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TP

testo d'arrivo ( ). Egli considera solo due vie possibili per realizzare ciò: la prima è

TA

condurre il lettore verso il produttore, l'altra è condurre il produttore verso il lettore. A suo

parere, la via migliore è la prima, quindi il traduttore dovrebbe approcciarsi con un metodo

che favorisca il linguaggio ed il contenuto del . Il traduttore deve valorizzare ciò che è

TP

straniero, anche se egli ammette la possibile differenza d'impressione da un traduttore ad

un altro e l'eventuale necessità di adottare un linguaggio speciale. L'influenza dei pensieri

di Schleiermacher è enorme.

● In relazione alla traduzione interlinguistica (tra due differenti lingue), Jakobson

esamina due problemi: il significato linguistico e l'equivalenza. Per quanto riguarda il

primo problema, J. riflette sulla relazione saussuriana tra significante (il segno) e

significato (il concetto) che, insieme, formano il segno linguistico; egli crede che sia

possibile giungere a capire il significato di una parola anche se non si è mai incontrata in

precedenza. Per quanto riguarda il problema dell'equivalenza di significato tra parole di

lingue diverse, egli afferma che non esiste una perfetta equivalenza tra i codici. Si tende

infatti non a tradurre singole unità, ma nel complesso interi messaggi da una lingua ad

un'altra. Jakobson pensa che il problema dell'equivalenza sia fondamentale per la

traduzione ma crede che sia possibile tradurre dei messaggi, passando però

obbligatoriamente per la dimensione lessicale e quella grammaticale. Solo la poesia, a suo

parere, risulta intraducibile e richiede una trasposizione creativa. Questi argomenti

diventano costanti negli studi degli anni '60 (del '900) e vengono affrontati anche da una

delle figure più importanti degli studi traduttivi, l'americano Eugene Nida.

● La teoria traduttiva di Nida viene sviluppata a partire dagli anni '40, dopo la personale

pratica nella traduzione da parte dell'autore. La sua teoria si fa concreta nel 1960 nei suoi

principali lavori: Toward a Science of Translating e The Theory and Practice of

Translation. Il lavoro di Nida si basa anche su concetti semantici e pragmatici e risente

dell'influenza di Noam Chomsky (teoria grammaticale generativa-trasformazionale).

Egli descrive vari approcci scientifici al concetto di "significato". Nida prende le distanze

dalla vecchia idea che una parola ortografica abbia un significato fisso.

Il significato può comprendere, per lui, un senso linguistico (riprende elementi dal modello

di Chomsky), un senso referenziale (il significato denotativo dato dal vocabolario) e un

senso emotivo (o connotativo). Per quanto riguarda le tecniche per determinare gli ultimi

due, ci si focalizza sull'analisi strutturale delle parole e sul differenziare parole simili nei

relativi campi lessicali. Questo comprende strutture gerarchiche, tecniche di analisi

componenziale e di analisi della struttura semantica. Nida evidenzia l'importanza del

contesto nella comunicazione.

Distingue inoltre due orientamenti:

orientata verso la struttura del

1. EQUIVALENZA FORMALE: TP

2. basata sul principio dell'effetto di equivalenza (=la

EQUIVALENZA DINAMICA:

relazione tra ricevente e messaggio deve essere la stessa in entrambe le lingue). Un

requisito fondamentale è la "naturalezza". Nida crede che la corrispondenza di

significato sia prioritaria rispetto alla corrispondenza di stile.

I suoi pensieri sono fondamentali per l'epoca soprattutto per quanto riguarda l'attenzione

che si dà al ricevente, provocando così vari giudizi da parte di traduttori o analisti. La

maggiore critica sta nella domanda se il suo lavoro sia veramente scientifico.

● Le opere Approaches to Translation e A Textbook of Translation, di Newmark, sono

stati diffusamente usati nei corsi di traduzione e combinano esempi pratici delle teorie

linguistiche con applicazioni pratiche della traduzione. Newmark suggerisce due tipi di

traduzione: produce degli effetti sul lettore più vicini possibile a quelli ottenuti

1. COMUNICATIVA:

dai lettori originali

2. tende a riprodurre le stesse strutture semantiche e sintattiche, nonché

SEMANTICA:

lo stesso significato contestuale, utilizzate nell'originale.

Egli prende le distanze dall'intero principio di equivalenza di Nida, perché crede che

l'effetto non sia possibile da suscitare se il testo è lontano in spazio e tempo dal momento

della scrittura. Secondo lui, la migliore traduzione è sempre quella letterale, sia nel caso

comunicativo sia semantico. Il traduttore, per lui, deve massimizzare l'efficienza del

processo cognitivo concentrandosi sui problemi più difficili, senza sforzarsi troppo sulle

problematiche minori. Nel caso di conflitto tra le due traduzioni, l'opzione comunicativa

dovrebbe avere la priorità.

● A partire dagli anni '50, si sono alternati vari tipi di approcci linguistici all'analisi

traduttiva che hanno dato vita a liste dettagliate o tassonomie, nello sforzo di categorizzare

il processo della traduzione. Una delle tassonomie più significative è quella di Vinay e

Darbelnet, contenuta in Stylistique comparée du français et de l'anglais. Nonostante sia

incentrato sulla traduzione tra francese ed inglese, la sua influenza è stata molto più

ampia. Il modello identifica due strategie:

- , che comprende tre procedure:

TRADUZIONE DIRETTA

la parola del è trasferita direttamente senza modifiche nel .

