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PER UNA STORIA COMPARATA DELLE SOCIETÀ EUROPEE:
La storia comparata consiste nell'analizzare sistematicamente, alla luce di determinate problematiche, le
analogie e le differenze tra due o più fenomeni storici, al fine di fornire una descrizione e una spiegazione il
più possibile accurate e di pervenire a interpretazioni più generali di eventi, esperienze, strutture e processi
storici.
Il fine è quello di avere un mezzo per colmare, con l’aiuto di ipotesi fondate sull’analogie, certe lacune nella
documentazione; un mezzo per aprire nuove direzioni alla ricerca, suggerite dal confronto; un mezzo per
spiegare sopravvivenze di fenomeni sociali fino ad ora/allora intellegibili.
Alla luce del confronto, Marc Bloch si accinge ad esaminare società vicine affette da fatti analoghi con una
forza ed estensione quasi analoghe, che si sono evoluti in una società in modo più marcato mentre
nell’altra la loro influenza vi è rimasta meno percettibile, operando in profondità.
1. Il primo esempio preso in esame riguarda l’enclosures inglesi del XVI-XIX secolo: la recinzione dei terreni
comuni a favore dei proprietari terrieri della borghesia mercantile. Questo fenomeno si è presentato
anche in Francia nel XVIII, ma l’attenzione va diretta verso la Provenza, dove si è verificata in un’epoca
relativamente remota, ovvero nel XV secolo. Qui Marc Bloch insiste sull’utilità della comparazione per
far luce su eventi passati in sordina (l’antecedenza temporale delle “enclosures” provenzali) e si limita
ad indicare un possibile caso di studio.
2. Il secondo esempio confronta la laicità dei Merovingi e l’avvento della sacralità Carolingia. Prendendo
in esame soltanto la Gallia con i suoi principati, lo Stato carolingio sembra una creazione ex nuovo per
quanto riguarda il ruolo della chiesa nello stato; tuttavia se si oltrepassano i Pirenei, nel VII secolo i re
visigoti rassomigliavano molto a questa organizzazione della regalità (proto fedeltà vassallatica,
assemblee politiche, supporto della chiesa tramite la sacralità attribuita ai re). Tale somiglianza tra i due
regni Marc Bloch la imputa alla diaspora spagnola a seguito della conquista araba; l’esodo in Septimania
degli iberi avrebbe introdotto nella società franca le idee relative alla costituzione della società
vassallatica che era in vigore in Spagna da tempo. Qui la storia comparata ha permesso di fare luce su
una dissomiglianza insolita (Stato Merovingio contro Stato Carolingio) trovando un paragone ed
indicando i contatti tra le due società.
3. Col terzo esempio Marc Bloch cerca di dare uno spunto all’indagine storica prendendo in esame gli Stati
generali o provinciali che si diffusero in Francia nel XIV secolo. L’autore invita ad utilizzare il metodo
comparativo poiché è necessario ampliare lo spettro d’analisi per la ricerca delle cause anche alle
società vicine, dato che il fenomeno è contemporaneo in Germania (Stande), Spagna (Cortes) ed Italia
(Parlamenti). L’analisi delle cause dovrà essere generale data la loro portata europea, ma particolare per
le conseguenze, che assunsero tipologie diverse in ogni nazione.
L’invito ad estendere il campo di ricerca viene rinnovato in seguito facendo notare come la carta agraria
dell’Europa è in piena discordanza con la sua carta politica e la sua carta linguistica. Bisogna rompere i
desueti compartimenti topografici nei quali si tende a rinchiudere le realtà sociali ed estendere la
comparazione anche alle società vicine. 1
Bruschi Pietro
4. Il quarto esempio invita ad approfondire i risultati della ricerca senza dare niente per scontato,
prendendo in esame i “villainage” inglesi ed i “servage” francesi che sono spesso fraintesi come
sinonimi. Il disguido è causato dal concetto di libertà e dalle sue molte variazioni di significato a seconda
dei luoghi e dei tempi. I “villain” (liberi censuari che lavoravano per un signore ma che potevano
andarsene) ed i “servus” (servitù ereditaria) inglesi finirono per essere entrambi ricondotti alla non-
libertà, poiché questa aveva il significato di poter essere difesi dalla giustizia del re (i signori si erano
assicurati che i re non potessero intervenire nelle dispute tra signori e i suoi prestatori di corvées). In
Francia invece i signori non riuscirono a marcare il limite della legislazione regale, gli agenti del re si
accaparravano o lasciavano le dispute legali ai signori in base ad un regolamento mai instituito, così il
concetto di “servus” ereditario e di “villain” censuario non vennero mai a mischiarsi e quest’ultimo non
perdette il connotato di libertà.
5. Il quinto esempio riguarda istituzioni che originariamente erano state comuni a due società vicine, ma
che in una scompaiono. È il caso del “manso” francese rispetto allo “hufen” tedesco. Nel primo caso i
signori passarono dal riscuotere le imposte sul manso ad esigerle da ogni singolo individuo che li
popolava, poiché la parcella di terreno veniva continuamente ridivisa e modificata dagli eredi. In
Germania i signori imposero il divieto di frazionare l’hufen originario, così le imposte continuavano ad
essere riscosse su base territoriale.
