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CAPITOLO NONO:
Il suo stato d'animo, durante il suo soggiorno a Ginevra,
peggiorava di giorno in giorno. Anche suo padre notò il suo
dolore, la mancanza di sonno, la sua salute di nuovo
instabile.
La famiglia decise di ritirarsi nella villa di Belrive, dove
non vigevano regola severe come a Ginevra.
Di notte, quando non riusciva a dormire, Victor prendeva
una barca e iniziava a remare sulle acque del lago, che più
volte avrebbe voluto fare luogo della sua morte.
Non si suicidò mai perchè non aveva la forza di dare altro
dolore alla sua famiglia e, soprattutto, ad Elizabeth.
Però aveva paura per loro, perchè il mostro avrebbe potuto
uccidere un altro suo caro da un momento all'altro, e sapeva
che ancora si aggirava in quelle zone.
Nonostante tutto avrebbe voluto incontrarlo per sfogarsi su
di lui e vendicare la morte dei suoi due cari.
Un giorno decise di esplorare la zona di Chamonix. Partì
prima in sella ad un cavallo, per poi affittare un asino,
animale più adatto al terreno di montagna. La natura lo
riportava, anche se per poco, al piacere.
CAPITOLO DECIMO:
In mezzo alle montagne e ai laghi si sentiva libero e
consolato per il male di cui si incolpava.
Il suo tormento era attenuato e non ci pensava più di tanto.
Il mattino successivo si risvegliò, in mezzo ad un prato, e
trovò un tempo pessimo: pioveva abbondantemente, ma a
lui non interessava...infondo cos'era la pioggia in confronto
a tutto quello che stava passando?
Riportò il mulo in città e salì sulle vette del Montanvert
senza alcuna guida, poiché voleva stare solo e conosceva
molto bene il posto.
Iniziò a dialogare ad alta voce con la natura che lo
circondava, ma ad un certo punto avvertì una presenza. Era
la creatura. Victor era furente, voleva vendicare i suoi morti
e affrontarlo, ma il mostro non aveva intenzione di fargli
del male, poiché era il suo creatore anche se lo aveva
abbandonato. Lui voleva solo parlargli.
CAPITOLI UNDICESIMO,
DODICESIMO,TREDICESIMO:
Il mostro iniziò il suo racconto.
Quando si svegliò, non trovò nessuno nell'appartamento,
aveva strane sensazioni che non sapeva descrivere e non
capiva nulla.
Allora prese degli abiti dalla stanza e uscì.
Iniziò a vagare per le zone limitrofe, anche se faceva molto
freddo.
Più volte tentò l'approccio col genere umano, ma a tutti gli
uomini suscitava paura e terrore, tanto da farli scappare.
Si sentiva solo, non sapeva chi era: decise allora di
rifugiarsi nelle foreste.
Qui iniziò ad osservare la natura intorno a sé, gli provocava
una grande gioia e lo spronava alla vita.
Scoprì come cibarsi nella foresta, come mantenere vivo un
fuoco per riscaldarsi.
Data la scarsità di viveri, decise di trasferirsi in un'altra
zona. Vagò per giorni, fino a raggiungere una piccola
capanna. Non si era accorto che questa era abitata da un
vecchio, che appena lo vide, scappò. Allora decise di
usufruire della piccola abitazione e di dormire un po' al
caldo.
Il mattino seguente, dopo aver preso delle provviste, ripartì
per il suo viaggio.
Dopo molte ore arrivò in un villaggio. Qui, provò ad entrare
in una casa, ma le urla dei suoi abitati svegliarono tutto il
paese: c'era chi scappava e chi tentava di ucciderlo con
pietre o oggetti vari.
Questo avvenimento lo turbò molto, quindi scappò di nuovo
nelle foreste.
Giunse, questa volta, in un casolare dove c'era una piccola
capanna di legno e decise di farne la sua dimora.
Si preoccupò di chiudere ogni fessura, sia per non far
passare il freddo, sia per non essere visto.
Poi si addormentò. Risvegliatosi, vide da una piccola
fessura un giovanotto ed una ragazza, che aveva un
portamento dolce e aggraziato come mai aveva visto.
I du giovani facevano una vita molto monotona: il maschio
lavorava nei campi, si procurava la legna, puliva i sentieri,
mentre la ragazza si occupava della casa. Poi scoprì che vi
abitava anche un vecchio, visibilmente cieco, che sapeva
suonare uno strumento che produceva un suono bellissimo.
Grazie ad esso scoprì il piacere della musica.
Non sapeva perchè ma queste persone gli ispiravano fiducia
poiché vedeva come si rispettavano e amavano.
Forse anche lui un giorno avrebbe avuto questo privilegio e
non sarebbe stato più solo.
Una volta, per caso, si rispecchiò in una pozzanghera: da
quel momento capì perchè tutti lo evitavano e si
impaurivano.
Questa sua nuova coscienza di sé gli procurò molta
sofferenza.
Col passare del tempo, capì che non era l'unico ad ad essere
infelice: anche la famiglia lo era (anche se lo mascherava
piuttosto bene) poiché era povera.
Si sentì subito in colpa, poiché lui spesso rubava loro il cibo
che (non) avevano.
Per questo decide di aiutarli come poteva: di notte puliva il
sentiero dalla neve, si procurava la legna al posto di Felix
(il giovane), mentre cercava il cibo per lui.
Un altro giorno si accorse che i suoi “amici” comunicavano
in modo strano tra di loro: lui non capiva ne i segni ne le
parole che uscivano dalle loro bocche. Non sapendo ceh
fare, decise di imparare a parlare come loro.
