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L'attore deve avere la possibilità di essere realmente espressivo, è il suo mestiere, non
devi nascondersi dietro l'autore, non devi nascondere che non è capace di utilizzare la
voce e il corpo. Il teatro può portare alla pienezza umana nell'incontro tra i personaggi
che vivono certe situazioni proposte nel testo, ma che noi possiamo comprendere solo
attraverso le nostre esperienze.
Le tecniche dell’attore
Per Grotowski era necessario distinguere chiaramente i metodi dell'estetica. Brecht ha
spiegato diverse cose interessanti sulle possibilità di un modo di recitare che ipotizza il
controllo razionale delle azioni da parte dell'attore; ma non si trattava di un metodo in
senso stretto, era piuttosto qualcosa che aveva a che fare con una concezione
nell'ambito dell'estetica dell'arte dell'attore, poiché in realtà non si è mai posto la
domanda “Come poter fare?”. Egli ha studiato l'arte dell'attore nei minimi dettagli, ma
sempre dal punto di vista del regista che affianca l'attore. Il caso di Artaud è
differente. Egli fornisce indiscutibilmente uno stimolo alle ricerche sulle possibilità
dell'arte dell'attore, ma quello che propone sono in definitiva delle visioni, una sorta di
poema sull'arte dell'attore che dà le sue spiegazioni senza dare nessuna conclusione
pratica. Egli aveva osservato giustamente che esiste un parallelismo reale tra lo sforzo
di un uomo che fa un’azione fisica e i suoi processi psichici. Egli aveva percepito che
nel corpo esiste un centro che dirige le reazioni dell'atleta e quelle dell'attore che
vuole esprimere la sua azione psichica per mezzo del corpo, ma se si analizzano i suoi
presupposti dal punto di vista della pratica è chiaro che portano allo stereotipo, un tipo
definito, fisso, di movimento per esprimere un genere definito di emozione. Egli
propone un punto di partenza secondo per la ricerca e propone una certa estetica:
quando si spinge l'attore a osservare la propria respirazione, ad applicare l'elemento
della respirazione mentre recita, egli propone di ampliare le proprie possibilità, di agire
non solo con la mediazione delle parole, ma anche attraverso ciò che non è articolato.
Non ci sono molti metodi per il lavoro dell'attore, il più elaborato è quello di
Stanislavskij. Egli si è posto le domande davvero fondamentali e ha dato le proprie
risposte. Il suo metodo si è evoluto nel corso di molti anni di ricerche, ma non si sono
evoluti i suoi allievi. In ogni periodo diverso egli ha avuto degli allievi e in genere ogni
allievo ha tenuto conto solo del periodo particolare in cui è stato presente. Egli è stato
lo sperimentatore instancabile, ma non ha proposto all'attore delle ricette, ma degli
strumenti per ritrovare se stesso e poter rispondere in ogni situazione alla domanda
come poter fare. La tecnica di Grotowski è negativa, egli non dà ricette, utili per
rispondere a domande come cosa bisogna fare per mostrare la collera, come
camminare… bisogna invece domandare all'attore quali sono gli ostacoli che lo
bloccano nel cammino verso l'alto, che lo bloccano nell'atto di esteriorizzazione che
dovrebbe impegnare tutte le sue risorse, da quelle più istintive a quelle più coscienti.
Bisogna accertare che cosa lo blocca nella respirazione, nel movimento e nella
capacità di entrare in contatto con gli altri. Bisogna togliere tutto ciò che lo disturba,
lasciando in lui solo ciò che è creativo, una sorta di liberazione. Per arrivare ad allenare
questi metodi di esteriorizzazione, vengono praticati degli allenamenti, degli esercizi,
che come gli esercizi fisici sono gli stessi per tutti, ma che ognuno deve analizzare e
superare individualmente. Persino esteriormente è facile capire le differenze
individuali nell'esecuzione degli esercizi, ma sulla base di elementi padroneggianti con
precisione e che valgono per tutti.
Inoltre, è importante distinguere la parte dalla partitura. La parte è una sfida in cui
l'attore è trascinato, è un atto da compiere e un invito concreto. Se l'attore risponde,
indaga questa possibilità, cerca in un certo senso di comprenderla con l'organismo,
con tutto se stesso e se si riesce a concretizzare quell'atto umano che la parte ci
richiede, allora arriva all’esteriorizzazione. Ovviamente non ci possiamo accontentare
solo di spiegare la parte, come ogni artista, l'attore deve avere la sua partitura. Il
teatro è un incontro, la partitura dell'attore sono gli elementi del contatto interumano,
impulsi e reazioni, disciplinati e concreti. In questi incontri sono sempre presenti il
ricevere e il reagire, captare gli impulsi che arrivano dagli altri e mandare impulsi
diretti agli altri, durante lo spettacolo non si deve pensare allo spettatore. Nella prima
fase l'attore costruisce la sua parte, nella seconda fase la partitura. Proprio in quel
momento egli cerca una sorta di purezza, eliminando il superfluo, e nello stesso tempo
i segni necessari all'espressione attoriale. Nella costruzione e nel suo lavoro, l'attore
non deve mai domandarsi se ciò che sta facendo è comprensibile allo spettatore,
poiché in questo modo si metteranno in vendita. Ovviamente l'attore non deve
ignorare la presenza dello spettatore, poiché sarebbe una bugia; non si dovrebbe
considerare il pubblico come punto di orientamento, ma non si dovrebbe nemmeno
sottovalutare il fatto stesso dell'esistenza degli spettatori. In ogni spettacolo abbiamo
detto che si definisce una relazione specifica tra gli attori e gli spettatori, ma il punto
essenziale è che l'attore non deve recitare per gli spettatori, deve recitare al cospetto
degli spettatori, in presenza di questi. Deve compiere un atto di verità, di
esteriorizzazione estrema, ma concreta e compresa in una struttura. L'attore deve
avere il tempo di staccarsi da tutte le questioni e le distrazioni della vita quotidiana.
