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Definizione del Documento di Economia e Finanza (DEF)
Il DEF è un documento che illustra gli obiettivi di politica economica, le previsioni economiche e di finanza pubblica, nonché gli obiettivi del conto delle amministrazioni pubbliche suddivisi per sottosettori (amministrazioni centrali, amministrazioni locali ed enti di previdenza e assistenza sociale). Attraverso il programma di stabilità (sezione prima) e il Programma nazionale di riforma (sezione terza), il DEF presenta le politiche volte a garantire la stabilità macroeconomica e promuovere la crescita e la competitività. La legge di stabilità e la legge di bilancio compongono la manovra triennale di finanza pubblica, che indica le misure quantitative e qualitative necessarie per raggiungere gli obiettivi programmatici del DEF. Le Camere ogni anno approvano la legge di bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal DEF.Governo, questa disposizione stabilisce:
- cadenza annuale della procedura di bilancio
- il ruolo attivo del Governo nella predisposizione dei documenti finanziari e nella gestione di bilancio
- il controllo preventivo e successivo del Parlamento sull'attività finanziaria posta in essere dal Governo e, di riflesso, sulla sua politica generale
- l'unitarietà della decisione parlamentare e del relativo prospetto di bilancio
In altre parole, su questa importante materia la Costituzione delinea una netta separazione di compiti e ruoli tra camere ed Esecutivo.
Il bilancio di assestamento
Il bilancio di assestamento è lo strumento di natura legislativa destinato ad adattare il bilancio di previsione annuale alle concrete esigenze gestionali. Nello specifico, entro la data del 30 giugno di ogni anno, quindi circa a metà esercizio.
Il rendiconto generale dello stato
È un documento contabile nel quale sono riassunti i dati della gestione dell'anno finanziario.
La legge n°196 del 2009 dispone infatti che, entro il mese di giugno di ogni anno il Ministro dell’economia e dellefinanze presenti alle Camere il rendiconto generale dell’esercizio scaduto il 31 dicembre dell’annoprecedente.un ruolo fondamentale, in quanto permette di garantire la corretta informazione e la possibilità di valutare le scelte economiche in modo consapevole. La deregolamentazione può essere vista come una risposta alle critiche rivolte ai modelli di regolamentazione tradizionali, che spesso sono stati accusati di creare inefficienze e di limitare la libertà di azione degli operatori economici. L'obiettivo della deregolamentazione è quello di favorire la concorrenza e stimolare l'innovazione, permettendo ai mercati di adattarsi più rapidamente ai cambiamenti e alle esigenze degli operatori. Tuttavia, la deregolamentazione non è priva di critiche. Alcuni sostengono che la mancanza di regole e controlli può portare a situazioni di abuso e sfruttamento, mettendo a rischio la tutela dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente. Inoltre, la deregolamentazione può favorire la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi attori, creando disuguaglianze e limitando la possibilità di accesso al mercato per le piccole imprese. In conclusione, la ricerca di nuove formule disciplinari degli scambi è un tema di grande attualità e complessità. È necessario trovare un equilibrio tra la necessità di favorire la concorrenza e l'innovazione e quella di garantire la tutela dei diritti e la sostenibilità. La trasparenza e la partecipazione attiva degli attori coinvolti sono elementi fondamentali per la realizzazione di un sistema regolatorio efficace e equo.Autoregolazione e controllo (capitolo 6)
Il capitolo è molto confuso ma di fatto intende rappresentare l’incidenza delle regole sull’affermazionedei diritti di libertà e più in generale sulle misure di salvaguardia dai rischi di una globalizzazione spinta,aspetto degenerativo di un capitalismo avanzato che spesso si è accompagnato a speculazioni, arbitrio,sopraffazione.
L’espansione su scala mondiale delle relazioni tra Stati, agevolando il confronto tra modelli diversi diorganizzazione e produzione, lascia emergere i limiti intrinseci a ciascun sistema ma anche gli elementi diconnessione ed interferenza tra le formule adottate dai singoli ordinamenti. Conseguono esigenzemolteplici: dalla
Specifica importanza nella definizione delle nuove regole: ad essa è stato affidato il compito di mettere il consumatore in condizione di evitare di cadere nella rete di "controparti senza scrupoli" o quantomeno preoccupate unicamente di incrementare i propri profitti.
Le nuove tecniche di formazione delle regole: consultazione preventiva funzione disciplinare del "contratto" e codici di autodisciplina.
La formazione delle regole.
Partendo dal presupposto che il grado di qualità della regolazione di un paese sia uno dei fattori capaci di promuovere lo sviluppo del suo sistema economico, si individua nella definizione dell'ordine giuridico uno degli aspetti essenziali dell'incremento della capacità produttiva. In tale contesto logico si sviluppa la prassi della consultazione dei destinatari delle norme adottata sia dal legislatore comunitario che dagli organismi internazionali (tra i quali spiccano gli interventi del comitato di Basilea).
Trattasi di un approcciometodologico, fortemente incoraggiato a livello di Unione Europea e di OCSE, (legge sulla tutela delrisparmio che detta i principi di Better Regulation).
