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Dunque in sostanza si tratta per l’educatore di accendere la vita in noi affinché si ri-accenda la vita
nell’altro.
Ricordiamo la lezione di Benjamin: <<La natura produce somiglianze. Basta pensare al mimetismo animale. Ma la più alta capacità di
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produrre somiglianze è propria dell’uomo. Il dono di scorgere somiglianze, che egli possiede, non è che un resto rudimentale
dell’obbligo un tempo schiacciante di assimilarsi e condursi in conformità. Egli non possiede, forse, alcuna funzione superiore che non
sia condizionata in modo decisivo dalla facoltà mimetica.>> 2.
Dalla teoresi al vivere
Abbiamo detto che per natura l’uomo è portato a fare una mimesi di quello che ha di fronte a sé
perché in questo modo riesce a comprenderlo, tutto ciò è particolarmente vivo nel bambino per
essere poi soffocato del tutto dalla società e non essere più quasi presente nell’adulto. L’autore
prospetta però la possibilità di recuperarlo.
Se torniamo con la memoria a quando eravamo bambini subito ci rendiamo conto che tutti noi
abbiamo giocato al gioco “del come se”, facevamo la mamma, la maestra ma anche un animale,
un supereroe dei fumetti, la strega che vola sulla scopa…e se guardiamo con attenzione ci
rendiamo conto che quell’agire non era pura imitazione ma un qualcosa di più profondo che
coinvolgeva tutti noi stessi nonostante rimanessimo coscienti di quello che stavamo facendo. (es.
un bambino che fa l’Uomo-Ragno seppure si sentirà agile e invincibile non perderà il contatto con
la realtà a tal punto da gettarsi nel vuoto credendo di poterlo fare perché in quel caso si tratterebbe
di un’identificazione che avrebbe qualcosa di patologico)- (inoltre la sua capacità mimetica non si
limita a quello che è uguale a se ma si estende anche ad altro: egli fa il commerciante o il maestro,
ma anche il mulino a vento e il treno).
In tutto questo ha un ruolo cruciale il “corpo”.
Dunque l’autore sostiene che a suo parere sia sbagliato agli inizi del processo educativo (ma
anche dopo) incastrare per così dire per tanto tempo il corpo del bambino tra una seggiola e un
banco; al contrario la sua ipotesi è che il movimento faciliterebbe il processo di assimilazione (in
quanto come abbiamo detto è naturale nel bambino e nell’uomo muoversi e fare un mimema di
quello che vede per comprenderlo).
C’è poi da mettere in risalto il fatto che nel momento in cui il bambino fa un mimema di qualcosa
egli lo fa riconoscendo l’essenziale di quel qualcosa la sua “essenzialità autentica”. Prendiamo
per es. un bambino che fa la mimesi dell’onda del mare, il movimento che il bambino realizzerà
non sarà propriamente la mimesi di un’onda specifica, quanto piuttosto la mimesi di ciò che il
bambino immediatamente ri-conosce in sé come l’universale dell’onda. (allo stesso modo la
bambina che fa la mamma, non riproduce la sua mamma ma piuttosto l’idea che essa ha di
mamma cioè il simbolo mamma e quello che rappresenta).
Ognuno poi riprodurrà quell’onda in un modo del tutto personale e originale perché originale è il
modo di esprimersi di ognuno. (da questo risulta chiaro dunque che mimesi è imitazione e
creazione).
Abbiamo detto che il bambino riconosce l’essenziale di quel qualcosa, ma questo riconoscere non
è un conoscere di secondo grado o comunque un ritrovare un qualcosa che già si è conosciuto ma
piuttosto è vedere l’essenziale di quel qualcosa libero dalla singolarità e casualità delle circostanze
in cui venne incontrato. Rispecchiamento dunque dell’universale e non del particolare.
Per concludere secondo l’autore quello che fa il bambino lo fa allo stesso modo però con
intenzionalità l’artista (ad es. il pittore per realizzare un dipinto deve farsi per primo lui stesso ciò
che dipinge) e che può fare anche chi ha deciso d’insegnare.
3.
Verso un’educazione poetica
Da tutta quest’analisi della natura dell’uomo risulta chiaro che per l’autore l’uomo è si un essere
razionale ma anche mimesico e che per risolvere la crisi attuale che vive l’individuo nel relazionarsi
all’altro e nel creare relazione veramente autentiche può essere utile far si che si alimenti l’uomo in
un modo diverso curando cioè anche il suo aspetto mimesico finora totalmente trascurato dalle
istituzioni educative.
L’autore dunque propone di seguito una serie di attività da poter applicare concretamente nella
realtà scolastica quotidiana, risultate da una sua personale sperimentazione attraverso il
MimesisLab - Laboratorio di Pedagogia dell’espressione nato all’interno del Dipartimento di
Progettazione Educativa e Didattica dell’Università degli Studi Roma Tre a partire dal 2008 da lui
realizzato e diretto.
