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KISHLANSKY
CAPITOLO 1 – LA SOCIETA’
L’ecologia determinava l’organizzazione sociale tanto quanto la vita economica. Anche se nelle
regioni nord – occidentali l’estensione delle terre era maggiore, in esse viveva meno di un terzo
della popolazione, dispersa in stanziamenti isolati, dal momento che erano necessari molti acri di
terra per mantenere il gregge e ricavare un minimo di sussistenza da quel poco di avena e di orzo
che il suolo sottile produceva. Il senso della famiglia era maggiore di quello della comunità,
particolarmente nelle zone più isolate nelle quali l’immigrazione era minima. Gran parte della
Scozia e dell’Irlanda era organizzata intorno ai clan.
Il sud – est era costellato di villaggi più che di case isolate. Il campanile dominava abitazioni che
sorgevano le une accanto alle altre, tutte direzionate verso la piazza della chiesa o lo spiazzo
erboso al centro del villaggio. Campi, prati e terre di proprietà comune circondavano il villaggio ed
erano sede di attività agricole comuni, anche se ogni famiglia possedeva la propria terra e aveva il
proprio raccolto. Il senso della consanguineità era relativamente scarso e la struttura sociale del
villaggio era determinata più dalla ricchezza e dalla posizione sociale che dai legami di sangue.
In entrambe le zone ecologiche, la parrocchia era l’unità principale di organizzazione comunitaria.
Unità amministrativa della Chiesa, la parrocchia influenzava a fondo la vita delle famiglie che al
componevano. Si definivano stranieri coloro che si trovavano fuori dalla parrocchia, in particolare
quando essa andava a coincidere con il villaggio.
Lo sviluppo urbano derivò da due fattori: l’aumento della popolazione, iniziata nel XVI secolo, e la
crescita del rendimento agricolo, iniziato nel XVII. In Inghilterra, il numero complessivo della
popolazione crebbe da più di tre a più di quattro milioni fra il 1550 e il 1660 e da quattro a cinque
milioni nel corso del XVII secolo.
La crescita della popolazione, tuttavia, non fu costante nell’arco di questo periodo. In Inghilterra si
ebbero due periodi demografici distinti: una spirale in continua ascesa che iniziò prima del 1550 e
proseguì per un secolo intero, seguita da un declino e un ristagno della popolazione dal 1650 al
1700. Il declino si verificò nonostante l’accresciuta produttività agricola e la scomparsa della peste
dopo il 1665. Anche la popolazione dell’Irlanda fu vittima di diverse epidemie di peste, la peggiore
delle quali si ebbe fra il 1649 e il 1653. La sua popolazione, tuttavia, come quella del Nord
America, continuava a crescere.
L’economia agraria del XVI secolo era prevalentemente un’economia di sussistenza che ebbe il
merito di permettere a quasi tutte le famiglie di un villaggio di superare gli alti e bassi della vita
naturale e sopravvivere ai peggiori disastri ecologici. L’alcolismo dilagava, la violenza fra le mura
domestiche era una consuetudine, le faide e i rancori inestirpabili.
Nonostante questo, la famiglia restava l’unità principale della società inglese. Come unità di
organizzazione sociale, la famiglia era frequentemente paragonata a una piccola nazione nella
quale le strutture e gli obblighi dell’amministrazione replicavano in miniatura quelli della nazione in
senso ampio.
Come forma di organizzazione economica, la famiglia era l’unità principale di produzione. Gran
parte dei matrimoni nasceva da calcoli economici, sincronizzati con l’eredità o il completamento
dell’apprendistato o del servizio domestico. Il divorzio era vietato dalla legge e raro nella pratica.
La maggior parte delle famiglie inglesi seguiva il principio della primogenitura, secondo la quale la
terra e il grosso delle ricchezze accumulate passava al figlio maggiore, mentre ai fratelli e alle
sorelle minori restava qualcosa dell’una o delle altre: ai maschi veniva spesso forniti i mezzi per
apprendere un mestiere, alle femmine la dote per favorire le loro prospettive di matrimonio. Queste
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pratiche vennero riprese dagli inglesi che si stabilirono in Irlanda, in contrasto con le tradizioni
gaeliche di eredità divisibile, che spariva la terra fra i maschi in vita.
I figli erano il mezzo attraverso il quale la famiglia sopravviveva.
Nel periodo dell’espansione demografica, la maggioranza degli emigranti era formata da persone
generalmente prive di mestiere o di denaro. Dopo il 1650 una quantità sempre più numerosa di
persone, già preparate per le attività che avrebbero intrapreso, iniziò a spostarsi per migliorare la
propria condizione.
Ciò nonostante, chi emigrava in città in cerca di sussistenza spesso finiva per trovare la morte,
dato che la combinazione di precarie condizioni sanitarie, abitazioni inadeguate, malattie
epidemiche e violenza era letale.
Londra costituiva un mondo a sé. Era la capitale politica, giuridica, sociale ed economiche
dell’Inghilterra. La città e i suoi dintorni erano sede del governo monarchico, dei tribunali, dei
palazzi aristocratici e delle residenze cittadine della gentry, oltre al fatto di ospitare uno dei
maggiori porti europei. Al centro del mondo finanziario c’era la Zecca Reale e nel cuore del mondo
commerciale la Borsa Reale.
