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Riassunto esame Teologia Morale, Docente: Giuseppina De Simone, libro consigliato: Introduzione alla vita etica, Giuseppe Capograssi Pag. 1 Riassunto esame Teologia Morale, Docente: Giuseppina De Simone, libro consigliato: Introduzione alla vita etica, Giuseppe Capograssi Pag. 2
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CHE COSA VERAMENTE VOGLIO?

a) Voglio quello che non esiste

L’esperienza etica mette l’individuo di fronte a sé steso. Prima di essa l’individuo non si accorge di

sé stesso. Una volta scoperto sé stesso, gli mette nell’animo l’esigenza della soluzione

dell’enigma: deve vivere tutta la vita, volere tutti i fini della vita, agire realizzando nell’azione e

componendo nell’azione tutti i fini della vita; ma tutto questo per arrivare a che? Nasce l’esigenza

di scoprire cosa veramente è questo voler vivere la vita, non come vorrei viverla, ma come devo

viverla. Voler vivere per creare il mondo umano non è lo scopo finale: è uno scopo che non mi

appaga. Voglio qualche cosa che mi appaghi.

L’esperienza etica mi mette nell’animo l’esigenza di vedere me stesso, di realizzare la vita. si

accorge che la sua volontà è veramente quello che l’esperienza etica dimostra, è veramente di

vivere tutta la vita che essa implica a porta con sé, come una libera espansione di tutti i fini e

attività della vita, un pieno appagamento nel quale vivere e godere sono un tutt’uno.

Vorrei vivere interamente la vita come godimento attuale, ma ogni momento di godimento è

insidiato da tutta la vita che in quel momento non realizzo, che rimane fuori dall’atto stesso. Vorrei

che questo godimento non fosse guastato dai mali e che sia quindi eterno. Gli uomini hanno

chiamato questa volontà con la parola “felicità”. Voler essere felici significa un perpetuo godimento

della vita. tutti vorrebbero questo. Le condizioni dell’esistenza costringono ognuno a un perpetuo

compromesso, ma questa volontà non si stanza di desiderare questa chimera.

In ogni atto di volontà c’è una volontà che non vuole le condizioni esistenti dell’esistenza; c’è una

volontà negativa che non vuole le condizioni dell’esperienza. Quali sono le condizioni

dell’esperienza? Perché la volontà le ripudia? Sono i limiti! Sono il non poter arrivare sino al fondo

della propria esistenza, del proprio atto: tutto quello che rende limitato, che dà un fine all’atto di

vita, l’essere una cosa e non un’altra, un’azione e poi un’altra; tutta la mutabilità e complicatezza

della vita, per cui esse sono e non sono, ci sono e non ci sono, il negativo in ogni cosa positiva e il

negativo che è in ogni positivo. La volontà non vuole il negativo della vita, vorrebbe tutta la vita

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positiva; vuole l’infinito -> idea positiva perché è l’affermazione della realtà senza il negativo, senza

limiti, senza fine, mutamento, complicazione.

La volontà vorrebbe la vita infinita. Ma questa non l’ha mai sperimentata, vorrebbe quindi

l’inesistente. Questo è il paradosso della volontà: la volontà nel suo profondo vuole proprio quello

che non esiste. b) da questa volontà nasce il mondo nuovo della storia

che cosa sono quei grandi interessi che fanno l’umanità della vita, quello per cui la vita vale la

pena di essere vissuta? Queste idee sono idee eterne che dirigono l’azione, e questo dirigere la

vita al vero, al bello, al giusto, non è se non il vedere le cose della via nel loro profondo significato,

come se fossero viste da un’intelligenza infinita, come se fossero una specie di vita eterna

sovrapposta alla vita presente. Queste grandi idee suscitano un’attività che è costruttiva del

mondo; nascono i vari mondi che formano tutti insieme il mondo umano della vita: il mondo

dell’utile, dell’arte, della scienza. Che cosa sono questi mondi? La volontà ha bisogno di

trasformare la sua esperienza, adeguandola a questa sua momentanea realtà: così attimi di vita

eccezionale diventano esperienze concrete.

c) e nasce la stessa esperienza etica

tra questi mondo che aprono al regno dell’azione prospettive di infinito, nasce il mondo

dell’esperienza etica. Il mondo etico non è altro alla fine che il tentativo di costruire una società

perfetta: una società che realizzi la sua unità, che viva tutta la sua vita in tutti i suoi fini e interessi

umani con perfetta coscienza dell’ordine interno e profondo di questi valori di vita. cos’è questo se

non un mondo di perfezione, libertà degli individui, coscienza dei doveri e dei diritti, piena adesione

di tutta la vita alla sua piena verità vincendo in ogni mento la paura, la debolezza, la superbia, la

volontà di male e di negazione dell’individuo.

L’individuo si è proposto di vincere quello che fa la sua natura e tentare di costruire un mondo in

cui le condizioni della sua natura sono vinte per necessità: al posto del mondo del contrasto, il

mondo dell’unità ecc. La caratteristica del mondo etico è il troppo alto, cioè l’ambizione per cui

l’individuo si è dato un programma la cui sostanza è una vita che ha per caratteristica la

perfezione, una vita ideale. La costruzione di questo mondo è utopistica, l’idea di Stato, diritto,

legge morale sono utopistiche. Perché pretende che gli individui, che non sono altro che passione,

si trasformino in esseri di concordia, di ragione, purezza.

