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Il quarto assioma della comunicazione

Il quarto assioma della comunicazione afferma che gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il modulo numerico riguarda l'uso delle parole e dunque il linguaggio verbale. La comunicazione con il modulo numerico serve per trasmettere i contenuti della comunicazione stessa. Il modulo analogico invece è ogni comunicazione non verbale. La struttura logico sintattica del linguaggio verbale ha efficacia soprattutto sul versante del contenuto, ma non è adeguata a definire la relazione tra gli interlocutori. La comunicazione non verbale, di natura analogica, invece, è appropriata a definire in modo non ambiguo la natura della relazione. L'uomo ha la necessità di combinare questi due linguaggi e deve costantemente tradurre dall'uno all'altro, operazione che lo pone di fronte a dilemmi assai curiosi.

Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare nella comunicazione

L'ultimo assioma sostiene che tutti...

gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull'uguaglianza o sulla differenza. Si ha interazione simmetrica, caratterizzata dall'uguaglianza, quando il comportamento di un individuo A tende a rispecchiare quello di un altro, B. La relazione complementare, basata sulla differenza, si ha quando il comportamento di A tende a completare, nelle sue parti mancanti, quello di B. È possibile avere una comunicazione efficace sia con la relazione simmetrica che con quella complementare, così come entrambe comportano dei disturbi. Il rischio che si può correre in una relazione simmetrica è l'escalation competitiva. Il modello relazionale, nonostante gli apporti ad-hoc per la comunicazione umana, mostra a sua volta dei limiti. È orientato all'analisi del comportamento comunicativo umano faccia a faccia e i suoi aspetti psicopatologici, lascia a sua volta però in ombra aspetti come la natura dei codici.

Il ruolo del contesto, l'esame dei processi cognitivi implicati nella comprensione del significato e delle intenzioni comunicative, approfonditi da ulteriori modelli e teorie.

Cambiamento, cambiamenti e paradossi

Ognuno di noi si trova in situazioni di piccoli o grandi problemi da risolvere. Non sempre però riusciamo a cambiare le cose e non sempre tutto è governato dalla logica. Gli studiosi di Palo Alto hanno individuato due tipi di cambiamento:

Cambiamento 1: cerca di risolvere un problema che però continua a persistere, si verifica in un dato sistema e lo lascia immutato

Cambiamento 2: modifica del sistema, porta ad una soluzione a volte anche imprevista, è un cambiamento del cambiamento che può essere indotto solo uscendo dal sistema.

Per cercare di spiegare il cambiamento 1 gli studiosi citano la teoria dei gruppi, utilizzata spesso in matematica o fisica. Le proprietà dei gruppi sono principalmente 4:

  • Il gruppo è un insieme di

elementi che condividono una caratteristica comune.

Combinando le sequenze varianti di un gruppo il risultato è sempre lo stesso.

Un gruppo contiene un elemento di identità che composto con ogni altro elemento dal gruppo lo lascia immelato (un elemento può agire senza cambiare nulla).

Ogni elemento del gruppo deve avere il suo reciproco o inverso che composto con l'elemento stesso dall'elemento di identità.

Per spiegare invece il cambiamento 2 si servono della teoria dei tipi logici. Le proprietà delle classi sono 4:

  1. qualunque cosa presupponga tutti gli elementi di una collezione non deve essere un termine della collezione
  2. Qualunque tentativo di trattare l'uno nei termini dell'altro genera confusione e paradossi.
  3. Una classe non può essere elemento di sé stessa.
  4. Per parlare di una classe occorre saltare di livello rispetto a una gerarchia di tipi. Qui il cambiamento si sistema per appunto distinguere i livelli.

Livelli logici vanno tenuti separati per evitare confusione e paradossi. Il passaggio da un dato livello a quello immediatamente superiore comporta uno spostamento, una rottura o trasformazione (cambiamento) significativa che ci dà l'opportunità di uscire dal sistema.

Per quanto riguarda invece il paradosso, possiamo distinguerne principalmente due tipi:

Il paradosso logico: situazione che confonde l'elemento e la classe, comporta delle difficoltà comunicative (tutti i Cretesi sono bugiardi, Epimenide di Creta).

Il paradosso pragmatico (ingiunzione): si verifica quando una persona è posta di fronte a messaggi contraddittori, la natura non è evidente oppure i messaggi sono di livelli diversi. Forte spirito contraddittorio, ripresa del quarto assioma (dovresti amarmi, devi cambiare, sii spontaneo).

Semiotica: De Saussure, Pierce, tipologie dei segni

La semiotica è lo studio della natura dei segni, della loro produzione, trasmissione e interpretazione.

I padri della semiotica sono Ferdinand De Saussure e Charles Sanders Pierce. Essa studia ogni fenomeno di significazione e di comunicazione cercando di applicare gli stessi concetti e gli stessi metodi di analisi a tutti i sistemi di segni (codici). Codice e segno rappresentano infatti le unità base della comunicazione.

