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SOLIDI IDROSOLUBILI
intermedio e coprono una vasta formulazione, contengono generalmente anche altri macro e
microelementi, richiedono addetti meno preparati e impianti semplici).
In floricoltura si lavora con concentrazioni tra lo 0,5 ed il 3‰ (0,5-3 g/l di acqua), con variazioni in
funzione di specie (esigenze, tolleranza alla salinità), stagione (concentrazioni più basse nella
stagione più calda per i maggiori volumi somministrati) e tipo di coltivazione (nel terreno, in vaso,
fuori suolo). Importante conoscere le caratteristiche dell’acqua di partenza: pH, conducibilità
elettrica, concentrazione di nutrienti, presenza di particolari ioni potenzialmente tossici.
Bruschi Pietro
Concimazione fogliare
La concimazione fogliare consiste nella somministrazione degli elementi nutritivi alle piante per via
aerea, attraverso spruzzamenti della soluzione nutritiva sulla parte epigea. Da non considerare
un’alternativa alla concimazione tradizionale, è una tecnica utile quando si richiede un’azione più
rapida di quella raggiungibile con la fertilizzazione per via radicale (rimozione di squilibri fisiologici
legati alla carenza di microelementi).
Concimazione delle colture in vaso
La nutrizione minerale delle piante allevate in vaso si basa sulla limitazione dell’apparato radicale a
causa del ridotto volume esplorabile. Le riserve nutrizionali di tale volume sono limitate e si
esauriscono più rapidamente rispetto a quanto non avvenga nel terreno, quindi errori di
concimazione hanno sulle piante effetti più drammatici.
Per quanto riguarda le modalità di concimazione, i nutrienti possono essere apportati alla pianta:
in , come (preferibilmente a lento effetto, che possono essere
FORMA SOLUBILE FORMULATI ASCIUTTI
incorporati al mezzo di coltura oppure distribuiti in superficie), combinando i diversi metodi.
Per colture di breve durata (2-3 mesi), o con specie a basse esigenze, è possibile affidare la
nutrizione esclusivamente alle riserve nutritive del substrato limitandosi alla concimazione
preinvaso.
Per colture di maggiore esigenza o durata è possibile abbinare alla concimazione preinvaso delle
somministrazioni supplementari, oppure limitarsi alla concimazione post-trapianto se le
somministrazioni avvengono regolarmente a breve intervallo.
La scelta delle modalità di concimazione e la frequenza degli interventi fertilizzanti dipende anche
dal tipo di substrato, ed in particolare dalla sua capacità di scambio cationico e dalla capacità di
trattenuta dell’acqua.
Nella fase di maggiore accrescimento, soprattutto nella piante a fogliame verde, prevale
l’assorbimento dell’azoto. Se distribuito in eccesso, l’azoto determina un vigore vegetativo
eccessivo, con steli e rami deboli e poco lignificati, e foglie poco consistenti. Nelle piante a foglie
colorate, l’eccesso di azoto ritarda la colorazione e ne diminuisce l’intensità; in quelle fiorite può
ritardare o ridurre l’entità della fioritura.
Il fosforo ed il potassio concorrono a migliorare la colorazione e la consistenza delle foglie.
Il rapporto tra N-P-K può essere inizialmente spostato a favore dell’azoto (1:0,4:0,8), ma in
seguito, in particolare nelle piante da fiore ed in quelle a fogliame colorato, è necessario
aumentare il fosforo ma soprattutto il potassio (1:0,5:1,8). Il rapporto ottimale varia inoltre in
relazione alle condizioni climatiche: durante il periodo estivo aumenta il fabbisogno di azoto ed in
inverno aumentano le necessità di potassio.
Bruschi Pietro
TECNICHE DI COLTURA
Lo sviluppo e la produttività dei vegetali, escludendo le avversità di natura biologica, dipendono dal
complesso delle condizioni climatiche e atmosferiche e dal terreno.
colture in pieno campo
Le rendono vulnerabili la specie alla stagionalità, ma consentono il produttore di
effettuare impianti su terra. Il terreno consente l’ancoraggio e l’aerazione delle radici, rappresenta una
riserva di acqua e di elementi nutritivi, fa da volano termico, contiene specie di microrganismi che
contribuiscono alla nutrizione delle piante, contiene specie di microrganismi antagonisti di quelli causa di
malattie. Tuttavia il terreno, pur potendo essere concimato/lavorato/sterilizzato, difficilmente o andando
incontro a spese praticamente proibitive potrà essere reso fertile se presenta pessime caratteristiche
genetiche o se risulta ormai sfruttato e ricco di sali dannosi, agenti patogeni e parassiti. Inoltre
coltivazione in serra
La consente un controllo pressoché completo del clima in cui vengono allevate le
piante, ma si presenta il problema di non disporre del terreno data da un evoluzione tecnica. In serra si ha
uno sfruttamento intensivo dell’ambiente, successioni colturali rapide e continue, frequente ricorso alla
monocoltura, adozione di elevate densità colturali, uso massiccio di concimi diserbanti e antiparassitari. Il
tutto portava a problemi di stanchezza del terreno di origine sia fisico-chimica che fitopatologica,
particolarmente gravosi. Da qui l’evoluzione di sistemi di coltivazione sempre più svincolati dal terreno.
Il substrato (torba, fibra di cocco, sabbia, ghiaia, pomice, lapillo, perlite, argilla espansa, vermiculite, lana di
roccia, ecc.) svolge alcune delle funzioni tipiche del terreno (ancoraggio e aerazione dell’apparato radicale,
volano termico) e da esso la pianta assume la soluzione nutritiva.
