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Italia siamo arrivati direttamente nella Post-Network Era: abbiamo piattaforme come Netflix,

Amazon, ma anche il duopolio Rai, Mediaset; in sostanza il pubblico si rivolge a chi non ha

soldi per fare l’esperienza della tv a pagamento, quindi ad un target che ha riguadagnato

anche alcuni fasce giovanili, il polo privato invece, ha attualmente una fascia di pubblico over

60.

I modelli di finanziamento influenzano le storie che guardiamo sullo schermo. Durante l’era

deficit financing,

network, un modello importante era quello in cui i network prepagavano

agli studios il contenuto che avrebbero mandato in onda. Si parla di deficit perché, se una

puntata di un telefilm costava 100.000 euro, il canale ne dava 60.000, coprivano giusto i

diritti di licenza e lo studio, per rientrare nella spesa, sperava che il programma avesse

successo per poi replicarlo e mandarlo nella rete di piccoli canali televisivi locali o semi

nazionali, che compravano al costo medio basso i programmi di successo (syndication). Su

quella messa in onda, lo studio si prendeva tutti i diritti, dal network che mandava per la

prima volta invece no, solo l’anticipo in deficit. Questo modello di business era rischioso

perché se il programma non andava bene si andava in perdita, accollava tutti i rischi agli

studios. Il sistema del deficit financing continua ad essere dominante anche se le dinamiche

tra studios e network oggi sono diverse: negli anni 60 i network avevano il coltello dalla

parte del manico, essendo gli unici tre possibili acquirenti di contenuti ed esigevano anche

una percentuale sui ricavi dagli ulteriori sfruttamenti. Questo è uno dei motivi per il quale

fin-syn

negli anni 70 il governo intervenne con un sistema di regole dette (financial interest

and syndication) che decidevano chi era autorizzato a fare programmi televisivi,

modificavano i rapporti tra network e studios e determinavano chi avrebbe guadagnato di

più, proibiscono ai network di detenere i diritti e di avere interessi finanziari sui programmi

che trasmettono. Queste scelte modificano notevolmente l’assetto del mercato televisivo

perché si crea una nuova dinamica tra studios e network. L’eliminazione di queste regole

fece l’ambiente più competitivo, difatti, la metà degli anni 90 è una fase delicata perché

entrano nel mercato anche le cable, modificando notevolmente questi sistemi

(finanziamento e produzione). I network iniziarono a popolare i palinsesti quasi solo di

programmi acquistati da studios di cui loro stessi avevano la proprietà o che facevano parte

proprietà comune.

del loro conglomerato, questo è detto meccanismo della Il network tenta

per sempre di capitalizzare il prodotto e tutte queste norme di finanziamento introducono

delle modifiche nelle pratiche produttive e fanno lievitare le tipologie di contenuto con più

chance di realizzazione. Il meccanismo della proprietà comune conferì agli studios con

comune proprietà un vantaggio significativo e nelle stesso tempo ai produttori indipendenti

show scripted

svantaggi tali da rendere insostenibile la creazione di (serie tv con

containt

sceneggiatura). Con Lotz intende programmi. Un palinsesto può essere analizzato

show scripted unscripted

sia con una griglia di genere sia con altre tassonomie quali gli e

(non hanno sceneggiatura, talent, sono meno costosi da realizzare), format, programmi che

si possono replicare in altri paesi di cui si vendono i diritti per poterli riproporre in una

versione tradotta. Il rapporto tra studios e network è dunque oscillante con delle norme

produttive di una televisione broadcast (uno o pochissimi che trasmettono verso la massa).

modalità di produzione

Lotz ci fa anche notare come le tendano ad avere una permanenza

più lunga rispetto alle variazioni dei modelli di business e di produzione: una puntata

richiede 7-8 giorni di ripresa, con telecamere in posizioni stabilite. Nel sistema produttivo

americano la tv si fa diversamente dal cinema, si gira e si consegna al network per episodi e

poi si pensa alla successiva; nel cinema, invece, si gira tutto il film. Per molti anni la stagione

era costituita da 20-22 puntate, coprivano tutto l’arco della programmazione televisiva

le stagioni più

originale, il resto dell’anno era destinato alle repliche. Con le cable diventano

brevi perché non hanno necessità di riempire tutta la stagione con una sola serie, basano il

loro ricavo sugli abbonamenti, per loro è più importante che ci siano tanti prodotti che fanno

abbonare e rinnovare che serie lunghe. Ogni settimana, inoltre, i canali riproponevano

spesso in replica l’ultima andata in onda, specie prima dell’affermarsi dell’on demand. Egli

sostiene che la combinazione tra il minor numero di puntate, la maggiore accessibilità, fa

venire meno i motivi per cui i broadcaster evitavano narrazioni molto serializzate e

tendevano a realizzare prodotti seriali del tipo telefilm, senza la macrostoria e le tante

puntate. GoT viene programmata nell’era cable con una cadenza settimanale con i social

network attraverso i quali colmare gli intervalli tra una puntata e l’altra con discussioni,

ipotesi, ecc. è un prodotto cable di nuova generazione con cui HBO intensifica il proprio

pubblico riaggregando delle fasce. 10-90

Un altro modello distributivo prende il nome di (caratteristico della comedy), con il

quale si riesce ad aggirare i network: il canale acquista in licenza dieci puntate di prova e le

