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CAP. 9: Gli “esecrandi animaletti” nella seconda metà del XVII secolo
A Roma invasero campagne, piazze, case, saltellavano sulle vivande. Le
maledissero e le scomunicarono e le locuste si precipitarono nel Tevere
rendendolo nero. Si continua a credere che i corpi in decomposizione di esse
provochino epidemie. I climi e le stagioni calde sono individuati come fattori
favorevoli alla loro propagazione. Nel 1655 si solcarono con l’aratro le terre
infette, si dissodarono e si rivoltarono per poi introdurre polli e maiali, che
mangiavano i gusci. In parte si gettavano in fosse. In Puglia processione
dedicata alla Madonna del Rosario. Numerose ondate di cavallette. Il 1662 fu
l’anno critico: sole oscurato per ore, case inondate. Anche la tarantola colpì la
Puglia. Gli abitanti dell’attuale provincia di Reggio Calabria si rivolsero a San
Nicodemo ed i grilli se ne andarono. A giugno 1696 toccò a Messina, dal 4
fino al 22. Il 9 agosto tornarono. Nel 1699 a Siracusa dopo le preghiere e
dopo che il vescovo prese la santa Eucaristia dal tabernacolo le cavallette
sparirono.
CAP. 10: Il 1700: “contrastare fieramente gli eserciti di mordaci locuste”
Nel 1708 guerra di Successione spagnola e difficoltà dei commerci complica
la vita di Messina. A maggio arrivano locuste da Africa e Levante. I padroni
dei fondi pagavano in base alle quantità di locuste uccise. Per 4 primavere di
fila comparvero ed erano seguite da carestie ed epidemie, che nel 1709
avrebbero causato a Messina 60000 morti. Nel 1712 tassa per i possessori
dei fondi, in modo da pagare coloro che le avrebbero uccise e bruciate. Riti
religiosi a Palermo: messe a S. Rosalia, processioni. 1707 ad Erice non
consentivano neanche di cucinare. A maggio si trasferì l’effigie benedetta di
S. Maria di Custonaci dentro le mura e la peste si disperse. Negli stessi anni
anche la Toscana, dove inizialmente furono considerate con negligenza fino
al 1715, quando il Serenissimo granduca nominò diversi cavalieri per
l’eliminazione delle cavallette. Si chiese aiuto anche ai maiali, mentre gli
uccelli accorsero. Si distendevano per terra delle tende, alcuni uomini
spingevano con rami e rumori le cavallette verso esse e quando ve n’era un
buon numero, ogni tenda veniva alzata da 4 uomini e gli insetti erano fatti
cadere in dei sacchi, poi bruciati. Lotta difficoltosa. Nel 1727 in Puglia e
nacque un conflitto tra proprietari terrieri e pastori: i primi provano a debellare
le cavallette con i maiali, i secondi si trovano le erbe strappate dalle radici.
Fino al 1806, avranno la meglio i pastori, poi le terre del Tavoliere andarono
quasi interamente a coltura agricola. Tornarono nel 1741 ed un
distaccamento spagnolo li utilizzò come cibo, friggendole. Dal 1758 si
spargeva paglia sui terreni infetti e le si dava fuoco. L’autunno del 1759 fu
aridissimo ed il 1760 ne risentì in termini di agricoltura e di allevamento (morì
1/3 delle pecore). Contribuirono anche i topi e le cavallette. Conti e baroni
emanavano ordini volti allo sterminio delle locuste. Il conte di Masino ne
promulgò 1 in sardo e in italiano, comprensivo di penali per chi avesse
trascurato il comando: 5 scudi ed eventualmente 15 giorni di carcere. Valeva
anche per gli ecclesiastici: chi non poteva intervenire direttamente avrebbe
dovuto pagare qualcuno disposto a farlo. Nel 1759 il barone Guastella fu
nominato da re Carlo III di Borbone “Barone del Grillo” per l’impegno messo
nella lotta alle locuste. Nel 1784 Gioiosa Guardia venne abbandonato per un
terremoto dell’anno precedente e per l’arrivo delle locuste: gli abitanti scesero
verso il mare e fondarono Gioiosa Marea.
