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,HI
∗
2) Domanda mercato estero: =
,
Rispetto al mercato domestico, il mercato estero può avere dimensioni
§ differenti; inoltre anche il prezzo può essere diverso, a causa della presenza
dei costi per l’esportazione.
3) Massimizzazione profitto mercato estero:
N
= =
§ , J
I N
= ∗
§ , IH@ J N ∗ @HI
4) Profitto sul mercato estero: = − − = −
, , , , , ,
J
Sostituendo nella formula e ci saranno una serie di termini che
§ , ,
dipendono dal mercato estero
5) Graficamente:
Le ipotesi assunte, per semplicità, sono:
§ ∗
• Le dimensioni dei mercati estero e domestico sono uguali
=
• I costi fissi dei due mercati sono uguali
=
, 1
• Sono presenti costi variabili per l’esportazione. Con la
>1 = 0
curva sarebbe sovrapposta a quella relativa al mercato domestico.
è il livello di produttività minimo, che porta a profitti uguali a 0, per avere
§ 1
convenienza ad entrare/rimanere sul mercato domestico, mentre è il
,
livello minimo di produttività per avere convenienza ad esportare.
Strategie possibili: la diversa produttività determina la strategia adottata
§ dall’impresa, c’è una sorta di selezione in cui non tutte riescono ad
esportare ma soltanto un gruppo limitato
• : le imprese non sono abbastanza produttive per generare
<
1
profitti nemmeno sul mercato domestico, quindi non entrano o, se
già presenti, escono.
• : in questo intervallo le imprese hanno convenienza a
< <
1 ,
produrre sul mercato domestico, ma non ad esportare, in quanto
non sono abbastanza produttive da poter generare profitti sul
mercato estero
• : le imprese hanno un livello di produttività sufficientemente
>
,
alto per esportare i propri prodotti ottenendo un profitto.
• In definitiva le imprese esportatrici sono poche esse sono diverse in termini di produttività,
e l’esportazione dipende da tali livelli. Tenendo ferma l’ipotesi di dimensione uguale del
mercato domestico e di quello estero, e modificando le altre ipotesi alla base del modello,
possono generarsi diversi casi:
1) CASO A: e
= 0 > 1
,
Sono presenti i costi legati all’esportazione.
§ I costi fissi per l’esportazione sono pari a 0, mentre esistono costi fissi per la
§ produzione domestica
La retta dei profitti domestici è la stessa del modello generale, mentre
§ quella dei profitti esteri parte dall’origine; tuttavia per la presenza dei costi
per esportare la retta dei profitti esteri mantiene la stessa pendenza che
aveva nel modello generale, è parallela.
Potenzialmente, non essendo richiesto un livello minimo di produttività per
§ generare profitti, tutte le imprese potrebbero esportare; tuttavia le imprese
per diventare esportatrici devono prima servire il mercato domestico, e dal
momento in cui nel mercato domestico ci sono imprese che non potrebbero
entrare, anche le esportatrici devono avere un livello di produttività .
>
1
Dal momento che non ci sono costi fissi per esportare, per un certo tratto il
§ profitto delle imprese esportatrici è maggiore; successivamente diventa più
profittevole il mercato domestico, in quanto i costi legati all’esportazione
(come i costi di trasporto) diventano troppo pesanti.
In generale i costi fissi per esportare sono più bassi e tendono ad avvicinarsi
§ a 0 nei paesi simili o comunque molto vicini tra loro, come ad esempio i
paesi dell’Unione Europea.
2) CASO B: e
> = 1
, 1
Anche in questo caso, come nel modello generale, si creano partizioni tra chi
§ esporta e chi non riesce
vuol dire che non si devono sommare altri costi per esportare rispetto
= 1
§ al mercato domestico
Un esempio potrebbe essere un mercato vicino in cui è necessaria una
§ particolare certificazione per vendere su quel mercato, in quanto non ci
sono costi di trasporto ma i costi fissi per il mercato estero sono maggiori
3) CASO C: e
< = 1
, 1
In questo caso non c’è partizione tra chi importa e chi non lo fa, in quanto a
§ tutte le imprese sufficientemente produttive per servire il mercato
domestico hanno costi inferiori per esportare, con l’esportazione quindi
profittevole per tutte. Tutte le imprese che possono operare sul mercato
domestico possono anche esportare profittevolmente.
La curva del profitto è parallela a quella del profitto domestico; se ci fossero
§ costi di trasporto molto alti potrebbe generarsi invece partizione, con le due
curve che non sarebbero parallele
4) Grafici dei casi:
• Esportatrici su più mercati:
1) Ipotesi:
2 paesi esteri: B (Big) e S (Small)
§ ,< <∗ ,F F∗
@HI @HI
;
= − = −
§ , ,
<∗ F∗
>
§ =
§ , 1
Le altre ipotesi restano fisse
§
2) In un mercato piccolo sconveniente esportare perché non si raggiungerebbero
economie di scala nel mercato domestico che compenserebbero una minore
produttività
O
,< /
3) = ∗ -,.