manda in onda, e se queste raggiungono gli obiettivi di ascolto prefissati il canale ha

l’obbligo di acquistare la licenza per altre novanta puntate in due anni, dopo due anni il

distributore (studio) può vendere i diritti secondari. I ritmi veloci e senza pause non lasciano

al network molto margine per intervenire, e questo consente al creatore maggior

autonomia. Quando siti internet come YouTube, Yahoo, ecc. si sono avventurati nel mondo

della creazione di serie originali, sono emersi ulteriori modelli produttivi. Il fatto che i

programmi durino dai trenta ai sessanta minuti, abbiano interruzioni pubblicitarie e vadano

in onda ogni settimana alla stessa ora, deriva dalle norme stabilite dai network durante la

loro era. Le repliche, una volta divenute possibili dal punto di vista tecnico, diventarono

fondamentali per le strategie economiche dei network, perché riducevano il numero di

settimane in cui essi dovevano sborsare per contenuti nuovi.

Per la promozione dei programmi, durante l’era dei network e la transizione multicanale, si

passavano clip dei programmi futuri durante gli spot pubblicitari. Nel corso della transizione

multicanale i bradcaster reagirono all’aumento della concorrenza intensificando la

promozione televisiva. Con l’inizio dell’era post network, i network iniziarono a sperimentare

nuove strategie promozionali e sfruttarono la proprietà comune utilizzando i network

“fratelli”, sfruttarono i critici televisivi. Nel 2010, i social media e le nuove forme distributive

avevano aperto molti canali di comunicazione con gli spettatori, anche per attirarli ai

programmi. Sperimentarono anche rendendo disponibili i pilot in varie piattaforme quali

Youtube, ecc. ogni personaggio comincia ad avere un account ufficiale su Twitter.

Nell’era dei network, quando le possibilità distributive erano poche, i produttori vendevano

le serie o ai network oppure a emittenti locali. Dopo, per poter rientrare dei costi del deficit

financing, rivendevano le puntate sul mercato estero, alle emittenti indipendenti e alle

finestre

affiliate dei network broadcast. Queste opportunità di vendita sono chiamate

distributive. Con l’era post network prendono piede nuove modalità distributive e questi

nuove finestre distributive nuove forme di

cambiamenti possono essere distinti in e

distribuzione nelle case: le prime includono i diversi luoghi in cui i produttori vendono i

programmi dopo il primo passaggio sui network: nell’era network gli unici due erano

mercato estero ed emittenti locali, nella transizione multicanale reti via cavo, vendite in

videocassetta e dvd, video on demand, di recente siti internet per il download o lo streaming

delle puntate, i servizi in abbonamento e i siti supportati dalla pubblicità. La distribuzione

nelle case, invece, identifica il modo in cui i contenuti raggiungono le abitazioni, la

competizione che si crea tra le tecnologie di comunicazione e intrattenimento una volta che

tali contenuti sono arrivati a destinazione. Un tempo c’era solo la tv, oggi anche aziende che

tradizionalmente operano nella telefonia. Il dvd viene successivamente sostituito dall’on

demand, il download e lo streaming su banda larga, la cui caratteristica era l’intangibilità: lo

spettatore non aveva mai a che fare con una copia fisica, non aveva bisogno di andare

personalmente in negozio, dunque si abbassano i costi di produzione e distribuzione.

L’industria televisiva ha utilizzato finestre distributive scaglionate nel tempo e con diverse

fasce di prezzo, che costringono i consumatori a pagare di più per un accesso precoce ai

contenuti. Questo consentiva ai network che pagavano i diritti di licenza di godere un

periodo di esclusiva in cui il programma era disponibile solo sul network di primo passaggio.

Durante l’era dei network e della transizione multicanale il ciclo di syndication non partivano

finché non erano state prodotte cento puntate. Oggi ci sono dei cambiamenti, gli studios

possono ora vendere gli show e iniziare i cicli di syndication prima che si siano accumulate

cash and barter,

cento puntate; le emittenti possono acquistare gli show con accordi ovvero

concedendo spazi pubblicitari al distributore in cambio di uno sconto sul pagamento in

denaro.

Storicamente esistevano alcune regole in fatto di pubblicità, come per es. lo spot del limite

di 30 secondi. Nell’era post network troviamo la coesistenza di varie forme pubblicitarie

quali product placement (tutto ciò che non è spot da 30 sec viene chiamato così),

integrazione, branded entertainment e sponsorizzazione. Siamo di fronte ad un pubblico

sempre più frammentato a cui le tecnologie di controllo avevano conferito più di una

maniera per schivare i messaggi pubblicitari. All’inizio dell’era post network era possibile

dividere la tv americana in 3 categorie: supportata dalla pubblicità, supportata dagli

abbonamenti o una combinazione delle due. Un modello economico peculiare della prima

fase di era post network è il pagamento diretto o a transizione, in cui lo spettatore paga per

una precisa porzione di contenuti, che si tratti di una singola puntata o di un’intera serie

scaricata o acquistata in dvd. Youtube si affidava principalmente al supporto pubblicitario,

cost per

ma aveva iniziato in via sperimentale a istituire una tariffa per alcuni s

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
10 pagine
9 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saxbrina97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecnica del linguaggio audiovisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Bandirali Luca.