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Con l’autorialità tanti individui contribuiscono ai diversi aspetti di un’opera ma il
risultato finale viene attribuito ad un solo individuo, il regista (il cosiddetto film d’autore).
gestionale
Con l’autorialità il sistema televisivo richiede la supervisione di uno o più
producer, che ha la responsabilità sulle scelte definitive che caratterizzano l’opera terminata.
regista
Un dirige la scena, cioè si occupa dei movimenti di scena, nessun altro può fare
questo al suo posto.
Quando il cinema comincia ad avere una dimensione industriale si manifesta anche
l’esigenza di trasformarlo in un prodotto culturale: una delle strategie è quella di fare degli
adattamenti di grandi opere letterarie (da Shakespeare a Flaubert). Ad un certo punto si crea
la figura del cinefilo, cioè un amante del cinema che va a vedere la maggior parte dei film e
ne discute con una comunità di spettatori che si incontrano per esempio in associazioni..
Secondo Mittel, attribuire ad un’unica figura l’intero esito del processo creativo ha la
funzione di associare l’opera ad un’artista affinché il cinema possa essere riconosciuto come
un’arte. Questa strategia è legata al fatto che anche le altre arti funzionano così. In America,
quando un film vince il premio oscar per il miglior film, a ritirarlo è l’autore, il concetto di
autorialità è anche una variabile geografica.
Inizialmente, con il cinema si comincia a dire che il regista è il responsabile dell’intero
processo creativo, anche se alcune cose le fanno altri che non sono esattamente dei suoi
impiegati come il direttore della fotografia, il compositore ecc. Questo vale soprattutto nel
cinema europeo e in particolare nel cinema d’autore. Nel cinema americano, per esempio, è
rarissimo che il regista abbia accesso al montaggio perché nel suo contratto non c’è. Il
sistema televisivo, inoltre, per garantire una continuità del prodotto (narrativa, produttiva,
distributiva ecc.), ha bisogno di una o 2 figure che diano la garanzia di questa continuità, il
producer. Nel 99% dei casi non sono i registi a detenere l’authorship della serie tv. Con le
autorialità gestionale
serie tv parliamo di perché il processo di produzione delle serie tv di
pre-produzione riprese post-produzione
solito è suddiviso in 3 fasi: (sceneggiatura), e
(montaggio). Nella serialità televisiva, quando si comincia a scrivere il pilot, quella che loro
chiamano Bibbia in cui raccontano la serie, si descrivono i personaggi, il loro passato, le loro
azioni, non solo quello che vedremo ma anche quello che non vedremo, qual è la
macrostoria, ecc. Se il pilot convince lo studio, l’ideatore della serie firma il contratto e
showrunner,
ufficialmente viene definito cioè supervisore dell’intero processo di produzione
della serie. L’opera televisiva è l’opera di un team di sceneggiatori che fanno riferimento ad
un capo degli sceneggiatori perché succede sempre che c’è qualcuno al lavoro della scrittura
dell’episodio, c’è un episodio che sta per essere girato in quei giorni e nella stessa settimana
c’è un episodio in fase di montaggio; è evidente che un regista non può essere presente con
possibilità decisionali in 3 luoghi contemporaneamente, sarà sicuramente dove l’episodio
dev’essere girato, cioè sul set e non negli altri 2 luoghi.
Lo showrunner è più importante dei registi perché è sotto contratto degli studios per tutto il
tempo in cui la serie viene realizzata. Il regista, invece, è un freelance, ha un contratto solo
sceneggiatori fissi
per un determinato numero di episodi. Gli sono una squadra più stabile
che varia tra le 6 e le 12 unità. Il lavoro di scrittura è collaborativo tant’è che si parla proprio
writers’ room,
di stanno in una stanza e sono incoraggiati a lavorare in modo collaborativo. Il
writer
singolo sceneggiatore può lavorare alla sceneggiatura di un episodio ma è l’head a
supervisionare e a riscrivere ogni pagina per garantire la continuità del carattere e dello stile
della serie. Es.: GoT 70 episodi, 19 registi, 7 sceneggiatori su 7 stagioni, alcuni dei quali
hanno lavorato su specifici personaggi. I 2 showrunner hanno scritto la maggior parte degli
episodi per stagione. Murphin ha scritto un episodio per ognuna delle 4 prime stagioni.
Copman, che era il coordinatore delle sceneggiature per la serie, è diventato produttore a
partire dall’ultima stagione ed è l’unico sceneggiatore che ha avuto accesso alla writers’
room, al contrario di Murphin che non ha mai avuto accesso. Nel cinema italiano degli anni
50 c’erano 5-6 sceneggiatori che si dividevano i personaggi: per i personaggi colti c’era
Pasolini, Bassani, ecc. per i personaggi di bassa estensione ce n’erano altri.
In Italia si producono ancora le serie così come si produce il cinema: una volta avuta la
sceneggiatura, per fare un film, si può partire dalle scene iniziali o finali. Si fa un piano di
produzione in cui si girano tutte le scene con la determinata sceneggiatura poi tutte le scene
di giorno, ecc. e questo consente un’economia produttiva enorme. Da noi questa modalità
viene utilizzata anche per le serie tv e questo è un sistema non adatto e non competitivo
controllo in progress,
rispetto a quello americano, non consente il cioè se ci sono eventuali
cose da sistemare.
