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La funzione cognitiva del linguaggio secondo Andy Clark
A sostenere la priorità della funzione cognitiva del linguaggio è lo scienziato cognitivo Andy Clark secondo cui il linguaggio è un artefatto fondamentale (scaffolding) della mente estesa. Clark riprende dallo psicologo Lev Semenovic Vygotskij la prospettiva secondo cui il linguaggio pubblico ha profondi effetti sullo sviluppo cognitivo. Rispetto a Dennett, Clark considera il linguaggio come un artefatto esterno il cui ruolo non è incidere su come pensiamo ma estendere le nostre possibilità di pensiero. Il pensiero linguisticamente rinforzato non è un pensiero preesistente potenziato dal linguaggio ma è il frutto di una continua interazione tra il cervello e una varietà di supporti esterni (sistemi di numerazione, linguaggi specializzati, liste e schede).
La cognizione umana implica processi di classificazione e attribuzione di etichette linguistiche che vanno oltre l’esperienza. La domanda che sorge è: categorizziamo le...
Cose per come le vediamo o vediamo le cose in dipendenza dai nomi che la nostra lingua ci mette a disposizione? Le due vie sono state percorse da due prospettive teoriche opposte: l'universalismo linguistico (associato all'idea che le strutture cognitive siano condizionate biologicamente) e il relativismo culturale (legato all'idea che il linguaggio formi il pensiero).
Nell'ambito dell'ipotesi del relativismo culturale un esempio molto conosciuto riguarda il dato che gli Eschimesi abbiano più di una dozzina di parole diverse che si riferiscono al ghiaccio e alla neve. Secondo l'ipotesi Sapir-Whorf, questo accade perché ogni cultura crea le sue parole per riferirsi a categorie in base al sorgere dei suoi bisogni. È pertanto ovvio che gli Eschimesi, avendo più bisogno di distinguere fra i diversi tipi di ghiaccio e neve rispetto, per dire, agli aborigeni australiani che non hanno mai visto né ghiaccio né neve.
base della teoria dell'embodied cognition. Secondo questa prospettiva, il modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo è strettamente legato al nostro corpo e alle sue esperienze sensoriali e motorie. Le lingue, quindi, non sono solo strumenti di comunicazione, ma influenzano anche il modo in cui pensiamo e comprendiamo la realtà. La teoria dell'embodied cognition ha importanti implicazioni per diverse discipline, tra cui la psicologia, la filosofia della mente e le scienze cognitive. Essa suggerisce che il nostro modo di pensare non è separato dal nostro corpo, ma è intrinsecamente legato ad esso. Ad esempio, la nostra comprensione del concetto di "alto" è influenzata dalla nostra esperienza di sollevare oggetti verso l'alto con le nostre mani. Inoltre, la teoria dell'embodied cognition mette in discussione l'idea tradizionale secondo cui il linguaggio è un sistema simbolico astratto separato dalla realtà. Secondo questa prospettiva, il linguaggio è strettamente legato all'esperienza corporea e alle modalità sensoriali e motorie. Ad esempio, il modo in cui descriviamo i colori in una lingua può essere influenzato dalla nostra esperienza visiva e dalla nostra capacità di distinguere tra diverse tonalità. In conclusione, la teoria dell'embodied cognition suggerisce che il nostro modo di pensare e comprendere il mondo è strettamente legato al nostro corpo e alle sue esperienze sensoriali e motorie. Le lingue, quindi, non sono solo strumenti di comunicazione, ma influenzano anche il modo in cui percepiamo e comprendiamo la realtà.luce di unapossibile integrazione tra le due, che tenga conto di come gli esseri umaniproducano e comprendano un messaggio verbale in un atto di comunicazioneeffettiva.Per capire l’interazione tra pensiero e linguaggio e come essi confluiscano neiprocessi di produzione e comprensione di messaggi, la tesi più efficace è quellache adotta una prospettiva evolutiva, nella quale pensiero e linguaggiocoevolvono. Questa implica un duplice percorso costitutivo:
Il primo procede dal cognitivo al linguistico e si basa sull’idea che il linguaggio sia reso possibile da un sistema meta-rappresentazionale.Secondo Origgi e Sperber, infatti, il linguaggio si è sviluppato sfruttandorisorse cognitive originariamente adibite per altri scopi;
Il secondo procede dal linguistico al cognitivo e si basa sull’idea che il linguaggio, divenendo uno specifico sistema di comunicazione eaffinando le sue proprietà funzionali e strutturali, abbia un effetto diritorno
E incida nella costituzione di altri stati e processi mentali. In particolare, il merito si deve alla sintassi nel rendere possibile la costruzione di strutture completive (in cui il complemento oggetto del verbo principale – di comunicazione o di stato mentale – è una frase: Mario dice/crede che Giulia pensa X).
Subordinata: Indagare le funzioni del linguaggio in termini coevolutivi porta con sé l’adozione di uno sguardo genetico sul fenomeno, lo studio e l’analisi dell’origine del linguaggio.
Nell’ambito del pensiero filosofico-linguistico e semiotico, l’interesse verso il problema della genesi del linguaggio è rivolto principalmente alla ricerca della lingua primordiale (adamitica), origine di tutte le lingue attuali. Come dice U. Eco “in varie mitologie e teogonie appare un racconto che spiega la molteplicità delle lingue”. La nostra storia narra, a partire dalla Genesi, la creazione biblica del primo uomo.