- La mimopaideia come terapia: nutrimenti metaforici per riattivare modalità relazionali sopite nei
pazienti con disturbi della condotta alimentare
Attività realizzata nel Centro Italiano per i Disturbi della Condotta Alimentare, Policlinico Umberto
I, Università “La Sapienza” di Roma. Il lavoro ha offerto alla persona affetta da DCA occasioni per
incorporare e poi metabolizzare qualcosa di distinto da sé, ma non cibo materiale, bensì cibo
spirituale. Le interpretazioni corporee attraverso la mimesi hanno permesso di sperimentare
vitalmente nuove forme per il corpo. La ricerca, sviluppatasi attraverso l’espressione di qualità
energetiche differenti, nate dall’incontro con elementi naturali che erano proposti dal conduttore, ha
permesso l’esplorazione di un nuovo stare nel proprio corpo e di esperire una libertà di sentimento
della propria corporeità in relazione a quella dell’altro. E’ stato poi ideato un questionario di
gradimento del laboratorio che è stato somministrato ai pazienti della seconda partecipazione.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- La parola e il corpo. Percorsi sperimentali alla ricerca di una autenticità espressiva: la mimesi in
una quarta elementare (Istituto Comprensivo “Guicciardini” di Roma)
Il laboratorio è stato esperito dai bambini come uno spazio di ricerca ludico-didattica dove
l’esercitazione mimica, l’espressione corporea e il dialogo corporeo sono stati al centro del lavoro
proposto. Il bambino si è così esercitato nel liberare il canale espressivo vocale e a modulare i
suoni armonizzandoli con i movimenti del corpo facendo riferimento a elementi naturali come
acqua, aria, terra e fuoco.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- L’espressione mimico-corporea per l’apprendimento della matematica in una prima elementare
(Scuola Primaria “Brasile”)
Obiettivo del lavoro è stato quello di avviare bambini di età compresa tra i 6 e 7 anni alla
comprensione delle prime nozioni della matematica previste dal curricolo attraverso giochi ed
esercizi mimesici. Si voleva verificare se quest’apprendimento fosse possibile attraverso la mimesi
corporea. La risposta sembra essere positiva.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- Zerodistanza. Percorsi mimici nell’altro diverso, nell’altro uguale (Istituto Professionale Statale
“Stendhal” di Roma)
Il progetto ha avuto come finalità principale quella dell’integrazione sociale dei ragazzi con
disabilità nel gruppo dei pari. I principali obiettivi sono stati raggiunti. Il miglioramento della fiducia
di base ha permesso maggiori competenze relazionali tra i ragazzi, che si sono rese evidenti sia
nella qualità di realizzazione degli esercizi non verbali sia nelle dichiarazioni fatte durante la parte
di laboratorio dedicata al confronto verbale.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- Laboratorio sperimentale di scrittura mimetica (Diped)
Il laboratorio si è svolto con volontari ambosessi di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Scopo della
sperimentazione è stato quello di rilevare gli effetti di un lavoro espressivo corporeo e relazionale,
al chiuso e nella natura, sull’attività di scrittura creativa, sia stabilendo un rapporto diretto e
immediato tra espressione corporea ed espressione scritta, sia introducendo tra le due attività la
mediazione della lettura.
Molti gli esercizi proposti, ricorrente è stato quello in cui i partecipanti dopo la mimesi di elementi
naturali (ad es. aria, acqua) e qualità essenziali (ad es. morbidezza, liquidità) sono stati invitati a
scrivere diversi tipi di testi, a tema libero o prestabilito (ad es. un racconto, una lettera, un sogno).
I partecipanti hanno sottolineato come il lavoro corporeo e mimetico abbia liberato la propria
creatività da blocchi preesistenti, dalla paura del giudizio proprio e altrui sulla qualità dei propri
scritti, stimolando la fantasia, la capacità d’invenzione, la padronanza di linguaggio e la chiarezza
nell’espressione scritta.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- Mimesi in fasce. Connessioni tra corpo e suono. (Asilo nido a indirizzo musicale “Papageno”)
Il laboratorio è stato realizzato insieme a bambini da zero a tre anni, con l’obiettivo di stimolare la
libertà espressiva corporea e verbale attraverso una pedagogia che ha origine nel metodo mimico
di Orazio Costa Giovangigli.
Si è cercato di lasciare il più possibile libera la naturale capacità mimetica dei bambini e di favorire
la relazione tra l’articolazione delle sonorità (vocalizzazioni, parole e/o frasi) e le variazioni di ritmo
e forma del movimento corporeo. I bambini sono stati guidati in tutto questo dalle educatrici.
Al termine del laboratorio le educatrici hanno riscontrato nei bambini una maggiore ricchezza nel
linguaggio spontaneo e una maggiore sicurezza dei bambini nelle relazioni con gli altri.
Per ulteriori info: http://host.uniroma3.it/laboratori/mimesislab/ri_attivita.php
- La Mimopaideia nei diversi significati del disagio mentale (Servizio Psichiatrico Di Diagnosi e
Cura - SPDC- Politecnico Umberto I, Università “La Sapienza” di Roma)
L’intervento si è inserito come una terapia artistico-educativa che si proponeva di offrire ai pazienti
la possibilità di uscire dall’estraniamento e dal disorientamento, proprie del momento delle acuzie
psichiatriche, e consentire loro il ritrovamento di un mondo interno ancora accessibile e
comprensib