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La storia di Internet ha inizio nel 1960, con l’ avvio di un programma del Ministe-
ro della Difesa degli Stati Uniti, volto a progettare una rete di comunicazione in
grado di continuare a funzionare anche se parzialmente danneggiata da even-
tuali attacchi militari nemici. Il progetto è affidato all’agenzia di ricerca della di-
fesa statunitense ARPA (Advanced Research Projects Agency), che realizza la re-
te ARPAnet. Successivamente, si realizza la separazione della rete militare da
quella civile. La cosa fondamentale era che la rete aveva una struttura diversa
dalla rete telefonica. Dovunque si trovasse un computer poteva attingere dalla
rete dove le informazioni venivano scambiate in pacchetti. Nel 1991, Tim Ber-
ners Lee, un ricercatore inglese del CERN (istituto europeo di ricerca sulla fisica
delle particelle in Svizzera) di Ginevra, realizza il World wide web (WWW), una
tecnologia che consente la navigazione ipertestuale tra documenti correlati, le
pagine (o siti) web. Egli voleva principalmente una rete che restasse libera e
senza proprietari.
Il tema principale alle soglie del nuovo millennio fu il dibattito sulla globalizza-
zione. In alcune parti del mondo questo dibattito portò spesso a pensare che
globalizzazione volesse dire americanizzazione. In realtà la globalizzazione pote-
va facilitare l’incontro fra popoli e nuove culture ma poteva anche renderlo me-
no proficuo perché le singole culture tenderanno ad assomigliarsi sempre di più.
Negli anni ’90 il desiderio di frenare, se non addirittura fermare la globalizzazio-
ne, allo scopo di proteggere le culture nazionali, aveva avuto un ruolo molto im-
portante nelle strategie politiche dei media e dei personaggi pubblici. Le opinio-
ni sulla globalizzazione cambiarono ulteriormente nel periodo che va dal 2000 al
2004. Per molti il vero inizio del millennio fu l’11 settembre del 2001, giorno in
cui un terribile attacco compiuto da attentatori suicidi aveva distrutto le grandi
torri del World Trade Center di New York e un’ala del Pentagono a Washington.
Era difficile comprendere non solo tutto ciò che le nuove tecnologie potevano
comportare sul piano politico, economico e sociale ma anche trovare vie di fuga
dai “labirinti morali” inseparabili dal loro sviluppo. Un esempio dei dilemmi mo-
rali posti dalla televisione fu l’abolizione del v-chip, un sistema di controllo della
quantità e della pertinenza dei programmi televisivi. Tutti riconoscevano che il
pianeta era un luogo diverso dopo l’11 settembre 2001. La reazione americana
comportò la creazione del Patriot Act ovvero una legge che permetteva allo sta-
to di scavalcare la privacy dei cittadini per avere maggiori controlli sul terrori-
smo, esso veniva visto come un sacrificio necessario per preservare la sicurezza
del paese, ad esempio attraverso le intercettazioni telefoniche.
Cyberspazio: Parola di origine americana – impiegata per la prima volta dallo
scrittore di fantascienza William Gibson nel romanzo Neuromancer (1984) – in
cui racconta di uno spazio digitale navigabile da persone di realtà diverse che
comunicano tra loro all’interno di un mondo computerizzato fatto di reti digitali.
Designa l’universo delle reti digitali come luogo di incontri e avventure, oggetto
di conflitti mondiali, nuova frontiera economica e culturale. Per esteso, con
questo termine ci si riferisce a un nuovo spazio di comunicazione, identificabile
con la Computer Mediated Communication (CMC) e i suoi sub-contesti (la posta
elettronica, le conferenze computerizzate, gli ambienti multiutente), e alle mo-
dalità originali di creazione, di navigazione nella conoscenza e di relazione socia-
le che esso rende possibile. Il cyberspazio che viene chiamato anche rete è il
nuovo ambiente di comunicazione emergente dall’interconnessione mondiale
dei computer. Alcuni rischi della rete sono: adescamento, pedofilia, truffa, il
problema dei codici di carte di credito messi in rete e altro. Essa, però, può esse-
re anche concepita in maniera positiva. Per esempio, l’avvento dei nuovi social
network, vale a dire Facebook, Twitter, Whatsapp, servizi di messaggistica istan-
tanea e in passato Msn, permettono alla gente di comunicare anche a km e km
di distanza, effettuare videochiamate per esempio, ci può far sentire meno soli e
più a contatto con il mondo, anche se delle volte il miglior contatto è quello di-
retto. Avere migliaia di amici su Facebook per poi non avere il coraggio di salu-
tarli una volta incontrati di persona in qualche contesto, non ha senso. Permet-
tono, inoltre, l’informazione.
Le leggi sul copyright nascono, nel 700, per permettere ai creatori di poter cam-
pare con le proprie creazioni, in modo che continuino a produrne altre. La legge
sul copyright dà ai creatori di arte e scienze un limitato periodo di tempo in cui
solo loro possono ricevere i benefici delle loro creazioni (i dindi) in modo che es-
si siano incoraggiati a produrre altro una volta che questo tempo limitato sia
scaduto. In altre parole, questa legge nasce a vantaggio della società nel suo
complesso, non dei singoli individui: lo scopo finale è la produzione di tanta ar-
te, non l'arricchimento dei creatori. Per questo il periodo di tempo iniziale era
limitato a soli 14 anni (periodo che poteva essere raddoppiato chiedendo una
proroga). Dopo 14 anni, l'opera creata entrava nel pubblico dominio, anche se
per la tale opera c'era ancora mercato, e l'autore doveva ingegnarsi a creare
qualcosa di nuovo.