Incoraggiato da Dio a nominare ogni essere vivente, ma non precisa su quali basi Adamo abbia chiamato le cose. Il dibattito sull'origine naturalista o convenzionalista del linguaggio rappresenta l'oggetto Cratilo delle ricerche filosofiche successive. Nel dialogo di Platone il personaggio Cratilo sostiene la posizione iconicista, per cui i nomi sarebbero quelli giusti per natura, mentre Ermogene sostiene la posizione arbitrarista, per cui è la consuetudine che ci spinge a chiamare le cose in un certo modo. Un dibattito si sviluppa poi relativamente a quale fosse la lingua originaria (considerata anche una lingua perfetta) e quali caratteristiche avesse. Dopo secoli di dispute, alla fine del '700 con il Trattato sull'origine della lingua (1770), Herder affermò che l'origine del linguaggio non è né convenzionale (come sostenuto dai razionalisti), né divina, bensì naturale e storica. La posizione teorica di Herder può essere inclusa.
fra le prospettive cognitive sul linguaggio: la lingua non serve solo per comunicare, ma produce stesse le immagini mentali con cui l'uomo pensa, e consente quindi all'uomo di formarsi un mondo spirituale in cui, a differenza degli animali, si possono sviluppare arte e libertà. Herder introdusse anche un'idea che verrà ripresa dai paleontologi e dagli antropologi: il linguaggio è una conseguenza spirituale della stazione eretta degli uomini, la quale permette una articolare struttura del cervello. Nell'ambito del pensiero filosofico, paleontologico e antropologico la ricerca sulla comparsa del linguaggio è volta a trovare una spiegazione al salto evolutivo che separa il momento in cui non era presente alcuna specie dotata di linguaggio dal momento in cui alla specie umana si attribuisce la capacità di utilizzare una lingua vocale. Cerca quindi di farsi strada tra il punto di vista innatista (che ritiene la facoltà del linguaggioConnaturata agli esseri umani) ela prospettiva evolutiva (che cerca di capire come è perché, a un certo punto, iprimati umani abbiano acquisito la facoltà del linguaggio). L'anatomista PhilipLiebermann (1975) ritiene che il linguaggio abbia avuto origine percomunicare: secondo lui, la comparsa del parlato (da cui avrebbe avuto originela comunicazione linguistica) si ha a partire da una modifica anatomicaparticolare dell'apparato respiratorio, ossia l'abbassamento della laringe e losviluppo di una zona faringea; ciò ha consentito agli ominidi di acquisire lacapacità di articolare l'intera gamma dei suoni del parlato ma non si sa ancoraa che punto dell'evoluzione ciò sia avvenuto. Il linguista Derek Bickerton (1990)ritiene invece che il linguaggio abbia come funzione fondamentale quella dirappresentare e costruire un modello del mondo esterno e che pertanto esso sisia evoluto per necessità cognitive.
più che per la comunicazione sociale. PerBickerton la sintassi è il fulcro del linguaggio che è un sottoprodottodell’evoluzione del cervello: il linguaggio primitivo, secondo lui, era ricco diparole dotate di significato ma carente di elementi grammaticali (perchéevolutesi molto prima della sintassi).Occuparsi dell'origine del linguaggio significa adottare un paradigma evolutivo,poiché è nell'ambito dell'evoluzione che la specie umana ha acquisito un 10carattere nuovo e unico: la facoltà del linguaggio. Pur non essendoci evidenzearcheologiche dirette (come i documenti fossili) su quando, come e perché siaemerso il linguaggio, oggi possiamo formulare ipotesi sulla base di fattorievolutivi noti.Vi sono due ipotesi su quando sia comparso il linguaggio:l'ipotesi della comparsa tarda (circa 30 mila anni fa); una prova a favore di questa tesi è costituita dalle prime produzioni artistiche (risalente
acirca 30 mila anni fa, sebbene gli studiosi trovino prove sempre più antiche di attività simboliche); l'ipotesi della comparsa precoce (circa 3 milioni di anni fa, con l'australopiteco africano), sostenuta dalle evidenze fossili sulle modifiche anatomiche legate alla possibilità delle vocalizzazioni (risalenti a più di 400 mila anni fa); l'abbassamento della laringe e l'espansione del canale vertebrale toracico risalgono ai primi ominidi della specie sapiens (200.000 anni fa circa). Ma non ci sono attestazioni di attività simboliche che testimonino la presenza delle capacità cognitive necessarie all'uso del linguaggio. Sono tre le ipotesi sul come sia emerso il linguaggio, passando da forme di comunicazione non linguistica a una forma linguistica: La lingua ha avuto origine da gesti. L'ipotesi è avvalorata da diverse prove: innanzitutto, dal fatto che la postura eretta e il torace appiattito consentirono agliumani di arrivare ad un’abilità che li distinse dalle scimmie antropomorfe: il lancio degli oggetti; inoltre, l’abilità motoria legata al lancio di precisione richiede un controllo molto sofisticato, analogo a quello necessario agli organi per la fonazione; infine, i lanci di precisione, fatti per lo più con la mano destra, sarebbero controllati dallo stesso emisfero che è dominante per il linguaggio: l'emisfero sinistro.
La lingua ha avuto origine dal canto. L’ipotesi è avvalorata da diverse prove: il miglioramento delle capacità respiratorie, con maggiore innervazione e sviluppo dei movimenti fini, che ha avuto inizio circa 1,6 milioni di anni fa, prima della comparsa del linguaggio; inoltre, la struttura del tratto vocale è adattivamente esagerata rispetto alla gamma di suoni necessari per parlare una lingua, ma consona alle ampie possibilità di suoni musicali necessarie per il canto; infine, da un punto di vista
dello sviluppo in