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L'ECONOMIA E PER LA CIVILTÀ
Il monachesimo dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente ha rappresentato un grande movimento spirituale, civile ed economico europeo. Benedetto grazie al suo carisma ne ha introdotto elementi di novità e luce nel suo tempo.
Dallo schiavo all'Ora et labora. Fino al grande movimento monacale al vertice della piramide sociale c'erano i "non lavoratori", cioè i redditieri, gli ecclesiastici o aristocratici che non potevano e non dovevano lavorare. La nobiltà era associata alla rendita, al sangue, alla casata, al potere politico, al non lavoro.
Il lavoro non era considerato attività degli uomini liberi ma realtà legata a rapporti di potere e di dominio. La vita buona è la vita politica e nella vita politica non c'è posto per i lavoratori che non potevano ricoprire cariche pubbliche.
Durante il Medioevo e grazie alla maturazione dell'evento cristiano nella
Storia
Inizia la radicale rivoluzione nel modo di intendere il lavoro che viene via via rivalutato al centro della vita civile. Nasce una vera e propria etica del valore che sarà poi all'origine dell'Umanesimo e della rivoluzione commerciale e industriale da cui nasce l'economia moderna.
La cultura del lavoro oggi
La nuova antropologia e cultura del lavoro è frutto di due movimenti che si sono concepiti alternativi tra loro: quello liberal individualista e quello marxista socialista.
Se nel mondo antico il lavoro non era attività nobile e degna del cittadino, dalla modernità in poi accade esattamente il contrario: un leader politico che non lavori o non abbia lavorato è visto come un personaggio poco serio e poco affidabile, e una persona che non lavori in età attiva è vista quanto meno in modo sospettoso e come cittadino di seconda categoria.
L'attuale cultura esalta ma al tempo stesso deprime il lavoro. Da un lato, infatti,
nessuna cultura come la nostra magnifica l'attività lavorativa e fa entrare il lavoro dappertutto. D'altra parte però nessuna cultura come la nostra strumentalizza il lavoro per uno scopo sempre più esterno all'attività lavorativa stessa, non lo valorizza in sé ma lo asservisce al profitto.- Oggi si lavora tanto per riempire anche vuoti interiori e solitudini. Tuttavia, si lavora troppo e troppo poco in quando il lavoro si estende sempre più orizzontalmente e superficialmente, a scapito di una perdita di profondità, si lavora tanto ma spesso senza fare esperienze pienamente umane mentre si lavora.- L'essere umano è in quanto lavoratore, è il lavoro che dice chi siamo agli altri, he determina quanto e se sono pagato, che crea le nuove gerarchie sociali, che determina l'uscita e l'entrata nelle stanze del potere. Oggi stiamo assistendo a una crisi profonda del lavoro, a un nuovo tipo di persona cheFinalmente liberata (grazie alla tecnologia) degli aspetti più routinari e disumanizzanti del lavoro, può dedicarsi ad attività umanamente più altre come la gratuità.
Benedetto di Norcia
Nasce a Norcia presumibilmente nell'anno 480 da una famiglia nobile. Verso i 18 anni viene mandato a Roma per studiare e là resta sconvolto dalla vita frivola e oziosa che vi si conduce. È in questo contesto che riceve la chiamata del Signore e capisce che deve darsi a lui per trovare la vita vera.
La cultura benedettina divenne nei secoli una vera e propria cultura del lavoro e dell'economia, la regola ora et labora.
Per lavoro Benedetto intende molteplici attività:
- L'opera di Dio e cioè la preghiera di gruppo
- Il lavoro manuale per sostenere i bisogni fisici
- Le arti e i mestieri, e cioè l'uso del talento e delle proprie capacità
- Il lavoro intellettuale e lo studio
- La lettura sacra
- Le opere buone
Cioè l'amore del vicino - Il lavoro interiore e cioè il ritorno a Dio. Non c'è attività più importante delle altre ma tutte sono necessarie per edificare la città di Dio.
La cultura monastica e l'invenzione dell'economico. Come uomini che dedicano la propria vita a Dio, i monaci sono profondamente interessati alla persona e ad ogni aspetto della vita. Da qui l'importanza dello studio.
La cultura si è tramandata attraverso la parola scritta (gran parte del patrimonio letterario dell'antichità di cui oggi possiamo usufruire lo dobbiamo al paziente lavoro dei monaci che hanno copiato parola per parola, testo dopo testo, che sono stati i primi a importare le tecniche della stampa moderna) ma anche attraverso le predicazioni, e ancor di più mediante la creazione di scuole annesse ai monasteri alle quali erano ammesse anche persone esterne.
La cultura monastica fu anche la culla nella quale si formò.
Il primo lessico economico e commerciale in quanto le abbazie furono le prime strutture economiche complesse che richiedevano forme adeguate di contabilità e digestione – il tesoro privato dei monasteri diventa ricchezza pubblica, lo spazio sacro contiene un patrimonio che è di tutti e di nessuno al tempo stesso, e di questo chi amministra dovrà rendere conto a Dio come servo al quale il padrone ha consegnato i talenti.
