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Cap 1 LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA DEGLI STRANIERI: PARADIGMI E MODELLI STORICI
Lo straniero può essere considerato alla stregua di un nemico che minaccia l’esistenza della
comunità politica in cui tenta di penetrare abusivamente. Le scienze giuridiche hanno
suggerito che il diritto delle migrazioni abbia assunto negli ultimi anni i tratti di un vero e
proprio diritto del nemico, un diritto dell’emergenza in cui le garanzie giuridiche a tutela della
libertà personale sono sospese di fronte all’esigenza di tutelare la sicurezza della comunità
politica da quella che è considerata una minaccia esistenziale. Alla fine del XVIII secolo in
Francia Inghilterra e USA fu approvata una serie di proposte di riforme dirette a controllare il
soggiorno degli stranieri sul territorio.
In Francia le attitudini liberali dei rivoluzionari erano in contrasto con le tendenze volte a uno
stretto controllo della libertà di movimento delle persone sul territorio, percepite come un
tratto caratteristico della polizia d’antico regime. Nel 1972 una legge sanciva l’obbligo di
possesso del passaporto per tutti coloro che, stranieri o cittadini francesi, si fossero messi in
viaggio abbandonando il loro domicilio. Provvedimento che esprimeva un mutamento di
attitudine nei confronti degli stranieri che a differenza dei sudditi del regno non erano mai
stati oggetto di provvedimenti di sorveglianza e di limitazione del loro diritto di ingresso,
uscita e movimento all’interno del territorio. Adesso, non solo dovevano possedere un
passaporto, ma anche registrarsi presso le autorità municipali che dovevano verificare le loro
buone intenzioni sottoponendoli alla sorveglianza della polizia. I sentimenti xenofobi
culminarono nel 1797 quando gli stranieri dovevano consegnare il loro passaporto alle autorità
locali di polizia una volta nel territorio francese, sottomettendosi alla loro sorveglianza
speciale. La polizia poteva decretare a piacimento l’arresto e l’espulsione degli stranieri
qualora giudicasse la loro presenza nociva all’ordine e alla pace pubblica.
In inghilterra il parlamento approvava l’Alien Act: esso stabiliva che l’esecutivo potesse
determinare attraverso un decreto le condizioni d’ingresso e soggiorno degli stranieri, il loro
arresto ed espulsione immediata in caso di violazione di ordini sovrani in materia di ingresso e
soggiorno.
Negli USA furono emanati provvedimenti conosciuti come Alien and Sedition Acts: 3 statuti
differenti diretti a disciplinare la materia dell’acquisizione della cittadinanza, il trattamento dei
nemici in caso di guerra e il trattamento degli stranieri non combattenti. Quest’ultimo si
applicava a tutti gli stranieri in tempo di pace (alien Act), mentre il penultimo richiedeva una
dichiarazione di guerra o il pericolo di un’invasione per essere attivato. L’alien act diede luogo
alle maggiori controversie perchè attribuiva al presidente il potere di arrestare ed espellere gli
stranieri ritenuti pericolosi in qualsiasi momento.
Terminata la fase delle crisi politiche scatenate dalla Rivoluzione francese e dalle successive
guerre napoleoniche, tutti i provvedimenti discussi caddero in desuetudini o non furono
rinnovati, dando vita ad una stagione di libera circolazione delle persone attraverso le
frontiere. A seguito del primo conflitto mondiale, tutti i paesi considerati riformarono in senso
peggiorativo le legislazioni in materia d’immigrazione, considerando gli stranieri presenti sul
proprio territorio una minaccia da cui lo stato deve difendersi.
In Francia furono riattivate le disposizioni circa il possedimento del passaporto; la polizia
poteva rifiutare l’ingresso sul territorio francese a chi era privo di documento d’identità; gli
stranieri di età superiore ai 15 anni dovevano richiedere una carta di soggiorno alle autorità di
polizia entro 48 ore dall’arrivo nel comune in cui desideravano fissare la loro residenza e
questo documento doveva essere aggiornato ad ogni cambio di residenza. A queste misure di
sorveglianza riguardanti i cittadini stranieri dei paesi amici o neutrali si affiancano le misure
nei confronti dei cittadini dei paesi nemici che furono dichiarati passibili di internamento
amministrativo nei campi di internamento per nemici non combattenti . Nel primo dopoguerra
e all’indomani della grave crisi economica che investì l’Europa vennero applicate ulteriori
misure restrittive come le quote di lavoratori stranieri che potevano essere impiegati in alcuni
settori di lavoro.
In inghilterra fu approvato un provvedimento che attribuiva al governo il potere di disciplinare
le condizioni di ingresso e soggiorno degli stranieri attraverso ordinanze che non avrebbero
dovuto passare il vaglio parlamentare. Gli stranieri dovevano registrarsi, non potevano
risiedere in aree del paese considerate strategiche ed erano limitati nei movimenti, oltre a
poter essere espulsi o internati senza mandato di un giudice.
Negli usa vennero approvate riforme restrittive in materia di poteri di espulsione.