Il diritto d'autore e il copyright sono due cose diversissime. Il diritto d'autore è
quello che designa me come autrice di qualcosa e non decade mai. Io posso ce-
derlo, mentre sono in vita, ma se non lo faccio, resta mio anche quando decade
il copyright, che è il diritto di copiare e vendere la mia opera. Nessuno può dire
di essere l'autore di una mia opera personale. Con l’espressione pubblico domi-
nio si intende qualcosa che non appartiene ad un unico soggetto pubblico o pri-
vato ma è invece disponibile al libero impossessamento ed uso da parte di
chiunque. Per esempio: gli enciclopedisti che tipo di idea avevano? Che motiva-
zione li spingeva? Quella del libero dominio o quella del diritto d’autore? Libero
dominio.
OLISTICO: Olistico vuol dire che è un corso completo, interdisciplinare.
Il termine crittografia deriva dal greco “krypto-s” che significa “nascosto” e
“graphia” che significa “scrittura”. La crittografia è quindi l’arte di scrivere mes-
saggi segreti. Con crittografia si intende quindi un insieme di metodi, tecniche e
algoritmi che consentono di trasformare un messaggio in modo da renderlo in-
tellegibile solamente alle persone che condividono maggiori informazioni ri-
guardo al metodo tramite cui si è codificato il messaggio. Ipotizziamo che due
persone vogliano scambiarsi a distanza informazioni che devono restare riserva-
te: il messaggio scambiato non deve essere accessibile a terze persone. Quando
ciò si verifica diremo che il canale di trasmissione è sicuro. In realtà nessun cana-
le può considerarsi veramente sicuro. La crittografia può essere: simettrica, con
cui si faceva uso di un’unica chiave sia per proteggere il messaggio che per ren-
derlo nuovamente leggibile. Il problema consisteva nel condividere la chiave di
cifratura con il destinatario senza che questa venisse scoperta; asimettrica, che
è una tecnica crittografica che utilizza chiavi diverse per cifrare e decifrare un
messaggio, facilitando incredibilmente il compito di distribuzione delle chiavi o
la password. Il più antico esempio di crittografia è costituito da un piccolo ba-
stone di legno, il messaggio veniva scritto su una strisciolina di pelle arrotolata
intorno ad esso e una volta srotolata la striscia era impossibile decifrare il mes-
saggio.
Nell’uso comune il termine intelligence richiama spesso immagini e personaggi
largamente tratti da film e letteratura. Si tratta per lo più di rappresentazioni
che hanno ben poco a che fare con la realtà dell’intelligente e che rischiano di
generare percezioni distorte o comunque inesatte. Con il termine “intelligence”
si indica la ricerca e l’elaborazione delle notizie (su minacce, pericoli ed oppor-
tunità) utili a supportare l’Autorità politica in materia di protezione degli inte-
ressi del Paese, con il fine ultimo di tutelare la sicurezza;
Per prima cosa occorre dare alcune definizioni, tra cui quella di segno. Secondo
Ferdinand de Saussure, il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma
un concetto e un’immagine acustica, quest’ultima intesa come rappresentazio-
ne che ci viene data dalla testimonianza dei nostri sensi (Si possono sostituire a
questa definizione le espressioni concetto e immagine acustica rispettivamente
con significato e significante). Da ciò emerge che: il segno è costituito da due
entità e la loro relazione è caratterizzata dal rinvio, chiamato processo di semio-
si. Il processo di semiosi indica, quindi, il processo secondo il quale noi associa-
mo a un dato segno una nostra interpretazione. (Es.: la mano che si apre e si
chiude è riconosciuta come un saluto). Secondo Charles Pierce, invece, il segno
rimanda ad un interpretante che è anch’esso un segno, quindi è un processo in-
finito. La semiologia è, dunque, lo studio dei campi costituiti dai segni, cioè da
oggetti che rimandano a qualcosa per qualcuno. Altra definizione da precisare è
significato. Un oggetto assume un significato per un individuo che lo apprende,
quando egli lo pone in relazione con ambiti del suo vissuto.
Riguardo la tripartizione semiologica, Molino fece un esempio particolarmente
convincente: un gioco letterario che consiste nel produrre un enunciato se-
guendo la formula “A sta a B come X sta a Y”, sostituendo alle lettere termini
scelti a caso. (Es. Lo spazzolino da denti sta a Dio come Verdi agli italiani”). Per
quanto possano essere assurde le frasi che si ottengono, si riesce a trovare un
parallelismo plausibile, poiché sono costruite sul modello di una relazione logica
chiara. Questo è dovuto a 3 dimensioni: la dimensione poietica, cioè creazione e
formulazione della frase; dimensione estesica, cioè facoltà di percepire e inter-
pretare e la traccia, cioè la frase intesa come realtà materiale. Una forma simbo-
lica è il risultato di un complesso processo di costruzione (poietico) ed è anche il
punto di partenza di un processo di ricezione (estesico) che ricostruisce il mes-
saggio. Questa teoria semiologica di Molino non è una negazione della comuni-
cazione, ma una teoria del funzionamento simb