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2.4 IL TUTOR IN AMBITO COSTRUTTIVISTA

Il tutor moderatore esprime la sua attività sostanzialmente nel dialogo che viene ad instaurarsi tra gli studenti. Il

carattere della sua interazione presenta alcune affinità con quella del tutor facilitatore, poiché anch’egli presta

attenzione al contesto e al clima del gruppo, ma la peculiarità del suo intervento è da rilevarsi nel fatto che il suo

ruolo nella comunità si configura come pari tra pari.

Una comunità di studenti che apprende, può raggiungere livelli di interazione in cui i singoli sono coinvolti non

tanto come studenti, ma come esperti, e di conseguenza, la figura del tutor come sostegno o facilitatore

all’apprendimento tende a svanire, o potrà permanere, ma solo in alcuni momenti.

La funzione del moderatore sarà quella di mantenere il ritmo della discussione a livelli accettabili, ovvero

moderando toni troppo accessi o animando la discussione quando tenda ad appiattirsi.

3. IL MEDIATORE UMANO ONLINE

Il tutor si configura come mediatore tra gli attori dell’evento formativo, ossia si pone in una dimensione intermedia

tra gli allievi, i contenuti, le attività, il sistema di erogazione: funge da termine medio (in Aristotele, esso è

l’elemento che si trova come soggetto o come predicato tanto nella premessa maggiore che in quella minore,

rappresenta il perno del sillogismo ed ha una funzione analoga a quella di mediatore).

Pertanto, il tutor nella didattica svolge la funzione di termine medio, poiché elemento di traduzione e di

veicolazione di significati, di sostegno all’apprendimento, di facilitazione nella relazione cognitiva ed affettiva.

Tale funzione di mediazione didattica è fondamentale in un corso di formazione e-learning, dove gli attori del

processo formativo interagiscono mediante una piattaforma online.

Trentin sostiene che in rete il livello di apprendimento può essere più elevato di quello della didattica in presenza,

perché intervengono nel processo fattori legati alla peculiarità della rete come ambiente in cui si attivano

processi collaborativi in cui la mediazione didattica viene a gravare sulla componente umana, ossia sui tutor di

rete.

3.1 La progettazione del tutoring in rete

L’azione del tutor, oltre ad essere riferita alle funzioni di istruttore, facilitatore o moderatore, può essere

riconducibile a 3 aree di intervento:

Organizzativa (illustra modalità di partecipazione; presenta i materiali ed esperti; organizza lavori;

➢ coordina)

Sociale (gestione comunicazione; intervento sui processi di socializzazione; assunzione ruolo di

➢ moderatore, facilitatore e consigliere)

Didattica (esperto d’area; ha competenze specifiche sugli argomenti del corso o su un modulo).

Poiché è impossibile operare su tutti e tre i fronti, Trentin suggerisce che la conduzione di un corso online sia

affidata ad uno staff di tutor, in rapporto a 1 a 10, 1 a 15 corsisti.

Lo staff deve garantire almeno 3 tipi di competenze:

Sui contenuti dell’intervento, per gestire e facilitare le attività di discussione, analisi, produzione

▪ collaborativi;

Sulla metodologia di conduzione dei corsi in rete, deve cioè conoscere le strategie di CMC e di

▪ interazione di gruppo

Sull’uso di tecnologie telematiche, è indispensabile che all’interno dello staff ci sia qualcuno che

▪ possegga a livelli elevati tale capacità.

Nello staff è bene che i compiti e i campi di competenza siano distribuiti per ciascun tutor, per evitare

accavallamenti di ruoli o messaggi contraddittori. Ecco una possibile suddivisione:

• Tutor personale a ogni singolo corsista

• Tutor d’area per ogni singolo modulo, in base alle competenze sui contenuti

• Responsabile dello staff, ossia un direttore del corso che svolge la funzione di fare portavoce ai

corsisti dello staff e su cui si possa contare per qualsiasi evenienza.

Rowntree ritiene che le competenze del tutor si formino soprattutto sul campo e che quella del facilitatore è la

funzione più eclettica, poiché deve comprendere quale ruolo è necessario assumere in un certo momento;

magari dovrà intervenire per dare direttive sui contenuti, sui materiali o come supporto tecnico, ma a tratti dovrà

farsi da parte per non invadere spazi di dialogo tra pari.

Trentin analizza il rapporto del tutor con il gruppo, individuando 3 fasi che descrivono una sorte di evoluzione

nella modalità comunicativa:

Dipendenza dal tutor (fase iniziale in cui i corsisti hanno bisogno di essere guidati)

✓ Indipendenza (acquisite le competenze di base, i corsisti cercano di affermare il proprio modo personale

✓ di pensare)

Interdipendenza (è il superamento e la sintesi delle precedenti, in cui ogni componente del gruppo

✓ impara a considerare gli altri come risorsa, interagisce con loro e con il tutor in una dimensione

dialogica).

Harasim traccia 12 punti che mantengono una certa validità come indicazioni pratiche per l’esercizio dell’attività

tutoriale:

1) Evitare l’atteggiamento di chi fa lezione

2) Essere chiari nei compiti assegnati

3) Essere sempre flessibili e pazienti

4) Essere sempre pronti a rispondere ad una richiesta

5) Non contribuire al sovraccarico informativo

6) Verificare la situazione costantemente

7) Incoraggiare il lavoro per gruppi e piccoli gruppi

8) Spiegare chiaramente le regole di comportamento

9) Riassumere le discussioni, facendo emergere le problematiche

10) Rimuovere eventuali messaggi non pertinenti

11) Stabilire norme e regole precise di partecipazione

12) Chiudere le discussioni che non producono risultati.