CAP. 11: I grilli di Villabianca
Nel 1784 nel palermitano. Il vicerè Caracciolo nomina Commissario Generale
il Marchese Cardillo perché si prodighi all’eliminazione nei modi che ritiene
più opportuni. Alcuni contadini non rivelavano la presenza delle stesse sul
proprio terreno per paura che gli venissero addebitati i costi di bonifica.
Partinico rifiuta i bandi e le regole e dovrà farsi carico in toto dell’estirpazione.
Il Bando prevede che ogni proprietario, entro 15 giorni, riveli e faccia mettere
ali atti della Corte Giuratoria se nel suo terreno vi siano uova di cavallette e
poi Senatori e Giurati avrebbero deciso quanti uomini destinare a tali terreni.
Le uova sarebbero state trasportate nelle rispettive Università, dove
sarebbero state misurate e poi conservate fino a nuovo ordine. Dovevano
ararsi i terreni dove si presumeva ci fossero “ovai”.
CAP. 12: “Estirpare quel micidiale animale”
Il Senato di Palermo rinnovò i suoi voti a S. Trifonio e dava denaro per ogni
quintale di cavallette raccolte. Infestata anche Piazza Armerina a fine 1700.
Le sollecitudini del Perito si rivelano inutili e fallimentari. Pericolo
sottovalutato. Come nel passato chiede un provvedimento attraverso cui
potersi avvalere del denaro delle Università ed anche un mutuo coattivo sui
benestanti, che però viene rifiutato. Malgrado pesanti difficoltà la campagna
si chiuse positivamente. Tra 1784 e 1786 fu colpita la Toscana.
CAP. 13: Il 1800: governare le cavallette
1806 e 1807 a Siena (acridium italicum) e Roma (maroccanus). Spese e
danni ingenti fino al 1815. Uso dei porci, sacchi nel Tevere, stagionali
abruzzesi e poi inverno rigido 1815. Bitonto nel 1809 viene decisa una
mobilitazione di massa, indipendentemente da grado e condizione sociale,
per la distruzione di insetti e uova. Non bastò e neanche le preghiere,
suppliche e novene a San Vito, l’utilizzo di 30 squadre di braccianti, l’aumento
della mercede giornaliera da grana 15 a grana 24. Ancora convinzione che gli
animali in putrefazione potessero portare febbri maligne. Solo nell’estate
1813 una tempesta di libeccio le spinse in mare. Entravano anche nelle case.
Corvi e cornacchie supportarono i maiali. Anche a Cosenza nel 1812, dove si
era convinti avvelenassero aria e acqua da morte. Nel 1825 in Sardegna
dall’Africa. 1832 a Piazza Armerina. Giuseppe Maria Giovene racconta che
potrebbero superare ampi bracci di mare sacrificando l’avanguardia del loro
esercito, che dall’acqua consente alle altre di non annegare. Paolo Zanghì,
magistrato nisseno, sostiene invece che se fossero venute dal mare si
sarebbero viste in spiaggia e avrebbero divorato le prime terre incontrate.
Inizialmente sottovalutate, poi si studiarono rimedi (Gioacchino Arrosto,
membro della Società Economica di Messina). L’Istituto di Incoraggiamento di
Palermo assunse un ruolo di primo piano. L’obiettivo era contrastarle prima
che volassero, il sindaco, avvertito, avrebbe dato disposizioni. Zanghì ce
l’aveva con uomini poco collaborativi. Marzo inizia covatura delle uova, inizio
aprile si schiudono. Siccità sviluppo anticipato. Crescimone parla di
solidarietà tra locuste orfane e di vita breve ma felice: senza gelosia, guerra,
vivono in società, non faticano per il cibo, ecc.