Mittel racconta la scrittura di Lost: a capo di un canale di broadcast c’era un dirigente che
aveva avuto l’idea dell’isola dei sopravvissuti e non essendo uno sceneggiatore l’aveva
affidata a 2 persone diverse. Abrams, regista famoso con cui aveva un rapporto
professionale (autore e showrunner di Alias) e Lindelof sceneggiatore di serie tv; i due
scrivono i pilot per conto proprio e dopodiché si mettono in contatto telefonico perché gira
la voce che quel dirigente sta per essere sostituito, si incontrano e cominciano a scrivere
cose stravaganti e azzardate. Chiudono questo pilot, il dirigente del canale viene
effettivamente sostituito, va a lavorare in un altro posto, sottopone la sua idea e Lost va in
produzione. Per un po’ di tempo Abrams, che aveva scritto solo il pilot della prima stagione,
venne definito l’autore; successivamente, però, la serie fu più correttamente attribuita a
Lindelof, che ha scritto il pilot per intero.
Podcast, making-of, contenuti extra nei dvd, reazioni su Twitter e post sui blog, hanno
permesso agli autori di interagire direttamente con gli spettatori, che, si affidano ad un
“autore desunto” che li aiuti a comprendere i loro programmi preferiti.
agente
Nella Poetica, Aristotele dice che i personaggi sono (compiono azioni e agiscono) e
carattere, cioè l’insieme delle qualità rivelate attraverso le azioni. Jens Edes, invece, dice che
il personaggio è un individuo funzionale identificabile con una propria vita interiore che
esiste in quanto prodotto della comunicazione. Il personaggio come individuo è costituito da
Soma (corpo) + psiche (mente). riconoscimento,
Per Murray Smith, il rapporto spettatore-personaggio si basa sul: in cui il
allineamento
pubblico sa che il personaggio è lo stesso in diverse scene, (nei lungometraggi
e nella serialità), ovvero quanto tempo passiamo con il personaggio, è un parametro
quantitativo che determina l’attaccamento, in cui il pubblico vuole ciò che il personaggio
vuole. Quest’ultimo, oltre alla quantità di tempo, si basa anche sulla qualità, cioè se in
questo lasso di tempo sono venuto a conoscenza di una parte della loro storia, delle loro
motivazione, scatta l’attaccamento più assoluto, lo spettatore diventa quasi un confidente
del personaggio perché sa qualcosa di lui che gli altri non sanno. Il carattere a cui sono più
allineato diventa col tempo quello a cui sono più staccato. Inoltre, a volte lo spettatore
tende a dare per scontato che il protagonista rimanga tale fino alla fine e che non muoia né
abbandoni la storia, questo vale soprattutto nei caso di quei personaggi che danno il nome
alla serie; per esempio non potremmo immaginare Dr. House senza il dottor House. In GoT,
verso la fine della prima stagione, viene giustiziato Ned Stark, quello che sembrava essere il
protagonista, gli spettatori si aspettano che i personaggi principali rimangano a lungo nella
serie, GoT, invece, ci insegna che anche i personaggi importanti muoiono.
Nel suo arco di trasformazione, il personaggio accumula esperienze piuttosto che farsi
cambiare da esse: l’elaborazione sostituisce lo sviluppo tranne per i personaggi giovani che
maturano e crescono (Mittel). In realtà non cambia il personaggio ma la nostra
comprensione di lui nel corso del tempo. Lo conosciamo tramite i flashback. La strategia per
trasmettere l’idea di evoluzione di un personaggio stabile è rendere situazioni e relazioni
mutevoli e dinamiche. personaggi antieroici
Nella serialità televisiva contemporanea abbiamo anche allo scopo di
sorprendere, disorientare, dare fastidio e, di conseguenza, far discutere. Essi non sono i più
cattivi del mondo narrativo, esistono personaggi peggiori, fanno quindi appello ad una
moralità relativa (Dexter). Mittel sostiene che l’antieroe sia interessante e coinvolgente per
un certo tipo di pubblico perché è intelligente e quando compie il male ha un suo tratto
machiavellico sia come capacità raziocinante sia come capacità di manipolare i personaggi e
questo genera un’ammirazione e un consenso (in GoT Baylish, il viscido consigliere che vive
in una specie di bordello). L’adesione dello spettatore alle azioni dell’antieroe è comunque
da negoziare volta per volta, alcune volte ama il protagonista, altre revoca la sua adesione. Il
problema delle storie antieroiche è che sono costituite soprattutto dall’impossibilità che ha
l’antieroe di cambiare, perché se cambiasse non sarebbe più il personaggio che abbiamo
scelto di seguire. Inoltre, la serie antieroica fa fatica a dare un giudizio morale sul
personaggio quindi ci sarebbe un problema sui finali legato al discorso del climax, punto in
cui il film trasmette un messaggio. Quello della serialità è un congegno molto complesso che
deve gestire un numero di personaggi che sono superiori ad una normale narrazione
cinematografica. Un lungometraggio è un racconto focalizzato su un protagonista, che ha un
obiettivo, ecc. e nella sua taglia media di 90-100 min, potrebbe riuscire a presentare
completamente 2-3 personaggi. GoT, per esempio, è ric