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CAPITOLO IX
Molto importante era la promulgazione del calendario, molto importante soprattutto per il popolo
agricolo. L’imperatore si avvaleva di un astronomo che determinava la successione delle stagioni,
stabilendo la buona e la cattiva sorte nei giorni dell’anno.
Tipico in Cina era la lettura dei destini individuali in cambio di denaro.
Diffusa è anche l’idea della presenza di spiriti diabolici, maligni che recano inganni.
Le piazze sono piene di astrologi, geologi, auguri, indovini e ingannatori. Questi sono molto ricchi
perché chiunque, Imperatore compreso, fanno affidamento a loro.
In Cina è diffusa la poligamia; è possibile prender moglie più volte.
Il regno è pieno di meretrici, prostitute.
È possibile vendere le proprie mogli o i propri figli in schiavitù. Infatti si nota come gli schiavi non
siamo dovuti alle guerre, ma sono schiavi “naturali”, cioè cinesi stessi.
Tipico è il fenomeno dell’infanticidio, soprattutto rivolte al sesso femminile, poiché non è possibile
sostentarle.
Il suicidio è considerato una barbarie: molti sono gli uomini e le donne che commettono
quest’atrocità. 7
Tipico delle parti boreali della Cina era castrare i bambini, per porli al servizio dell’Imperatore.
Questi, ovvero gli eunuchi, sono tantissimi alla corte del Re e provengono da una casta sociale
molto bassa.
I Cinesi erano molto diffidenti nel riguardo dei forestieri, degli stranieri. Si parla di xenofobia.
Essi sono sospettosi anche nei confronti dell’esercito, sia in tempo di guerra che di pace. Le armi
cinesi sono molto deboli rispetto a quelle nemiche.
Ricci parla della ricerca della Pietra filosofale e dell’immortalità:
- La prima “pazzia” è l’insieme di tutte quelle pratiche alchemiche, di matrice taoista, che
cercavano di modificare i metalli.
- La seconda “pazzia” è l’insieme delle teorie e delle pratiche per ottenere l’immortalità del
corpo, sempre in ambito taoista.
La finalità era quella di ottenere tramite esercizi fisici, digiuni, pozioni, una specie di trance,
che eliminava tutte le manifestazioni degli organi vitali, raggiungendo così l’immortalità.
Sono molti i testi che trattano di questi argomenti.
CAPITOLO X
Alla base della strategia di Matteo Ricci, adottata per introdurre il cristianesimo in Cina, vi era l’idea
che nell’antichità la popolazione indigena, non fosse lontana dalla verità dei cristiani. Egli tentava
di trovare un punto in comune, di contatto tra la tradizione cinese e la fede cristiana.
Nei libri Cinesi si ritrova l’espressione “Re del Cielo” o “Cielo e terra”; il cielo per i cinesi è un
concetto in cui si uniscono aspetti profani e religiosi, è espressione globale di un ordine divino,
naturale, sociale e cosmico. Non si tratta di un dio personale, ma di una potenza anonima che
agisce sul mondo solo in modo indiretto e silenzioso.
Nel territorio Cinese vi è la presenza di altre confessioni: musulmana, ebrea e cristiana. Questi
vivono soggetti alla legge cinese; non diffondo/divulgano la loro religione. Sono tenuti in poco
conto dai cinesi.
Nelle province settentrionali sono presenti comunità cristiane. I Cinesi, a causa dei Musulmani
iniziarono a sospettare di loro.
Nei loro libri i Cinesi, affermano l’esistenza di tre religioni principali: Confucianesimo, Buddismo e
Taoismo.
Secondo la concezione cinese, l’universo è in continua trasformazione, e possiede in sé i propri
principi creatori ed ordinatori. 8
DESCRIZIONE DELLA CINA
MATTEO RICCI E LA CINA DEI MING
Matteo Ricci arrivò a Macao nel 1582, durante il nono regno di Wanli, imperatore della dinastia
Ming (1368 – 1644).
A partire dal 1557 i portoghesi aveva ricevuto il permesso si scendere dalle navi e di costruire a
Macao una piccola comunità, che all’arrivo di Ricci ammontava a circa mille persone.
Dieci anni prima, 1572, i gesuiti avevano costruito un collegio; proprio nel 1582, si stavano
completando la prima chiesa di San Paolo.
Nella comunità si era insediato il primo vescovo della Diocesi di Macao, governata inizialmente da
Belchior Carneiro.
Matteo Ricci giungeva a Macao per ordine di Alessandro Valignano. Quest’ultimo, studiò a
Macao il grande e sconosciuto Paese, e comprese che era necessario adottare una nuova via di
comunicazione, fondata sulla conoscenza della lingua del paese e sull’assimilazione più ampia
possibile della sua cultura.
Sarà proprio Ricci a mettere in pratica ed a perfezionare il metodo di Valignano. Egli aveva
ricevuto l’ordine di raggiungere Pechino per tentare di convertire l’imperatore o almeno, di ottenere
un permesso per predicare la religione cristiana.
Ci vorranno 18 anni per fondare quattro residenze, prima di essere chiamato con decreto imperiale
a Pechino.
Qui, nonostante non incontrò mai direttamente l’imperatore, fu sostenuto e protetto da questi.
Ricci pubblicò opere straordinarie in lingua cinese: a partire dalle carte geografiche a traduzioni di
testi.
Decise di scrivere la storia dell’introduzione del cristianesimo e della civiltà europea nel “Paese del
Drago” (Cina): nasce così Della Entrata della compagnia di Giesù e Christianità nella Cina.