Questa volontà dell’individuo non è altro che la volontà dell’individuo nel suo atto profondo, con cui

vuole la vita infinita, inserendo direzioni in contrasto con le condizioni esistenti. L’idea, valore,

giustizia, libertà, ragione sono tanti modi di esprimere questa vita infinita.

d) e nasce la incontentabilità della storia

è questa volontà che mette nelle realtà il germe della insofferenza degli assetti esistenti e il

principio delle rivoluzioni. Per quanto gli uomini ci provino non riusciranno mai a mutare la vita

nella sua fissità. La volontà dell’azione nella sua orientazione alla vita infinita non ha altra tendenza

che la società perfetta, e perciò va agitando la realtà per arrivare a questo suo fine, per adeguare

la realtà a questo suo oggetto infinito. Questo è il volere infinito e questo spiega il movimento della

storia verso l’impossibile. Spiega l’incanto di alcune parole che agiscono con efficacia sugli uomini:

giustizia, uguaglianza, libertà, abolizione della miseria. Non sono semplici parole, ma sono segni

che evocano nella profonda volontà dell’individuo il suo oggetto, il suo sogno, e lo tolgono dalle

sue condizioni, trascinandolo fuori dai suoi fini momentanei, e gli aprono la prospettiva di una vita

che è più alta della sua esperienza.

e) e nascono i significati dell’amore

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questa volontà di vita infinita è amore. C’è nella volontà con cui voglio questo profondo amore che

mantiene la sua sete e che si concreta in tutti quei sentimenti che si chiamano amore per l’altro,

l’amore dell’amante, amore della madre. In questi atti di amore c’è la volontà della vita piena,

dell’altro e di sé stesso, voler bene, volere il bene dell’altro e quindi di me stesso; e l’amo senza

termine: è proprio dell’amore questo rifiutare il tempo, questo non sparire, questo essere perfetto.

Dirigendosi alla profonda essenza della persona, l’amore è immortale come la persona.

Nell’atto di amore di una persona c’è la preparazione per la carità universale. Questa volontà della

vita felice si trova appagata nell’amore: l’amore è la felicità perché è proprio questa vita totalmente

vissuta nella sua totalità, il godimento nella piena espansione del proprio sentimento, la vita

scoperta nella sua essenza, la vita propria arricchita dell’altri, la vita che per quanto possibile ha

vinto i propri confini. Sono lampi fugaci che danno però la speranza all’anima di quello che vuole.

L’amore è una specie di promessa, un’anticipazione di quello che dalla vita la volontà vuole: forse il

premio della vita che spiega il perché dell’azione, della pazienza e della fatica che essa costa.

f) e nascono i significati della morte

questa volontà di vita si manifesta interamente nel sentimento che gli uomini hanno della morte.

Questa è un fatto naturale, il più naturale che ci sia, ma gli uomini hanno paura della morte. La

morte è la ferita più diretta a quella volontà di vita infinita che è l’essenza stessa della nostra vita.

Gli uomini considerano la morte come il massimo dei mali, le danno valore negativo. Continuano a

stupirsene, come se fosse una novità. Presala come un evento eccezionale ne fanno una

spiegazione non fisiologica, ma la spiegano come l’effetto di forze, di eventi misteriosi e non

naturali, vi trovano significati e valori.

Da una parte la morte è il fatto più semplice che ci sia, dall’altra gli uomini lo ritengono il fatto più

denso di significato che ci sia. L’esperienza che hanno della profonda esigenza di vita infinita è

così imperiosa che non solo rivela la morte come il fatto che è più in contrasto con l’essenza intima

della loro vita ma li porta non credere alla morte. Tutta la vita concreta è organizzata contro il

tempo, cioè non tiene conto della sparizione degli individui; l’individuo costruisce la realtà come se

lui non sparisse; lavoro, pianto l’albero che darà frutti che non vedrò mai. Gli uomini non fanno

altro che opere che non vedranno  l’opera supera l’individuo: la volontà dell’individuo non tiene

conto dell’individuo.

Il testamento stesso è un fatto singolare perché gli uomini hanno la pretesa di far valere la loro

volontà dopo la morte, cioè dopo che la volontà non c’è più; e questa pretesa trova accoglimento

nella realtà: la mia volontà viene rispettata proprio ora che non c’è più.

Comte disse che i morti dominano i vivi; ed è così! L’opera supera l’individuo, nel senso che

l’individuo opera per una vita con una volontà che non tiene conto della morte ma che pretende di

essere rispettata anche dopo che essa sia sparita. L’individuo con la sua opera e nella sua opera

non crede alla morte: la vede, ne soffre, ma non ci crede.

g) e nasce il senso del mistero

Eppure tutte le condizioni della vita (come la morte) che non voglio ci sono: la volontà le vuole

superare; c’è un contrasto. E questo contrasto dà all’individuo il senso del mistero. Mistero è

qualcosa che c’è e la ragione non comprende questo

Dettagli
A.A. 2015-2016
23 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher oliverqueenarrow di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teologia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof De Simone Giuseppina.