I PAESAGGI AGRARI, TENTATIVO DI UNA MESSA A PUNTO:
Marc Bloch prende in esame i paesaggi agrari della Francia (soprattutto settentrionale) avvalendosi dei
lavori di Roger Dion e Omer Tulippe. La critica principale verte sul non fare “di tutta l’erba un fascio” e sul
non cadere in generalismi quando si affronta la storia dei contratti agrari.
La Francia si divide in due principali regimi agrari: quello a campi aperti (allungati o irregolari) e quello a
campi chiusi di più ristrette dimensioni (caratteristici del bocage).
Indagando su cosa abbia determinato tale differenza, l’autore si focalizza prima sulle foreste, che a
settentrione hanno mantenuto una maggior estensione rispetto al dissodamento intensivo avvenuto nel
Sud della Francia. Si evince come al nord siano stati più potenti le autorità signorili che altrove, riuscendo a
conservare le foreste (o comunque sia il proprio patrimonio) piuttosto che lasciarle alla libera
colonizzazione.
Il secondo punto d’indagine riguarda il tipo di rotazione delle colture: la triennale a fine medioevo aveva
conquistato tutto il nord della Francia, mentre nel meridione rimase diffusa la rotazione a due tempi, a
causa delle siccità estiva che mal si addicevano le semine primaverili.
Terzo punto riguarda il popolamento: nelle zone di antico occupazione prevale il grosso villaggio, con i
conseguenti obblighi collettivi e la più facile applicazione dei grandi terreni allungati; al contrario nelle zone
d’occupazione più tarda (dopo il Mille, secondo il Tulippe), anche a seguito della debolezza dei signori, si è
diffuso un ordinamento più confuso dei territori messi a coltura e uno spirito più individualista delle
famiglie, favorendo le fattorie disperse e i bocage recintati (occorre non confondere le recinzioni su tutti i
lati, sintomo di una diversa cooperazione sociale, rispetto alle recinzioni lungo le strade per evitare che gli
animali invadessero i campi). 2
Bruschi Pietro
AVVENTO E CONQUISTE DEL MULINO AD ACQUA:
In antichità i grani erano sfracellati a colpi di pietra ma già nella preistoria viene fatto un passo in avanti
tramite mortaio e pestello, rullo a pietra, risale al III secolo a.C. la macina girevole. Quest’ultima è notevole
poiché permetteva per la prima volta di sostituire il lavoro umano con quello degli animali, di solito asini e
cavalli. La semplicità e regolarità del movimento, rispetto agli strumenti precedenti, permetterà poi di
sfruttare il corso dell’acqua per la molitura, progredendo il livello tecnico permettendo di risparmiare fatica
all’uomo e alla bestia.
In ragione del loro meccanismo interno, che permette di cambiare di piano il movimento (da verticale ad
orizzontale) tramite ingranaggi, il mulino fornì uno dei primissimi modelli del principio su cui si baseranno
notevoli invenzioni future.
Il mulino ad acqua risale al I secolo a.C. ed è originario dell’Oriente mediterraneo. Guadagna rapidamente
l’Italia e nel III secolo se ne riporta l’uso in Gallia; in Germania si diffonde dopo le invasioni, nel VII secolo; in
Gran Bretagna ed Irlanda nel IX-X secolo; presso Slavi e Scandinavi nel XII secolo).
Riguardo all’origine mediterranea dell’invenzione si può opporre che l’irregolarità del deflusso propria ai
corsi d’acqua di questo clima non sembra adatta alla forza motrice, tuttavia in compenso non sono
sottoposti al gelo invernale e al conseguente trasporto di pezzi di ghiaccio. Le popolazioni prive d’acqua
importarono dal mondo arabo un’invenzione ancora più nuova, il mulino a vento, verso la fine del XII
secolo.
Una ruota mossa da una corrente d’acqua può prestarsi ad altri scopi oltre a quello di girare una macina, in
particolare venne molto utilizzata per l’irrigazione: fornita di recipienti fissati sul cerchione esteriore esso
può raccogliere l’acqua stessa per scaricarla in bacini o canali. Il mulino poteva essere impiegato anche
come frantoio per olive, per la concia delle pelli, come sega idraulica, martello per la gualchiera (battitura
per impermeabilizzare e infeltrire indumenti e carta), mantice e maglio d’officina
Il mulino è un’invenzione antica, ma la sua diffusione è medievale; questo fatto è da imputare alla notevole
disponibilità di schiavi nel mondo antico. Dal momento in cui ci fu penuria di bestiame umano o il prezzo di
questi divenne troppo alto (fine dell’Impero circa: fine delle guerre di conquista e accasamento degli
schiavi), si diffuse la necessità sociale di trovare un’altra forza per muovere la macina. Tuttavia non soltanto
era necessario disporre dal punto di vista giuridico di un corso d’acqua, ma anche poter affrontare le
ingenti spese di costruzione e riparazione. Fu così che nell’organizzazione sociale il mulino creò il mestiere
del mugnaio alle dipendenze di signori o monasteri, andandosi a sostituire al ruolo dello schiavo o della
donna di casa, soprattutto in ambito urbano. Nelle campagne si crearono alcuni mulini finanziati da
collettività di contadini.
Le tecniche antiche non andarono tuttavia estinguendosi. Sia per i capricci della natura, sia per la
probabilità di assedio, le popolazioni conservarono avidamente i loro rulli, pestelli e macine girevoli.
I signori ricavavano una tassa da chiunque volesse macinare il grano presso il suo effettivo mulino. A partire
dal X secolo i signori riuscirono ad istituire a loro van