Nel teatro di Grotowski si devono osservare 30 minuti di silenzio, tempo nel quale
l'attore può pensare a quello che deve fare, prepararsi ed eventualmente ripassare
certe scene.
La ricerca del metodo
Che cos'è l'istituto Bohr di Copenaghen?
Bohr e la sua equipe hanno fondato un'istituzione assolutamente sorprendente nel suo
genere. È un luogo di incontro dove i fisici di paesi diversi che cercano di fare i primi
passi in una terra ancora di nessuno confrontando le loro tesi, attingendo in un certo
senso alla memoria collettiva dell'istituto. È sotto a una documentazione molto precisa
di ricerche rischiose, mentre fisici, da parte loro, con le loro ipotesi e premesse, che
alimentano questa memoria collettiva. Bohr e i suoi collaboratori, hanno cercato di
seguire le piste di alcune tendenze dominanti, sono stati provocatori nel campo della
loro disciplina, questi hanno raccolto dati essenziali, approfittando del potenziale di
centri molto sviluppati di tutto il mondo. Questo istituto si interessa al modello di una
linea di condotta, il teatro ovviamente non è una disciplina scientifica e tantomeno lo è
l'arte dell'attore, tuttavia come ha sottolineato Stanislavskij, tutto ciò non può basarsi
semplicemente sull'ispirazione, su fattori difficili da prevedere; l'irrompere del talento
è un’esplosione improvvisa e sorprendente delle varie possibilità creative. Questo
poiché l'attore crea il comando, ovvero in un tempo determinato e persino ad una
determinata ora crea delle emozioni, dei gesti eccetera. Tutto ciò fa sì che l'attore è
condannato a disporre di un metodo, se deve essere creativo. Le principali e
fondamentali questioni dell'arte dell'attore che dovrebbero essere indagate con
metodo sono le seguenti:
- stimolare il processo di autorizzazione dell'attore fino a comprendere gli strati
dell'inconscio, indirizzando in modo preciso questo stimolo per ottenere cioè la
reazione voluta;
- essere capaci di articolare il proprio processo creativo, di disciplinarlo e
trasformarlo in segni, saper ricevere stimoli che ci arrivano dall'esterno, e poter
reagire di risposta;
- eliminare le resistenze e gli ostacoli che si impongono all'attore contro il suo
organismo fisico e spirituale nel processo creativo, si deve stabilire
individualmente che cosa blocca le associazioni intime di ogni individuo, da cosa
hanno origine la sua indecisione e il suo caos, la mancanza di disciplina, cosa
impedisce concretamente di raggiungere una sensazione di libertà, in cui il suo
organismo è totalmente libero.
Ricerche di questo tipo conducono in un ambito di confine con alcune discipline
scientifiche come foniatria, psicologia, antropologia culturale, semiologia eccetera.
Quindi anche se ci muoviamo in un ambiente prettamente artistico e creativo,
possiamo spostarci anche in uno più scientifico, dove cerchiamo di precisare l'ambito
dei nostri obiettivi con la precisione e la coerenza propria delle ricerche scientifiche.
Quando Grotowski parla di metodo, parla del superamento di se stessi, dell'incontro.
Quindi anche del suo processo di conoscenza e in un certo senso, parla anche di
terapia. Se questo metodo è aperto, solo in tal caso merita di esistere, allora per
ognuno sarà il suo diverso il processo di conoscenza e la sua terapia diversa. Per
ognuno sarà già un metodo differente, e così deve essere, perché l'essenza di questo
metodo consiste nell'essere individuale.
Il teatro è un incontro
Il testo è una realtà artistica che esiste oggettivamente anche se è antico, mantenuto
tutta la sua forza fino ad oggi, contenendo un concentrato di esperienze umane, di
rappresentazioni, di illusioni e miti; significa che il testo è come un messaggio che
riceviamo dalle generazioni precedenti. In senso analogico, un testo contemporaneo
può essere una sorta di prisma che riflette le nostre esperienze. Dobbiamo leggere i
testi teatrali come parte della letteratura, ma rispetto ad essa possiamo adottare due
posizioni diverse: possiamo illustrare il testo attraverso l'interpretazione degli attori, la
messa in scena, la scenografia e la situazione, in questo caso il risultato non è teatro è
solo elemento vivo di questo genere di spettacolo e di letteratura; oppure possiamo di
fatto ignorare il testo, trattandolo solo come pretesto, introducendo interpretazioni o
cambiamenti, riducendolo a qualcosa di insignificante. Entrambe le soluzioni, per
Grotowski, sono sbagliate perché in entrambi i casi invece di compiere il nostro dovere
di artisti, si cerca di sottoporsi a certe regole, ma l'arte non ama le regole. I capolavor