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2.3.1 FUNZIONI E DISFUNZIONI DEI MEDIA
Lasswell: individua tre funzioni principali dei media
- sorveglianza dell’ambiente (mettere in stato di allarme i cittadini di fronte a minacce o di avvisarli
di nuove opportunità
- correlazione delle componenti sociali (interpretazione delle informazioni relative all’ambiente)
- trasmissione dei valori culturali da una generazione all’altra
Lasswell esprime una visione funzionalista della realtà: ogni componente sociale opera al fine di
mantenere l’equilibrio dell’intera società. Egli individua anche tre categorie di “sentinelle”:
- uno sorveglia la condizione politica dello stato
- uno correla la risposta dello stato all’ambiente
- uno trasmette valori dai più anziani ai più giovani
Lazarsfeld e Merton analizzano le funzioni e le disfunzioni dei media:
conferire uno status sociale: dedicando un’attenzione favorevole a determinate persone,
contribuiscono a conferire ad esse autorità e prestigio
imporre le norme sociali: rafforzano le regole sociali denunciando i comportamenti devianti
disfunzione narcotizzante: un’eccessiva esposizione ai media rende i cittadini apatiti e li allontana
dalla partecipazione attiva alla vita sociale e politica
spinta verso il conformismo: indirizzano il pubblico al mantenimento dello status quo, non
incentivano una visione critica, che favorirebbe il mutamento sociale
Charles Wright: riesamina le funzioni di Lasswell attribuite ai media
- sorveglianza dell’ambiente
- correlazione
- trasmissione di valori culturali e di norme sociali
- intrattenimento
Wright sottolinea la funzione di fornire gli strumenti per realizzare alcune attività quotidiane come gli
scambi economici; inoltre, anche la funzione di rafforzare il prestigio dei cittadini, che hanno la possibilità
di diventare opinion leaders.
Altri studiosi proseguono queste analisi, riconoscendo certe funzioni che riguardano maggiormente
l’individuo che la società ipotesi degli “usi e gratificazioni”
→
2.3.2 USI E GRATIFICAZIONI DEL PUBBLICO
Il pubblico usa i contenuti dei media allo scopo di ottenere determinate gratificazioni: ogni individuo,
quindi, tende a esporsi ai contenuti che presume possano soddisfare i propri bisogni.
Ci sono studi che, a partire dai bisogni, verificano in che misura vengono gratificati dai media, o studi che
partono dalle gratificazioni per risalire ai bisogni degli individui.
I bisogni sono definiti bisogni collegati ai media e fanno parte di cinque classi:
1) bisogni cognitivi di conoscenza e apprendimento
2) bisogni affettivi-estetici
3) bisogni integrativi a livello della personalità
4) bisogni integrativi a livello sociale
5) bisogni di evasione
I media, quindi, vengono usati dagli individui per connettersi con se stessi e con differenti tipologie di
“altri”.
La grande novità di questa teoria consiste nel considerare l’audience attiva: la maggior parte dell’uso dei
media è diretta allo scopo della soddisfazione dei bisogni. La teoria, quindi, non si concentra più sugli
effetti, ma su come e perché l’audience utilizza i media.
sono i membri dell’audience che collegano la gratificazione dei bisogni con la scelta dei media a cui
esporsi, mentre i media competono con altre fonti di soddisfazione dei bisogni potere
→
dell’audience.
l’audience è attiva perché il pubblico non assorbe passivamente il contenuto dei media, ma
seleziona e fruisce i contenuti scelti secondo intenzioni soggettive
Le ricerche sull’audience si dividono in due fasi:
1) anni quaranta e cinquanta: studi che precorrono l’ipotesi degli usi e gratificazioni
2) anni successivi (soprattutto anni settanta): mettono in correlazione i bisogni del pubblico con le
gratificazioni ottenute dai media
1) Abbiamo 3 ricerche
What Reading Does to People: condotta nelle biblioteche e nelle scuole su gusti e preferenze di
lettura. Waples affermò che “non dobbiamo domandare ciò che i media fanno alla gente, ma ciò
che la gente fa con i media” bisogna partire dall’analisi delle risposte del pubblico
→
What do we really know about daytime serial listeners? Herta Herzog riporta i risultati di una ricerca
sul pubblico femminile riguardo ad una soap opera radiofonica: le soap opera venivano usate come
fonte di consigli per i problemi personali e familiari delle ascoltatrici
What missing the newspaper means: studio sulla reazione dei lettori durante uno sciopero dei giornali
a New York. I giornali avevano molte funzioni, soprattutto una funzione strumentale: fornivano
informazioni utili riguardo agli eventi quotidiani, erano un rituale importante e un mezzo di
contatto sociale tra gli individui
2) Abbiamo 3 ricerche
Ricerca in Israele: ricerca sulle funzioni dei media e i bisogni soddisfatti tramite il loro uso su un
campione di 1500 persone lo stesso medium poteva soddisfare differenti classi di bisogni. Le
→
persone più istruite preferivano libri e quotidiani, per tenersi informati e esplorare se stessi; le
persone meno istruite preferivano i media elettronici, per soddisfare bisogni emotivi, d’evasione
Ricerca durante la guerra in Israele: nei momenti di crisi, i media diventano centrali nella vita delle
persone come informazione, interpretazione degli eventi, per comprendere cosa accade, ma
→
anche per rafforzare la solidarietà nazionale
Ricerca di Greenberg: ricerca su circa 700 ragazzini/e di Londra dai 9 ai 15 anni (questionario + tema
con titolo “perché mi piace guardare la TV”. I motivi furono molti: per passare il tempo, per
evadere, per conoscere il mondo e se stessi, per provare emozioni, rilassarsi.. Inoltre emerse un
desiderio di parlare con gli amici dei programmi televisivi: funzione socializzante
Critiche mosse a questa teoria:
- approccio troppo centrato sull’individuo, perdendo di vista il contesto sociale
- esistenza di altre fonti di soddisfazione dei bisogni (istituzioni, rete dei rapporti)
- audience considerata troppo razionale: non sempre le persone sono consapevoli dei propri bisogni
2.4 TEORIA CRITICA VERSUS RICERCA AMMINISTRATIVA
In Europa si avvia una riflessione sul potere dei media non volta a verificarne gli effetti, ma volta a
criticare gli aspetti macrosociali (economici, politici, economici) dovuti alla presenza dei media nelle
società occidentali industrializzate SCUOLA DI FRANCOFORTE
→
La Scuola di Francoforte sviluppò la teoria critica: revisione della società intesa come un tutto,
considerando in particolare gli effetti economico-politici. Questa teoria ha un’impostazione di matrice
marxista, considera sia gli aspetti strutturali sia quelli sovrastrutturali della realtà.
