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Estratto del documento

Qualche anno dopo il numero delle fondazioni di Francesco si amplia ulteriormente con

l'istituzione nei pressi di Parigi di un nuovo eremo, per la cui erezione si dovettero però

superare degli ostacoli di carattere giurisdizionale. A consentire al frate di poter

diffondere verso la capitale la sua congregazione fu il nobile a Giacomo de Mohier,

signore di Villiers, che gli cedette uno stabile vicino alla Senna. L’immobile era

alquanto degradato ed erano pertanto necessari costosi lavori di ristrutturazione. Il

locale dove sorgeva era inoltre piuttosto angusto e per avere una sistemazione

adeguata alle esigenze del futuro convento bisognava aggiungervi i terreni circostanti

e a tale necessità provvide la regina Anna di Bretagna moglie di Carlo VIII. Nel febbraio

1493 Francesco, grazie all'appoggio decisivo di Carlo, era riuscito finalmente a

conseguire la tanto agognata approvazione di una propria regola da parte di

Alessandro VI e poteva quindi trasformare la sua congregazione in un vero e proprio

ordine religioso. Le strutture da lui istituite, che fino ad allora erano ancora

giuridicamente dei romitori, potevano quindi adesso definirsi conventi. Al nuovo ordine

veniva dato l’appellativo dei minimi, a indicare chiaramente il proposito di una

condotta dei suoi membri improntata all’umiltà. Nel medesimo anno 1493 in cui

Alessandro VI aveva consentito l’istituzione del nuovo ordine si gettarono le basi per la

fondazione di altre due comunità monastiche del Frate in Francia. A rendere possibile

la costruzione di queste strutture vi fu il concreto appoggio di 2 benefattori, La

Principessa Anna di Beaujeu e il conte Francois Guy de Laval. Come altri esponenti

della famiglia reale, la reggente Anna era particolarmente devota al buon uomo

calabrese, di cui pare avesse avuto occasione di verificare le doti straordinarie. Tra i

tanti prodigi attribuiti al frate vi era quello di promuovere felici parti anche di donne

che sembravano sterili. In queste condizioni si trovava la reggente, che, sposata ormai

da parecchi anni, non aveva ancora avuto figli e temeva di non poterne mai avere.

Messo al corrente da Anna di questo problema e richiesto pertanto un suo intervento,

Francesco l’ avrebbe rassicurata dicendole che presto avrebbe avuto prole.

Nel frattempo, Carlo, uscito dalla minorità, avrebbe cominciato a esercitare

direttamente il potere e aveva dovuto quindi affrontare alcune delicate questioni

politiche lasciate in sospeso dal suo predecessore e alla cui soluzione non si era

pervenuti durante il periodo di reggenza. Il sovrano francese vantava dei diritti sulla

Bretagna, che Luigi XI aveva già progettato di unire alla Francia. Per conseguire tale

obiettivo fu però necessaria una guerra che si concluse vittoriosamente mediante la

decisiva battaglia di Saint Aubin du Cormier svoltasi nell’estate del 1488. Nel conflitto

tra Carlo e i suoi nemici, Francesco aveva preso decisamente le parti del primo. Della

frequentazione di Carlo con Francesco si ba la testimonianza di un frate, che ha il

processo di Tours riferisce di una visita del re, il quale, recatosi alla cella dell’eremita,

non era tuttavia riuscito in quell’occasione a incontrarlo. Il prete afferma che un

giorno, il re andò al convento per avere un colloquio con Francesco, bussarono alla

porta però Francesco non rispose e si diceva che erano almeno 8 giorni che non usciva

dalla camera. Informato di questo inconveniente, Carlo si recò personalmente presso

la cella di Francesco, bussò alla porta ma neanche a questa richiesta l’Eremita rispose

per cui il re e coloro che lo accompagnavano credettero che fosse morto e cercarono

perciò di aprire con la forza la porta della sua camera. A quel punto si udì provenire

dall’interno una voce flebile e tuttavia Francesco non rispose ne uscì. Il re lertanto si

allontano e si diceva allora che il frate fosse immerso nella contemplazione. Quando

stava per nascere il primogenito, Carlo, secondo un testimone coevo, mandò degli

emissari al frate affinché pregasse per il felice parto della regina e la nascita di un

erede maschio. L’eremita, dopo essersi intrattenuto con DIO, dice a un messaggere di

affrettarsi a ritornare dal re e dirgli che il giorno dopo all’aurora nascerà un figlio il cui

nome sarà Orlando. Orlando era stato il paladino di Carlo Magno, che aveva riportato

brillanti vittorie in Calabria e Puglia ed era perciò famoso per avere compiuto queste

imprese. La regina Anna, come previsto dal frate, diede alla luce un maschio ma i

grandi signori del regno non erano favorevoli ad attribuirgli quel nome e pertanto il

suo battesimo fu ritardato di 13 giorni. Alla fine si giunse a un compromesso e

all’infante fu dato il doppio nome di Carlo Orlando.

