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CAP. 13. CULTI E RELIGIONE: CONTATTI, CONFLITTI E TRASFORMAZIONI

‘500: quando i portoghesi costituirono l’Estado de India, i commerci asiatici iniziarono a ricevere una spinta dalle migrazioni di altre fedi:

  • sudest asiatico: la sua peculiarità era il pluralismo dei culti:
    • islamismo (soprattutto in Indonesia e negli arcipelaghi minori);
    • sunnismo (soprattutto fra le tribù turkmene);
    • sette mistiche sufi, fra cui l’ordine dello sceicco Safi Al Din, che diffuse lo sciismo (branca minoritaria dell’Islam);
    • sciismo (soprattutto in Persia);
    • cristianesimo e zoroastrismo (soprattutto nell’attuale Iraq);
    • brahmanesimo.
  • Turchia:
    • sunnismo;
    • sciismo.
  • Russia: rivendicava di essere l’erede della prima Roma, tanto che nel 1589 Mosca fu la sede del quinto patriarcato.
  • Italia: l’attesa di una riforma latina iniziò a farsi sempre più acuta, tanto che il Libellus, testo scritto da due patrizi veneziani,
suggerita da un lato una riforma del clero e dall'altro la sorveglianza dellastampa e la soppressione delle superstizioni astrologiche e mediche, immaginando un progetto dievangelizzazione esteso anche al nuovo mondo. Un nodo importante nel mondo cristiano fu la presenza degli ebrei, che erano stati espulsi da Franciae Inghilterra, ma che sopravvivevano ancora in Italia e nella Penisola iberica con le élite cristiane. Pertale motivo crebbe l'ideologia della crociata, che alimentò la pratica del battesimo forzato, portandoa un maggior numero di ebrei convertiti; nei loro confronti, però, ci fu una forte diffidenza, in quantosi pensava che essi praticassero di nascosto il giudaismo: così nel 1478 venne creata l'Inquisizionespagnola, un istituto per la repressione delle pretese di eresia, e vennero elaborate delle leggi razzialiper escludere i conversos dalle cariche pubbliche civili ed ecclesiastiche. Un'alternativa allaconversione erala fuga, che diede vita a una forte diaspora di ebrei. Nuovo mondo: permise ai cristiani di trapiantare qui la propria fede e le proprie istituzioni attraverso la conversione e la violenza: gli indios furono assoggettati al regime di servitù a causa di ritilocali, sodomia e abitudini cannibaliche; più tardi vi fu l’arrivo dei gesuiti; successivamente i crillos, discendenti dei conquistadores, ebbero pieno controllo della chiesa latino-americana, escludendo dai ranghi più alti gli indigeni e gli schiavi africani convertiti. Per la Chiesa, guadagnare conversioni significò imparare le lingue indigene e tradurre la dottrina per non portare all’idolatria (adorazione di oggetti ritenuti divinità) o alla superstizione. Negli anni '200: le barriere tra il clero e i laici erano molte, ma l’istruzione permise agli artigiani e ai mercanti di accostarsi ai sacramenti; poi, con l’avvento della stampa, essi poterono accedere ai testi di preghiera con la

Volgarizzazione dei testi biblici. Nel mondo riformato, invece, dovevano esistere città o solo luterane o solo cattoliche e chi non si conformava si doveva esiliare (cuius regio eius et religio). Fra le due chiese furono molte le somiglianze (es. lotta alle superstizioni) ma altrettante le differenze (es. no Bibbia in volgare). Per il resto, l'Europa fu caratterizzata dalla confessionalizzazione: un solo credo fu unito all'appartenenza territoriale del fedele-suddito. '600: la spinta coloniale portò lontano molti giovani religiosi desiderosi di imitare l'eroismo, la santità e l'avventura, conosciute attraverso le lettere edificanti, inviate in Europa da missionari gesuiti in Cina, India, ecc., poi raccolte e stampate nel '700. Lentamente Roma cercò di marcare l'autonomia dei missionari negli imperi coloniali e prese atto che in Asia non avrebbe potuto prodursi un impianto della Chiesa: come testimoniato dal missionario gesuita Valignano,

in Giappone i cattolici furono oggetto di brutali persecuzioni, che si chiusero con l'ariduzione della clandestinità e la cacciata dei portoghesi. Effetto migliore ebbe l'accomodatio in Cina dopo l'arrivo del gesuita Ricci che, padroneggiando il cinese, giunse a sedurre la corte con il sapere europeo. Tuttavia, questi missionari suscitarono la diffidenza e l'ostilità degli altri ordini religiosi, che si rivolsero all'Inquisizione papale per ottenere la condanna definitiva di quelli che chiamavano "riti cinesi" e "riti malabrici", per cui in tarda età moderna l'iniziale apertura verso il mondo dei cattolici ripiegò in chiusura. '700: l'Europa fu caratterizzata da alcuni decenni di riflessioni critiche sulla religione e da studi sui testi biblici che produssero una crisi della tradizione teologica cristiana e l'insorgenza di nuove filosofie di stampo deistico o ateistico e irreligioso: il distacco.

Verso la religione maturò non solo nei salotti o a corte tra l'élite, ma anche negli strati popolari; inoltre, la Chiesa cattolica iniziò a essere minacciata dalla massoneria, dalla nuova cultura e dai processi di emancipazione delle comunità ebraiche; in più riforme venne estesa la tolleranza alle minoranze e vennero colpiti i privilegi fiscali e l'immunità del clero cattolico, mettendo fine all'epoca confessionale. La fine del '700 rappresentò un periodo di passaggio per il Cristianesimo europeo, in cui nacque la secolarizzazione con l'affermarsi della modernità, il declino della religione, un certo senso di disincanto e di razionalizzazione e la fine delle superstizioni e del fanatismo.