Lo straniero può essere considerato soggetto portatore di rischi che lo Stato deve cercare di
governare. Lo straniero non è considerato pericoloso come individuo ma come appartenente
ad un gruppo più ampio, gli immigrati, il cui ingresso incontrollato sul territorio dello Stato può
rappresentare una fonte di problemi ed essere fonte di disordine sociale e degrado. Motivo per
cui la detenzione amministrativa assume i caratteri tipici di una misura di controllo del rischio,
utile a gestire la pericolosità di fenomeni sociali o di alcune categorie di persone. Nella
moderna politica migratoria si diffusero nuove misure restrittive della libertà personale degli
stranieri, come filtrarli all’ingresso,
selezionando gli elementi pericolosi da tenere a distanza attraverso un dispositivo
amministrativo affidato alle nascenti burocrazie dell’immigrazione che filtravano gli immigrati
indesiderabili per ragioni economiche e sociali, politiche e di sicurezza nazionale (potenziali
criminali, sospette prostitute, idioti, lunatici o futuri pesi per la società), per prevenire la
diffusione di crimine, malattia, povertà e devianza in genere. L’uso della detenzione
amministrativa conobbe uno sviluppo senza precedenti.
La Francia privilegiò le misure di controllo successive all’attraversamento della frontiera da
parte dello straniero. Le autorità furono ossessionate dalla necessità di registrare e sorvegliare
gli stranieri presenti, i loro spostamenti, puntando sull’espulsione degli indesiderabili piuttosto
che sul respingimento alla frontiera. Nel decretare l’espulsione, l’autorità competente
concedeva un margine di tempo allo straniero per lasciare autonomamente il territorio dello
stato oppure disporre l’accompagnamento forzato alla frontiera . in questo caso il
provvedimento implicava l’arresto dello straniero e la sua consegna alle autorità penitenziarie
del luogo in attesa del passaggio della vettura. La durata del provvedimento di detenzione in
attesa del passaggio della vettura era variabile. All’epoca della Terza Repubblica gli stranieri
vennero accusati di concorrenza sleale sul mercato del lavoro e di godere di vantaggi
dell’esenzione dai dover che la cittadinanza francese implicava (es servizio militare). La legge
del 1893 riteneva che gli stranieri che intendessero svolgere un’attività lucrativa sul suolo
francese avrebbero dovuto presentare un certificato di nascita rilasciato dalle autorità del
proprio paese (legge rivolta solo a chi voleva fissare la propria residenza in Francia). Tutte le
persone senza domicilio dovevano procurarsi un documento in cui sarebbero state annotate
tutte le loro caratteristiche antropometriche; le autorità potevano rifiutarsi di rilasciare il
documento, imponendo agli stranieri di lasciare il territorio. L’espulsione degli stranieri
rientrava nei diritti di polizia dello stato ed era considerata una precauzione assunta dagli
organi amministrativi, senza dover rispettare le formalità tipiche del diritto penale.
L’inghilterra, dopo l’abrogazione dell’Alien act, rimase libera per tutto l’800. Nel 1905 vi fu la
prima compiuta legge sull’immigrazione dell’inghilterra. Essa stabiliva l’installazione di posti di
frontiera presidiati dagli uffici d’immigrazione che dovevano respingere gli appartenenti alle
categorie indesiderabili (lunatici, idioti, pregiudicati e chi era già stato espulso dal paese). La
norma non si rivolgeva a tutti in generale ma solo a chi doveva essere sottoposto ai controlli
di polizia in ingresso: solo il passeggero di terza classe e a bordo di un’imbarcazione per
immigrati (che trasporta più di 20 passeggeri di terza classe). Tutti gli altri avrebbero potuto
aggirare i controlli poiché in possesso di un biglietto di classe superiore. Gli stranieri soggetti
ai controlli dovevano essere trattenuti a bordo delle navi per tutto il tempo necessario; uno
straniero lasciato sbarcare doveva essere sotto controllo del capitano fino all’autorizzazione
all’ingresso nel territorio o al respingimento. La legge non prevedeva la creazione di strutture
in cui accogliere gli stranieri. L’alien act del 1905 disciplinava per la prima volta anche
l’espulsione che poteva essere decretata dal segretario di stato secondo due procedure
differenti: una entro 12 mesi dall’ingresso dello straniero oppure dopo i 12 mesi, decretata
previa proposta della corte penale che lo avesse condannato per un grave reato o se fosse
accusato di essere una prostituta.
Negli USA non è stata semplice la creazione di un sistema federale di controllo
dell’immigrazione. Innanzitutto furono delineate le categorie di straniero indesiderabile: per
ragioni economiche, per qualità morali, per stato di salute fisico e mentale, analfabeti e
anarchici. L’Immigration act del 1882 disponeva inoltre che il rimpatrio delle persone respinte
alla frontiera fosse a carico della compagni di navigazione con cui questi erano giunti sul suolo
statunitense. Parallelamente alla nascita della disciplina in materia d’immigrazione veniva
approvata una serie di provvedimenti speciali volta a regolare l’immigrazione asiatica. Nella
prima fase le riforme in materia di controllo d’immigrazione si concentrarono sul
respingimento alla frontiera e l’espulsione si configurava come controllo alla frontiera differito:
era passibile di espulsone chi, entro un anno dal suo ingresso, era stato denunciato per essere
entrato in violazione della legge o per essere alle dipendenze dell’assistenza pubblica per
cause già presenti al momento dell’ingresso. Il periodo di prova fu poi esteso a 3 anni, fino alla
svolta del 1910 quando fu resa possibile la deportazione in qualsiasi momento, indipendente
dalla data d’ingresso, la depor