Durante la primavera, arrivò al casolare una bellissima
donna, e vide un cambiamento nello sguardo di Felix, che
non era più triste. Inoltre, si accorse che questa donna, che
si chiamava Safìa, parlava una lingua diversa da quella
della famiglia. Felix e Agatha (la sorella) si proposero di
aiutarla d imparare la loro lingua, quindi anche la creatura
si impose lo stesso obbiettivo. Si accorse che era molto più
bravo della donna nell'apprendimento, che avveniva
attraverso la lettura di semplici testi.
Da questi libri, oltre la lingua, apprese anche strani
comportamenti dell'uomo come l'omicidio, la violenza, la
morte...Iniziò a comprendere anche il corso della vita:
prima si nasce, si entra nell'età della fanciullezza, si impara,
poi si diventa adulti ed infine anziani. Nel corso della vita
un uomo è normalmente circondato da un padre, da una
madre, da amici. Dopo questa scoperta, iniziò a chiedersi se
anche lui aveva mai avuto tutto ciò e , se si, dov'erano i suoi
amici e parenti. Ma lui era solo ed abbandonato a se stesso.
CAPITOLO QUATTORDICESIMO:
Durante il suo soggiorno, attraverso delle lettere che aveva
trovato, aveva appreso la storia della famiglia.
Prima vivevano in Francia, a Parigi, erano fortunati e ricchi.
Il nome dell'anziano padre era De lacey, Felix era nella
milizia della città francese.
Caddero in disgrazia a causa di un mercante turco, che
senza ragione alcuna, venne arrestato e condannato a morte.
Felix, allora, decise di aiutarlo ad evadere e farlo fuggire in
Italia. Arrivati a Livorno, il mercante promise di dare a
Felix la mano di sua figlia Safìa e di donargli parte delle sue
ricchezze.
Safìa era cresciuta secondo gli insegnamenti cristiani della
madre e non accettava la vita a cui erano destinate le donne
in Turchia, ne tanto meno il volere del padre.
Il mercante iniziò a ripensare alla sua promessa, perchè non
voleva cedere la figlia a Felix. Allora, sotto corruzione,
disse al suo più fidato servo di fare qualsiasi cosa per non
far avvenire il matrimonio.
Mentre era ancora in Italia, Felix venne a conoscenza che
suo padre e la sorella furono imprigionati a Parigi. Allora
partì subito per il suo paese per consegnarsi, ma alla fine i
due cari non vennero comunque liberati.
La famiglia venne epurata da tutti i suoi possedimenti e
venne esiliata dalla Francia.
Intanto, il mercante traditore si imbarcò per la Turchia e sua
figlia partì per la Germania con la fida servitrice, per
ritrovare Felix. Però la compagna di viaggio morì
ammalata. Per fortuna lasciò delle indicazioni ad una cara
amica che condusse Safia a destinazione.
CAPITOLO QUINDICESIMO:
Una notte, mentre si trovava nella foresta trovò un baule
con dei libri e degli abiti. Prese i primi.
Per passare il tempo, iniziò a leggerli: apprese cose sulla
politica, sulla geografia, sulla storia passata e altri
argomenti.
Ad un certo punto, si ricordò di avere delle lettere scritte
dal suo creatore nella tasca di una giacca. Leggendoli,
scoprì che il suo ideatore si chiamava Victor Frankenstein,
che viveva in Svizzera e vide anche degli appunti che
trattavano della sua creazione.
Aveva in mente di presentarsi alla famiglia che non sapeva
di ospitarlo, ma aveva paura che si sarebbero spaventati e
aveva sempre in testa la sua immagine riflessa nella
pozzanghera.
Aspettò ancora, anche se ormai era passato un anno.
Un giorno i giovani erano andati a fare un giro nelle foreste
e i servitori erano in congedo: era l'occasione giusta.
Si avviò impaurito verso il casolare, bussò e il vecchio lo
fece entrare ed accomodare. Gli disse che era un
viaggiatore , in cerca dei suoi amici. Dopo un po' di
conversazione, gli rivelò che in realtà quegli amici erano lui
e la sua famiglia, e che erano mesi che li proteggeva senza
che loro lo sapessero. Il vecchio si spaventò.
Poi la creatura udì dei passi; erano i giovani che rientravano
dalla passeggiata. Subito tutti si terrorizzarono: Agatha e
Safìa si sentirono male, Felix afferrò il vecchio e poi prese a
botte il mostro, che decise di scappare.
CAPITOLO SEDICESIMO:
Frankenstein provava sentimenti di rabbia e vendetta,
avrebbe voluto distruggere il casolare e i suoi abitanti con
del fuoco per far sì che nulla rimanesse.
Iniziava a capire che ormai nessun uomo sarebbe stato in
grado di accettarlo, essendo lui mostruoso, e questo gli
faceva odiare il genere umano.
Dichiarò guerra al suo creatore, che in ogni modo doveva
soffrire come lui stava facendo.
Dopo essersi calmato, però, decise di tornare al casolare per
discutere col vecchio De Lacey.
Giunto sul posto, vide che il casolare e buio e deserto. Ad
un certo punto giunsero Felix e il proprietario del casolare:
dal loro discorso capì che la famiglia se ne era andata per
paura che lui potesse ritornare.
Aspetto la notte e poi incendiò il casolare.
Dopo aver compiuto l'opera, gli venne in mente il suo
creatore e decise di partire alla volta della Svizzera.
Viaggiava di notte e si nascondeva di giorno per non essere
visto.
Giunse nel paese in primavera, ed essendo così vicino
decise di viaggiare anche durante