I principali problemi delle coltivazione su substrato o in contenitore sono: possibilità di asfissia radicale,
l’accumulo di sali nel substrato, l’impatto ambientale (sfruttamento delle risorse e smaltimento), difficoltà
tecniche e costi aggiuntivi.
Le sono aiuole sopraelevate rispetto al piano del terreno, delimitate per mezzo di lastre di
BANQUETTE
cemento; si formano così letti di coltivazione intervallati da aree di passaggio. I banquette a fondo chiuso
realizzano una separazione dal terreno sottostante per mezzo di teli di plastica.
Possiedono vantaggi in rapporto all’esecuzione di operazioni colturali quali l’irrigazione, concimazione e
trattamenti; la possibilità di adottare più elevate densità di allevamento (migliore sfruttamento della
superficie);
I sono realizzati in elementi prefabbricati in cemento o laterizi, hanno dimensioni simili alle
CASSONI
banquette, ma sono provvisti di fondo e sopraelevati rispetto alla superficie del terreno, il mezzo di coltura
risulta così sempre separato dal terreno sottostante. Impiegati soprattutto per l’allevamento di piante
madri per la produzione di materiale di moltiplicazione, sono facilmente sterilizzabili con vapore e
permettono di ottenere un innalzamento della temperatura del substrato che si avvicina ai valori della
temperatura dell’ambiente.
I sono cassoni sollevati ad un metro di altezza. Hanno uno svolgimento facilitato delle operazioni
BANCALI
colturali e vengono impiegati soprattutto per la radicazione delle talee, la coltivazione di piante
ornamentali, le colture in vaso.
Sono mobili/estraibili per ridurre la minimo l’incidenza della superficie destinata ai passaggi e provvisti di
riscaldamento basale. Bruschi Pietro
Le sono sistemi di coltivazione delle piante caratterizzati dall’assenza del
COLTURE FUORI SUOLO
terreno, dove il controllo diretto dell’approvvigionamento idrico e minerale viene effettuato
attraverso la somministrazione di una soluzione nutritiva completa.
Nei la coltura viene alimentata con una soluzione nutritiva sempre di nuova
SISTEMI A CICLO APERTO
preparazione e a composizione costante, dove la quantità eccedente viene scaricata nel terreno.
Nei la soluzione nutritiva in eccesso viene recuperata dalla coltura, reintegrata
SISTEMI A CICLO CHIUSO
e riutilizzata.
L’indipendenza dal terreno comporta la possibilità di impiegare superfici non idonee alla
coltivazione ma rinuncia anche alle funzioni di volano termico, idrico, nutrizionale e biologico.
Dal punto di vista nutrizionale abbiamo la possibilità di soddisfare in maniera ottimale le esigenze
delle piante attraverso il controllo della soluzione nutritiva ma anche una maggiore difficoltà nel
controllo della composizione della soluzione nutritiva.
Per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario si ha una minore incidenza delle malattie trasmesse
attraverso il terreno ma anche rischi di diffusione di malattie attraverso il ricircolo della soluzione
nutritiva.
Dal punto di vista dei consumi e dei costi si ha riduzione del consumo di acqua, concimi,
fitofarmaci ed energia ma elevati investimenti e costi di manutenzione degli impianti.
Dal punto di vista gestionale abbiamo una più facile programmazione della produzione, un minore
impiego di manodopera, un migliore sfruttamento dello spazio, la possibilità di disporre di elevato
grado di automazione. Tuttavia sono necessari un più accurato controllo di tutte la fasi di
coltivazione e di conseguenza una maggiore preparazione professionale degli operatori.
Dal punto di vista del risultato produttivo si hanno maggiori rese, qualità e rischi.
Dal punto di vista dell’impatto ambientale è una tecnica rispettosa dell’ambiente e della salute dei
consumatori; tuttavia si deve prestare particolare attenzione alla dispersione nell’ambiente della
soluzione nutritiva in eccesso e quindi allo smaltimento del substrato.
Bruschi Pietro
Coltura idroponica: Sebbene insignificanti in termini di estensione rispetto agli altri sistemi di
coltivazione, i sistemi idroponici hanno visto raddoppiare la loro superficie dal 1991 al 1999, con
un ulteriore incremento di quasi il 40% nel 2005. Viene impiegata soprattutto per ortaggi
(pomodoro, fragola, ortaggi da foglia), fiori recisi (gerbera e rosa), piante ornamentali in vaso.
Il sistema consta di canalette lunghe fino a 20-30 m, con pendenza dell’1-2%, nelle quali viene
fatta scorrere in strato sottile la soluzione nutritiva (vengono generalmente coperte con un film
plastico per ridurre l’evaporazione), ed un deposito di raccolta della soluzione nutritiva con pompa
per rimetterla in circolo (nel ciclo chiuso). Le piante vengono adagiate in contenitore o
direttamente sulla soluzione (floating system).
Per la gestione della soluzione nutritiva nei sistemi a ciclo chiuso dobbiamo considerare che essa
subisce modifiche della sua composizione, ciò rende necessario controllare e correggere la
composizione della soluzione per evitare squilibri nutrizionali; generalmente ci si limita a misurare
il pH (effettuando correzioni se necessario) e la conducibilità elettrica (reintegro della soluzione
consumata); quando i valori diventano talmente squilibrati che diventa difficile correggerli si ha il
rinnovo completo della soluzione. Si lavora con un elevato volume di soluzione che assicura un
grande potere tampone al sistema (minori escursioni termiche