Questi studiosi rivelano il ruolo svolto sugli individui dall’industria culturale.
“culturale”: non una cultura prodotta dalla massa ma per la massa da parte di coloro che
controllano i mezzi di produzione culturale
“industriale”: i prodotti culturali subiscono le stesse procedure (semplificazione e
standardizzazione) di un qualunque altro prodotto commerciale immerso nel mercato
Il punto focale di questa teoria è lo svelamento dell’intento dell’elite dominante di manipolare la massa
attraverso i prodotti ripetitivi, omogenei e standardizzati veicolati dai media. Questo avviene in maniera
subdola e sottile: l’elite attua un controllo psicologico sugli individui e annulla loro ogni possibilità di
pensare e decidere in maniera autonoma.
Cosa fanno i media? Secondo l’ideologia marxista, guidano le reazioni e i comportamenti degli individui,
indirizzandoli a conformarsi, con 2 scopi:
- incrementare i profitti economici
- disciplinare gli individui e contrastare l’insorgere di qualsiasi opposizione
Marcuse: la società industrializzata non permette agli individui di pensare liberamente prescrive ogni
→
comportamento e reazione, in un modo tale che gli individui non si accorgono di acquistare e consumare
beni prodotti in serie.
Gli studiosi, quindi, criticano la ripetitività e la banalità della musica leggera, la prevedibilità dei prodotti,
che semplificano al massimo il processo di comprensione e interpretazione dei contenuti, impedendo
un’interpretazione libera e soggettiva.
Lo spettatore non deve lavorare di testa propria: il prodotto prescrive ogni reazione, e lo fa
attraverso dei segnali
Secondo la teoria critica, quindi, il pubblico è passivo, non può reagire in modo differente dalle risposte
previste dagli emittenti le risposte sono condizionate, in linea con le intenzioni degli emittenti.
→
L’audience è omogenea, ma divisa tra una massa succube e un’elite critica e consapevole.
Empiristi vs critici: la contrapposizione di idee avvenne in maniera forte quando Adorno emigrò negli
Stati Uniti e lavorò ad una ricerca sugli effetti della radio, coordinata da Lazarsfeld.
Critica agli empiristi: non si interrogano sui condizionamenti del pubblico da parte del sistema economico
e politico in cui operano i media; le informazioni ricavate dalle interviste dell’audience non erano
attendibili, poiché l’audience non era consapevole di essere condizionata.
Questa opposizione divenne un dibattito a livello internazionale, all’interno del quale si colloca il
dibattito relativo alla cultura di massa.
Dibattito sulla cultura di massa
Scuola di Francoforte: sottolinea le caratteristiche negative della società di massa: perdita dei
legami e delle relazioni, dei valori, conformismo. Parlano di una cultura creata dalla classe
dominante per esercitare un controllo sugli individui.
Essi fanno una divisone tra alta cultura e bassa cultura: contrappongono le opere d’arte alla cultura
di massa, che diffonde una visione volgarizzata di esse o altro prodotti destinati ad una fruizione
semplificata con le infinite copie, l’opera perde la sua aura, la sua atmosfera unica.
→
Scuola di Chicago: sottolinea l’opportunità dei media di risvegliare le masse coinvolgendole in un
rapporto con l’opera più attivo e libero di pensare; i mass media contribuiscono a integrare culture
differenti.
Umberto Eco: è una sintesi tra le due distinte posizioni: non bisogna contrapporre le due scuole,
poiché esse sono due facce della stessa medaglia. I critici, ad esempio, nel diffondere i loro scritti
contro la cultura di massa, entrano nello stesso circuito di consumo di massa che criticano.
Risulta quindi evidente la mescolanza di forme di linguaggi culturali differenti, nella cultura di massa. I
media hanno avviato un processo di democratizzazione della cultura in due modi:
- rendendo fruibili a molti prodotti di alta cultura un tempo riservati a po