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Finalità, metodologie e strumenti della ricerca

 C’è molta differenza fra guardare e osservare qualcosa; il secondo è un atteggiamento attivo,

ed è quello che si deve avere quando si decide di fare ricerca, che è una propensione

connaturata a un’altra facoltà dell’uomo, ossia quella di porsi finalità. La ricerca non porta

mai a un appagamento duraturo, ma si nutre di fascino e continuo approssimarsi alla meta. Il

tipo di ricerca che si continua invece a offrire nelle scuole è invece mera attività compilativa.

Anzitutto si deve sottolineare come il vocabolo ricerca possa essere interpretato in senso lato

(atteggiamento umano o settore di qualsiasi disciplina scientifica, destinato a perseguire nuove

conoscenze) oppure circoscritto (indagine specifica). Le singole ricerche si distinguono in fasi

e modalità: alla proposizione del problema segue la raccolta e il vaglio critico dei dati e

delle testimonianze, per giungere all’interpretazione delle nuove

e all’esposizione

acquisizioni, in cui si debbono scindere certezze e ipotesi. In questa successione si possono

distinguere fasi progettuali e attuative, che si susseguono, alternano e sovrappongono.

Inizialmente si procede alla ricognizione che permette di individuare le finalità della ricerca,

circoscritte dapprima in modo generico, quindi in maniera mirata. Riprendendo gli intenti

progettuali si deve poi passare alla definizione delle metodologie della ricerca; in relazione

alle finalità, alle conoscenze e alle fonti disponibili, occorre scegliere i metodi per raggiungere

i risultati prefissati. A questo stadio può essere associata la scelta sulle fonti e le loro tipologie.

Seguono la selezione e l’adozione degli strumenti della ricerca, che fino a qualche decennio

stavano a valle, poiché ininfluenti su finalità e metodi. La rivoluzione più profonda è oggi data

da nuove opportunità di memorizzazione ed elaborazione elettronica.

Bibliografie, fonti ed esiti delle ricerche

 La ricerca bibliografica non esaurisce la sua funzione nella fase iniziale della ricerca. Di

qualsiasi argomento, per poterne dire qualcosa di nuovo, occorre conoscere tutto ciò che se ne

è scritto; per questo nella fase di censimento bibliografico si deve puntare a completezza e

aggiornamento. Il percorso di reperimento deve procedere per focalizzazioni successive, dal

generale al particolare, iniziando dalle grandi enciclopedie e dalle opere di carattere generale.

L’intervallo fra la pubblicazione di un libro e la sua distribuzione spesso rende incompleta una

ricerca bibliografica; per questo si possono utilizzare i periodici, riviste specializzate che con

regolarità pubblicano articoli specializzati. In qualsiasi modo vengano acquisite, le indicazioni

bibliografiche sono solo introduttive allo studio dei contenuti; a questi è buona norma

approcciarsi realizzando schede di sintesi dei contenuti, con l’annotazione delle coordinate atti

a citarle. Solo una volta raccolte le conoscenze fondamentali si può passare alla ricerca

documentaria, quindi all’esegesi delle fonti (non necessariamente scritte). Il lavoro

interpretativo, a questo punto, sollecita la continua consultazione e il confronto con la

nell’analisi delle fonti il ricercatore si deve

bibliografia e le schede riassuntive. Nella scelta e

mostrare capace di associare i molteplici apporti e utilizzare le metodologie più aggiornate. A

coronamento di ogni indagine va tratto un bilancio, ossia una comparazione fra obiettivi e

risultati, e tali sono anche le risposte che non è stato possibile ottenere. I collegamenti fra i

nuovi apporti e le conoscenze precedenti sono espressi da citazioni, bibliografiche e

documentarie, necessarie a riconoscere la paternità delle fonti e innestare i nuovi apporti.

Gli strumenti di consultazione

 Chi intraprende una ricerca storiografica ha a disposizione gli strumenti per il reperimento e

l’accesso a fonti, edite e inedite. Si tratta anzitutto di Enciclopedie, dizionari e atlanti, che

raccolgono, sintetizzano e ordinano per voci le conoscenze generali, distinguendosi in quelle

che spaziano in tutto lo scibile umano e quelle dedicate a particolari settori scientifici. Da

sottolineare l’esistenza di dizionari storici, in cui sono riportate schede e trattazioni di figure,

periodi, luoghi ed eventi; di dizionari storiografici, con definizioni di termini, figure e

movimenti della disciplina; di bibliografie orientative e generali desunte anche da opere di

storiografia generale. Indispensabili gli atlanti storici. Repertori bibliografici e bibliografie:

i primi sono pubblicazioni a cadenza regolare, che in riferimento a particolari settori elencano

le opere pubblicate, i loro dati essenziali e un abstract; vi sono poi rassegne bibliografiche

internazionali riferite ai vari periodi in cui si divide convenzionalmente la storia; bibliografie

nazionali, territoriali e tematiche. Periodici e collane, che coprono le lacune lasciate

inevitabilmente dai tempi che intercorrono fra la pubblicazione e la distribuzione di opere; si

tratta di riviste specializzate, rivolte a platee nazionali e internazionali. Tra i periodici vanno

annoverate le pubblicazioni mensili delle riviste illustrate e tematiche, oltreché opere

multimediali; si contano poi monografie, che si occupano di tematiche prestabilite, sia generali

che particolari, e atti di convegni e seminari di studio regionali, promossi dai centri di studio.

