Stallman.
Lui riteneva che ci sono 4 differenti livelli di libertà che ogni software doveva
avere per essere considerato libero:
La libertà 0 è la libertà di eseguire il software, per qualsiasi scopo;
La libertà 1 è la libertà di poter studiare e modificare il software, di
poterlo controllare per fargli fare ciò che all’utente serve che faccia;
La libertà 2 è la libertà di poter liberamente ridistribuire il software a
chiunque ne abbia necessità, la libertà cioè di poter aiutare il prossimo;
La libertà 3 è la libertà di migliorare il software e di rendere disponibile a
tutta la società la versione contenente tali migliorie.
OPEN SOURCE:
è quella tipologia di software dove i detentori di diritti di sfruttamento
economico decidono rendere pubblico il codice sorgente, sottoponendo l’uso del
programma all’accettazione di una apposita licenza d’uso, che regola ciò che è
permesso fare.
Le regole dell’open source sono:
Libertà di redistribuzione (gratuitamente e non);
Libertà di consultare il codice sorgente;
Necessità di approvazione per i prodotti derivati;
Integrità del codice sorgente dell’autore;
Nessuna discriminazione verso singoli o gruppi di persone;
Nessuna discriminazione verso i settori di applicazione;
La licenza deve essere distribuibile;
La licenza non può essere specifica per un prodotto;
La licenza non può contaminare altri software;
La licenza deve essere tecnologicamente neutrale.
Il programma open source può quindi essere rilasciato gratuitamente ma ci
possono essere dei servizi aggiuntivi o upgrade a pagamento.
SHAREWARE:
e’ una differente tipologia di programma, si fa riferimento ad una licenza d’uso
che permette all’utilizzatore di provare gratuitamente il prodotto.
Un'altra modalità è la demo che non offre il programma completo, come
potrebbe accadere nel caso classico, ma non ha dei limiti temporali.
FREEWARE:
Rientra nell’ambito sei software proprietari ma è distribuito in modo gratuito,
somiglia allo shareware ma non ha limiti temporali all’utilizzo.
Il freeware non ha neanche limiti alla ridistribuzione, rientrano in questa
categoria:
Gli abandonware, sono software che perdono l’interesse commerciale, il
suo sviluppo è stato sospeso;
Il software pubblico (privo di copyright);
Gli adware (software con fastidiose pubblicità).
LA TRIPARTIZIONE DEL WEB
Il word wide web è la ragnatela mondale e costituisce il principale servizio internet che
permette al contempo di navigare, utilizzare contenuti multimediali, comunicare,
usufruire dei collegamenti ipertestuali per muoversi attraverso siti ecc.. .
Solamente il 4% di tutto ciò che è presente sul web è liberamente accessibile.
Il web si compone di molti strati sovrapposti e spesso lontani tra loro.
Prima ripartizione, il surface web: attività che possono essere facilmente
raggiungibili dai motori di ricerca;
Seconda ripartizione, il deep web: tutte le attività svolte in internet che non si
trovano dai motori di ricerca e siti con accesso limitato, tramite username e
password;
Terza ripartizione, il dark web: è il luogo più profondo e nascosto del web dove
tutto è illecito.
Vi si può accedere solo tramite appositi strumenti ed utilizzando dei protocolli di
autenticazione predeterminati, è un mondo invisibile dove è pericoloso
navigare.
IL LATO OSCURO DEL WEB
Il deep ma soprattutto il dark web sono dei mondi quasi inesplorati.
IL DEEP WEB:
La maggior parte delle attività svolte in questa area non è indirizzata a condotte
criminali, ma se ciò avviene sono comunque di entità molto poco rilevante.
Il deep web possiamo identificarlo in:
Contenuti dinamici: pagine con contenuti generati di volta in volta sul
serve in base a richieste specifiche dell’utente, e per questo inaccessibili
a terzi;
Pagine non collegate: sono generalmente accessibili digitando
manualmente l’URL, pertanto non risultano indicizzate nei motori di
ricerca;
Contenuti ed aree ad accesso ristretto: siti che richiedono una
registrazione per l’accesso a determinate aree con account e password,
ovvero autorizzazioni concesse dal gestore del sito;
Script: pagine difficilmente identificabili perche possono essere raggiunte
solo tramite link realizzati in linguaggio javascript e flash;
Contenuti non testuali: file multimediali, documenti scritti con un
linguaggio diverso da l’HTML, google ormai riesce ad indicizzarne alcuni.
Contenuti banditi dai comuni motori di ricerca perche sono illegali: come
siti pedo-pornografici, commercio e produzione illegale di droghe e armi,
ovvero siti sottoposti a censure governative.
IL DARK WEB:
E’ la parte più impalpabile del web, per navigarci è necessario l’uso di
strumenti, soprattutto software, e conoscenze dei meccanismi del sistema.
Le sue prerogative principali sono la navigazione in incognito e l’accessibilità a
siti, contenuti e attività legate alla criminalità e all’illegalità.
Qui sono presenti le più disparate attività criminali, esistono di veri e propri
store e-commerce per l’acquisto come quelli utilizzati comunemente.
Sono presenti anche terrorismo, vita criminale e altro ancora.
PARTE 4
LA RIVOLUZIONE DIGITALE
Chi non è nativo digitale, è considerati immigrante digitale, sono quelli che
apprendono detta conoscenza in epoca successiva, c è chi ritiene che l’uso della
tecnologia comprometterà la creatività.
UNA COMUNICAZIONE INTERCONNESSA:
Nel 1997 ci fu il boom dei social network come: Degrees.com, LiveJurnal, Blackplanet,
Migente.com, Cyword, Friendster, Linkenid, Flicker, Facebook, Youtube, Tweeter.
L’internauta medio è interessato ad avere la velocità e l’immediatezza dal web, lui è
alla perenne ricerca di informazioni ma:
Che siano rapide e coincise;
Che siano puntuali con le sue esigenze;
Che siano veritiere (o verosimiglianti);
Che possano incuriosirlo
Che siano attuali ed aggiornate;
Che richiedano poco tempo per la lettura;
Che siano contenuti multimediali;
Che non gli facciano perdere tempo;
Che non diventino antipatiche;
Che provengano da fonte di fidu