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4.3.LA GUERRA DEI NOVE ANNI
Le promettenti vittorie austriache sui turchi non solo avevano rafforzato il prestigio dell'imperatore in
Germania, ma avevano anche aumentato le sue speranze di rivolgere le proprie truppe vittoriose
contro la Francia. Inoltre, per il mancato aiuto nella guerra contro i turchi, Luigi XIV aveva perduto
l'aura di difensore della cristianità e del cattolicesimo. La revoca francese dell'editto di Nantes nel
1685 (che probabilmente si era resa necessaria per riabilitare le credenziali cattoliche di Luigi XIV)
impaurì gli stati protestanti e facilitò l'impresa di Guglielmo d'Orange di creare una coalizione
antifrancese.
Le frontiere dell'Alsazia erano ancora deboli perché erano esposte agli attacchi provenienti da
Philippsburg, nel Palatinato, e dall'Elettorato di Colonia. In settembre 1688 le truppe francesi invasero
il Palatinato e Colonia, già minacciata dalle truppe raccolte da Guglielmo d'Orange. Sfruttando
l'attacco francese sul confine del Reno, cosa che aveva lasciato temporaneamente al sicuro d'Olanda,
Guglielmo d'Orange invase l'Inghilterra in novembre. A maggio del 1689 Guglielmo divenne re
d'Inghilterra, e così fu in grado di coronare il sogno di creare una coalizione europea contro Luigi XIV,
al fine di riportare i confini della Francia alla situazione precedente al 1659. Le devastazioni francesi
nel Palatinato durante l'inverno, secondo una strategia tesa privare gli avversari di ogni rifornimento e
a terrorizzare gli alleati, spaventò molto gli stati germanici rendendoli ancora più diffidenti. Quella che
secondo le prime stime francesi era iniziata ocme una breve campagna militare per occupare territori
strategicamente importanti e per incoraggiare i turchi nella loro guerra, si trasformò in un conflitto
europeo di vaste proporzioni.
La guerra dei Nove Anni, o guerra della Lega di Augusta (1688-97), fu la conseguenza di venti anni di
aggressioni francesi. La Francia, isolata e impreparata, stava ora affrontando gli stati di tutta l'Europa.
La guerra richiese una strategia difensiva da parte della Francia sul territorio, e la maggior parte degli
scontri consisté in assedi e battaglie rimaste irrisolte a causa delle fortificazioni nemiche. Entrambi gli
schieramenti disponevano di circa 220.000 uomini, ma la Francia aveva il vantaggio delle
comunicazioni interne. La vittoria che consegnò alla Francia il controllo del canale della Manica fu
ottenuta a Beachy Head nel 1690, ma nel maggio 1692 la situazione si capovolse con la vittoria anglo-
olandese nella battaglia navale di La Hohue. Luigi XIV, allora, lasciò in secondo piano la flotta
lanciando una serie di attacchi corsari che portarono considerevoli profitti per i porti francesi e
danneggiarono gravemente il commercio degli alleati.
Dopo la morte di Louvois nel 1691, Pomponne venne richiamato in servizio per riprendere trattative
diplomatiche più sofisticate volte dal 1692 a rompere la Grande alleanza. Tali strategie sortirono
l'effetto sperato nel 1692, quando la Francia, abbandonando i propri interessi italiani, riuscì a far uscire
dalla Grande alleanza Vittorio Amedeo II di Savoia, ricompensandolo con la piazzaforte di Pinerolo,
mentre Casale veniva restituita a Mantova. Questo segnò la fine di due secoli di ambizioni territoriali
francesi in Italia, ma fu il prezzo da pagare per poter concentrare l'attenzione sulla frontiera
settentrionale.
Le trattative ufficiali cominciarono nel maggio 1697 e furono concluse nell'autunno con la pace di
Ryswick. Luigi XIV riconobbe Guglielmo d'Orange come legittimo sovrano d'Inghilterra, e gli cedetti il
controllo del Palatinato e dell'Elettorato di Colonia. Dei territori conquistati a partire dal 1679, egli
mantenne soltanto Strasburgo e l'Alsazia e cedette tutti gli altri.
4.4.LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA
Né Luigi XIV né Guglielmo III volavano una guerra per la successione spagnola. Dalla primavera
all'autunno 1698 il re e Guglielmo III si impegnarono in trattative per la stesura di un primo trattato di
spartizione. Con questo patto la maggior parte dell'eredità spagnola sarebbe andata al principe di
Wittelsbach, elettore di Baviera. I possedimenti italiani sarebbero stati divisi tra la Francia e l'Austria,
nelle persone del secondo figlio dell'imperatore Leopoldo e del delfino. Non essendo né un Borbone
né un Asburgo d'Austria, Giuseppe Ferdinando, elettore di Baviera, era un buon candidato per il
compromesso. Quando Carlo II decise di optare per l'elettore di Baviera per poter mantenere intatto
l'impero spagnolo, sembrò che la pace potesse davvero essere raggiunta e mantenuta.
Sfortunatamente, l'elettore di Baviera morì precocemente nel 1699. Non essendoci un altro degno
candidato che non fosse né Borbone né un Asburgo d'Austria, le possibilità di pace svanirono con la
sua morte.
