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LE NUOVE PROFESSIONI EDUCATIVE

LA DIDATTICA NEI SERVIZI SOCIOCULTURALI

E ASSISTENZIALI

Modelli didattici e orientamenti operativi

Al metodo si riferiscono:

stile educativo

 l’organizzazione dei contenuti culturali

 la strutturazione del processo didattico in sequenze di apprendimento

 le forme di raggruppamento di educatori e soggetti in apprendimento

 le forme del lavoro didattico.

La scelta del metodo richiede una mediazione tra bisogni educativi specifici, cioè riferiti a

soggetti e situazioni particolari, tra le direzioni dell’azione educativa individuate e le caratteristiche

delle proposte culturali.

Inoltre bisogna tenere conto che le potenzialità di sviluppo ed apprendimento di singoli e di gruppi

costituiscono di fatto aspetti da ricondurre all’unicità ed irripetibilità di ciascuna persona, delle

sue esperienze e dei suoi percorsi di vita.

Non esiste il metodo buono sempre, dovunque e per ogni caso.

Le indicazioni di metodo più che affermazioni rigide intoccabili appaiono piuttosto come

un’ideazione di itinerari possibili, di tracce da seguire con intelligenza e non in modo

da adattare secondo le concrete esigenze educative.

puramente meccanico e formale,

Questo comunque non significa che siano giustificati approcci di tipo praticistico, quasi che l’azione

didattica sia una questione di sola inventiva, di prontezza nell’ottenere il risultato sul piano dei fatti.

Possiamo affermare che l’intervento educativo didattico si attua per via di strumentazioni, mezzi,

testi e strategie operative. Per il loro corretto uso e per la loro validità educativa, occorre un sapere

“tecnologico” che non solo abiliti ad usare di essi in modo appropriato e adeguato ai bisogni

dell’apprendimento, ma che contemporaneamente stimoli a coglierne il senso, i limiti, la necessaria

integrazione nell’insieme degli interventi educativo didattici.

La didattica, come sapere professionale, da un lato ha il compito di aiutare a conoscere meglio i

problemi educativi da affrontare indicando una mappa delle aree di intervento più

significative, deve offrire suggerimenti per impostare progetti d’azione in via ipotetica validi e deve

scongiurare il rischio di banalizzare procedure e strategie proponendo sistemi operativi

iperformalizzati: essa postula il sistematico ricorso ad una metodologia plurale e offre

orientamenti per sviluppare i progetti formativi con flessibilità e continuità.

Modelli per la didattica e azione dell’educatore. Alla ricerca del metodo

Può essere definito modello didattico/educativo uno schema concettuale secondo cui viene

strutturata e ordinata la pratica educativa, caratterizzato da ideali-guida che include ciò che è

bene per il singolo e per la società.

Un modello dovrebbe indicare, in ambito pedagogico, la rappresentazione di una teoria pratica, cioè

di procedure raccomandate per attivare e realizzare progetti educativi, di procedure relative alla

conduzione di progetti educativi, tale che possa essere sottoposta ad un controllo empirico per la

verifica della sua efficienza, efficacia, coerenza.

La prima proposta evidenzia quattro modelli che si distinguono in base a tre variabili

fondamentali: l’insegnante, lo studente e il contenuto.

Modello classico: Qui l’elemento dominante è il contenuto.

1. L’insegnante è un esperto preparato più su ciò che deve insegnare che sul come; egli si

sforza di aiutare l’educando, al quale è riconosciuto un ruolo piuttosto passivo, ad assorbire i

contenuti. La finalità principale dell’attività didattica è l’esercizio intellettuale, sono trascurate

le dimensioni emozionale e sociale.

Modello tecnologico: in questo modello l’elemento principale sono le competenze

2. individuali da far acquisire adottando il contenuto culturale a livello di preparazione ed alla alle

esigenze degli allievi.

L’ insegnante può rimanere in posizione arretrata e curare maggiormente le dimensioni

non cognitive dello studente.

Modello personalizzato: L’allievo è al centro del processo di apprendimento quindi

3. l’intervento didattico si struttura intorno alle sue esperienze, ai suoi interessi, al suo grado

di sviluppo, mirando non solo alla promozione della crescita individuale, ma anche sociale ed

emozionale. L’insegnante ha soprattutto il ruolo di sostegno e di guida nello sviluppo

personale.

Modello interattivo: È fondato sull’idea che le tecniche didattiche correnti vadano superate.

4. L’educatore, avvalendosi della propria esperienza, ha la responsabilità di creare

un’atmosfera comunitaria basata sul dialogo fiducioso sull’interdipendenza, mentre

l’educando apprende dal rapporto dialogico che instaura con gli altri. Apprendere è uno sforzo

collettivo interdipendente, che conduce alla scoperta di particolari aspetti o problemi del vivere

ed è basato sul riconoscimento della dignità umana.

La seconda proposta evidenzia modelli che vengono distinti in base a quattro variabili

fondamentali:

 la sintassi, che delinea il modello in azione nelle sue fasi o sequenze di attività;

 il sistema sociale, che specifica i ruoli dello studente e dell’insegnante, le relazioni

reciproche ed il tipo di norme incoraggiate;

 i principi di reazione, che indicano al docente come guidare l’allievo e come reagire ai suoi

comportamenti;

 il sistema di sostegno, che riguarda particolarmente le condizioni di attuazione del modello.