 

Per la consultazione di fonti scritte ci si avvale di diversi strumenti Inventari: per attingere

a fonti inedite occorre indagare negli archivi pubblici civili ed ecclesiastici, presso i fondi

documentari aggregati e negli archivi privati; esistono per questo censimenti e descrizioni, che

riportano la collocazione e a volte il contenuto sommario. Benché possano conservare materiali

preziosi, gli archivi parrocchiali presentano catalogazioni molto diseguali. Repertori delle

fonti: rassegne, strumenti preliminari per conoscere reperibilità e collocazione delle fonti

inedite e dati essenziali di quelle edite. Collezioni di fonti: frutto di iniziative editoriali

promosse da enti di ricerca e studio. Dizionari: per comprendere i testi delle fonti di ogni

contesto e periodo è necessario conoscere le lingue e fare ricorso a dizionari specializzati; sono

reperibili in riferimento a grandi periodi o aree e contesti limitati. Manuali di cronologia e

metrologia: testi che illustrano i sistemi di datazione e misura in uso nei vari tempi e presso i

vari popoli, che consentono di ragguagliarli ai metodi attuali con tavole e quadri sinottici.

L’insegnamento

 La storia riscuote poco gradimento in ogni ordine e grado di studi. Gli insegnanti quasi sempre

la presentano con remore pregiudiziali, disaffezioni e lacune maturate durante il loro stesso

percorso di studi. Ovviamente esistono eccezioni. In generale non esistono regole per rendere

appassionante la materia, e tutte i tentativi sono parziali e provvisori. Fra i motivi che vi è il

un’affermazione facile

pregiudizio che essa sia inutile ed estranea agli interessi del presente;

da smentire, data l’evidente interconnessione fra l’attualità e il passato. Sta poi agli insegnanti

trovare percorsi e metodi idonei. Certo è che proporre lo studio della storia come meramente

nozionistico non ha più senso; a livello scolastico si dovrebbe evitare un approccio simile, che

provoca facilmente repulsione e ostacola la reale comprensione degli eventi passati. Il che non

significa rinunciare alle nozioni, ma non renderle il centro dell’apprendimento. Una maggiore

concretezza può raggiungersi approcciandosi allo studio a iniziare dalle ricerche sulle realtà

insediative più vicine.

La divulgazione

 La divulgazione è considerata da molti studiosi un’attività di second’ordine, forse a causa del

forte rischio di banalizzazione in cui si incorre occupandosene. Ma se si pensa che la

dell’identità di

conoscenza del passato rivesta una funzione essenziale nella costruzione

persone e popoli, essa dovrebbe invece essere considerata complementare alla ricerca. Invece,

ampie grande deputate alla ricerca stessa si orientano in maniera quasi esclusiva verso i soli

iniziati. Non si tratta di assecondare i gusti del pubblico, ma di far emergere dalla poliedricità

della storiografia gli aspetti che possono stimolare interesse e curiosità, ricollegandosi al

presente, distinguendo i settori in cui è necessario mantenere un linguaggio specialistico da

quelli in cui sono opportune maggiori aperture. Quando si tratta di rendere pubbliche le nuove

acquisizioni, gli storici devono scontrarsi con il prevalente disinteresse causato dalla

concorrenza dei messi dominanti. Eppure l’imperativo dovrebbe essere proprio quello di

mettersi al passo con i tempi. Fra gli studiosi che si occupano di divulgazione pochi ottengono

il successo di pubblico, nell’ambito delle conoscenze comuni continua così la contraddizione

fra il fascino ispirato dalla materia e la consapevolezza che il suo studio venga percepito come

subìto. Per il medioevo questo paradosso si accentua ultimamente. All’interno della

produzione storiografica la diffusione di conoscenze storiche deve quindi essere perseguita con

opere che sappiano coniugare correttezza e aggiornamento metodologico con capacità

attrattiva ed efficacia divulgativa. Drammaturgia, letteratura, cinema e arte in genere aprono

di frequente dei varchi nell’avvicinamento della storia al grande pubblico; naturalmente, non

tutti i tentativi sono o vogliono essere storiograficamente affidabili, che vanno sempre distinte.

La disciplina, anche quella divulgativa, non ha infatti sguardi indulgenti né concessioni per il

sentimento e la fantasia.

 Ogni lavoro storiografico è astrazione, sintesi e interpretazione; man mano che si allargano gli

ambiti tematici, cronologici e spaziali, però, si tende a perdere la percezione dei particolari. La

storia generale comporta le stesse forme di alterazione, e se le visioni ad ampio raggio

permettono di cogliere le linee evolutive e le tendenze di lungo periodo (manuali), esse vanno

necessariamente completate da strumenti che approfondiscano temi, tempi e territori

(monografie). Fra le monografie si possono distinguere quelle tematiche e quelle territoriali;

le prime sono particolarmente efficaci in ambito didattico e divulgativo, mentre le seconde

comprendono la cosiddetta storia locale, quindi le indagini che hanno come oggetto le

comunità viste nelle loro evoluzioni. Le pubblicazioni a soggetto locale richiedono notevole

perizia e capacità metodologica; il fatto che spesso vengano realizzate da amatori porta a quelle

produzioni definite localistiche, che limitano l’interesse agli aspetti aneddotici e folklorici.

D’altra parte, un’avveduta storiografia loca

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Publisher
A.A. 2017-2018
16 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VeronicaSecci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Bazzano Nicoletta.