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Estratto del documento

◦A

che portarono in primo piano gli strati popolari che esigevano sgravi fiscali; l'anno dopo furono modificati i mec-

canismi di elezione e sorteggio all'interno del governo genovese che ricomposero il ceto dei nobili genovesi con

una stratificazione sociale dettata dai diversi livelli di ricchezza. Questa evoluzione andò di pari passo con le crisi

di attività manifatturiere e con l'affermazione della grande finanza legata alla Spagna.

Venezia le cariche di pubblico rilievo erano affidate ai patrizi mentre quelle di ufficio di cancelleria e

◦A

segreteria alle professioni liberali. L'incremento del numero del patriziato si era accompagnato ad una forte diffe-

renziazione economica tra le famiglie più ricche e la nobiltà povera manifestandosi soprattutto con il progressivo

rafforzamento del Consiglio dei dieci che si impadronì della politica interna ed estera. Nel 1583 l'opposizione dei

“giovani” ad un rafforzamento ulteriore dell'oligarchia portò alla restituzione al Senato dei poteri presi dal Consi-

glio dei Dieci, ma anche ad una politica estera più energica e indipendente sia dalla Spagna che dalla Chiesa.

L'Inquisizione in Italia

L'Inquisizione fu creata il 21 luglio 1542 col la bolla di Paolo II Licet ab initio ed era volta a centralizzare i tribunali

ecclesiastici impegnati nella repressione antiereticale, riflettendo la grande preoccupazione per il diffondersi in

Italia di idee eterodosse e protestanti in tutti gli strati delle popolazione. L'Inquisizione era formata da una com-

missione di sei cardinali incaricati di vigilare a difesa dell'ortodossia con poteri giudiziari estesissimi e che non

esentavano nessuno dal loro giudizio, spesso procedendo anche contro l'autorità di governo ecclesiastiche e lai-

che. Ci sono tre fasi dell'Inquisizione.

Nella prima fase fu preso di mira il dissenso su un piano teologico (partito riformatore capeggiato dal cardinale

Reginald Pole e gruppo degli “spirituale” sotto Juan de Valdès) con una serie di lunghi processi che colpirono an-

che il cardinale Giovanni Morone. Le indagini e i procedimenti contro autorevoli prelati e porporati mostrano l'am-

piezza e la qualità del dissenso verso le posizioni degli zelanti.

La seconda fase inizia circa nel 1570 ed è caratterizzata dall'attenzione del Sant'Uffizio verso gli esponenti del

pensiero deviazionista nei confronti della tradizione scolastica ed aristotelica: è il periodo in cui sono condannati

molti scienziati (es Galileo Galilei), quelli che volevano continuare i loro studi senza preoccupazioni era forzati ad

un esilio volontario o al nicodemismo. A partire poi dal pontificato di Giulio III si delineò anche l'impiego della

confessione sacramentale come strumento d'indagine, incoraggiando i possessori di libri proibiti a consegnarli

ad un confessore in cambio dell'assoluzione, che poteva essere negata a chi si rifiutava di rivelare gli “errori” dei

suoi complici. Questo favorì un clima di paura e sospetto che aumentò l'attività repressiva.

Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, l'Inquisizione romana cominciò la sua attività di repressione nel cam-

po della cultura popolare nel suo complesso, quindi mirando alla bestemmia, all'irriverenza verso il clero, ai ritua-

li tradizionali considerati stregonerie, alle feste, ai balli, al Carnevale e al teatro. Per fare ciò erano importantissi-

mo l'aiuto che davano gli ordini inferiori e il controllo della cultura e della stampa. Infatti nel 1572 l'Inquisizione fu

affiancata dalla Congregazione dell'Indice che si occupava dell'aggiornamento delle proibizioni e del controllo

della stampa: se all'inizio i divieti riguardavano la produzione di autori protestanti e dello scibile, poi furono vieta-

te numerosissime nuove opere con l'intenzione di imporre agli autori l'autocensura preventiva, provocare il crollo

dell'industria topografica italiana, isolare gli italiani dai dibattiti culturali europei ed ostacolare i processi di alfabe-

tizzazione.

L'Europa nell'età di Filippo II

Filippo II e i regni iberici

Tra il 1555 e il 1556 Carlo V abdicò lasciando gli Stati ereditari asburgici e le due corone di Boemia ed Ungheria

al fratello Ferdinando I, mentre al figlio Filippo II attribuì la corona di Spagna con tutti i suoi territori in Europa e

nelle Americhe. Inoltre dopo un tentativo di guerra da parte del re francese Enrico II e la sua sconfitta a San

Quintino, Filippo II ebbe il comando anche della Franca Contea e dei Paesi Bassi. Tutto ciò aggiunto al flusso

costante in entrata di metalli preziosi provenienti dalle americhe e all'appoggio dei banchieri, metteva a

disposizione di Filippo II un complesso di risorse che nessun monarca europeo poteva eguagliare. Nonostante il

piano per assoggettare l'Inghilterra fosse sfumato con la morte di Maria Tudor, la Francia venne duramente

indebolita dopo la morte di Enrico II a cause delle varie divisioni interne. Se dal padre aveva preso la totale

dedizione e serietà verso il suo incarico, Filippo II si sentiva prima di tutto castigliano, come si nota dalla sua

concezione esclusiva e gelosa del potere e da una religiosità angusta e in-tollerante. Questa ortodossia religiosa

fu imposta nei primi anni del suo regno: tra il 1558-60 in Spagna fu rafforzata l'Inquisizione, furono proibiti i

