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Amanda Lotz – Post Network
Nel 2001, Mark Fischetti scrisse un articolo su Technology Review
dal titolo “Il futuro della tv”, dimostrando che già allora era
evidente che la televisione era sull’orlo di un cambiamento
importante, nonostante non si potessero ipotizzare quali sarebbero
state le effettive evoluzioni dell’apparecchio televisivo, come la sua
portabilità e il ruolo che avrebbero avuto i cellulari. Fischetti aveva
predetto i cambiamenti nella fruizione della tv, le modalità di
pagamento e la lunga vita del settore, mentre altri critici erano stati
molto più tragici, prevedendo la totale dipartita della televisione
così com’era stata fino ad allora. La tv però teneva duro e allora si
iniziò a profetizzare per lo meno la scomparsa della televisione via
«over the top» (OTT) cavo in favore delle piattaforme «over the top».
piattaforme come Netflix, Tuttavia, entrambe le realtà tenevano duro. Le nuove modalità di
Hulu e iTunes, sempre fruizione confondevano anche chi la tv la usava tutti i giorni: nel
online, legali o meno 2004, il dirigente televisivo Rich Frank raccontò che in una
conversazione con il nipotino gli aveva chiesto quale fosse il suo
broadcasting canale preferito, aspettandosi di sentirsi rispondere un network
modalità di diffusione dei broadcast o magari Nickelodeon, mentre il ragazzino aveva
contenuti mediali che risposto «il TiVo», un videoregistratore che selezionava programmi
avviene da una fonte broadcast e poteva registrare automaticamente anche tutti gli
emittente verso una episodi di una serie. Con l’avvento dei videoregistratori (dvr, digital
pluralità di destinatari, che video recording) gli spettatori acquisirono la possibilità di aggirare
ricevono il messaggio le limitazioni del palinsesto ed evitare la pubblicità.
perché in possesso di un La televisione non è solo una tecnologia, ma anche uno strumento
apparato ricevente e di narrazione culturale: riunisce le famiglie, racconta storie e
localizzati entro il raggio consente di intravedere mondi estranei all’esperienza quotidiana
di copertura della fonte individuale. A partire dalla metà degli anni Ottanta l’industria
emittente televisiva americana iniziò a reinventarsi per poter competere
nell’era digitale, infrangendo consuetudini che duravano da metà
anni Cinquanta. Questo creò instabilità nei rapporti tra produttori e
consumatori, emittenti e inserzionisti, rendendo l’ambiente
competitivo e mutevole. Le innovazioni tecnologiche non
rafforzarono le pratiche e le modalità già esistenti, ma ne
generarono di nuove, mentre cambiavano anche i modi in cui gli
studios lavoravano con i programmi e gli spettatori li guardavano.
La televisione può, in linea di principio, funzionare ancora come
“focolare culturale” nel caso di eventi mediali come l’assassinio di
Kennedy o l’esplosione del Challenger, ma somiglia sempre più ad
un’edicola virtuale nella quale ognuno sceglie i propri contenuti.
Non può più essere definitiva «di massa», ma è seguita da una
narrowcasting moltitudine «di nicchie» di spettatori: si è trasformata in medium
modalità di comunicazione narrowcast.
basata su un meccanismo Nella storia, l’innovazione tecnologica avveniva quasi sempre per
di divulgazione e fruizione sostituzione, ovvero il nuovo medium soppiantava quello vecchio,
frammentata dei contenuti, come nel caso del passaggio alla televisione a partire dalla radio,
mirata ad un pubblico che non è sparita ma ha dovuto riposizionarsi e ridefinirsi per
interessato e interagente mantenersi in vita. Oggi a minacciare la televisione è la televisione
stessa, soprattutto per coloro che si attardano in pratiche ormai
era dei network
periodo che va dal 1952 a superate.
metà anni Ottanta e Dal 1952 a metà anni Ottanta ci fu l’«era dei network», che prende
caratterizza la prima fase il nome dall’organizzazione in network propria della radio. Tra il
della televisione 1948 e il 1952 ci fu lo «stop all’assegnazione dei canali» da parte
della Federal Communications Commission, che interruppe la
distribuzione delle licenze per mettere a punto i vari aspetti
istituzionali che avrebbero uniformato il panorama televisivo
nazionale. All’inizio degli anni Sessanta la tecnologia televisiva era
costituita dal solo apparecchio televisivo e in alcuni casi da
un’antenna; i tre network nazionali (Nbc, Cbs e Abc) erano i soli
protagonisti della tv americana e il sostegno finanziario era
costituito dai tipici spot da trenta secondi. Gli studios
cinematografici e i produttori dovevano sottostare alle condizioni
dei network in quanto avevano solo tre potenziali acquirenti,
sostenevano per intero i costi e ricevevano dai network solo i
pagamenti dei diritti. Durante l’era dei network le famiglie si
riunivano per vedere la tv e questo portava a una programmazione
transizione multicanale che Paul Klein ha definito «meno discutibile», poiché i network
seconda fase della sceglievano i programmi che, anche se meno graditi, risultassero
televisione che va dalla accettabili a uno spettro di telespettatori più ampio possibile.