Tuttavia, un secondo trattato di spartizione venne negoziato dagli stessi contraenti nel marzo del
1700. Si basava sostanzialmente sul precedente trattato, in quanto al figlio dell'imperatore, l'arciduca
Carlo d'Asburgo che non poteva ereditare l'impero, veniva concessa una parte dell'elettorato con
l'esclusione del Milanese, che doveva essere data al delfino. Gli stati che controllavano le vie
marittime non avrebbero concesso a Luigi XIV, che ambiva a quei territori, il controllo dei Paesi Bassi
spagnoli. Ma solo in Spagna o in Italia la Francia avrebbe potuto ottenere qualche vantaggio dalla
spartizione. La Spagna, però, era fuori discussione, in quanto l'estensione dei domini francesi avrebbe
creato una immensa area borbonica di invincibile potenza. Pertanto la Spagna doveva andare agli
Asburgo. Luigi XIV, perciò, si sforzò di prevenire una fusione dei domini asburgici intervenendo in
Italia, a Milano: questo avrebbe separato il blocco territoriale asburgico. Ma era improbabile che
l'imperatore accettasse di rinunciare ai vantaggi dell'eredità, ed in più era riluttante ad abbandonare le
sue recenti ambizioni in Italia. Egli era però abbastanza realista per sapere che non avrebbe potuto
ottenere tutto, ma in ogni caso voleva una parte dell'Italia.
Secondo le previsioni di Luigi XIV la guerra era praticamente inevitabile. Egli, perciò, decise di non
cercare l'aiuto delle potenze marittime nella guerra contro l'imperatore. E invece, per migliorare le
proprie posizioni difensive, il re decise di occupare di sorpresa alcune piazzeforti nel Paesi Bassi
spagnoli. Le truppe austriache attaccarono Milano nel marzo 1701, ed entro settembre 1701 si formò
la Grande alleanza contro la Francia. Nell'estate del 1702 la guerra divampò.
Certamente, Guglielmo d'Orange e Luigi XIV avevano voluto la pace nel 1698-1700. In questo
contesto, possiamo osservare che secondo le circostanze storiche del 1700 - dopo che Filippo V fu
proclamato re di Spagna - nessun governante si sarebbe aspettato che un rivale cedesse una parte
dei propri territori semplicemente perché era probabile che li avrebbe persi in guerra. In questo senso
è difficile valutare le conseguenze della politica spagnola. Sotto molti punti di vista, il legame con la
Francia era destinato a provocare l'intervento armato dell'Austria - l'imperatore si era accorto di questo
nel 1668, durante i negoziati per una spartizione del regno di Spagna, e lo stesso avevano fatto Luigi
XIV e Guglielmo d'Orange nel 1698. Così i protagonisti principali sembravano consapevoli che, con o
senza guerra, alla fina la spartizione sarebbe stata inevitabile.
La guerra era destinata ad essere lunga e onerosa. Portò infatti con sé una serie di imposte sempre
più gravose e l'aumento fino all'eccesso di tutti gli abusi che si potevano commettere all'interno del
sistema fiscale. In poche parole, portò la Francia sull'orlo del disastro economico.
In compenso, la Francia era in una posizione di forza, grazie al suo numeroso esercito, alle sue linee
di comunicazione interna e al controllo della maggior parte dei territori contesi. Importanti alleati erano
la Savoia e la Baviera, entrambe dotate di un buon esercito. Ma la Grande alleanza beneficiò
enormemente della disponibilità finanziaria olandese e specialmente inglese. Le potenze marittime
erano in grado di sostenere la causa degli alleati con fondi sufficienti a tenere in campo grandi armate.
In questo periodo furono le battaglie piuttosto che gli assedi a decidere l'esito dei conflitti. Nel 1703
Vittorio Amedeo di Savoia passò a far parte dell'alleanza, e in questo modo mise a repentaglio le
postazioni francesi in Italia, pur se in principio fu sconfitto dai francesi. Nel 1704 Marlborough e
Eugenio vinsero l'importante battaglia di Blenheim, che condusse le armate alleate a occupare la
Baviera, e costrinse la Francia a cedere le sue piazzeforti tedesche. Nel 1705 la Francia resisteva sul
fronte olandese e su quello italiano, perdendo però la Catalogna. Nel 1706 fu decisivo nella misura in
cui la vittoria di Marlborough a Ramillies permise l'invasione dei Paesi Bassi spagnoli. Di conseguenza
la Francia fu costretta ad arrestare la sua campagna nella Germania del sud. In Italia le truppe
vennero ritirate, ma in settembre il principe Eugenio sconfisse i francesi a Torino e le loro armate si
ritirarono oltre le Alpi. Senza dubbio la Francia era ormai sconfitta, ma nel 1707 le sue truppe
resistevano ancora. La sconfitta del 1708 a Oudenarde aprì i confini del nord della Francia alle
invasioni. Lilla, l'ultima roccaforte nelle Fiandre, cadde nel dicembre di quell'anno.
La Francia si trovava in condizioni disperate, le finanze dello stato sembravano completamente
prosciugate e Luigi XIV era disposto alla pace. Il re sottoscrisse tutte le richieste della Grande
alleanza tranne quella di rimuovere Filippo V dal trono di Spagna, dove il re Borbone era divenuto
popolare. Insomma, Luigi XIV era pronto a rinunciare all'impero spagnolo pur di salvare l'onore. Ciò
permise alla Francia di resistere per il 1709 e il 1710, periodo durante il quale i cambiamenti nella
politica inglese avevano condotto a negoziati di pace separati con Torcy. La morte dell'imperatore e la
successione al trono imperiale dell'arciduca Carlo d'Asburgo, sino ad allora pretendente alla corona
spagnola, eliminarono gli ultimi ostacoli alla pace: non aveva molto senso che l'Olanda combattesse
per riscostruire l'impero di Carlo V. Nel 1713 venne negoziata la pace di Ultrecht, e nel 1714 seguì
quella di Rastadt con l'imperatore.
Perciò, alla fine del regno di Luigi XIV, la Francia era riuscita con la pace di Westfalia ad imporre le
proprie condizioni all'Europa, confermando i possedimenti dell'Alsazia, e mantenendo parte dei
territori conquistati nelle Fiandre e nella Franca Contea. Era stata quindi