Il monastero e la città
I monasteri pur ponendosi fuori dalle città non erano chiusi in se stessi e inaccessibili, erano una città ideale al di fuori della città, un insieme di comportamenti di cui i laici potevano fruire, un luogo entro cui apprendere un codice di atteggiamenti. Per questo, i borghi e le prime città si svilupparono attorno alle abbazie.
Nei monasteri nascono le prime riflessioni su alcuni temi economici fondamentali: prezzo, profitto, scambio grazie al problema delle eccedenze che andavano vendute sui mercati locali.
Il grano prodotto che eccedeva bisogna venderlo, ma a quale prezzo? Qual è il prezzo giusto in linea con il Vangelo?Il monastero e la democrazia
Lo sviluppo del diritto civile e pubblico e della democrazia moderna ha avuto come base e come esempio gli ordini religiosi, infatti la chiesa e in particolare l'ordine benedettino sono state le sole istituzioni in Occidente ad aver conosciuto e praticato il principio di elezioni libere e regolari, ad aver rispettato il principio della consultazione di coloro che sono governati, ad essersi basati su canoni e norme invece che sulla forza e sulla violenza o sul volere di una sola persona, ad aver abbracciato il principio della collegialità.
Le prime esperienze democratiche dei Comuni attingevano alle esperienze elettorali sviluppate nei monasteri, inoltre i monaci venivano chiamati a ricoprire ruoli di arbitraggio in tensioni e discordie elettorali.
La vita dell'abbazia era modellata attorno alla Regola e quindi non era
Lascia libero arbitrio all'abate. Le decisioni importanti vengono prese dall'abate solo dopo aver consultato l'intera comunità. L'abate viene eletto a suffragio universale. Viene poi consacrato dal vescovo o dagli abati di altri monasteri. Viene effettuato uno scrutinio in cui vengono messe per iscritto le ragioni per una scelta.
Il monastero al suo interno ha la foresteria per l'accoglienza di chiunque chieda asilo, il dormitorio comune, l'oratorio per la preghiera, il refettorio, la sala capitolare per le riunioni della comunità, il chiostro, la casa e la scuola per i novizi, lo scriptorium e la biblioteca, la cantina, il forno, i magazzini, le fattorie, la farmacia... per gestire questa struttura complessa oltre all'abate sono necessari il priore, i decani, il cellerarius (cioè l'economo), l'ospitario...
Sviluppo agricolo e tecnologico
Un altro ambito in cui si è manifestato il carisma benedettino è...
L'agricoltura, l'ora et labora ha prodotto i suoi frutti. I monaci erano gli uomini più colti rispetto al resto della popolazione, quindi sovente riuscivano a produrre soluzioni innovative, inoltre le continue fondazioni favorivano lo scambio di esperienze tra diverse parti d'Europa. La regola prevedeva la scansione della giornata in tempi di lavoro, studio e preghiera per cui prevede la necessità di trovare tecniche che riescano ad accorciare il tempo del lavoro manuale e l'invenzione del mulino ad acqua e a vento ne è un esempio. È difficile rintracciare tutte le opere scientifiche e tecniche prodotte dai monaci benedettini ma certamente hanno influenzato la produzione scientifica e culturale italiana ed europea. Cosa sarebbe l'Europa, la sua democrazia, il suo lavoro e la sua economia senza la fedeltà di Benedetto e dei benedettini al carisma ricevuto?
CAPITOLO 3: FRANCESCO E LA SCUOLA FRANCESCANA
Dalla povertà una scuola di
pensiero economico
Un carisma dona occhi per vedere beni laddove la società vede solo mali o problemi.
Francesco d'Assisi scegliendo la povertà volontaria operò una rivoluzione culturale che si pone al centro della nascita della moderna economia di mercato.
La spoliazione, la nudità, permette di accogliere la vera sapienza e di saperla donare in umiltà.
La teoria del valore e il mercato
Un'idea introdotta dai francescani è quella della scarsità, le cose valgono in base alla loro scarsità.
Il valore di una persona dipende soprattutto da quanto rara è l'attività che egli svolge nella comunità. Da qui il valore immenso dell'agape e dell'azione dei frati che se dovesse essere remunerata richiederebbe una quantità infinita di denaro, per questo è preferibile che non sia pagata e resti gratuita, poiché ogni remunerazione sarebbe una svalutazione del valore reale.
La gratuità
quindi, non è associata ad un prezzo nullo ma ad un prezzo infinito. La rinuncia al denaro consente l'emersione di un valore differente da quello raggiungibile in termini monetari. Una seconda idea francescana è legata alla variabilità soggettiva dell'apprezzamento, la complacibilitas. La povertà quando viene scelta come stile di vita non può essere determinata puntualmente e una volta per tutte, il significato e valore della povertà dipendono da esigenze soggettive. La natura variabile del valore e prezzi delle cose viene quindi a dipendere dalle riflessioni sulle specificità delle concretizzazioni di una vita povera. Se il mercato è composto da persone legate dagli stessi ideali, allora la povertà volontaria si trasforma in uso sociale della ricchezza. Il dibattito su usura e interesse. Nascono le banche popolari in Europa: i M