Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo, prof. Bandirali, libro consigliato Complex tv, teoria e tecnica dello storytelling, Mittel Pag. 1 Riassunto esame Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo, prof. Bandirali, libro consigliato Complex tv, teoria e tecnica dello storytelling, Mittel Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo, prof. Bandirali, libro consigliato Complex tv, teoria e tecnica dello storytelling, Mittel Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo, prof. Bandirali, libro consigliato Complex tv, teoria e tecnica dello storytelling, Mittel Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Con l’autorialità tanti individui contribuiscono ai diversi aspetti di un’opera ma il

risultato finale viene attribuito ad un solo individuo, il regista (il cosiddetto film d’autore).

gestionale

Con l’autorialità il sistema televisivo richiede la supervisione di uno o più

producer, che ha la responsabilità sulle scelte definitive che caratterizzano l’opera terminata.

regista

Un dirige la scena, cioè si occupa dei movimenti di scena, nessun altro può fare

questo al suo posto.

Quando il cinema comincia ad avere una dimensione industriale si manifesta anche

l’esigenza di trasformarlo in un prodotto culturale: una delle strategie è quella di fare degli

adattamenti di grandi opere letterarie (da Shakespeare a Flaubert). Ad un certo punto si crea

la figura del cinefilo, cioè un amante del cinema che va a vedere la maggior parte dei film e

ne discute con una comunità di spettatori che si incontrano per esempio in associazioni..

Secondo Mittel, attribuire ad un’unica figura l’intero esito del processo creativo ha la

funzione di associare l’opera ad un’artista affinché il cinema possa essere riconosciuto come

un’arte. Questa strategia è legata al fatto che anche le altre arti funzionano così. In America,

quando un film vince il premio oscar per il miglior film, a ritirarlo è l’autore, il concetto di

autorialità è anche una variabile geografica.

Inizialmente, con il cinema si comincia a dire che il regista è il responsabile dell’intero

processo creativo, anche se alcune cose le fanno altri che non sono esattamente dei suoi

impiegati come il direttore della fotografia, il compositore ecc. Questo vale soprattutto nel

cinema europeo e in particolare nel cinema d’autore. Nel cinema americano, per esempio, è

rarissimo che il regista abbia accesso al montaggio perché nel suo contratto non c’è. Il

sistema televisivo, inoltre, per garantire una continuità del prodotto (narrativa, produttiva,

distributiva ecc.), ha bisogno di una o 2 figure che diano la garanzia di questa continuità, il

producer. Nel 99% dei casi non sono i registi a detenere l’authorship della serie tv. Con le

autorialità gestionale

serie tv parliamo di perché il processo di produzione delle serie tv di

pre-produzione riprese post-produzione

solito è suddiviso in 3 fasi: (sceneggiatura), e

(montaggio). Nella serialità televisiva, quando si comincia a scrivere il pilot, quella che loro

chiamano Bibbia in cui raccontano la serie, si descrivono i personaggi, il loro passato, le loro

azioni, non solo quello che vedremo ma anche quello che non vedremo, qual è la

macrostoria, ecc. Se il pilot convince lo studio, l’ideatore della serie firma il contratto e

showrunner,

ufficialmente viene definito cioè supervisore dell’intero processo di produzione

della serie. L’opera televisiva è l’opera di un team di sceneggiatori che fanno riferimento ad

un capo degli sceneggiatori perché succede sempre che c’è qualcuno al lavoro della scrittura

dell’episodio, c’è un episodio che sta per essere girato in quei giorni e nella stessa settimana

c’è un episodio in fase di montaggio; è evidente che un regista non può essere presente con

possibilità decisionali in 3 luoghi contemporaneamente, sarà sicuramente dove l’episodio

dev’essere girato, cioè sul set e non negli altri 2 luoghi.

Lo showrunner è più importante dei registi perché è sotto contratto degli studios per tutto il

tempo in cui la serie viene realizzata. Il regista, invece, è un freelance, ha un contratto solo

sceneggiatori fissi

per un determinato numero di episodi. Gli sono una squadra più stabile

che varia tra le 6 e le 12 unità. Il lavoro di scrittura è collaborativo tant’è che si parla proprio

writers’ room,

di stanno in una stanza e sono incoraggiati a lavorare in modo collaborativo. Il

writer

singolo sceneggiatore può lavorare alla sceneggiatura di un episodio ma è l’head a

supervisionare e a riscrivere ogni pagina per garantire la continuità del carattere e dello stile

della serie. Es.: GoT 70 episodi, 19 registi, 7 sceneggiatori su 7 stagioni, alcuni dei quali

hanno lavorato su specifici personaggi. I 2 showrunner hanno scritto la maggior parte degli

episodi per stagione. Murphin ha scritto un episodio per ognuna delle 4 prime stagioni.

Copman, che era il coordinatore delle sceneggiature per la serie, è diventato produttore a

partire dall’ultima stagione ed è l’unico sceneggiatore che ha avuto accesso alla writers’

room, al contrario di Murphin che non ha mai avuto accesso. Nel cinema italiano degli anni

50 c’erano 5-6 sceneggiatori che si dividevano i personaggi: per i personaggi colti c’era

Pasolini, Bassani, ecc. per i personaggi di bassa estensione ce n’erano altri.

In Italia si producono ancora le serie così come si produce il cinema: una volta avuta la

sceneggiatura, per fare un film, si può partire dalle scene iniziali o finali. Si fa un piano di

produzione in cui si girano tutte le scene con la determinata sceneggiatura poi tutte le scene

di giorno, ecc. e questo consente un’economia produttiva enorme. Da noi questa modalità

viene utilizzata anche per le serie tv e questo è un sistema non adatto e non competitivo

controllo in progress,

rispetto a quello americano, non consente il cioè se ci sono eventuali

cose da sistemare.

