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Carovana, che porta all’idea di sicurezza, caccia all’oro, creazione di nuove
sedi+ spesso di usano personaggi di fantasia come Topolino, Snoppy, The Jolly
Green Giant poiché innescano innata simpatia; ciò dirige la scelta della
Metropolitan Life nel 1980 scegliendo Charlie Brown, ma il simbolo la portò a
non poter attuare una politica aggressiva di marketing che le fece avere un
andamento altalenante se un personaggio è piacevole si attua su di lui un
transfert che porta a pensare l’oggetto venduto allo stesso modo (anche se la
negatività del prodotto porta al cambiamento della sensazione positiva)
Il simbolo è indicatore della marca, per questo può migliorare la sua
associazione con una determinata categoria merceologica=la prima regola
la
sarebbe creare un simbolo unico per marca stessa e poi valutare la durata
dell’esposizione per diversificarlo da altri simili, portando ad una facile
coincidenza tra marca e simbolo e simbolo-marca, per rimanere nella mente
dello spettatore (in particolare se interattivo), ma non solo creando il legame
alla categoria merceologica, dato che è debole per flessibilità strategica= tutti i
simboli possono diventare obsoleti e quindi si deve ricreare il processo di
identificazione e novo, come per Betty Crocker e la donna di Aunt Jemima, ma
anche nella versione senza caffeina della Coca Cola, che presenta la scritta in
verticale sopra la linea dinamica in oro, pur mantenendo il patrimonio storico e
specificità il simbolo va protetto nelle sue associazioni, tenendo sempre conto
dei suoi aspetti intrinseci nelle nuove iniziative: infatti si possono concedere
licenze per una maggior esposizione ma solo nei cotesti adatti
Gli slogan : la combinazione di nome e simbolo è parte significativa del valore
della marca, ma ha un limite nell’incisività, che viene superato grazie allo
Slogan (valenza molto concreta): può essere tagliato su misura per una
strategia di posizionamento ed è molto più libero da vincoli legali rispetto a
nome e simbolo, quindi desta minori preoccupazioni; infatti lo slogan Ford
“mettiamo la qualità al primo posto” realizza il suo obiettivo come quello di
Mazda “vi fa sentire a posto” (macchina comoda)+ si ha poi la possibilità di
eliminare ambiguità legate ai nomi come per la Maybelline o evitare cattive
associazioni come lo “stile Cadillac”= ha un valore concretamente sfruttabile
come mostrano le campagne AT&T “allunga il braccio e raggiungi una persona
cara” o Sharp “from a sharp mind come sharp products”, ma al pari di nome e
simbolo deve essere pertinente-specifico-interessante-memorizzabile-
orecchiabile-divertente e collegato in modo particolare alla marca
IX le estensioni di marca, il buono, il brutto e il cattivo
L’ingresso della Levi’s nella sartoria classica : all’inizio degli anni 80 la
Levi’s era un’azienda da 2 milioni di dollari che per mantenersi doveva crescere:
attua uno studio sui 5 segmenti del mercato di abbigliamento maschile,
mostrandosi leader nel settore dei vestiti pratici (26%), presente in quello degli
uomini di mezz’età con la Actionwear (18%) ma anche nel settore Casual (in cui
avrà ottimo successo la marca Docker con il taglio di pantaloni largo in vita e
stretto sotto) e fascia bassa; il settore che le mancava era quello degli
Individualisti Classici, ovvero gli uomini con un grande guardaroba e molto
attenti ai tessuti (21%), scelse quindi di creare una linea di sartoria a taglio
spezzato, puntando sull’individualismo= fu un grande fallimento poiché la
marca non aveva l’immagine della qualità ma della robustezza e aveva posto i
prodotti non in boutique come le frequentavano tali clienti ma nei grandi
magazzini le estensioni di marca, ovvero l’estensione del nome di essa in una
nuova categoria merceologica, sono il principale veicolo di successo delle
aziende (89% di gamma, 6% di marca, 5% di prodotti nuovi); i marchi di licenza
presentano un 1/3 della spesa del settore dell’abbigliamento, anche perché il
nome di una marca affermata è molto utile da sfruttare e riduce il costo della
creazione di un nuovo prodotto, che va dai 50-150 milioni, per questo 2/3 dei
prodotti che fruttano all’anno più di 15 milioni sono estensioni, sfruttando gli
asset delle marche precedenti= il problema delle estensioni sta in come
vengono create e se fruttano davvero, il Buono si ha quando il nome della
marca favorisce l’estensione, il Meglio quando il nome della marca ne viene
potenziato (Barilla e i sughi), il Cattivo quando il nome della marca viene
danneggiato (Colgate con le Lasagne), il Brutto quando il nome non favorisce
l’estensione e il Pessimo quando si rinuncia al nome della marca+ esistono delle
associazioni tecniche che si fondano sulle competenze, ma anche emozionali:
esempio di associazione ben riuscita è quella di Marlboro che pone
linea
l’immaginario del Cow Boy delle sue sigarette nella Marlboro Classic; più
un patrimonio è ricco di associazioni più possono essere fatte estensioni
Il buono, il contributo del nome della marca all’estensione : la scelta
dell’acquisto si basa su un limitato numero di caratteristiche e quindi bisogna