Draves mette in rilievo, invece, la necessità che il tutor metta a punto un’agenda con lo scopo di guidare

sistematicamente le operazioni che svolgerà con il suo gruppo, e che lo agevolerà nell’affrontare eventuali

situazioni critiche e nel mantenere il ritmo delle scadenze previste. L’agenda dovrebbe prevedere:

I requisiti tecnici necessari perché le attività procedano senza difficoltà

o Gli obiettivi che si intendono raggiungere

o Quale schema adottare per elaborare i contenuti e proporli agli studenti

o Il calendario di massima delle attività e le scadenze da rispettare

o Come procedere in caso di verifiche preliminari

o Definire le linee guida delle attività, ovvero le aspettative, le procedure e l’etica complessiva che

o dovrebbe ispirare le interazioni

L’elenco degli studenti per mantenere i contatti e informazioni sulle competenze

o Uno schema su come tessere i materiali da sottoporre agli studenti

o Una lista di possibili questione aperte.

o

Shepered afferma che una persona ha migliori possibilità di divenire un buon tutor online se:

Ha già esperienze di tutorship nella formazione a distanza

➢ Opera come docente da tempo

➢ È esperto di una data area che comprende l’importanza della diffusione delle conoscenze mediante le

➢ reti

È responsabile di settori formativi ed è in cerca di un nuovo ruolo.

Inoltre, Shepered prende in considerazione la caratteristica dell’interazione che il tutor opera in rete, e la

suddivide in:

Attività “sincrona”, che prevede un tutor che privilegia il rapporto in diretta, in tempo reale

❖ Attività “asincrona”, esercitata da un tutor che agisce nel tempo, mediante un’azione più mediata.

3.2 Il modello di G. Salmon

Il modello proposto dall’autrice in merito al tutor, o meglio all’e-tutor, rivela il ruolo del tutor moderatore,

equiparato alla persona che conduce, regola una conferenza e che usa la tecnologia per raggiungere gli obiettivi

comunicativi e formativi proposti dal corso.

Ogni studente percorre dei “gradini”, che sono (partendo dal basso):

Accesso e motivazione: il tutor aiuta i corsisti a familiarizzare con l’ambiente tecnologico e con la

▪ struttura del corso. La buona riuscita dell’orientamento consente di potenziare la motivazione alla

frequenza e all’apprendimento

Socializzazione online: il tutor promuove le azioni necessarie per attivare un processo di socializzazione

▪ che passi mediante la definizione delle singole individualità; naturalmente mediante l’uso dell’ambiente

online

Scambio di informazioni: ha inizio il percorso di costruzione della conoscenza che avviene in

▪ contemporanea all’intrecciarsi dei contributi invitai dai singoli corsisti; compito del tutor è di aiutare i

corsisti nella selezione delle informazioni più importanti per lo sviluppo delle attività cognitive e del

processo di apprendimento

Costruzione della conoscenza: il gruppo comunica online non per dare/ricevere informazioni, ma per

▪ costruire conoscenza; ogni singolo corsista formula le proprie idee esplicitando i percorsi seguiti per la

loro produzione. Nei forum c’è una maggiore interazione, scambio di prospettive e condivisione delle

modalità e dei percorsi di apprendimento

Sviluppo: ciascun corsista diviene consapevole dell’apprendimento raggiunto mediante le tecnologie e

▪ l’interazione di gruppo, è in grado di esprimere senso critico nei confronti dell’ambiente tecnologico e

del tutor. Questa fase di costruzione individuale della conoscenza permette ad ogni individuo di

approfondire ed analizzare il proprio percorso cognitivo, riflettendo criticamente sugli argomenti trattati,

e analizzando l’interazione con il tutor e con i colleghi.

4. LA DIDATTICA BLENDED

Il termine blended learning oggi è usato per indicare interventi di formazione che combinano l’e-learning con

altre forme di metodi e strumenti didattici (F.L.A.G.), ossia metodi, strumenti, materiali, ambienti di

comunicazione basati sulla tecnologia della rete insieme a tradizionali materiali stampati ed attività in presenza,

forme di studio individuale e di gruppo, ritmi di apprendimento strutturato e autoregolato, con l’intervento

dell’istruttore o di un tutor accompagnatore.

Stockey sottolinea che l’e-learning non è un sinonimo di blended learning, ma è il suo maggior componente:

senza e-learning, oggi, non potrebbe esserci un uso reale della tecnologia e senza tecnologia non potrebbe

esserci alcuna possibilità di costruire un intervento di blended learning.

Alcuni elementi costitutivi del blended learning sono rintracciabili in altre tipologie di formazione in uso:

Lo Hybrid learning è una delle attuali tendenze nelle strategie dell’educazione (TLC): i corsi ibridi sono

➢ corsi in cui una porzione di attività di apprendimento è offerta online, per cui il tempo che di solito viene

impiegato nella didattica in una classe è ridotto ma non eliminato. Il successo di tali corsi è l’unione di

delle caratt

Dettagli
A.A. 2017-2018
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher noemipedagogista di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Strategie educative dei nuovi processi comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof La Rocca Concetta.