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Il governo dello Stato è assicurato anzitutto dalla classe dei magistrati, cioè i letterati; l’imperatore non può

decidere nulla senza il loro concorso o contro il loro parere.

Gli elementi che fanno del governo, un buon governo sono l’assoluta obbedienza ai superiori, l’esclusione dal

governo dei parenti e familiari dell’imperatore, l’assunzione dei funzionari mediante pubblici esami grazie al

merito.

Attraverso il sistema degli esami posso accedere a tre gradi:

- Baccellierato, in ambito distrettuale

- Licenza, in ambito provinciale

- Dottorato, in ambito nazionale

Vi sono due generi di magistrati:

- Magistrati civili

- Magistrati militari, strettamente subordinati ai primi.

L’intera classe dei magistrati è divisa in due sezioni:

- Dei Letterati, che si occupano dell’amministrazione delle materie civili e penali

- Dei Militari, che si occupano dell’organizzazione dell’esercito e della conduzione delle guerre. Questi

sono sottoposti ai magistrati Letterati, sia in tempo di pace che di guerra.

La prima osservazione sul governo dei Ming, riguarda l’informazione puntuale, disponibile ovunque sul

territorio, sul numero, sull’identità, sulle funzioni svolte da tutti i principali magistrati delle corti e delle

province, aggiornata ogni 15 giorni, con la pubblicazione di imponenti volumi.

Sia nella corte di Pechino che nella corte di Nanchino, vi sono sei ministeri:

1. Del personale, cioè dei magistrati civili e militari

2. Delle finanze

3. Dei riti

4. Della guerra 2

5. Delle opere pubbliche

6. Delle pene

Nella sola corte di Pechino vi è il Consiglio interno, che può essere composta da 3 o 6 alti funzionari,

consiglieri dell’imperatore.

Nella corte di Pechino vi è anche il Censorato, che garantisce la buona amministrazione complessiva dello

Stato e il bilanciamento del potere dell’imperatore che fa somigliare la monarchia cinese a una repubblica.

Vi è il Collegio dei Letterati, costituito da coloro che ottenevano il massimo dei punteggi negli esami

triennali. Questi si occupavano di scrivere i testi dell’imperatore, la storia del regno, le leggi e gli statuti. Tra

di loro vengono scelti i precettori dell’imperatore e dei suoi figli.

Oltre alle corti di Pechino e Nanchino, vi sono 13 province, ciascuna delle quali è retta da un magistrato

civile e da uno penale, affiancati da magistrati collaboratori.

Ciascuna Provincia è suddivisa in regioni o prefetture aventi un proprio governatore, il prefetto.

Le regioni sono suddivise in città maggiori e città comuni, ognuna delle quali ha un suo presidente, il quale

ha 4 collaboratori.

L’amministrazione delle Province dipende dalla corte di Pechino.

È possibile distinguere i magistrati dall’abito, dal colore dei loro ombrelli e da molti altri simboli. La precisione

con la quale vengono indicate queste distinzioni e il rispetto che esse ottengono è una dimostrazione

dell’importanza annessi ai ruoli e alla gerarchia.

Il sistema degli esami è uno strumento tendenzialmente imparziale e democratico per il reclutamento dei

magistrati.

Ricci informa i lettori che l’imperatore viene chiamato con due nomi: “Figliuolo del Cielo” e “Signore legittimo

di tutto il mondo”.

L’imperatore non è soltanto la suprema autorità politica dello Stato, con le limitazioni, ma anche l’unica

suprema autorità religiosa, rappresentando direttamente il Cielo.

Il potere religioso e quello politico non sono distinti, ma riuniti in una sola mano.

I magistrati hanno il diritto di ricevere, valutare e tramettere all’imperatore tutti gli atti necessari al governo.

Quest’ultimo può approvarli o respingerli, ma non può fare nulla senza l’iniziativa e la mediazione dei

magistrati.

Egli non gestisce direttamente le finanze pubbliche o depositi statali del riso; questi vengono appunto

amministrati dai magistrati.

Ciò che colpisce maggiormente Ricci riguardo l’imperatore, è la progressiva e infine totale astensione

dalla vita pubblica e dal governo del Paese . Dalla fine del 1500, egli non partecipava più alle udienze

generali; non sacrificava direttamente al Cielo e alla Terra nelle ricorrenze rituali previste e non frequentava

le pubbliche udienze.

Nei primi anni del 1600, smetterà completamente di trattare gli affari dello Stato con i ministri e il Consiglio.

Tutta l’amministrazione dello Stato passava attraverso la mediazione degli Eunuchi, i soli che avevano

accesso all’imperatore e alla sua famiglia.

Ricci offre un ritratto di un imperatore vittima della paura e della lussuria, di un’impotente ignoranza,

ostaggio di tutti coloro che lo trattengono nella persuasione di essere il re di tutta la terra.

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Nel 1601, Matteo Ricci viene chiamato a corte per presentare doni come ambasciatore d’Europa. Entrato

nella città proibita, per circa un mese Ricci e il suo compagno Diego de Pantoja sono trattenuti nel palazzo,

diventando oggetti di curiosità di Wanli. Quest’ultimo non vorrà mai incontrare personalmente Ricci;

apprezza i suoi doni, in particolare gli orologi.

Il gesuita viene spiato per giorni dagli Eunuchi, per conoscerne le abitudini; ne ordina addirittura un ritratto

in piedi a grandezza naturale, chiede informazioni sui costumi e sulla vita dei re occidentali.

