Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MANUALE DEL FILM
Linguaggio, Racconto, Analisi
Capitolo I – Sceneggiatura e Racconto
Che cos'è una sceneggiatura
Alla base di un film c'è un'idea. Nel caso di un film narrativo, l'idea è la storia senza articolazioni: è la situazione, l'evento, il personaggio che solo in seguito prenderà forma effettiva. La sceneggiatura è quindi una descrizione più o meno precisa, coerente e sistematica di una serie di eventi, personaggi e dialoghi connessi in qualche modo tra loro. Essa è un'elaborazione del racconto cinematografico, che passa attraverso diversi stadi:
-
IL SOGGETTO: è la prima manifestazione concreta di un'idea.
- un piccolo racconto, il riassunto di qualcosa che non c'è ma che è destinato a prendere forma.
- contenuto in poche righe o al massimo un paio di pagine
- può avere un'esistenza legale ed essere proprietà di qualcuno che può rivendicarne i diritti se esso viene utilizzato come spunto per un film
- talvolta, il soggetto può avere una mole di centinaia di pagine: è il caso degli adattamenti di quei film tratti dai romanzi, che si rifanno non a idee ma a opere preesistenti. (un soggetto originale va ampliato, un soggetto letterario preesistente verrà “adattato” e sottoposto a un processo di tagli e selezioni)
-
IL TRATTAMENTO: è l'approfondimento degli spunti narrativi del soggetto.
- la forma è ancora quella letteraria, ma è più definita, descrivendo le varie scene in cui la vicenda si articola
- si scrivono già in parte abbozzati, ma in stile ancora indiretto
-
LA SCALETTA: è il passaggio dal “momento letterario” a quello della “costruzione del film”.
- il trattamento è suddiviso in scene numerate (non più di venti o trenta episodi)
- serve a tener d'occhio l'intera storia del film
- interagisce col “trattamento” dando vita alla sceneggiatura vera e propria, in cui sono messe in ordine le scene, descritti gli ambienti, i personaggi e gli eventi, e curati i dialoghi
-
IL DECOUPAGE TECNICO: le scene vengono suddivise in immagini
- delle scene si indica il numero, il punto di vista della cinepresa, la presenza di eventuali movimenti di macchina
- in questa fase, la collaborazione del regista può essere determinante
- il numero di indicazioni contenute può essere infinito
STORY BOARD: la possibilità di accompagnare alla sceneggiatura delle immagini, che rappresenteranno le inquadrature del film.
SCENEGGIATURA DESUNTA DALLA COPIA DEFINITIVA DEL FILM: in questo caso, la sceneggiatura non precede più la lavorazione del film, ma la segue. Il suo autore non è più uno sceneggiatore, ma un critico che, a partire dal film già realizzato, ne descrive accuratamente le diverse inquadrature, ne riporta i dialoghi e ne indica le soluzioni tecniche, al fine di conoscere e studiare meglio quel film.
Il processo descritto, in realtà, è comunque molto astratto, poiché spesso più fasi si fondono tra loro o una anticipa l'altra, in base al metodo scelto dallo sceneggiatore.
Storicamente, l'arte della sceneggiatura acquista più impulso grazie all'avvento del cinema sonoro, con il conseguente sviluppo dei dialoghi, sebbene anche al tempo del cinema muto esistessero grandi sceneggiatori, dacché, come scrive negli anni Venti il regista Pudovkin, “la sceneggiatura
non è che la definitiva precisazione di ogni particolare, con la descrizione di tutti i mezzi tecnici
necessari alla ripresa”.
Il critico francese Bergala distingue tra “sceneggiatura-programma” (organizza le peripezie in una
struttura drammaturgica pronta per essere girata) e “sceneggiatura-dispositivo” (aperta alla casualità
delle riprese, alle idee in fase di lavorazione del film). Uno dei film che hanno più segnato gli anni
Settanta, ovvero “Nel corso del tempo” di Wim Wenders, è stato scritto giorno per giorno durante
la lavorazione stessa del film. Si possono associare questi due tipi di sceneggiatura, quindi, la prima
a un cinema più classico (più strutturata, chiusa in se stessa, con pochi margini di libertà al lavoro
del regista), la seconda al cinema moderno (più aperta e manipolabile, a modificarsi talvolta in fase
stessa di lavorazione del film, sulla base del caso e dell’improvvisazione, dell’impulso creativo del
regista e degli attori).
La sceneggiatura ha alcune caratteristiche essenziali:
- è “fluttuante e instabile”: può assumere forme miste o intermedie in fase di lavorazione ed essere
- suscettibile a variazioni (una sceneggiatura è ultimata solo quando il film è giunto alla fine della
- sua lavorazione, ma ha comunque una ulteriore possibilità di reincarnazione grazie alla
- “sceneggiatura desunta dalla copia definitiva”).
- è “un oggetto non concepito per durare, ma per trasformarsi in altro”: lo sceneggiatore non cerca
- solo parole e frasi, eventi e azioni, ma anche e soprattutto immagini e inquadrature, suoni e
- rapporti tra suoni e movimenti di macchina (non ha valore letterario, poiché racconta solo in
- funzione delle immagini, del film per il quale quella sceneggiatura viene creata).
- ha una funzionalità pratica, poiché indica anche i materiali di produzione necessari, i luoghi dove
- avverranno le riprese, il numero di attori e comparse, il ricorso o meno a effetti speciali, i tempi di
- lavorazione e il denaro che occorrerà per realizzare questo film.
Che cosa è un racconto
Il termine racconto accoglie in sé due significati diversi: quello della “storia” e quello del
“discorso”.