< N
0
All’aumentare di B la curva del profitto diventa più ripida, in quanto la
§ produttività minima si riduce
All’aumentare di la curva del profitto si abbassa diventando più
§ orizzontale, in quanto ε (elasticità della domanda) è ipotizzata costante e
@HI
maggiore di 1: al crescere di il valore di diventa più piccolo, e la
produttività minima diventa più alta
4) Con due paesi in cui esportare, uno piccolo e uno grande, si genererà quindi
un’ulteriore partizione: ci sarà chi non è sufficientemente produttivo da servire il
mercato domestico, chi ha una produttività tale da operare solo in esso, chi potrà
esportare solo nel paese grande e chi invece avrà un livello di produttività tale da
permettere di esportare anche nel paese piccolo.
5) Graficamente:
• Con la liberalizzazione commerciale si attiva un processo di selezione delle imprese che
genera un aumento della produttività media. Canali di aumento della produttività sono,
per un singolo settore:
1) Within firm: crescita all’interno della singola impresa. Per effetto della maggior
apertura ed esposizione alla maggiore competizione c’è uno stimolo per ogni
azienda ad aumentare la propria produttività.
2) Between firms: c’è selezione tra le imprese che appartengono allo stesso settore, in
cui in base alla diversa produttività alcune sopravvivono mentre altre no.
3) Entry/exit: le imprese che non riescono a sopravvivere escono, ma altre imprese (se
abbastanza produttive) possono essere attratte dalla possibilità di conseguire
profitti positivi.
• Il processo di crescita di un sistema economico è la composizione degli effetti dei singoli
settori che lo compongono con l’aggiunta di un ulteriore canale: cross industry changes.
Con la liberalizzazione ci sono infatti processi sia per il singolo settore con le relative
imprese al suo interno (modello di concorrenza monopolistica), sia per la competizione tra
diversi settori con la specializzazione (H-O e Ricardo).
• In una situazione di liberalizzazione commerciale la domanda domestica si abbassa,
passando da una situazione con barriere all’entrata (A) ad una liberalizzata (T):
• Grafico liberalizzazione: D è il mercato domestico, E è il mercato estero, A indica un
mercato non liberalizzato (con barriere all’entrata), T un mercato liberalizzato.
1) Mercato domestico:
la liberalizzazione implica una riduzione del mercato domestico, per cui la
§ relativa funzione del profitto domestico si abbassa: una minore domanda
richiede una maggiore produttività per conseguire profitti positivi.
Rispetto alla situazione di partenza alcune imprese usciranno dal mercato,
§ ovvero tutte quelle abbastanza produttive per il vecchio mercato domestico
ma non sufficientemente produttive per il mercato domestico più piccolo in
14 1:
regime di liberalizzazione: .
< <
2) Mercato estero:
In regime di liberalizzazione i costi di commercializzazione diminuiscono e
§ la dimensione del mercato B aumenta, per cui la funzione del profitto estero
ruota nella maniera opposta rispetto al mercato domestico, aumentando:
minori costi di commercializzazione e maggiore domanda richiedono minore
produttività per conseguire profitti.
Rispetto a prima ci sarà un maggior numero di imprese che potranno
§ esportare profittevolmente, che comprenderà ovvero anche tutte le
,: ,4
imprese con .
< <
3) Nel settore, di fatto, rimangono imprese mediamente più produttive:
L’abbassamento della domanda comporta un aumento della produttività
§ richiesta per servire il mercato domestico.
Chi già esportava continua a farlo, mentre si aggiungono imprese meno
§ produttive che riescono ad esportare; tuttavia l’aumento della produttività
media si legge sul mercato domestico, in cui a priori restano solo imprese
più produttive.
A parità di produttività, grazie ad un mercato più liberalizzato si ottengono
§ profitti sul mercato estero maggiori.
6) Imprese multinazionali
• La produzione delle MNE rappresenta circa ¼ del PIL mondiale, ed esse sono coinvolte in
circa l’80% dei flussi di commercio internazionale a livello mondiale.
• Una multinazionale è un’impresa localizzata in una casa madre che è presente anche in un
altro paese, non necessariamente con una filiale produttiva ma anche solo con una di
distribuzione. Si è considerati multinazionali semplicemente avendo una filiale all’estero:
un’impresa multinazionale controlla quindi una o più filiali localizzate in paesi diversi.
• Le filiali estere possono appartenere completamente alla casa madre, o possono essere
semplici affiliate controllate mediante il possesso di una quota di proprietà. Con
l’investimento diretto all’estero si vuole avere voce in capitolo nella direzione e gestione
dell’attività di un&rs