Ruolo del contratto
In questo contesto bisogna anche tenere in considerazione che in un sistema concorrenziale si deve fareattenzione anche alle implicazioni nelle attività di internazionalizzazione delle attività finanziarie. infatti ilruolo del contratto è stato rafforzato quale fonte normativa che individua nella tipologia dei modellinegoziali standardizzati la capacità di assicurare agli operatori certezza del diritto e riduzione delcosiddetto rischio legale.
Codici di autodisciplina
L'utilizzo di codici denominati: di condotta, deontologici, etici, di comportamento da parte di enti edimprese e pubbliche amministrazioni costituisce un fenomeno in progressiva, crescente espansionenell'odierna dinamica dei rapporti civili segnatamente in campo economico e finanziario;
ciò in quanto i loro contenuti definiscono l'insieme delle regole che gli operatori di un determinato settore assumono per disciplinare i comportamenti da tenere sul mercato verso Clienti e colleghi. Questi sistemi sono molto utili per governare con rapidità e snellezza il sistema economico e molto spesso hanno anticipato il legislatore.
Crisi di mercato e limiti dell'autoregolazione
La crisi finanziaria ha messo in luce i limiti del processo di autoregolazione poiché non è riuscito ad evitare che i mercati risultassero "esposti alle bolle speculative" ed in particolare ad impedire l'incidenza negativa dei derivati, causa della loro "potenziale instabilità sistemica".
Le autorità amministrative indipendenti (capitolo 7)
Premessa
Le prime Autorità Amministrative Indipendenti si rintracciano negli anni '70-'80, ma la loro proliferazione si realizza negli anni '90 grazie
all'influenza del diritto comunitario. La loro istituzione rappresenta una risposta alla "crisi della legge", da intendersi come incapacità dellastessa di predefinire, in settori caratterizzati da elevato tecnicismo ed in continua evoluzione, un sistema completo e preciso di regole e di comportamenti tali da consentire ai destinatari di valutare "ex ante" i propri e gli altrui comportamenti in termini di liceità o illiceità. Inoltre, si avverte l'esigenza di svincolare la gestione di determinati settori sensibili da un'imparzialità amministrativa da una neutralità rispetto agli interessi in gioco, dal condizionamento degli organi politici e da cui è scaturita la necessità di assegnare funzioni spesso non amministrative in senso classico, ma di tipo regolatorio, contenzioso e sanzionatorio, a soggetti in grado di assicurare un esercizio "terzo", tecnicamente adeguato. Fondamentale per ladiffusione delle Autorità Amministrative Indipendenti è, altresì, il processo di progressiva abdicazione dello Stato dall'intervento diretto nell'economia. L'assunzione da parte dello stesso, per effetto di processi di privatizzazione avviati in modo organico negli anni '90, di un ruolo di arbitro in economia, c.d. Stato regolatore, ha reso necessaria l'istituzione di soggettività pubbliche indipendenti. Alle "Autorità" è stato affidato il compito di stimolare un processo di autentica liberalizzazione, volto ad assicurare l'apertura dei mercati. Per autorità amministrative indipendenti si intendono generalmente, nell'ordinamento italiano, quei soggetti o enti pubblici, istituiti con legge, che esercitano in prevalenza funzioni amministrative in ambiti considerati sensibili o di alto contenuto tecnico (concorrenza, privacy, comunicazioni ecc.), tali da esigere una peculiare posizione diautonomia e di indipendenza nei confronti del Governo, allo scopo di garantire una maggiore imparzialità (cd. neutralità) rispetto agli interessi coinvolti. Ulteriori impulsi alla diffusione delle autorità amministrative indipendenti sono venuti dal processo di integrazione europea, che imponendo agli Stati membri la marcata liberalizzazione di alcuni settori economici e una tutela più efficace della concorrenza, ha richiesto, in alcuni casi anche espressamente, l'istituzione di autorità amministrative indipendenti con compiti di regolazione.
L'esperienza delle autorità indipendenti in Italia. Le autorità indipendenti si sono sviluppate soprattutto dagli anni Novanta del XX secolo. Di regola sono sottratte al controllo politico (come avviene per l'Autorità garante della concorrenza e del mercato), sebbene siano previsti poteri di indirizzo del governo in casi particolari e specificamente disciplinati (come avviene per
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas). Esse operano in settori 'sensibili', nei quali la presenza di diritti costituzionalmente garantiti richiede l'intervento di amministrazioni autonome dalla politica e dotate di particolare qualificazione tecnica. I titolari degli organi direttivi sono nominati con procedure che escludono l'intervento dell'autorità di governo, o lo inseriscono in procedimenti in cui il ruolo essenziale è svolto dagli organi parlamentari. Le autorità sono definite e disciplinate dalle singole leggi istitutive; le uniche disposizioni generali di riferimento all'interno dell'ordinamento giuridico sono le norme contenute nella l. n. 59/1997 (artt. 1-2), la quale esclude esplicitamente il conferimento alle regioni e agli enti locali di compiti di regolazione e controllo già attribuiti a tali autorità, e nella l. n. 205/2000, art. 4, la quale prevede per i provvedimenti adottati.dalle autorità la forma accelerata di tutela giurisdizionale, con il dimezzamento di tutti i termini processuali tranne quello di introduzione del ricorso (sul