- STORIA: il contenuto o il concatenarsi di eventi (azioni, avvenimenti) più quelli che possono essere
- chiamati gli “esistenti” (personaggi, elementi dell’ambiente) -> Cosa viene narrato
- DISCORSO: l’espressione e i mezzi per il cui tramite viene comunicato il contenuto -> Come viene
- narrato
Il racconto inteso come “storia” è una catena di eventi legati tra loro da relazioni di causa/effetto
che accadono nel tempo e nello spazio. Una storia ha una situazione iniziale, una serie di eventi, e
una situazione finale causata dagli eventi centrali.
Casualità, tempo e spazio sono gli elementi centrali di ogni racconto.
A monte della nozione di “racconto” troviamo la narratività, ovvero “un insieme di codici,
procedure e operazioni, la cui presenza in un testo ci permette di riconoscere quest’ultimo come un
racconto”: il rapporto narratività/racconto è simile a quello che intercorre tra grammatica/lingua.
La narratologia individua l’operazione minimale della narratività che, fatta propria da un testo, ci
permetta di riconoscerlo come racconto. Gardies propone una tipo di figura minimale:
- equilibrio-squilibrio-riequilibrio
Un mondo virtuale è inizialmente caratterizzato da un “equilibrio”. A seguito di uno o più eventi si
produce uno “squilibrio” da cui si susseguono altre situazioni che porteranno a un “nuovo stato di
equilibrio”, diverso o uguale a quello iniziale. Quindi:
- equilibrio(A)-eventi(B)-squilibrio(C)-eventi(D)-riequilibrio(E)
- L’innaffiatore innaffiato – Lumière
- “Un giardiniere sta innaffiando col tubo un giardino (A).
che lo articolano. Lo spazio rappresentato ha come suo referente primo uno spazio immaginario che altri media hanno contribuito a diffondere dando vita a veri e propri stereotipi.
A livello di "funzioni", lo spazio può assumere prima di tutto funzione attanziale, non certo quella di soggetto, ma sicuramente di destinatario, destinatario, oggetto, adjuvante o opponente (una città può essere un destinatario della difesa da parte dei supereroi a seguito di una minaccia aliena). Lo spazio può assumere poi una funzione narrativamente attiva nel momento in cui si rapporta ai personaggi del racconto; l'ambiente in cui vive un personaggio può farsi portatore per lui di alcune sue caratteristiche. I rapporti tra spazio e personaggio possono costituire vere e proprie matrici narrative. Gardies, al riguardo, distingue quattro modelli di relazioni di giunzione e disgiunzione:
- All'inizio della storia il soggetto è disgiunto dallo spazio; dopo la trasformazione finale, invece, è congiunto ad esso (è lo schema dei film western).
- All'inizio della storia il soggetto è congiunto allo spazio; alla fine esso si ritrova da esso disgiunto (è lo schema dei film d'eranza).
- All'inizio della storia il soggetto è disgiunto dallo spazio; in seguito a un disequilibrio si ritrova congiunto ad esso, prima di ritornare alla disgiunzione di partenza (è lo schema dei film con l'archetipo dell'uomo libero si ritrova in prigione per un errore giudiziario, per poi tornare in libertà, riconosciuta la sua innocenza).
- All'inizio della storia il soggetto è congiunto allo spazio e si disgiunge da esso prima di ritrovare la congiunzione iniziale (è lo schema dei film con l'archetipo del figliol prodigo).
- Il tempo del racconto
Gli eventi, in un racconto, non solo accadono sulla base di una certa logica consequenziale e in uno o più spazi, ma anche in un certo tempo o meglio attraverso delle articolazioni temporali. Il tempo del film è il presente (guardando un film già iniziato, lo spettatore non sarà in grado di dire se la scena che si svolge davanti ai suoi occhi sia qualcosa accaduto in passato o se invece sia un episodio presente). Come nel caso dello spazio, si distingue anche tra "tempo della storia" (tempo diegetico) e "tempo del racconto" (tempo filmico). Per descrivere gli eventi della storia, l'istanza narrante non è obbligata a rispettare la temporalità diegetica: può anticiparli, posticiparli, descriverli dettagliatamente o brevemente. Applicabili anche al cinema, dunque, sono i tre livelli concernenti i rapporti fra tempo della storia e tempo del racconto messi a punto da Genette nell'ambito letterario: ordine, durata e frequenza.
◦ L'ordine
FLASHBACK: una parte della storia che il racconto presenta in un momento successivo a quello da esso occupato sul piano cronologico (è un salto indietro, un ritorno a ciò che è già accaduto). Esso non disorienta lo spettatore (a meno che questa non sia l'intenzione esplicita e, in tal caso, e lo spettatore continui a resistere mentalmente l'ordine degli eventi della storia. Ciò che lo spettatore si trova davanti è l'ordine del discorso, non l'ordine della storia. I flashback possono essere divisi in flashback diegetici (prendono vita dalle parole o dai pensieri di un personaggio) e flashback narrativi (propri dell'istanza narrante).
FLASHFORWARD: rappresentazione di un evento futuro rispetto al presente. I flashforward diegetici sono rarissimi (solo nel caso in cui il personaggio sia dotato di poteri paranormali), mentre più ordinarsi sono i flashforward narrativi.
Spesso i momenti passati o futuri di una storia possono essere evocati sul piano sonoro attraverso il racconto di un narratore diegetico: le immagini rappresentano una situazione presente, ma le parole evocano un episodio passato o futuro. In questo caso non si può parlare di flashback o flashforward, ma di analessi (evocazione di un evento passato) e prolessi (anticipazione di un evento futuro). In questo senso, i flashback e il flashforward non sono che un tipo particolare di analessi e prolessi.