viaggi all'estero e l'introduzione di libri stranieri e le comunità protestanti a Siviglia e Valladolid furono duramente

stroncate. Nel 1570 queste repressione colpì anche i morescos dell'Andalusia che si ribellarono otto anni dopo,

ma furono sconfitti e i sopravvissuti in un primo momento deportati nelle regioni settentrionali della Castiglia e

poi espulsi definitivamente nel 1609. Bisogna ricordare che al tempo molti sovrani identificavano con l'unità

religiosa l'unità politica e quindi un'efficace salvaguardia contro disordini interni. A causa della gelosia del potere,

i decreti del Concilio di Trento furono applicati in Spagna solo due anni dopo e con la riserva che la loro

applicazione non dovesse ledere le prerogative regie. Questa intransigenza religiosa soprattutto nel popolo

castigliano aizzò col tempo anche risvolti razzisti visto che la purezza della fede si faceva coincidere con la

limpieza de sangre. Nono-stante queste restrizioni delle libertà non nuocettero all'attività culturale, che invece fu

molto produttiva, non per nulla questo periodo nel campo dell'arte e della letteratura è definito “secolo d'oro”.

Dal 1559 Filippo II non si mosse più dalla Castiglia, trasferì la capitale del regno a Madrid, una città esattamente

al centro della Spagna, e nelle sue campagne fece costruire una residenza estiva, l'Escorial, da dove dirigeva

tutti gli affari politici. Tale accentramento politico però non coinciderà mai con il centralismo politico e istituzionale

delle monarchie assolute; Filippo II rimarrà sempre fedele alla concezione imperiale dettata dal padre secondo il

quale ogni territorio doveva mantenere la propria individualità e i propri ordinamenti ed essere unito agli altri solo

nella persona del sovrano. Infatti, durante il suo regno, venne esteso e perfezionato il sistema dei Consigli, com-

posti da giuristi ed ecclesiastici: c'erano il Consiglio di Stato, il Consiglio dell'Inquisizione, il Consiglio d'Azienda e

poi ogni complesso territoriale aveva un suo Consiglio dove sedevano i rappresentanti dei Paesi interessati. Per

questo motivo quando nel 1580 fu annesso il regno del Portogallo poiché si era estinta la dinastia regnante, la

sua forma di governo e le sue leggi rimasero inalterate e fu creato un nuovo Consiglio formato interamente da

portoghesi.

Ma il regno di Filippo II fu messo a dura prova in varie occasioni, non solo c'era un filone di separatisti in Arago-

na, ma anche dal punto di vista economico la Spagna era costantemente costretta a chiedere prestiti ai grandi

banchieri. Inoltre il sistema tributario era congegnato in modo da penalizzare i ceti produttivi e privilegiare le ven-

dite parassitarie, per questo si avviò un processo di decadenza di attività industriali fiorenti in Castiglia o il fatto

che il commercio internazionale era tutto in mano a stranieri e la stessa agricoltura cedette grossi spazi all'alle-

vamento. Nel 1570 la Spagna era un Paese importatore di cereali e quando nel 1590 ci furono delle terribili care-

stie e penitenze, iniziò un secolare declino della popolazione e dell'economia iberica.

La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo

L'indiscussa egemonia spagnola in Italia garantiva a Filippo II una posizione dominante nel Mediterraneo ma an-

che esposta agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza ottomana. Nel 1570 il sultano sferrò un attacco

all'isola di Cipro, avamposto orientale veneziano e della cristianità, mentre Tunisi cadeva nelle mani del vassallo

del sultano. Fu Papa Pio V a costruire una “santa lega” in cui entrarono Venezia, la Spagna, la Repubblica di

Genova, il duca di Savoia e l'ordine di Malta; gli eserciti si scontrarono il 7 ottobre 1571 nei pressi di Lepanto,

l'ultima battaglia navale con navi a remi basata sulla tecnica dell'abbordaggio che si concluse con una schiac-

ciante vittoria delle forze cristiane. Questa apparve come una sanzione divina degli ideali della Controriforma,

ma dal punto di vista politico e militare i risultati furono molto modesti: Venezia stipulò una pace separata per

mantenere i buoni rapporti commerciali con Istanbul nel 1573, mentre la Spagna arrivò alla pace solo cinque

anni dopo.

Il Mediterraneo rimase per tutto il Cinquecento un crocevia di scambi e di traffici, soprattutto di spezie e sete

orientali, ma anche di derrate molto più comuni. Ciò rendeva più aggressiva e più intensiva l'attività piratesca e

la guerra di corsa (pirateria rivolta contro un paese nemico e autorizzata dal proprio governo giustificata da ideali

religiosi) operata sia dagli Stati barbareschi che non, come maltesi, genovesi e toscani. Spesso però gli ideali re-

ligiosi diventavano meno importanti rispetto al bottino vero e proprio. Dal 1580 arrivarono nel Mediterraneo

anche inglesi e olandesi, introducendo così non solo la rivalità tra cristiani e protestanti, ma anche i velieri nordici

che facevano apparire le navi veneziane molto sorpassate.

La rivolta dei Paesi Bassi

L'insurrezione olandese, considerata la prima rivoluzione borghese dell'età moderna, aveva alla base tre fattori:

1. . I Paesi Bassi sono stati fin da subito un terreno fertile per la diffusione delle dot-

FATTORE RELIGIOSO

trine riformate, sopratutto del calvinismo, e ciò andava contro l'ortodossia religiosa di Filippo II;

2. . Il

Dettagli
A.A. 2016-2017
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marta.checcucci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Melani Igor.