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FINANZIAMENTO IN DISAVANZO
Disavanzo (o deficit o indebitamento netto) è l'eccesso di spese rispetto alle entrate in un determinato periodo di tempo, un flusso. Debito = somma dei disavanzi accumulati negli anni passati, uno stock.
I parametri di Maastricht
Requisiti economici e finanziari per entrare nell'unione economica e monetaria dell'Unione Europea:
- Stabilità dei prezzi, non oltre 1,5% maggiore dei 3 Stati membri con i prezzi più stabili
- Finanze pubbliche, rapporto disavanzo pubblico annuale e PIL non deve superare il 3% o almeno provarci (cioè: deve diminuire in modo sostanziale e costante e aver raggiunto un livello prossimo al 3% o, in alternativa, il superamento del valore di riferimento deve essere solo eccezionale e temporaneo e il rapporto deve restare vicino al valore di riferimento).
- Rapporto debito pubblico lordo e PIL non devono superare il 60% oppure deve essersi ridotto in misura sufficiente e deve avvicinarsi al valore di riferimento.
riferimento con ritmo adeguato- Tasso di cambio, "il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni, senza svalutazione nei confronti dellamoneta di qualsiasi altro Stato membro"- Tassi di interesse a lungo termine, non devono superare di più del 2 % quelli dei tre Stati membri con i prezzi più stabili
In Italia, nel 1990 il debito era pari al 103,7% del PIL, nel 2005 era pari al 105,8% del PIL, nel 2012 è stato pari al 127% del PIL. Il disavanzo italiano nel 2005 era 55 806 milioni di euro (4,33% del PIL), nel 2012 è stato pari al 3%.
La formazione del debito pubblico in Italia
Gli anni '70 e '80 sono stati caratterizzati da un saldo primario costantemente negativo. Negli anni '70, l'estensione degli interventi del welfare state a favore della grande maggioranza della popolazione, le pressioni sul Bilancio pubblico derivanti dalle crisi petrolifere,
L'incremento nelle uscite è solo parzialmente accompagnato da un aumento della pressione fiscale. A partire dai primi anni '80, la pressione fiscale aumenta stabilmente e le riforme tributarie adottate nella prima metà degli anni '70 sono entrate definitivamente a regime. Il saldo primario è rimasto negativo, perché anche le uscite hanno continuato a crescere! Risultato: continua crescita della spesa per interessi dovuta all'aumentare dei tassi di interesse. I tassi di interesse all'epoca dovevano coprire sia il rischio di cambio (il rischio di una svalutazione della lira) sia le aspettative di inflazione (molto elevata). Il decennio '90 è stato caratterizzato dalla firma del Trattato di Maastricht e dall'obiettivo dell'ammissione all'Unione Monetaria. Il saldo primario è stato per la prima volta positivo nel 199, grazie a un notevole incremento della pressione fiscale. Nel 1997 il saldo primario ha raggiunto il suo massimo.
(6,62% del PIL) e un indebitamento netto inferiore al 3%. Lo stock del debito: allafine degli anni '70 era meno del 60% del PIL, agli inizi degli anni '90 supera il 100%, nel triennio 1994-1996:oltre il 120% del PIL ed oggi: 131-136% del PIL (stime Governo-FMI, ottobre 2014). L'inversione di tendenzaverificatasi nel 1992 ha permesso al rapporto debito/PIL di ridursi costantemente nel decennio 1996-2005,tramite un incremento della pressione fiscale, un controllo del saldo primario e soprattutto il risparmiosulla spesa per interessi sui titoli di Stato. (Nb: uno degli effetti positivi dell'ingresso nell'Unione Monetaria!non c'è più il rischio valuta di una possibile svalutazione). Nel 2005 inversione di tendenza poiché il saldoprimario è azzerato, l'indebitamento netto sfiora il limite del 3% e dall'anno successivo il rapportodebito/PIL ricomincia a crescere. Negli ultimi anni, la crisi economica internazionale.ha allontanato la finanza pubblica italiana dai parametri europei (ma anche gli altri Paesi dell'Unione Monetaria). Effetto combinato della contrazione del PIL e dell'adozione di politiche anticicliche per attenuare gli effetti della crisi. In Italia non sono state adottate politiche per alleggerire gli effetti della crisi, la contrazione del PIL è l'unica spiegazione dell'allontanamento dell'indebitamento netto dall'obiettivo europeo e del ritorno del rapporto debito/PIL a valori superiori a quelli registrati nella prima metà degli anni '90. Questioni di misurazione - Debito delle Amministrazioni locali: i disavanzi (e il debito) possono essere creati da livelli di governo diversi, non solo dallo Stato. - Effetti dell'inflazione: il valore reale del debito si riduce con l'inflazione. - Capitale e contabilità pubblica: come considerare un debito formato per finanziare investimenti rispetto a quello formato per spese inconto corrente (per spese di funzionamento e manutenzione)?
Immobilizzazioni materiali, come contabilizzarle?
Obblighi impliciti, (obblighi impliciti nei confronti dei residenti (es: legati alla spesa pensionistica) ma di solito non vengono calcolati come debito ufficiale)
Sostenibilità del debito pubblico
Variazione nel debito nel tempo (vincolo di bilancio dello Stato in livelli assoluti) B' = rB + (G-T) + M'
B': variazione del debito nell'unità di tempo, r: tasso di interesse nominale sul debito pubblico, B: stock di debito al tempo t, G - T > 0 (disavanzo primario) [G-T<0: avanzo primario], M': variazione della base monetaria (M' = 0 perché banche centrali nazionali non possono finanziare il disavanzo). Manipolando si può esprimere in rapporto al PIL (si veda il manuale per i dettagli): b' = (r-x)b + (g - t)b'
b': variazione stock debito/PIL, x= Y'/Y: tasso di crescita dell'economia, g
–t =(G-T)/Y: disavanzo/surplus primario
b’ = (r - x)b + (g - t) conta più la sua dinamica debito che l’ammontare assoluto del debito pubblico (esplode se b’>0 o non esplode b’<0).
