Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL MEDIOEVO INFINITO: DA MARSILIO AL LIBERISMO
il pregiudizio misogino di cui e ricca la tradizione di pensiero cristiana, che
raggiunge il culmine nel medioevo vede le sue “basi” nei testi e negli autori della
tradizione pagana.
Detto questo bisogna però aggiungere che l’uscita dal medioevo è stata
caratterizzata dal mantenimento della condanna e della discriminazione della
donna.
Analizzando gli autori protagonista dell’uscita dal medioevo risulta evidente il
contrasto fra la modernità di certe affermazioni ed il ripresentarsi di anatemi,
condonane o discriminatori contro la donna.
prendiamo ad esempio Marsilio da Padova, filosofo del XIV secolo, inserito fra
coloro che hanno contribuito a superare le forse universalisti che dei poteri
medioevali (papato e impero).
nonostante la sua opera si distingua per la modernità di certe affermazioni (il potere
delle leggi spetta al popolo, il potere legislativo possiede il diritto di deporre il
governo per il bene comune), egli sostiene che le donne insieme a schiavi, stranieri
e bambini debbano essere escluse dai ruoli di governo.
Non si tratta di un caso isolato.
Due secoli dopo Martin Lutero, grande rivoluzionario del mondo cristiano e padre
della riforma protestante, sconvolge la visione rigidamente gerarchica della Chiesa
di Roma affermando che tutti i cristiani, in virtù del battesimo e della fede, sono
sacerdoti di Dio senza che sia necessaria la casta sacerdotale (nel tempo
tramutatasi in una concentrazione di potenza, mondanità e fasto).
Alla base di queste parole vi è uno spirito egualitario che, anche in questo caso,
prende una clausola di esclusione che colpisce le donne. Rimane quindi, anche per
Lutero, una visione della donna come essere inferiore, il cui primo scopo resta la
riproduzione.
Significativo il fatto che il rivoluzionario Lutero fortemente critico nei confronti della
Chiesa giungesse alle medesime conclusioni di Bodin, teorico francese
dell’assolutismo, che subiva invece la forte influenza di Roma.
Bodin teorizzava la legittimità del potere assoluto del re per diritto divino e ,come
Lutero distingueva cristiano donna e cristiano uomo, così bodoni escludeva
categoricamente la sovranità femminile.
Per lui, infatti, una simile ipotesi era incompatibile addirittura, non solo con il diritto
naturale, ma anche con quello canonico e con quello civile, che proclamavano la
sottomissione della donna al marito. In questo quadro è impossibile che un essere
per natura sottomesso possa aspirare alla sovranità.
Sempre nel XVI sec. da tutta l’opera di Macchiavelli emerge una visione del potere
che è buono ed efficace soltanto se improntato ai valori di una morale maschia e
dominatrice, contrapposta ai sotterfugi, ai tentennamenti ed alle debolezze
dell’agire femminile.
Il filosofo inglese bacon, fondatore delle scienze moderne aveva proclamato due
“imperativi” rivoluzionari rispetto alle scienze medioevali: abbandonare le opinioni e
le nozioni fin li considerate ed impedire alla mente per un certo periodo di rivolgerei
a principi più generali. In pratica pensava ad una analisi con metodo sperimentale
caso per caso.
Evoluzione che avrebbe potuto far pensare a degli sviluppi positivi nei confronti del
pregiudizio misogino. In realtà ciò non avviene neonche in questo caso.
Addirittura la natura viene equiparata alla donna quando si parla di dominarla,
schiavizzarla per spingerla ai propri voleri.
In sostanza religione, politica, scienze e filosofia, pur in un’epoca che stava
superando le ideologoie dominano del medioevo continuavano a portare avanti la
discriminazione nei confronti della donna.
Alla centralità di Dio si sostituiva la centralità dell’uomo ma non riguardava la
donna.
L’illustre umanista Montaigne nel XVI sec., quando si cominciava ad affermare la
dominazione coloniale contestava le basi ideologiche su cui si fondava.
Contestava quindi la ritenuta inferiorità culturale dei popoli conquistati. Formulava
un elogio delle differenze, smontando la pretesa di superiorità degli europei sulle
altre etnie.
Ad una simile presa di posizione e difesa si accompagnano una considerazione
dell’individuo donna così bassa da farne sconsigliare agli uomini perfino un
rapporto di amicizia.
All’epoca di Montaigne e degli altri autori fin qui citati non era ancora emersa una
teoria che valorizzasse l’individuo come tale.
L’Umanesimo era portatore di una rivalutazione del mondo terreno rispetto a quello
trascendente, rivalutazione improntata sulla centralità dell’uomo nei suoi valori e
bissone (uomo non donna).
Con la fine del XVII sec. , emerge la teoria liberale, fondata sulla libertà
dell’individuo non più sottomesso ad alcun potere assoluto (Chiesa, principe o
Stato) ne a quello di un altro o più individui come lui.
L’indipendenza diventa un bisogno, la libertà individuale rappresenta l’occasione di
riscatto e pari dignità che la donna tanto attendeva.
Locke, padre fondatore del liberismo, sembra andare in questa direzione. La sua
posizioneriguardo la donna all’interno della chiesa, la visione del matrimonio come
contratto consensuale, la proprietà privata autonoma dal marito rappresentano un
riconoscimento importante.