puntare su di esse differenziandosi anche dai concorrenti: è più semplice
entrare in una categoria merceologica con un nuovo prodotto se si ha un nome
di marca conosciuto, dato che favorisce la comunicazione e posizionamento,
esempio sono Hersley con il cioccolato e Arm&Hammer per lo spray deodorante
al bicarbonato che si basa sulle vendite di quello per frigoriferi+ Tauber mostra
si hanno 6 categorie di estensioni, 1° prodotto in forma diversa, 2° sapore-
ingrediente-componente diverso, 3° prodotti che vanno insieme, 4° servizi al
cliente, 5° expertise (micromotori nei tagliaerba Toshiba), 6°vantaggio-attributo-
caratteristica, 7° immagine di Designer o etnica= il posizionamento basato sulle
sole caratteristiche è inutile poiché ogni prodotto può essere subito superato,
infatti è meglio lavorare sulla qualità percepita come fa HP, che per i suoi tanti
prodotti non ha più associazioni forti ma solo dà una percezione di qualità e
aspettativa di durata per Aaker e Keller in settori in cui si hanno marche
dominanti l’indice di estensione è la qualità, a patto che le categorie
merceologiche siano coerenti tra loro; il primo passo per creare un prodotto sta
nello sviluppare la sua notorietà associandolo alla categoria cui appartiene, dato
che la familiarità porta ad aumentare le vendite anche se è costosa (100 milioni
nelle campagne Black&decker per congiungere il nome con la GE)
L’uso di una marca conosciuta garantisce subito notorietà, e le spese sono
inferiori alla creazione di un nuovo prodotto, poi se la marca riesce a creare una
pubblicità intensiva anche su diverse categorie merceologiche trae vantaggio la
marca relativa all’estensione, come Helen of Troy, azienda di attrezzature per
parrucchieri con il business in bigodini e asciugacapelli da 100mila dollari= si ha
anche una riduzione del rischio per il consumatore, che pensa che l’azienda
affermata non sponsorizzi che prodotti ottimi e quindi si fida a provarli (la
grande marca innesca sempre l’interesse iniziale) esempio di buona
estensione è quello fatto da Victorinox, la marca del coltellino svizzero, che lo
vendeva in oreficerie e negozi sportivi, ma in particolare nei Duty Free, cosa poi
impossibile dall’11/09/2001: allora la marca usa le sue associazioni emozionali
come viaggio e resistenza, e razionali come qualità e multifunzione per creare le
linee di valige (rosso-viaggio) e orologi(acciaio) trasformando i suoi negozi in
emozionali
chalet e usando associazioni per il coltellino; il consumatore deve
trovarsi infatti a suo agio con il concetto di marca in estensione, ma è certo che
prediliga quelle che non comportano uno suo sforzo cognitivo, ovvero privilegia
la consonanza percettiva, esempio è Barilla con i sughi (buono)
Il meglio, l’estensione rinforza la marca principale : l’estensione può
migliorare l’immagine della marca rafforzandone il concetto, come per
Winnebgo, marca di camper di lusso che nel 1982 crea una linea da campeggio
portando i campeggiatori ad essere possibili acquirenti di camper, ma anche HP
o McDonald’s che creano linee con sempre il termine Jet per la prima e Mc per la
seconda all’interno nel nome dei prodotti per dargli una chiara identificazione
Il brutto, il nome non agevola l’estensione : si ha il rischio che l’estensione
porti ad un danno per la credibilità, come nel caso di Pillsbury Micronwave pop
corn, surclassata da Pop Secret della General Mills, ma anche che il nome
Beatrice e il titolo “sapete tutto di noi” non porta ad una vera congiunzione tra
Wesson e Orville Redenbacher, ma solo a sprecare investimenti; esempio era
stata la stessa Levi’s che non riuscì ad associarsi alla sartoria poiché troppo
legata agli abiti da lavoro, o la Honey Nut Corn Flakes che poteva anche solo
essere chiamata con i primi due termini, ma aggiungendo i secondi perse sul
mercato+ il fatto che la Campbell’s venisse associata all’immagine di arancione
e acquoso porta a sostituire il suo nome con quello Prego per la linea di salse,
con il termine anche Torino Special per rafforzare il concetto e dare la giusta
immagine di salsa corposa e ricca; di contro la Bic non ebbe successo nel
settore profumi dato che era sempre stata legata alle penne accendini usa e
getta l’elaborazione sul concetto possono ridurre le associazioni negative,
infatti McDonald’s presentando il servizio fotografico offerto staccato dal
ristorante ottenne molto di più che con una pubblicità negativa (riacquista
successo)= il successo appunto dipende dalla capacità di comprendere le
associazioni negative e bloccarne l’insorgenza; essenziale è il fatto che il sapore
non possa essere trasferito, infatti la Coca Cola fece un fiasco creando la linea di
bevande dietetica Tab essendo detta un prodotto di bassa qualità, mentre ebbe
grande successo con la Diet Cherry Coke anche non pubblicizzandola: lo stesso
accade per il pollo di Hamburger Helper e Betty Crocker per la lunghezza della
preparazione e confusione data dal nome
Se si ha l’applicazione di una marca premium price a prodotti di bassa qualità
invece si crede che il nome venga solo sfruttata: Aaker e Keller mostrano come
il collegamento tra due categorie merceologiche avvenga solo quando si hanno
la 1° trasferibilità delle capacità e