Due possibili leve: L’economia cresce più del debito: x>r. Si realizzano avanzi primari: t >g → Alternativamente, b’ = d – x b con d = B’/Y Debito sostenibile (b’=0) se d = xb. Negli anni 90: b=60%, x (desiderabile) = 5%, quindi compatibile con d=3% (criterio di Maastricht)
L’onere del debito
Approccio alla Lerner, necessario distinguere tra debito interno e debito esterno. Debito interno: non si ha alcun onere per la generazione futura, quando il debito viene estinto si ha un trasferimento di reddito da un gruppo di cittadini (chi non detiene obbligazioni) a un altro (chi detiene obbligazioni). Per cui la generazione futura nel suo insieme non si troverebbe in condizioni peggiori (il livello dei consumi non è stato
Debito interno: la generazione futura sopporta un onere perché dovrà restituire ai prestatori nazionali non solo l'importo preso a prestito, ma anche gli interessi accumulati e potrà farlo solo riducendo i propri consumi. Complessivamente il debito migliora le condizioni della generazione futura se il rendimento marginale dell'investimento è maggiore del suo costo marginale. Questo modello non tiene però conto della coesistenza di diverse generazioni nello stesso momento né della distorsione sugli incentivi né dei possibili effetti di spiazzamento.
Debito esterno: la generazione futura sopporta un onere perché dovrà restituire ai prestatori stranieri non solo l'importo preso a prestito, ma anche gli interessi accumulati e potrà farlo solo riducendo i propri consumi. Complessivamente il debito migliora le condizioni della generazione futura se il rendimento marginale dell'investimento è maggiore del suo costo marginale. Questo modello non tiene però conto della coesistenza di diverse generazioni nello stesso momento né della distorsione sugli incentivi né dei possibili effetti di spiazzamento.
Modello a generazioni sovrapposte: più coorti convivono nello stesso momento e si suppone che ogni coorte sia composta dallo stesso numero di persone, tutto il reddito disponibile sia consumato, lo Stato emette debito per finanziare consumo.
pubblico e il debito deve essere ripagato in futuro (es: i=0). Sologiovani e mezz’età comprano i BOT (il consumo pubblico è non rivale), quindi le politiche di spesa e diindebitamento hanno prodotto: la generazione anziana nel 2010 (consumo lungo l’arco della vita superioredi X euro a quello che avrebbe avuto in altre condizioni), i giovani e le persone di mezz’età non si trovano incondizioni né migliori né peggiori in termini di livelli di consumo, i giovani nel 2030 hanno un consumoinferiore di X euro rispetto a quello che avrebbe avuto se lo Stato non si fosse indebitato per finanziare laspesa pubblica. Trasferimento intergenerazionale: X euro si sono trasferiti dai giovani del 2030 agli anzianidel 2010, quindi giovani finanziano una spesa di cui non hanno mai beneficiato. Il principio del beneficio(generazionale) viene violato. Ipotesi fino ad ora che l’introduzione di imposte per la restituzione del debitonon altera le
Decisioni di lavoro né quelle di risparmio né il finanziamento del debito influenzano l'accumulazione di capitale. Nella realtà, le imposte determinano una distorsione nelle decisioni (lavoro, risparmio, investimento) e quindi dei costi per l'economia.
Modello neoclassico: sottolinea come la spesa pubblica sottragga risorse al settore privato, sia se finanziato con imposte, sia se finanziata con debito. Se le risorse prese a prestito sono utilizzate per finanziare la spesa corrente si lascia alla generazione futura uno stock di capitale meno consistente. Se lo Stato realizza investimenti produttivi, lo stock di capitale totale aumenta. Il prestito allo Stato può ridurre l'investimento privato (effetto spiazzamento), ad esempio a causa delle variazioni dei tassi di interesse. [Stato aumenta la domanda di credito → il tasso di interesse aumenta → gli investimenti privati diventano più cari → riduzione degli investimenti]
Come finanziarsi?
Il teorema di Barro-Ricardo - Equivalenza del finanziamento della spesa pubblica G con imposte T o con debito B Caso 1: finanziamento con imposte T introdotte oggi Lo Stato oggi spende G ed incassa T dai cittadini (pareggio di bilancio), il consumo della generazione di oggi si riduce di G=T Caso 2: finanziamento con debito B che deve essere ripagato domani al tasso i Lo Stato spende G oggi ed emette debito B=G per finanziarsi (domani però lo Stato dovrà tassare T1 per ripianare il debito più interessi, cioè T1= (1+i)G = (1+i)B). Sapendolo, oggi inizio a risparmiare S, cioè riduco il consumo di S oggi così domani avrò S(1+i) con i quali (domani) potrò pagare il debito più interessi: (1+i)B. Quindi S=G, cioè riduco da subito (oggi) il mio consumo di G Tra il finanziamento mediante imposizione fiscale e l'indebitamento, quale crea un eccesso di onere superiore? Posto che qualsiasi aumento della spesa pubblica alla fine deveessere finanziato da un aumento delle imposte, le due alternative differiscono solo per la collocazione temporale delle imposte (e per la vendibilità della policy). Che il finanziamento avvenga