4.1. Il codice.

Il codice in ambito semiotico è ciò che gli attori della comunicazione devono condividere. È una precondizione al processo di comprensione di un messaggio. L'idea di codice, in questo senso più generale, indica un sistema di corrispondenze tra un'espressione e un contenuto.

4.2. Il segno.

L'espressione e il contenuto del codice sono messi in corrispondenza tramite il sistema di segni di cui il codice consiste. Un segno in prima approssimazione può essere inteso come un qualcosa (espressione) che sta per qualcos'altro (contenuto). Il segno è un principio astratto di classificazione che acquista

Il suo potere espressivo si manifesta solo all'interno di un sistema. I codici, pertanto, non sono insiemi di segni ma sistemi. Dalla nozione di segno, molto più antica di quella di codice, è difficile trovare una definizione univoca. Le due definizioni più seguite sono quella diadica di De Saussure e quella triadica di Pierce.

Il segno in Saussure: significante e significato. La nozione saussuriana definisce il rapporto tra due livelli del segno, inscindibilmente connessi, il piano del significante (espressione) e il piano del significato (contenuto). Il segno secondo De Saussure è un'entità psichica a due facce, intimamente unite.

Il piano del significante è il livello dell'espressione, la parte del messaggio legata alla sua manifestazione fisica. Essa si articola in due livelli: la forma e la sostanza. La forma dell'espressione è il principio di classificazione che ci permette di assegnare a una stessa entità varianti.

individuali della realizzazione di undeterminato significante. Dalla variazione delle fonie (piano della sostanza) si passa al piano delle classi, chenel caso dei suoni sono state identificate nei fonemi (piano della forma).Esempio: una parola detta da diverse persone non sarà mai identica, nondimeno abbiamo la capacità diriconoscerne la medesima forma e di classificarla come facente parte dello stesso significante.

Il piano del significato è il livello del senso del messaggio. Anche questo piano si articola in forma esostanza.La sostanza è un fatto psichico e immateriale da cui persone diverse partono per attribuire un sensonecessariamente soggettivo nell'ambito d'uso di un medesimo segno. Perché una comunicazione abbiasuccesso occorre attribuire precise classificazioni anche a livello di significato.Benché persone diverse facciano riferimento a concetti soggettivamente diversi sollecitati da un medesimosegno, la parte astratta del

Il segno (significato) è patrimonio comune dei parlanti. Il segno è una forma e non una sostanza, ossia una classe astratta. Nelle lingue naturali questa classe coincide con il sistema di segni chiamato langue e regola la realtà comunicativa e la consente. La langue è una determinata parte del linguaggio e un principio di classificazione. È il prodotto sociale della facoltà del linguaggio e l'insieme di convenzioni adottate dal corpo sociale. L'atto comunicativo invece, che è individuale ed è l'aspetto pragmatico della comunicazione, è definito con il termine parole, essa è l'esecuzione di un atto linguistico.

4.3.1. L'arbitrarietà del segno.

Che cosa permette di considerare appartenenti alla stessa classe sequenze sonore diverse e sensi diversi? La difficoltà nasce dal fatto che non vi è un rapporto di determinazione causale tra la sfera delle classi e quella delle occorrenze.

ossia tra langue e parole. Non ci sono leggi deterministiche che stabiliscono un rapporto di causa-effetto tra i principi della classe e la sua realizzazione. Ne tra il piano dei significati e dei significanti. La linguistica strutturale e la semiotica esprimono questa caratteristica affermando che il legame fra il significante e il significato è arbitrario. L'arbitrarietà si definisce come l'assenza di un legame naturale (una relazione di causa-effetto) o di una connessione logica tra gli elementi in gioco. Possiamo elencare due tipi di arbitrarietà: verticale e orizzontale. L'arbitrarietà verticale o debole caratterizza la relazione tra significante e significato (es. non c'è nessun motivo per il quale la parola "sedia" si pronunci nelle diverse lingue in modo differente). Saussure integra questa arbitrarietà con una più complessa, detta radicale o orizzontale, per la quale sono arbitrari i rapporti tra un significante e.

Gli altri significanti e quelli tra un significato e gli altri significati (es. non c'è nessuna ragione per la quale in italiano si usa la 'i' breve e in inglese la 'i' lunga). Per quanto riguarda i significati si riscontra un diverso modo di concettualizzare la realtà, consentito dall'arbitrarietà che regola l'instaurarsi delle langues (es. in italiano "piove" si indica con un nome, in inglese ci sono 3 diverse parole che significano la stessa cosa senza un apparente motivo).

4.4. Il segno secondo Pierce. Il segno è definito da Pierce come un veicolo che convoglia nella mente qualcosa dal di fuori. Ciò per cui sta è il suo oggetto, ciò che veicola il suo significato, e l'idea cui da origine è detto il suo interpretante. In questo schema il pensiero viene attivato da un'esperienza concreta di qualche tipo, l'oggetto, di cui l'interprete da una lettura concettuale e fisica.

il cui esito è il segno. Il segno è tradotto in un interpretante, ossia un altro segno, che può assumere a sua volta il ruolo

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
12 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher omrar di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria dei linguaggi e della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Guerrieri Alice.