Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per Federico Schiller il teatro dev’essere una istituzione morale, quando lo
disse non pensò al fatto che una ribalta moraleggiante avrebbe avuto come effetto la
diserzione del pubblico dei teatri. A quei tempi il pubblico non disdegnava il teatro
moralistico. Per Nietzsche occuparsi della morale era deprimente, Schiller lo
considerava fonte di alto diletto, nulla poteva procurare maggiore divertimento e
soddisfazione che propagare ideali. Molti si ribellarono contro il teatro epico
accusandolo di essere troppo moralistico più che parlare di morale esso si proponeva
di studiare. Nel mondo che ci circondava erano rilevabili alcune dolorose
incongruenze, condizioni difficili a sopportarsi, e difficili non solo per ragioni
puramente morali. Lo stesso scopo delle loro ricerche non era semplicemente di
suscitare delle reazioni morali contro determinate condizioni di vita, lo scopo delle loro
ricerche era piuttosto quello di scoprire i mezzi attraverso cui fosse possibile eliminare
quelle condizioni difficilmente sopportabili. Essi parlavano cioè non in nome della
morale, ma in nome degli offesi.
Può sorgere ovunque un teatro epico?
Sotto l'aspetto stilistico il teatro epico non costituisce nulla di
particolarmente nuovo. Il suo carattere dimostrativo e la sua accentuazione
dell’artificio scenico lo appartano all’antichissimo teatro asiatico. Il teatro epico
moderno è legato a tendenze ben definite perciò non può assolutamente sorgere
dappertutto. Oggi le grandi nazioni non tendono a discutere i loro problemi sulla scena
teatrale: le grandi città infatti dirigono i loro teatri per tutt’altri scopi. La premessa
necessaria a un fenomeno del genere è l'esistenza di un potente moto di vita sociale
che abbia interesse nella libertà di discussione dei problemi dell'esistenza in vista della
loro soluzione e che tale interesse possa difendersi contro tutte le tendenze avverse. Il
teatro epico è il più vasto e progredito tentativo di giungere a un grande teatro
moderno e deve vincere tutte le enormi difficoltà che si oppongono a qualsiasi energia
vitale, in qualsiasi campo.
Effetti di straniamento nell’arte scenica cinese
L'effetto di straniamento nell'antico teatro cinese venne applicato poi in
Germania, nel corso dei tentativi volti a realizzare un teatro epico, per una drammatica
basata su canoni non aristotelici, cioè non sull'immedesimazione. Si tendeva a far
recitare gli attori in maniera da rendere impossibile allo spettatore di immedesimarsi
sentimentalmente con i personaggi del dramma. L'accettazione o il rifiuto di ciò che
questi facevano o dicevano, doveva avvenire nella sfera cosciente dello spettatore e
non, come era avvenuto finora, nel suo inconscio. Lo sforzo di creare un distacco tra il
pubblico e gli avvenimenti rappresentati si può riscontrare nelle recite teatrali e
pittoriche delle vecchie fiere popolari. Il modo di parlare dei clown da circo e il modo di
dipingere usato nei baracconi da fiera esercita un'azione di straniamento. Anche
l'antica arte scenica cinese conosce l'effetto di straniamento e lo utilizza in maniera
raffinatissima. È noto che il teatro cinese fa uso di una grande quantità di simboli, i
caratteri sono contraddistinti da determinate maschere, o semplicemente con mezzi
pittorici. La scena rimane invariata, ma durante la recita vi vengono apportati mobili.
Non è molto facile andare contro l'abitudine di accettare una rappresentazione d'arte
come un tutto unico, è però necessario farlo se si vuole, di molti effetti, studiarne solo
uno. L'effetto di straniamento sulla scena cinese viene raggiunto nel seguente modo.
In primo luogo, l'attore cinese non recita come se esistesse una quarta parete, oltre
alle 3 che lo circondano. Egli anzi sottolinea la sua consapevolezza di essere visto e
con ciò elimina una delle illusioni tipiche della scena europea. Il pubblico non può più
illudersi di assistere da spettatore invisibile ad una vicenda che stia realmente
accadendo. Una tecnica particolarmente sviluppata dal teatro europeo, quella intesa a
mascherare il fatto che l'allestimento scenico sia in funzione della divisione per il
pubblico, diventa perciò stesso superflua. Un'altra regola è che l'artista si guarda.
L’attore si rivolge ogni tanto agli spettatori come per dire, non è così? Ma si esamina
lui stesso, guarda le sue gambe, le sue braccia, le esamina e le elogia. L'attore così
facendo separa la mimica, rappresentazione dell'osservazione, dai gesti,
rappresentazione di ciò che sta rappresentando. Ma tale separazione non va a
deterioramento di quest'ultima, cioè che il comportamento del corpo si rispecchia nel
viso e gli conferisce tutta la sua espressività. L'attore si sforza di riuscire strano e
perfino sorprendente allo spettatore, e per raggiungere tale scopo egli si deve
considerare estraneo a sé stesso e alla sua esibizione. Così ciò che egli presenta
diventa qualcosa che produce stupore. Grazie a questa arte, le cose della vita
quotidiana si elevano al di sopra del piano dell’ovvietà. Il contemplare sé stesso
dell'attore, questo artificiale e artistico atto di auto straniamento, preclude allo
spettatore l'immedesimazione totale, gli impedisce cioè di abdicare a sé stesso e crea
una smisurata distanza rispetto agli avvenimenti. L'immedesimazione tuttavia avviene
sotto altra forma, ossia lo spettatore si immedesima nell’attore in quanto essere che
osserva, viene così sollecitato in lui l'atteggiamento della speculazione e
dell'attenzione. All'attore occidentale, può darsi che la tecnica del teatro cinese appaia
fredda, eppure questi artisti non rinunciano alla rappresentazione dei sentimenti.