1. PRESTITO: TP TA

un tipo speciale di prestito, in cui l'espressione o struttura del è

2. CALCO: TP

trasferita con traduzione letterale.

3. traduzione parola-per-parola, più comune tra lingue

TRADUZIONE LETTERALE:

appartenenti alla stessa famiglia o cultura (dovrebbe essere sacrificata solo in

caso di forti incongruenze strutturali e metalinguistiche o se il senso del discorso

non viene ben preservato).

- , che ne comprende quattro:

TRADUZIONE OBLIQUA cambio di una parte del discorso per un'altra, senza modifica del

1. TRASPOSIZIONE:

senso; può essere obbligatoria o opzionale.

cambia la semantica e il punto di vista del ; può essere

2. MODULAZIONE: TP

obbligatoria o opzionale; è giustificata se, nonostante la traduzione letterale sia

grammaticalmente corretta, le frasi risultino inadatte o scomode.

il termine si riferisce ai casi in cui il linguaggio descrive la stessa

3. EQUIVALENZA:

situazione con diversi mezzi stilistici o strutturali; è molto utile nella traduzione

di proverbi o frasi idiomatiche.

4. cambio delle referenze culturali, si usa quando la situazione non

ADATTAMENTO:

esiste nella cultura della .

LA

Questi tipi di traduzione possono operare su tre livelli: lessicale, strutturale-sintattico, del

messaggio. Il ruolo del traduttore consiste nello scegliere tra le possibili opzioni in modo

da esprimere tutte le sfumature di significato del testo.

● Gli anni '70 e '80 hanno visto un allontanamento dalle tipologie linguistiche statiche

degli schemi traduttivi e l'emergere in Germania di un approccio funzionalista e

comunicativo all'analisi della traduzione. Katharina Reiss preferisce, più che studiare le

singole parole o frasi, classificare il testo in base al livello comunicativo espresso

(funzioni). I tipi di testo che riconosce sono:

mera comunicazione di fatti; il linguaggio è logico o referenziale, il

1. INFORMATIVO:

focus è sull'argomento.

composizione creativa; il linguaggio è estetico, il focus è sull'autore e

2. ESPRESSIVO:

sulla forma del messaggio.

indurre reazioni comportamentali; il linguaggio è dialogico e

3. OPERATIVO:

persuasivo, il focus è appellativo.

4. AUDIOMEDIALE.

La traduzione dovrebbe essere basata su queste considerazioni. E' vero anche, però, che i

tipi, se mescolati, possono anche dar vita a composizioni ibride in cui i criteri per la

traduzione sono prevalentemente due:

in base alle caratteristiche semantiche, lessicali, grammaticali e

 INTRALINGUISTICO:

stilistiche;

 in base a situazione, soggetto, tempo, spazio, ricevente e

EXTRALINGUISTICO:

implicazioni affettive.

Le critiche maggiori alla sua opera riguardano soprattutto il come applicare queste teorie

agli atti pratici di traduzione.

● Il primo ad introdurre il concetto di Skopos all'interno delle teorie traduttive

(Skopostheorie) è Hans Vermeer, negli anni '70. La parola greca significa "fine", "scopo"

e rientra nell'opera Grundlegung einer allgemeine Translationstheorie ("Fondamenti per

una teoria generale della traduzione") di cui è co-autrice Reiss. La teoria si focalizza sullo

scopo della traduzione, il quale determina metodi e strategie per produrre adeguati

risultati. Per il traduttore è cruciale sapere perché si deve tradurre un e qual è la sua

TP

funzione principale. Le regole all'interno della teoria sono in un ordine gerarchico (in cui la

regola dello scopo prevale) e si basano principalmente sulla coerenza (il deve poter

TA

essere interpretato e coerente in base alla situazione del ricevente) e sulla fedeltà (ci deve

essere coerenza tra il translatum, cioè il , e il ). Secondo le regole, la coerenza

TA TP

intertestuale è meno importante della coerenza intratestuale. Lo Skopos, che deve essere

dichiarato in modo implicito o esplicito, permette anche diverse traduzioni per uno stesso

testo.

Le critiche alla teoria si basano principalmente sul fatto che la teoria sembra valida

soltanto per testi non letterari e che non mostra sufficiente attenzione alla natura

linguistica del e neppure alla riproduzione delle caratteristiche meno importanti del .

TP TA

● Negli anni '90 l'analisi del discorso diventa centrale negli studi traduttivi. Mentre

l'analisi del testo normalmente si concentra sulla descrizione del modo in cui i testi sono

organizzati, l'analisi del discorso riguarda il modo in cui il linguaggio comunica significato

e relazioni sociali. Il modello di Halliday dell'analisi del discorso, basato su quello che egli

chiama grammatica sistemica funzionale, è legato agli studi del linguaggio come

comunicazione, trovando il significato nelle scelte linguistiche dello scrittore e relaziona

sistematicamente queste scelte ad una più ampia cornice socioculturale.

Il genere (il tipo di testo convenzionale associato con una specifica funzione comunicativa)

è condizionato dall'ambiente socioculturale e, a sua volta, determina altri elementi. Uno di

essi è il registro, che comprende tre variabili: contenuto/materia (field); partecipanti

(tenor); mezzo (mode). Queste variabili s

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/12 Lingua e traduzione - lingua inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara A. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua inglese II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ranzato Irene.
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