La crescita di Londra fu stupefacente. I 40mila abitanti che la città contava nel 1500, quasi tutti
residenti all’interno delle mura, aumentarono fino a triplicare nei cento anni successivi fino a
raggiungere il numero di 600mila nell’ultimo decennio del XVII secolo, nonostante il tasso di
mortalità penosamente elevato e l’emigrazione verso l’America settentrionale.
Questa crescita sottopose a dura prova il regime agrario. Gli aspetti vantaggiosi dell’agricoltura di
sussistenza erano più numerosi dei suoi svantaggi, ma le sue carenze consistevano nel fatto che
essa non era aperta né alle innovazioni né all’espansione, rese invece entrambe necessarie
dall’implacabile aumento della popolazione in Inghilterra. Primo segno della crisi fu l’inflazione. Le
città in espansione avevano bisogno di quantità sempre maggiori di derrate alimentari e quando la
domanda superò le scorte disponibili, i prezzi iniziarono a salire.
Le città fecero il possibile per garantirsi una riserva di cibo, facendo incetta di terre da destinare
all’agricoltura, firmando contratti per consegne future e regolamentando la produzione e la
distribuzione.
Per 150mila anni crebbe il costo di ogni cosa, tranne la manodopera perché, se c’erano più bocche
da sfamare, c’erano anche più mani dedite al lavoro. Se i prezzi delle marci salivano alle stelle, i
salari effettivi andavano a fondo. Fu solo dopo le guerre civili degli anni 40 del XVII secolo che i
salari effettivi ebbero una ripresa significativa, anche se ormai la struttura dell’economia agraria e
urbana aveva subito un mutamento radicale.
Il rapido calo dei salari effettivi e del tenore di vita era mitigato dal fatto che i salari della
manodopera agricola e industriale erano integrati da una dieta, ovvero una serie specifica di
vivande concesse dal datore di lavoro secondo criteri basati sul sesso, sulla qualifica e sulla
responsabilità. Con i prezzi del cibo alle stelle, la fornitura di una dieta era un fatto prezioso.
Era possibile arricchirsi notevolmente prestando molta attenzione all’amministrazione dei propri
beni, ma ricchezze ancora maggiori erano disponibili a corte, nei tribunali o nelle imprese
commerciali, tutti sostenuti indirettamente dai profitti ricavati dalla terra. Questo periodo è
caratterizzato da una gentry in ascesa il cui numero cresceva molto più rapidamente del resto della
popolazione, con un corrispondente incremento della sua ricchezza, della sua influenza e del suo
prestigio. Questo ceto comprendeva un ampio spettro sociale che andava dai cavalieri ai signorotti
di grado minore.
Se per tutto il XVII secolo furono i tessuti a dominare il campo delle esportazioni, il mercato delle
importazioni si sviluppò in tutte le direzioni possibili. Le importazioni rifornivano prevalentemente i
ricchi e la richiesta di beni di lusso era inarrestabile. Alla fine del XVI secolo vennero fondate le
compagnie di monopolio per intraprendere traffici commerciali con i paesi baltici, la Moscovia e
l’Africa. Le compagnie venivano finanziate grazie a un fondo comune che all’inizio era legato a
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spedizioni specifiche e che infine giunse a indicare una quota nel patrimonio della compagnia
stessa. La più importante di questa società per azioni fu la East India Company, fondata nel 1601
per il commercio con l’Estremo Oriente. Quote della compagnia venivano scambiate alla Borsa
Reale, permettendo a investitori grandi e piccoli di partecipare al boom delle importazioni.
L’incentivo a costruire grandi navi per il commercio e investire in esse andò di pari passo con il
protezionismo. A partire dalla metà del XVII secolo, il Parlamento approvò una serie di Atti per la
Navigazione che limitavano in Inghilterra l’uso di navi di proprietà straniera per le importazioni e le
esportazioni. L’Atto per la Navigazione del 1661 elencava una serie di merci che potevano essere
imbarcate solo su navi inglesi e autorizzò la riesportazione nordamericana ed europea solo se
eseguita con navi costruite in Inghilterra o nelle colonie.
Esaminata analiticamente, l’Inghilterra era organizzata gerarchicamente e dominata dal
patriarcato. All’apice si trovava una élite ristretta (meno del 3% della popolazione) definita in vario
modo come nobilitas, gentiluomini o ceti abbienti. Nel 1600 i membri della nobiltà di diritto erano
solo 61, ma divisi in 5 ranghi diversi: duchi, conti, marchesi, visconti e baroni.
I commentatori ponevano la vasta maggioranza della popolazione sotto la categoria dei lavoratori
o dei poveri. Una serie consecutiva di atti legislativi tracciava distinzioni sulla base del carattere, e
divideva le masse in lavoratori poveri, poveri incapaci e poveri oziosi.
I poveri incapaci erano coloro i quali, agli occhi dei contemporanei, meritavano assistenza. Erano
invalidi fisici o psichici, orfani, vedove con figli piccoli, che non erano diventati poveri per loro colpa.
I poveri oziosi erano coloro i quali venivano considerati poveri per scelta.
Il trattamento riservato ai poveri era conseguente alla considerazione che veniva loro fata. La
legislazione in età elisabettiana affidava i poveri incapaci e quelli oziosi alle parrocchie nelle quali
erano nati: gli incapaci per essere accuditi, gli oziosi per essere puniti. La società scozzese
trattava i propri poveri in modo più informale, usando collette volontarie piuttosto che imposte
obbligatorie. In Scozia, l’assistenza ai poveri veniva ancora considerata un’incomb