Emergono però delle problematiche quando lo stesso Locke precisa nei suoi scritti
che: “la decisione ultima è naturale ricada sull’uomo in quanto più abile e più forte”.
Da questa contraddizione nascono le problematiche che hanno contraddistinto per
oltre due secoli le prassi dei governi liberali disarmiinadno le donne.
Il liberismo, a cui spetta il merito oggettivo di avere teorizzato e praticato alcune
delle conquiste più importanti che hanno plasmato le democrazie occidentali
moderne e contemporanee, come appunto la libertà individuale e la difesa di essa
di fronte ai tentativi di coercizione da parte di altri indiviadui o di un potere esterno,
ha convissuto con dei gravi distingue che hanno finito con l’escludere e colpire
proprio le donne, oltre alle razze non bianche e alle classi non proprietarie.
non è possibile registrare un miglioramento della condizione della donna nemmeno
se parliamo di Rivoluzione Francese e di Illuminismo.
C’è chi distingue (sieyes) fra “diritti passivi” (naturali e civili, validi per tutti e tesi a
difendere la proprietà e la libertà di ogni individuo) e “diritti attivi” (politici) da cui
sono escluse donne, bambini e stranieri.
La Rivoluzione Francese fu la prima a decretare il suffragio universale, ma soltanto
maschile.
Veniva osteggiato qualsiasi progetto di potenziamento dell’educazione femminile,
escludendole da ogni attività politica.
Tali misure vengano, ancora una volta, giustificate incolpando la natura della
donna considerata inferiore perché non adatta a certi ruoli e a certi ambiti.
ROSSEAU, KANT E L’INDIVIDUALITA’ NEGATA DI SOFIA
Il pensiero illuminista nei suoi rappresentanti più illustri discrimina la donna quanto
la tradizione culturale che gli è stata contrapposta, quella liberale.
In quest’ultima risultava forte il contrasto fra la proclamazione della libertà
dell’individuo e l’esclusione della donna da aspetti sostanziali della libertà stessa.
Nel pensiero illuministico si evidenzia il contrasto fra la tensione democratica e
rivoluzionaria da una parte (con tanto di insistenza sull’emancipazione
dell’individuo) e il riproporsi dei pregiudizi anti-femminili.
prendiamo il caso di Jean Jacques Rousseau, filosofo ispiratore della Rivoluzione
Francese e teorico della piena legittimità del governo di origine popolare e
democratica .
E’ il primo ad affermare che la “sovranità” risiede sempre e comuneue nel “popolo”
perché “ogni governo legittimo è repubblicano”, e il governo repubblicano è quello
in cui il popolo è sottomesso a quelle leggi di cui esso stesso è l’autore.
Le norme devono tendere a conservare la medesima libertà individuale dello stato
di natura, una libertà piena che ristabilisca, nello stato di diritto “l’uguaglianza
naturale fra gli uomini”.
il disegno democratico di Rousseau concepisce un governo con pieni poteri, ma
all’interno di un contesto di norme che salvaguardino i cittadini, garantendo la
libertà individuale che consiste nel “non essere soggetti alla volontà altrui e non
sottomettere la volontà altrui alla nostra” (Rousseau 1764).
bisogna però chiederci se tutto questo valga effettivamente per tutti gli individui o
escluda la popolazione femminile.
Naturalmente la risposta è negativa.
Se all’interno della “grande famiglia”che è lo Stato sussiste secondo Rousseau un’
“eguaglianza naturale”(che esclude comunque un ruolo paritario della donna), nella
“piccola famiglia” composta da genitori e figli, il filosofo precisa l’esistenza di una
“autorità paterna” superiore a quella materna.
La giustificazione di tale argomentazione è di tipo fisiologico. Con riferimento al
ciclo mestruale , sostiene che esso le causi sempre “un’interruzione dell’attività” e
ritiene questa una “ragione sufficiente” per escluderla dal primato del governo della
famiglia.
E’ evidentemente edifici pensare che Rousseau contemplasse un ruolo attivo della
donna nella dimensione pubblica.
Rousseau arriva a scrivere che il regno della donna è l’amore e a rimpiangere gli
antichi che “rispettavano le donne “ tenendole lontane dalle questioni sociali”.
Critica le donne che presiedono i salotti e che fanno parlare di sé ed è favorevole ai
“circoli maschili” in cui gli uomini non “debbano abbassare le loro idee al livello delle
donne”:
Ben vengano i circoli femminile dove le donne possano essere libere di
spettegolare.
Rousseau tira in ballo la natura per dire che “essa conferisce gusti diversi ai due
sessi perché vivano separati, ciascuno a proprio modo”.
Rousseau ha dedicato un’intera opera all’educazione , l’Emilio o dell’educazione, in
cui afferma che la prima educazione appartiene alle donne e per questo vanno
biasimati quei figli che dovessero mancare di rispetto alle proprie madri.
A questo iniziale riconoscimento della funzione materna, seguono una serie di
considerazioni volte a mettere in evidenza l’inferiorità femminile e la necessità che
riceva un’educazione adatta al contesto chiuso della casa e della famiglia.
Per Rousseau la