Mittel racconta la scrittura di Lost: a capo di un canale di broadcast c’era un dirigente che

aveva avuto l’idea dell’isola dei sopravvissuti e non essendo uno sceneggiatore l’aveva

affidata a 2 persone diverse. Abrams, regista famoso con cui aveva un rapporto

professionale (autore e showrunner di Alias) e Lindelof sceneggiatore di serie tv; i due

scrivono i pilot per conto proprio e dopodiché si mettono in contatto telefonico perché gira

la voce che quel dirigente sta per essere sostituito, si incontrano e cominciano a scrivere

cose stravaganti e azzardate. Chiudono questo pilot, il dirigente del canale viene

effettivamente sostituito, va a lavorare in un altro posto, sottopone la sua idea e Lost va in

produzione. Per un po’ di tempo Abrams, che aveva scritto solo il pilot della prima stagione,

venne definito l’autore; successivamente, però, la serie fu più correttamente attribuita a

Lindelof, che ha scritto il pilot per intero.

Podcast, making-of, contenuti extra nei dvd, reazioni su Twitter e post sui blog, hanno

permesso agli autori di interagire direttamente con gli spettatori, che, si affidano ad un

“autore desunto” che li aiuti a comprendere i loro programmi preferiti.

agente

Nella Poetica, Aristotele dice che i personaggi sono (compiono azioni e agiscono) e

carattere, cioè l’insieme delle qualità rivelate attraverso le azioni. Jens Edes, invece, dice che

il personaggio è un individuo funzionale identificabile con una propria vita interiore che

esiste in quanto prodotto della comunicazione. Il personaggio come individuo è costituito da

Soma (corpo) + psiche (mente). riconoscimento,

Per Murray Smith, il rapporto spettatore-personaggio si basa sul: in cui il

allineamento

pubblico sa che il personaggio è lo stesso in diverse scene, (nei lungometraggi

e nella serialità), ovvero quanto tempo passiamo con il personaggio, è un parametro

quantitativo che determina l’attaccamento, in cui il pubblico vuole ciò che il personaggio

vuole. Quest’ultimo, oltre alla quantità di tempo, si basa anche sulla qualità, cioè se in

questo lasso di tempo sono venuto a conoscenza di una parte della loro storia, delle loro

motivazione, scatta l’attaccamento più assoluto, lo spettatore diventa quasi un confidente

del personaggio perché sa qualcosa di lui che gli altri non sanno. Il carattere a cui sono più

allineato diventa col tempo quello a cui sono più staccato. Inoltre, a volte lo spettatore

tende a dare per scontato che il protagonista rimanga tale fino alla fine e che non muoia né

abbandoni la storia, questo vale soprattutto nei caso di quei personaggi che danno il nome

alla serie; per esempio non potremmo immaginare Dr. House senza il dottor House. In GoT,

verso la fine della prima stagione, viene giustiziato Ned Stark, quello che sembrava essere il

protagonista, gli spettatori si aspettano che i personaggi principali rimangano a lungo nella

serie, GoT, invece, ci insegna che anche i personaggi importanti muoiono.

Nel suo arco di trasformazione, il personaggio accumula esperienze piuttosto che farsi

cambiare da esse: l’elaborazione sostituisce lo sviluppo tranne per i personaggi giovani che

maturano e crescono (Mittel). In realtà non cambia il personaggio ma la nostra

comprensione di lui nel corso del tempo. Lo conosciamo tramite i flashback. La strategia per

trasmettere l’idea di evoluzione di un personaggio stabile è rendere situazioni e relazioni

mutevoli e dinamiche. personaggi antieroici

Nella serialità televisiva contemporanea abbiamo anche allo scopo di

sorprendere, disorientare, dare fastidio e, di conseguenza, far discutere. Essi non sono i più

cattivi del mondo narrativo, esistono personaggi peggiori, fanno quindi appello ad una

moralità relativa (Dexter). Mittel sostiene che l’antieroe sia interessante e coinvolgente per

un certo tipo di pubblico perché è intelligente e quando compie il male ha un suo tratto

machiavellico sia come capacità raziocinante sia come capacità di manipolare i personaggi e

questo genera un’ammirazione e un consenso (in GoT Baylish, il viscido consigliere che vive

in una specie di bordello). L’adesione dello spettatore alle azioni dell’antieroe è comunque

da negoziare volta per volta, alcune volte ama il protagonista, altre revoca la sua adesione. Il

problema delle storie antieroiche è che sono costituite soprattutto dall’impossibilità che ha

l’antieroe di cambiare, perché se cambiasse non sarebbe più il personaggio che abbiamo

scelto di seguire. Inoltre, la serie antieroica fa fatica a dare un giudizio morale sul

personaggio quindi ci sarebbe un problema sui finali legato al discorso del climax, punto in

cui il film trasmette un messaggio. Quello della serialità è un congegno molto complesso che

deve gestire un numero di personaggi che sono superiori ad una normale narrazione

cinematografica. Un lungometraggio è un racconto focalizzato su un protagonista, che ha un

obiettivo, ecc. e nella sua taglia media di 90-100 min, potrebbe riuscire a presentare

completamente 2-3 personaggi. GoT, per esempio, è ric

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
11 pagine
10 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saxbrina97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecnica del linguaggio audiovisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Bandirali Luca.