CAP. 14. EMOZIONI TRA INDIVIDUO E COLLETTIVITÀ

Emozione: - uno dei primi significati del termine era quello di "ribellione di popoli o Stati"; il verbo latino emovere, infatti, rimandava all'idea del

sollevarsi e quindi a un'agitazione dannosa rivolta alla politica; - nella Francia del '700 la parola cominciò a spostarsi dal campo dell'esperienza collettiva al vissuto del singolo per indicare un movimento interiore generatore di turbamento e squilibri; emovere, quindi, iniziò a essere riferito anche allo stato psicologico ed "emozione" prese a indicare la fuoriuscita della mente dalla propria sede, quasi si trattasse di un delirio; - l'emozione col significato attuale veniva indicata con altre parole, come "commuovere", "affetto", "passione", tutti termini provenienti dal linguaggio della filosofia antica. Parlare delle emozioni in età moderna implica risalire a nozioni antiche: secondo il primo dizionario spagnolo moderno del 1611, "l'affetto o emozione è una passione che, trovando sbocco nella voce, la altera e causa nel corpo un movimento particolare": l'affettoappare come una cosaimmateriale, capace di attraversare la nostra persona sia spiritualmente che fisicamente, inquanto nasce nell'anima e sfocia nella voce, alterandola e suscitando effetti nelle altre persone, per cui le passioni diventano condivisibili, contagiose e sociali. Fra coloro che si interessarono maggiormente alle emozioni ci furono gli uomini di Chiesa, addettialla cura delle anime in quanto le emozioni venivano percepite come un fenomenodestabilizzante. I testi per l'istruzione dei futuri sacerdoti contenevano sempre una sezione sugliaffetti e sulle passioni dell'anima, importanti per amministrare il sacramento della penitenza; ilpentimento era un requisito necessario per l'assoluzione dei peccati e la componente passionaleserviva a stabilire se le azioni fossero state compiute in maniera consapevole o inconsapevole. Le passioni potevano essere positive o negative a seconda del loro ruolo nel compimento di attivirtuosi o malvagi e ciò che

La caratteristica principale che determinava la natura dell'anima era la presenza di volontà o meno. Inoltre, le emozioni erano considerate una parte fondamentale e inevitabile dell'esperienza umana e dipendevano non solo dagli equilibri interni dell'organismo, ma anche dall'ambiente e dal cosmo.

Nell'età moderna, l'anima inizia a essere considerata come il principio dell'essere vivente, indivisibile e suddiviso in tre parti: vegetativa, sensitiva e razionale. Queste parti si trovavano in un rapporto gerarchico e inclusivo: l'anima più perfetta era quella razionale, che esercitava tutte le funzioni di quella meno perfetta, ovvero la sensitiva, e di quella ancora meno perfetta, ossia la vegetativa.

Un altro fattore corporeo considerato all'epoca erano gli umori, ovvero bile gialla, bile nera, sangue e pituita. Questi governavano la vita del corpo e lo stato d'animo. La loro mescolanza e proporzione determinavano i temperamenti individuali, ovvero i caratteri. A ogni umore

corrispondevano 4 qualità (secco, umido, caldo, freddo), i 4 elementi (acqua, aria, terra, fuoco), le 4 stagioni, le stagioni della vita e le 4 direzioni dello spazio. La malattia si pensava venisse causata dalla preponderanza di uno di questi umori e per tale motivo le terapie somministrate agivano principalmente sul corpo, con lo scopo di ripristinare l'equilibrio degli umori attraverso purghe, salassi e rimedi comportamentali (es. cambiamento dell'aria, pratica di esercizi e bagni). Spiriti: si credeva che fossero forze invisibili che agivano in modo sottile ed efficace sulle cose; Galeno li riteneva frutto della trasformazione che il sangue subiva nel suo passaggio nei vari organi: - nel fegato il sangue si trasformava in spirito naturale, responsabile della nutrizione e della crescita; - combinandosi con l'aria nei polmoni e passando dal cuore, esso diventava spirito vitale, dal quale dipendevano le funzioni del movimento e della generazione; - nei ventricoli

Cerebrali venivano prodotti gli spiriti animali, necessari per le funzioni intellettuali e sensitive. L'emozione veniva accompagnata dal loro movimento che scaldava gli organi, facendoli dilatare e restringere.

Furore: le emozioni potevano imprimere alle azioni una forza straordinaria capace di cambiarne il valore e le conseguenze. Il termine "furore" (lat. furor) indicava un impeto fuori misura, una sorta di ira che prendeva il sopravvento sulla ragione.

Nelle società pre-moderne il furore ricevette valutazioni anche positive, soprattutto nel caso delle faide, al fine di vendicare l'onore ferito con un'attenuazione della pena.

Nel tardo Medioevo e nella prima età moderna la violenza venne gradualmente disciplinata, le faide vennero incanalate nella forma del duello e vennero attuate procedure per correggere il colpevole e recuperarlo. Si trattava insomma di forme di "addomesticamento" dell'aggressività primaria.

L'attenzione alle buone maniere che ne conseguì venne testimoniata da alcuni scritti, come il De civitate puerilium di Erasmo da Rotterdam, nel quale si individua nell'

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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tonnina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Barbierato Federico.