Carlo mirava alla conquista del Regno di Napoli su cui vantava i diritti di successione

trasmessigli dal padre. Il re di Francia era Inoltre sollecitato a intraprendere una

spedizione militare nel mezzogiorno d’Italia da diverse parti. Lo spingevano infatti a

tale impresa I baroni ribelli a Ferrante rifugiatisi presso la sua corte, Ludovico Il moro,

che ambiva a strappare al nipote Gian Galeazzo Il Ducato di Milano, nonché Gerolamo

Savonarola e quanti in ambito ecclesiastico deploravano la scandalosa condotta di

Alessandro VI, ritenuto indegno del papato. Dopo la morte di Ferrante, avvenuta nel

1494, Carlo avvia i preparativi per la conquista del regno di Napoli, ereditato da

Alfonso II, figlio del defunto sovrano. Per evitare che i dischi di un’eventuale invasione

del regno di Francia durante la sua assenza, Carlo raggiunge un accordo con le

potenze limitrofe di Spagna e Impero di cui ottiene la neutralità mediante le

concessioni territoriali alle quali ambivano: Cerdagne e Rossiglione sono ceduti alla

Spagna e la Franca Contea all'Impero. Il consenso alla spedizione da parte del re

d’Inghilterra viene invece ripagato con l’esborso di una cospicua somma di denaro. Nel

luglio 1494 Carlo parte alla volta del regno di Napoli che come è noto avrebbe

conquistato abbastanza agevolmente. Nei confronti di questa spedizione militare non

si conosce l’atteggiamento di Francesco. Tra i diversi provvedimenti assunti da Carlo

VIII, prima della partenza per Napoli, particolarmente meticolosi erano quelli tesi ad

assicurare la massima protezione al figlio Carlo Orlando. Per evitare al giovanissimo

delfino qualsiasi rischio il padre stabili tra l’altro che egli doveva dimorare nel Torrione

del castello, il cui ingresso doveva essere sorvegliato giorno e notte da uomini di

fiducia e che nessun visitatore sarebbe stata accolto senza invito. Lo stesso Francesco

se avesse voluto vedere il bambino avrebbe potuto farlo solo se accompagnato da un

religioso francese che non avesse però avuto alcuna relazione con i napoletani. Tale

disposizione del re se, da un lato, appare indicativa della fiducia che continuava a

nutrire verso il frate, denota dall’altro una certa diffidenza non solo nei confronti dei

suoi frati italiani, a cui non era consentito di accompagnarlo, ma anche verso gli stessi

baroni napoletani tra i quali si sospettava potessero esservi degli infiltrati

potenzialmente pericolosi per l’incolumità dell’erede.

Cap. III Costruzione di nuovi conventi e sostegno di Luigi XII

Il sostegno di Carlo VIII e della casa reale si sarebbe rivelato decisivo per l’ulteriore

diffusione in Francia dei conventi dei minimi. Negli ultimi anni del regno, che fu di

breve durata per la sua prematura scomparsa avvenuta all’età di 28 anni, sarebbe

stato infatti seguito da altri benefattori l’esempio del sovrano e dei suoi familiari. Il re

era da poco rientrato in patria dalla fallimentare spedizione nel mezzogiorno d’Italia

quando vi fu l’istituzione del convento di Chatellerault. In questo convento viene

attribuita all’ intervento prodigioso di Francesco la guarigione di un malato di mente,

delle cui modalità si è informati dalla deposizione di un teste nel processo di

canonizzazione di Tours, testimonianza alla quale si sarebbero sovrapposte nei secoli

successivi ricostruzioni agiografiche tese a rendere, come al solito a fini devozionali,

ancora più stupefacente l’episodio. Istituito il nuovo convento i frati degli ordini

mendicanti della diocesi di Langres assunsero un atteggiamento ostile. Questi religiosi

insediati già da tempo nella medesima aria dove era sorto il convento, credendo che

ciò che era dato ad altri venisse sottratto a loro stessi, non volevano riconoscere ai

minimi il diritto di questua. Tra i possedimenti abbaziali vi era un oratorio intitolato a

San Rocco, posto fuori dalle mura cittadine, che il vescovo, grato a Francesco a cui

attribuiva la guarigione di due suoi nipoti, vuole assegnare al suo ordine insieme con i

terreni limitrofi per l’istituzione di un convento. Il frate accettò l’offerta e inviò due suoi

religiosi a insediarsi nel nuovo cenobio in ottemperanza a espresso ordine di Luigi XII.

Carlo VIII morì improvvisamente il 7 Aprile 1498, vigilia di Pasqua, in seguito a un

banale incidente. Insieme con la moglie Anna, che il mese precedente aveva dato alla

luce una bambina morta pochi giorni dopo, il re stava attraversando a cavallo una

galleria del castello di Amboise per recarsi ad assistere a una partita di Pallacorda

quando urtò violentemente con la fronte contro una trave del soffitto. Il colpo subito gli

provocò una perdita di coscienza e poco dopo cessò di vivere in quella galleria. Poiché

Carlo non lasciava discendenti diretti, la corona passò al cugino Luigi d’Orléans,

parente più prossimo in linea collaterale maschile, che era anche suo cognato

avendone sposato la sorella Giovanna, secondogenita di Luigi XI. Francesco, che si era

assunto l’impegno morale con Luigi XI di non fare mancare il suo supporto al figlio ed

erede, ritiene di avere ormai esaurito il proprio compito in Francia, dove del resto era

riuscito grazie all'appoggio decisivo di quel giovane sovrano a diffondere l’ordine dei

minimi. Appresa la notizia del decesso di Carlo VIII, il frate che avevo ormai 82 anni, di

cui gli ultimi 15 trascorsi lontano dalla patria, invia il suo collaboratore Binet insieme

con un altro religioso presso il nuovo sovrano, che avrebbe regnato con il nome di

Luigi XII, per chiedergli il salvacondotto per ritornare in Calabria. Alla richiesta di

Francesco il re rispose positivamente accordandogli il permesso di lasciare la Francia.

Appena però la notizia si diffuse negli ambienti di corte non pochi si affrettarono a

pregare il nuovo re che volesse ritrarre la parola data e non consentire a privarsi di un

uomo la cui presenza era una benedizione per il regno. Luigi diede l’ordine di fermare

il viaggio per l’Italia di Francesco che, partito subito dopo avere ricevuto l’assenso

regio, pa

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Publisher
A.A. 2017-2018
37 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher venera19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caridi Giuseppe.