CAP. 14: Le locuste nel Mediterraneo occidentale
Italia meridionale molto colpita, in particolare dalle locuste pellegrine
dall’Africa. Spagna devastata tra 1754 e 1757. Mangiano frutti, ortaggi, tranne
foglie e frutti del pomodoro. I maschi salgono in alto alle piante e tagliano le
punte, delle quali si cibano da terra le femmine, che poi scappano e la
conclusione avviene in terreni incolti. Così anche le cavallette siciliane. Nel
XV secolo diverse invasioni. Tra XVI e XVIII secolo 15 invasioni di locuste alle
Canarie. Inizialmente si rivolsero all’autorità religiosa, poi si passò ad azioni
dirette sulle terre. Nel 1688 documento dalla Catalogna, dove ci fu
devastazione. Spesso si ricorse al fuoco. Anche in Marocco nel 1778, spesso
soggetto a terribili siccità. Qui si scavarono fossi cinti di palizzate di canne
piegate verso l’interno, in modo che gli insetti incapaci di scalare le canne,
cadono nel fosso e si divorano l’un l’altro. Scamparono solo gli allevatori
residenti in montagna o vicino le paludi. Nel 1780 carestia. Ad inizio XIX
secolo si cucinavano, fritte, arrostite o bollite. Nel 1815 arrivarono
nuovamente ad Algeri e si potè contare poco sulle vigne. Il medico e
archeologo pisano, Giovanni Pagni, fa una distinzione tra cavallette con le ali,
più pericolose, ed altre lunghe quanto l’indice e grosse più del pollice.
CAP. XV: Le cavallette nel Mediterraneo orientale
A Cipro prima invasione nel 1351. Puzza per la putrefazione. Fenomeno
ricorrente dalla fine del Medioevo. Colpi severi ai raccolti. Nel 1521
disponibilità di quasi tutto, ma pane caro a causa del poco frumento. Carestia
tra 1572 e 1576. In una sola notte distruggevano un campo di grano,
sufficiente al sostentamento di 50 persone a settimana, più il foraggio per il
bestiame. Spese enormi, anche per prendere acqua dalla Siria, che attirava
uccelli pronti a mangiare le cavallette. Giovanni Mariti testimonia che nel
1760 i Turchi proibivano di pestare le uova, perché era peccato opporsi ai
castighi di Dio. Così si limitano a ritardare la piantatura del cotone ad aprile.
1785 Egitto. 1682 Izmir, poi 1778 il terremoto preceduto ancora dalle locuste.
I russi ne approfittarono per vendere lì il loro grano. Dopo il loro passaggio il
terreno da verde diventa marrone, sono come il fuoco. Le notti d’estate molto
calde le vedevano volare: l’ufficiale inglese Colville Frankland se le trovava in
stanza e le osservava. Simili a scarabei, ma più resistenti, grossi, poco
capaci di volare. Il pollame si cibava delle loro uova, ma poi ne produceva di
dure e con un tuorlo molto rosso. I nativi ritenevano tali uova malsane.
Turchia, Anatolia vengono colpite. Evoluzioni politiche e demografiche sono
indipendenti, ma possono essere state influenzate da ciò. Si usano armi da
fuoco in Siria, ma l’uccello Samarmar è più efficace.
CAP. XVI: Uomini, animali e animaletti
Nel 1960 storia delle visioni del mondo, espressione usata da Robert
Mandrou, divenne disciplina autonoma. Oggetti di studio: sentimenti,
sensibilità, credenze, attitudini, immaginario, simboli, vita quotidiana. Lucien
Fevbre volle ampliare il campo della storia culturale, aveva parlato di una
storia dei sentimenti collettivi. Jacques Le Goff, a differenza di Braudel, volto
alla storia economico-sociale, si diresse verso la storia delle mentalità, le
quali cambiano lentamente. Diverse critiche, come quella di Lloyd, che
rimprovera alla mentalità di essere esplicativa e descrittiva. Nel Medioevo
tentativo di desacralizzare gli animali. Il demonio prende pelle e sembianze di
animali. Ad esempio Beel-zebug è signore delle mosche, Satana cristiano
piede biforcuto della capra. La locusta migratoria si gregarizza nell’area
Ponto-Ca