Nel primo libro dell’Entrata, l’autore mostra un quadro complessivo della Cina che egli stesso ha
incontrato e conosciuto, sul finire della dinastia Ming.
Spiega che il nome della Cina non è fisso, ma varia nelle diverse dinastie, in relazione al nome che
sceglie il primo re di quelle.
Osserva come da 1800 anni, la Cina era rimasta solo un regno unitario, mai governato da stranieri,
fino all’avvento dei Tartari nel 1206. La loro dominazione durerà 172 anni, fino a quando, i cinesi
non sopportarono più di essere governati da stranieri, si ribellarono in diverse parti del Paese,
guidati da diversi capi. Ricci ricorda il più astuto e forte, Hongwu. Si arriva così all’origine della
dinastia Ming ad opera di Hongwu, il quale non solo coniò il nuovo nome della Cina, ma istituì
nuove legge che i suoi successori erano obbligati a rispettare.
I due fini principali che l’imperatore Hongwu si propose furono la pace del regno e la stabilità della
dinastia.
Non si deve trascurare che la Cina descritta da Ricci sia propriamente quella che
egli ha incontrato e conosciuto negli ultimi decenni della dinastia Ming.
Ricci e i suoi compagni riescono ad attuare la prima vera comunicazione
interculturale tra Europa e Cina, non solo descrivendo quest’ultima, ma anche
trasferendo le conoscenze e documenti essenziali della stessa civiltà europea.
La ricostruzione dell’immagine che Ricci si era formato della Cina dei Ming, è
preliminare per intendere la sua stessa esperienza storica, i suoi giudizi, le sue
decisioni, la sua stessa pratica di vita. 9
La descrizione ricciana della Cina, dedicata al pubblico europeo, aveva il duplice
scopo di presentare la Cina con le sue luci e le sue ombre, come un Paese del tutto
idoneo per impiantarvi il Cristianesimo.
Ricci distingue due differenti corti: quella di Pechino e quella di Nanchino. Hongwu pose la capitale
a Nanchino e vi rimase anche sotto il governo del suo primogenito, che regnò per pochissimo
tempo, lasciando il suo trono al proprio figlio Zhu Yunwen, nipote di Hongwu. In questa situazione
di instabilità, diversi figli di Hongwu e zii dell’imperatore regnante, entrarono in conflitto, per
conquistare il trono. Tra tutti prevalse Yongle.
Nonostante il governo dei Ming appaia monarchico, tiene sempre conto della democrazia.
Sono tre le ragioni per cui la monarchia cinese è molto simile a una repubblica:
1. Forte bilanciamento del potere dell’imperatore ad opera dei magistrati e dei
funzionari dello stato.
2. Sistema di reclutamento e formazione dei magistrati per qualunque cittadino, di
accedere ai gradi più alti della pubblica amministrazione.
3. Trasparenza delle informazioni relative all’attività e alla carriera dei magistrati.
Questa forma di democrazia meravigliava Ricci.
Il governo dello Stato è assicurato anzitutto dalla classe dei magistrati, cioè i letterati; l’imperatore
non può decidere nulla senza il loro concorso o contro il loro parere.
Gli elementi che fanno del governo, un buon governo sono l’assoluta obbedienza ai superiori,
l’esclusione dal governo dei parenti e familiari dell’imperatore, l’assunzione dei funzionari mediante
pubblici esami grazie al merito.
Attraverso il sistema degli esami posso accedere a tre gradi:
- Baccellierato, in ambito distrettuale
- Licenza, in ambito provinciale
- Dottorato, in ambito nazionale
Vi sono due generi di magistrati:
- Magistrati civili
- Magistrati militari, strettamente subordinati ai primi.
L’intera classe dei magistrati è divisa in due sezioni:
- Dei Letterati, che si occupano dell’amministrazione delle materie civili e penali
- Dei Militari, che si occupano dell’organizzazione dell’esercito e della conduzione
delle guerre. Questi sono sottoposti ai magistrati Letterati, sia in tempo di pace che di
guerra.
La prima osservazione sul governo dei Ming, riguarda l’informazione puntuale, disponibile ovunque
sul territorio, sul numero, sull’identità, sulle funzioni svolte da tutti i principali magistrati delle corti e
delle province, aggiornata ogni 15 giorni, con la pubblicazione di imponenti volumi.
Sia nella corte di Pechino che nella corte di Nanchino, vi sono sei ministeri:
1. Del personale, cioè dei magistrati civili e militari
2. Delle finanze
3. Dei riti
4. Della guerra
5. Delle opere pubbliche 10
6. Delle pene
Nella sola corte di Pechino vi è il Consiglio interno, che può essere composta da 3 o 6 alti
funzionari, consiglieri dell’imperatore.
Nella corte di Pechino vi è anche il Censorato, che garantisce la buona amministrazione
complessiva dello Stato e il bilanciamento del potere dell’imperatore che fa somigliare la
monarchia cinese a una repubblica.
Vi è il Collegio dei Letterati, costituito da coloro che ottenevano il massimo dei punteggi negli
esami triennali. Questi si occupavano di scrivere i testi dell’imperatore, la storia del regno, le leggi
e gli statuti. Tra di loro vengono scelti i precettori dell’imperatore e dei suoi figli.
Oltre alle corti di Pechino e Nanchino, vi sono 13 province, ciascuna delle quali è retta da un
magistrato civile e da uno penale, affiancati da magistrati collaboratori.
Ciascuna Provincia è suddivisa in regioni o prefetture aventi un proprio governatore, il prefetto.
Le regioni sono suddivi