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Animale sprovvisto ma non sprovveduto
L'uomo non possiede specializzazione alcuna se non si considera tale la capacità di produrre artefatti tecnici. Le mancate specializzazioni anatomiche nell'homosapiens sono soppesate dalla capacità tecnica. Questa tesi è sostenuta da André Leroi-Gourhan che propone un parallelismo tra evoluzione biologica ed evoluzione tecnica perché nello stesso tempo in cui l'uomo si è evoluto biologicamente ha compiuto passi in avanti anche per ciò che riguarda la tecnologia. Leroi-Gourhan cerca di fornire delle spiegazioni riguardo l'origine della tecnica e afferma che gli artefatti tecnologici nascono come punto di incontro tra l'ambiente interno, cioè l'organismo, e l'ambiente esterno. In seguito a diverse analisi, lo studio ha dimostrato come l'evoluzione tecnica si sia svincolata, nel corso del tempo, dall'evoluzione biologica: infatti, nonostante
L'evoluzione cellulare, ad un certo punto, si arresta, il progresso tecnologico è inarrestabile. Non dissimile dal pensiero di Leroi-Gourhan è la lettura precedentemente operata dal filosofo Arnold Gehlen che afferma che, essendo sprovvisti di specializzazione, l'unica possibilità che gli uomini hanno di sopravvivere sarà quella di compiere un esonero dall'ambiente che lo circonda. Questo esonero consiste nel prenderne le distanze attraverso strumenti propri che hanno a che fare innanzitutto con la sfera cognitiva, esternalizzando le proprie capacità. Quanto alla tecnica, Gehlen sostiene che gli artefatti svolgano le funzioni di sostituzione, potenziamento e agevolazione delle capacità umane: essi possono facilitare lo svolgimento di un'attività apparentemente limitata, diventando quasi un tutt'uno con la percezione umana.
Tecnoestetica. La disciplina che si occupa della percezione e della conoscenza sensibile è l'estetica.
Essa studia il bello ma la sua definizione non può essere ridotta all'esperienza artistica. Il filosofo americano John Dewey afferma che l'arte non sia qualcosa di esterno all'uomo ma che sia il punto di incontro tra esso e l'ambiente esterno. Per comprendere l'arte, infatti, l'uomo deve tenere a mente la relazione che intercorre tra lui e l'ambiente che lo circonda, e l'estetico entra in relazione con il nostro corpo nel momento in cui l'esperienza con la realtà circostante diventa intensa. La conoscenza sensibile diventa tecnica nel momento in cui l'uomo crea ed usa le tecnologie. Lo studioso Gilbert Simondon usa la definizione di tecnoestetica. La tecnoestetica non si basa su un meccanismo di contemplazione bensì su un meccanismo di azione: l'approccio all'arte non è un approccio passivo; l'arte è una vera e propria azione. Pietro Montani ha rilevato una certa continuità fra
ilpensiero di Dewey e quello di Simondon, ed ha suggeritoun'interpretazione dell'estetico basata sulla relazione che intercorre traorganismo e ambiente. Le tecnologie mediano questa relazioneaumentando le possibilità percettive dell'uomo ed estendendone losguardo. Un altro approccio importante da tenere in considerazione èquello di Don Ihde dal cui pensiero emergono sia l'idea che la conoscenzaè preceduta dall'azione, sia l'idea che la percezione umana aumenta inseguito ad un processo di incorporamento degli strumenti tecnici chediventano semi-invisibili. Ihde afferma che è vero che la tecnologiafacilita la conoscenza permettendo l'individuazione di particolari che nonsarebbero percettibili ad occhio nudo (ad es. i crateri sulla luna), ma èanche vero che la tecnologia comporta un discostamento dalla realtàcircostante, cioè una percezione indiretta, nonostante lo strumento sifaccia invisibile osemi-invisibile. Ecomedia. I corpi si muovono all'interno di un ambiente e la relazione tra essi è sempre regolata da un medium. Il termine ambiente, dal francese milieu (che può essere tradotto anche con "mezzo"), ha un'accezione polivalente: non parliamo solo di ambienti naturali ma anche di ambienti mediali. Il termine ecomedia indica l'inseparabilità tra l'ambiente e i media. Tutto ciò che ci circonda è, in realtà, un medium: gli spazi che abitiamo non sono altro che degli elementi che mediano la relazione tra noi e il mondo esterno (ambienti mediali e media ambientali). La metafora teorica che unifica media e ambiente si concretizza nell'ambito della cosiddetta ecologia dei media tra i cui fondatori annoveriamo Lewis Mumford. Dalle sue riflessioni emerge la convinzione secondo cui le macchine hanno migliorato le possibilità dell'uomo ed hanno, inoltre, modificato l'esperienza ambientale.