Al di là delle specificità che caratterizzano i differenti modelli ci sono alcune caratteristiche di

base in ogni modello di intervento didattico:

 Riduzione. Il modello offre una rappresentazione semplificata di una realtà complessa e poco

trasparente. Lo scopo principale per cui si elabora un modello è quello di offrire una visione

schematica delle diverse dimensioni che caratterizzano il fatto educativo e per renderle così

più facilmente manipolabili.

 Accentuazione. I modelli accentuano la rilevanza di determinati aspetti della realtà

rappresentata (dimensioni particolari e le relazioni tra di essi).

 Trasparenza: I processi di semplificazione e di accentuazione rendono trasparente è un

fenomeno complesso.

 Prospettiva: Ogni modello esprime una prospettiva specifica dalla quale leggere i problemi.

 Produttività: È possibile applicare più modelli alla stessa realtà in modo da rendere tangibili

e manipolabili diverse dimensioni di essa.

È importante puntualizzare che modello non costituisce un insieme di regole da applicare

fedelmente, né, d’altra parte, può essere totalmente superato dalla quotidiana inventività e

dallo sforzo creativo dell’educatore.

Egli non deve neppure scegliere ed assemblare di ogni modello ciò che meglio si rapporta alla

sua situazione di lavoro.

I modelli sono un utile strumento di acquisizione di consapevolezza professionale e

costituiscono un importante aiuto per la costruzione di conoscenze sulla pratica didattica. Essi

facilitano le relazioni e i passaggi tra la dimensione teorica e la pratica educativa.

Possono essere identificati alcuni fondamentali piani di analisi:

- Piano assiologico: questo piano riguarda i valori a cui il metodo si ispira e quelli che intende

promuovere attraverso la sua attuazione concreta;

- Piano scientifico: dimensione che richiede all’educatore di valorizzare i dati della ricerca e

della sperimentazione sui rapporti tra insegnamento e apprendimento;

- Piano prasseologico: piano che prende in considerazione gli aspetti operativi del modello.

Proposte in campo: le “didattiche recenti”

 Didattiche per “imparare a pensare”

1. Didattica per concetti:

Tende a porre in primo piano la dimensione cognitiva dell’apprendimento, lasciando sullo

sfondo le altre abilità e dimensioni quali quale motivo-affettiva e pratico-operativa.

Modello didattico proposto in Italia da Elio Damiano chiamato modello della “nuova ricerca

didattica”; modello che si può leggere come un superamento dei limiti presentati dei cosiddetti

modelli “processo-prodotto”, nei quali l’apprendimento viene considerato come una

conseguenza necessaria dell’insegnamento, e di quei modelli di ispirazione attivistica dove viene

messa in primo piano l’attività del soggetto, limitando il ruolo dell’educatore a funzioni di supporto

e coordinamento.

I modelli della nuova ricerca didattica riconoscono l’azione didattica come mediazione tra le

logiche dell’insegnamento e le istanze posti dei soggetti in apprendimento, con le loro

esperienze, precondizioni ed approcci personali al conoscere.

L’attività didattica viene considerata essenzialmente come promozione della capacità di costruire

ed applicare concetti intesi come idee, i quali consentono al soggetto di attribuire significato

alla realtà e di dominarla.

Il modello prevede:

Elaborazione della mappa concettuale: rappresenta la struttura logica dell’argomento e ne

1. mette in evidenza i concetti chiave. Essa diviene uno schema operativo da seguire per

portare l’allievo a padroneggiare un concetto o un insieme di concetti.

Conversazione clinica: intesa come rilevazione a carattere essenzialmente qualitativo dei

2. concetti informali che il soggetto ha sviluppato a proposito dell’argomento: la traccia di

intervista viene predisposta individuando una sequenza di domande stimolo e di eventuali

domande di specificazione che vengono poste in riferimento alle parole chiave inclusa nella

mappa.

Lo scopo è quello di prendere atto degli schemi di assimilazione già costruiti dei soggetti in

apprendimento in modo da partire da essi per generare, per accomodamento sviluppo, gli

schemi o concetti attesi dall’insegnante, predisposti nella mappa concettuale.

Rete concettuale: L’ordine delle operazioni utili per far cogliere ai soggetti gli elementi del

3. concetto e le loro relazioni. La rete si fonda sulla base dell’età degli alunni, tenendo conto

dei loro pre-concetti e mis-concetti, delle attrezzature e dei materiali didattici, dei tempi a

disposizione, del numero degli alunni e dei raggruppamenti praticabili.

La progettazione delle unità didattiche: ogni unità didattica dovrà prevedere un

4. primo momento, costituito dalla sistemazione e catalogazione atto dei dati raccolti attraverso

la conversazione clinica, allo scopo di sensibilizzare le conoscenze sull’argomento;

un secondo momento in cui saranno raccolti, direttamente dall’esperienza o prodotti attraverso

letture o documentazioni da fonti varie, elementi utili a mettere in crisi le conoscenze di senso

comune; e da

un terzo momento che rigua

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Publisher
A.A. 2018-2019
20 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher perrellsss di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Modelli di mediazione didattica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Nardone Rosaria.