In due occasioni specifiche, Ricci apprezza in modo particolare l’intelligenza di Wanli:

- Quando l’imperatore decise di ribadire per i funzionari dello Stato la necessità di essere confuciani;

- Quando l’imperatore dopo aver osservato la carta geografica universale, invece di ritenerla falsa e

offensiva nei confronti della Cina, ne ordinò diversi esemplari in seta.

Poiché era impossibile un contatto diretto con l’imperatore, sorgevano varie difficoltà nel fargli

pervenire dei memoriali; inoltre per qualsiasi contatto con la corte bisognava passare attraverso gli

Eunuchi.

Man mano che Ricci si avvicina alle corti, conosce la presenza insistente e prepotente degli Eunuchi.

Il giudizio complessivo su di essi e la loro presenza a corte è negativo e amaro, sotto il profilo politico.

La definisce come gente “idiota, barbara, superba e crudele”.

Ricci delinea i principali aspetti positivi del governo cinese , con i quali la Cina si differenzia dai

quelli europei:

- La Cina non conosce mire espansionistiche

- Predominanza dei funzionari letterati su quelli militari, anche in tempo di guerra. I militari

non vengono ben visti e inoltre i cinesi non amano la guerra

- La gerarchia viene ben rispettata

- I funzionari sono sottoposti ad un’estrema mobilità

- Ogni tre anni la condotta dei governanti è sottoposta ad esame

- Nessun funzionario può governare nella proprio Provincia e i suoi familiari non hanno accesso

al mondo esterno

- I cinesi sono diffidenti verso gli stranieri

- I cinesi non hanno armi in casa né le portano con sé per difendersi

- I figli dell’imperatore, alla morte del padre, non possono rimanere a corte, e vengono

pertanto confinati in qualche città in cui non possono più uscire

L’intento primario di Ricci era quello di trasmettere una nuova religione in un Paese totalmente

differente da tutti quelli con i quali il Cristianesimo si era confrontato. Egli comprende con chiarezza

la diversità e unicità della Cina e si dedica allo studio dei suoi classici.

Grazie alla sua ottima memoria, ha una profonda conoscenza dei Quattro Libri e delle Cinque

Dottrine, ovvero una profonda padronanza dei principali testi confuciani; ma egli legge anche i testi

del buddismo e del taoismo.

Il gesuita comprende di aver davanti una società completamente diversa, ma di pari livello e

superiore antichità.

In Cina la religione cristiana non può essere introdotta sulla scorta degli eserciti né su quella dei

mercanti. È necessario che il cristianesimo si sottoponga al giudizio di quella civiltà .

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Egli procede con molta prudenza, comprende che il cristianesimo non possa essere presentato nei

suoi dogmi fondamentali, se non prima aver costruito le premesse culturali e filosofiche che ne

permettano la comprensione.

Pur di non perdere il contatto con la Cina, Ricci comprende che è il tempo di creare le condizioni per

la semina futura. Ciò è possibile vincendo la diffidenza dei cinesi nei confronti degli stranieri, nel

costruire le premesse culturali, logiche, filosofiche e scientifiche che rendano possibile un giorno la

predicazione della religione cristiana.

Egli stringe una forte alleanza con i confuciani, sia perché sono loro a governare la Cina, sia perché

non pongono problemi di compatibilità filosofica e teologica nei confronti del cristianesimo.

Spinge a identificare il cristianesimo con il confucianesimo delle origini, distinguendolo fortemente

dal buddismo.

Ammira fortemente l’editto con il quale Wanli ribadisce l’obbligo da parte dei governanti tutti a

predicare la fedeltà confuciana.

Ricci sottolinea la preoccupante situazione in Cina, dove l’imperatore concede ampia libertà di

esercizio alle tre religioni, purché riconoscono la loro subordinazione al confucianesimo.

L’autore da un giudizio complessivo sull’ingegno e sull’industria della Cina, affermando che ogni arte

raggiunge una grande perfezione. Ma non manca di osservarne anche i limiti e i difetti, come nel caso

della pittura, architettura, della fonderia. In altri casi, come quello della porcellana, nell’arte della

lacca e della stampa, trova che la Cina sia nettamente superiore.

Caratteristico dell’artigianato cinese è quello di curare la bella apparenza esteriore, spesso anche

falsificando, senza tener conto della durevolezza e solidità del prodotto, allo scopo di venderlo a

basso prezzo.

Le scienze sulle quali Ricci richiama l’attenzione sono tre:

1. La morale, qui inteso come insegnamento di Confucio. Afferma che la morale confuciana,

nell’essenziale, non è difforme da quella cristiana.

2. La matematica e le sue applicazioni . I cinesi le hanno conosciute e praticate, ma a causa

della loro ignoranza della logica e della dialettica, non la praticano in modo chiaro.

3. La medicina. Egli sottolinea la diversità della medicina cinese. Essi non hanno vere e proprie

scuole pubbliche di medicina, ma questa scienza viene trasmessa da maestri privati.

Successivamente Ricci sostiene che la maggior miseria è quella della superstizione, che si esprime

in molte forme diverse, radicate in tutto il popolo.

Tutti credono all’esistenza di giorni fausti e infausti ai quali condizionano la loro vita. Sono avidi di

conoscere il loro destino ricorrere a indovini e maghi. Non acquistano né costruiscono una casa senza

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara.cattolica di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Bianchi Angelo.