L'artista rappresenta vicende di carattere altamente passionale, ma non assume mai
toni accesi. Il raffreddamento è prodotto dalla distanza che l'attore, così facendo,
interpone tra sé stesso e il personaggio rappresentato. Egli si guarda bene dall’imporre
le sensazioni al pubblico. L'attore occidentale fa di tutto per avvicinare quanto più
possibile il suo spettatore alle vicende e al personaggio da rappresentare. A questo
fine lo induce a immedesimarsi in lui, nell’attore stesso, e dedica ogni tempo a
trasformarsi con la massima approssimazione in un'altra personalità, quella della parte
che gli viene affidata. Quando però tale trasformazione si completa, egli ha in un certo
senso dato fondo alla sua arte. Questa azione di totale metamorfosi è molto faticosa,
questo succede che l'autore non riesce a lungo a trasfondersi veramente nell'altro,
presto si stanca e allora si riduce ad una semplice imitazione esteriore di
atteggiamenti e di inflessioni con conseguenze disastrose e un indebolimento
dell'effetto sul pubblico. L'artista cinese non conosce simile difficoltà: egli rinuncia alla
metamorfosi totale e si vendica in partenza a citare il suo personaggio. Per l'artista, il
risuscitare ogni sera in sé stesso determinate emozioni e stati d'animo, costituisce uno
sforzo grave, massacrante, mentre ben più semplice è l'esecuzione dei segni esteriori
che sogliono accompagnare ed annunciare tali emozioni. L'effetto di straniamento
funziona non già sotto la forma di assenza di emozioni, bensì sotto la forma di
emozioni che non hanno bisogno di farsi credere quelle del personaggio
rappresentato. È superfluo dire che l'effetto di straniamento non si basa fatto su una
recitazione artificiosa: nulla gli è più antitetico della banale stilizzazione. Al contrario,
la messa in moto dell'effetto di straniamento dipende proprio dalla fluidità e
naturalezza del gioco scenico. Egli recita come se quasi dopo ogni sua battuta il
pubblico potesse giudicarlo, come se quasi ogni suo gesto dovesse sottostare
all'approvazione del pubblico. L'artista cinese non si trova in uno stato di trance, in
ogni momento può essere interrotto, ma non per questo perderà il filo. Infine, un
teatro nuovo, per la sua azione di critica alla società, per il suo messaggio storico in
merito ai rivolgimenti avvenuti, dovrà necessariamente valersi dell’effetto di
straniamento.
La scena di strada (modello base per una scena di teatro epico)
Nel primo quindicennio dopo la guerra mondiale alcuni teatri tedeschi
sperimentarono un tipo di recitazione relativamente nuova che venne chiamato epico.
L'attore si distanziava dal personaggio raffigurato e presentata le situazioni
drammatiche in una prospettiva tale che lo spettatore veniva necessariamente portato
a considerarle in modo critico. I partigiani di questo teatro epico sostenevano che la
comprensione dei nuovi termini sarebbe stata così notevolmente facilitata grazie alla
possibilità di rappresentare la concatenazione causale dei processi sociali. Come
esperimenti pratici, di solito si sceglieva un esempio di teatro epico elementare, una
scena che può accadere a un qualsiasi angolo di strada. Il testimone oculare di un
incidente stradale mostra ad un assembramento di gente come è capitata la disgrazia,
i presenti possono non aver visto il fatto o semplicemente essere di parere diverso dal
dimostratore, ciò che è importante è che il dimostratore rappresenta il comportamento
dell'autista o del pedone investito, in modo tale che coloro che lo ascoltano possano
formarsi un'opinione sull'incidente. Questo esempio di teatro epico di tipo primitivo è
facilmente comprensibile, ma se presentato ad un’altra epoca scientifica si incontrano
gravi difficoltà. Si consideri che questo fatto evidentemente non rappresenta in alcun
modo ciò che noi intendiamo per patto artistico, non occorre che il dimostratore sia un
artista, ciò che serve a raggiungere il suo scopo, è rappresentare ciò che è successo in
modo da non ammaliare nessuno, non deve indurre nessuno ad abbandonare il proprio
piano usuale per lasciarsi rapire in una sfera superiore, egli non ha bisogno di
particolari capacità suggestive. Ciò che è importante è che viene eliminata l'illusione,
proviamo in colui che narra l'incidente stradale il carattere della ripetizione, l'evento
ha avuto luogo e qui lo si ripete. Allora il teatro non nasconde più la sua natura di
teatro, appare in piena luce ciò che il gioco scenico ha di studiato, si vede che il testo
è appreso a memoria, si vede tutto l'apparato e tutta la preparazione. Lo scopo del
dimostratore non è di produrre delle emozioni allo stato puro, egli le riproduce
parzialmente, non tenterà in alcun modo di farne delle