L'ecologia dei media ha come modello comparativo privilegiato le scienze biologiche. Il biologo tedesco Jakob von Uexküll con le sue teorie rivoluziona il concetto di ambiente giungendo ad affermare che l'ambiente assume caratteristiche differenti a seconda dell'animale che lo fruisce: ogni specie, infatti, possiede delle diverse capacità percettive che gli consentono di compiere esperienze differenti da quelle delle altre. Ogni organismo si "adegua" al mondo che lo circonda. La consapevolezza della relazione tra organismo e ambiente emerge anche dalle teorie di Gregory Bateson che afferma che l'evoluzione degli organismi dipenda solamente dai geni. Questa ipotesi non trova continuità in quella proposta dall'evo-devo secondo cui i geni non bastano per spiegare l'evoluzione ma l'evoluzione degli organismi dipende anche dall'ambiente. Secondo la teoria dell'evoluzione dinicchia, infatti, l'ambiente ecomediale.svolge un ruolo importante nell'ambito dell'evoluzione degli organismi. Essi costruiscono delle nicchie ecologiche, ossia degli ambienti ottimizzati che gli permettono di vivere al meglio la propria vita. Per costruzione di nicchia si intende quel processo secondo cui l'organismo modifica le condizioni ambientali, rendendole a sé favorevoli. Posto ciò, possiamo parlare di eredità ecologica nel momento in cui gli individui entrano in relazione con le nicchie costruite dalle generazioni precedenti e che hanno modificato la relazione con l'ambiente circostante. Estensione e riduzione vs esternalizzazione e interiorizzazione. Il concetto di estensione, nell'ambito degli studi sui media, è già presente nelle riflessioni dei ricercatori dell'Ottocento. Lo studioso Marshall McLuhan lo utilizza per affermare che i media non sono altro che delle estensioni dell'uomo che rimpiazzano le funzioni dell'organismo. In seguito, lostudioso Edward Hall ripropone il concetto di estensione giungendo ad affermare che esista un processo complementare all'esternalizzazione, cioè l'interiorizzazione che non è altro che il risultato di un feedback relativo alla precedente esternalizzazione. Volendo tornare alle riflessioni di Don Ihde, possiamo associare il concetto di estensione a quello di riduzione giungendo, quindi, ad una doppia dicotomia: estensione/riduzione vs esternalizzazione/interiorizzazione. L'ecologo dei media Walter Ong ha dimostrato, nelle sue riflessioni, come il processo di interiorizzazione della scrittura abbia esteso le possibilità dell'intelletto umano. Prima dell'avvento della scrittura, infatti, l'unico modo per tramandare la conoscenza era possedere delle buone capacità mnemoniche: la memoria era sia il medium che il messaggio. La scrittura ha permesso di superare i vincoli di memorizzazione legati alla cultura orale. Il linguaggio vieneesternalizzato /materializzato, cioè viene reso disponibile su un supporto esterno. L'esternalizzazione si rende disponibile al soggetto esternalizzante che inconsapevolmente la interiorizza, la ingloba nel proprio bagaglio cognitivo.
Un paio di archeologie. Recentemente il ruolo dell'uomo per ciò che riguarda i processi evolutivi ha iniziato ad essere rivalutato per via dell'individuazione di tre concetti chiave, cioè materialità, parità e temporalità.
Per ciò che riguarda il concetto di materialità, lo studioso Malauforis afferma che l'agentività umana e l'agentività materiale non sono prescindibili l'una dall'altra poiché non esiste alcuna attività dell'uomo che non includa oggetti. Per spiegare la sua teoria lo studioso si serve di tre concetti chiave: l'agentività materiale; la mente estesa (idea secondo cui la mente umana si estenda e si esplichi
al di fuori del corpo nella materialità); il segno enattivo, un oggetto materiale che assume significato non per la sua rappresentazione simbolica ma per le sue caratteristiche fisiche.
Per ciò che riguarda, invece, il concetto di parità, esso presupponga che vi sia una relazione di eguaglianza tra gli organismi e le cose, cioè che non esista una condizione di prevalenza dell'uno rispetto all'altro. Questa teoria ci porta ad affermare che le cose non siano l'espressione di un progetto umano e che determinano anch'esse i processi socio-tecnologici. Ma Aufores conia il termine thinging (dall'inglese to think, pensare, e thing, cosa) per riassumere l'idea della co-costituzione tra le cose e la mente.
Per ciò che riguarda il concetto di temporalità, esso dev'essere sempre tenuto in considerazione da coloro che studiano la mente umana e la sua evoluzione. Lo studioso dei media Mark Hansen si preoccupa di definire quale
sia il ruolo dei media nella scansione dei ritmi della vita umana. In maniera impercettibile i media, con la loro onnipresenza, riescono a modificare la sensibilità e la coscienza degli uomini. Metastati o della relazione. Il termine plasticità indica la capacità degli organismi di adeguarsi agli stimoli provenienti dall'ambiente. La metaplasticità, invece, indica l'emergere di specifiche caratteristiche al momento della relazione tra ecomedia e organismo. Il concetto di relazione ci permette di avvicinarci al pensiero di Gilbert Simondon il quale afferma che il processo di individuazione, cioè il processo di formazione di un individuo (vivente o non vivente), si completa solo attraverso la relazione tra entità. Ad esempio il mattone nasce dalla relazione tra forma (lo stampo) e materia (l'argilla). Tramite la relazione si manifesta lo scambio energetico fondamentale per l'individuazione. Secondo S