metà degli anni Ottanta al Tra la metà degli anni Ottanta e il 2005 ci fu la «transizione
2005 multicanale», durante la quale aumentarono i canali via cavo (si
aggiunsero Fox, The WB e Upn), evento che creò più competizione
timeshifting tra i network e causò la frammentazione del pubblico in settori di
visione dei contenti in un interesse più piccoli. Ci fu l’avvento del videoregistratore (che portò
momento diverso dalla al timeshifting) e del telecomando. Tutto ciò portò a quella che
messa in onda perché Webster ha definito una «polarizzazione» del pubblico, ovvero alla
registrati in precedenza capacità degli spettatori di accedere a programmi molto diversi tra
loro, mentre la possibilità di registrare i contenuti intaccava la
funzione della tv come creatrice di discorsi da “pausa caffè”, che
dipendeva molto dalla visione simultanea. Le reti iniziarono a
permettersi prodotti più graditi e più discutibili secondo nicchie
molto ampie, come Espn che si rivolgeva agli appassionati di sport,
Mtv ai giovani.
Con la diffusione dei personal computer, l’iniziale contrasto tra le
due esperienze portava gli spettatori a distinguere tra i due schermi
in base ai contenuti (push o pull: il prodotto spinto verso il
consumatore o il consumatore che va in cerca del prodotto), alla
posizione (lean back o lean forward: rilassarsi sullo schienale o
protendersi in avanti) e allo scopo (svago o lavoro). In realtà, gli
anni successivi permisero una totale integrazione fra tv e computer.
era post network Il teorico dei media Dan Harris ha definito «viewsing» (crasi tra
terza fase iniziata nel 2005 view e use) la fusione tra la vecchia esperienza di vedere i media e
quella nuova di usarli.
serie unscripted Così, nei primi anni Duemila iniziò la cosiddetta «era post
sono le serie tv senza network», naturale evoluzione della transizione multicanale. Una
copione, come i «reality» delle prime innovazioni di questo nuovo periodo furono le serie tv
unscripted. A metà 2004 i leader del settore smisero di cercare di
impedire il cambiamento e iniziarono ad accettarlo, assecondando i
nuovi bisogni degli spettatori, come il maggior controllo sui
contenuto pregiato contenuti.
contenuto di cui le persone I programmi dell’era post network si dividono in tre tipologie. La
vanno in cerca, su cui ci si prima tipologia è rappresentata dal «contenuto pregiato» (prized).
sintonizza appositamente. Spinge una parte del pubblico a informarsi sugli sviluppi, a leggere i
blog, a recuperare le puntate non viste e spesso anche a pagarne la
visione, acquistando i dvd o pagando i mensili delle tv a pagamento
come HBO. La seconda tipologia è quella degli «sport e
competizioni in diretta», che come i contenuti pregiati vengono
visione di flusso ricercati dagli spettatori, ma il loro apprezzamento è strettamente
programmazione di cui si vincolato al fattore tempo, rendendo necessaria la visione in diretta.
fruisce quando si guarda L’ultima tipologia è la «visione di flusso». Viene vista in diretta
“che cosa c’è in tv”. come gli sport, ma con molta meno intenzionalità.
Nonostante l’aumento del tempo passato su internet, nel 2007
second screen quello dedicato alla tv non diminuiva, perché spesso venivano usati
il “secondo schermo”, può contemporaneamente. Nel 2012 si parlava di «second screen», in
essere la tv in sottofondo quanto secondo indagini statistiche almeno una volta al giorno
mentre si lavora al l’85% degli utenti di tablet e smartphone usava questi dispositivi
computer o il rispondere a mentre guardava la tv. Questo agio nel muoversi tra le varie
messaggi o email al tecnologie è stato ribattezzato in gergo «agnosticismo mediale».
cellulare mentre si guarda Una conseguenza della transizione multicanale fu la facilità con cui
la televisione i contenuti raggiungevano gli spettatori: un video girato in casa
poteva raggiungere un numero di persone pari a quello dello show
di un network nazionale. Uno dei primi video amatoriali a
raggiungere un pubblico di massa fu «The Evolution of Dance»
nell’aprile 2006, un video di sei minuti che consisteva in una
divertente carrellata sugli stili di ballo in voga dagli anni Cinquanta
fino ad oggi. Un caso esemplare fu quello di «Gangnam Style» nel
2013, che raggiunse i due miliardi di visualizzazioni, ma perfino
questo può essere considerato un fenomeno di nicchia se si
considera il fatto che la platea globale di internet è composta da due
miliardi e mezzo di utenti su computer e un miliardo su smartphone.
Secondo Lisa Gitelman, i media sono «strutture comunicative che si
realizzano nella società, dove per “strutture” si intendono sia le
forme tecnologiche sia i protocolli a esse associati»: ad esempio, nel
caso del servizio telefonico, la formula di esordio “Pronto?”, le
bollette mensili e un sistema di fili e cavi. La televisione non è solo
un apparecchio tecnologico, ma è anche l’insieme di comportamenti
e pratiche associati al suo utilizzo. Essa è una forza comunicativa
centrale grazie alla sua disponibilità: già nel 1960, l’87% delle
famiglie americane possedeva un televisore. La tv raggiungeva un
pubblico di massa e qu