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L’islamizzazione religiosa

L’ islamizzazione del vicino Oriente e del Maghreb intesa come la conversazione all’Islam

della maggior parte della popolazione fu un fenomeno importante ma lento e scarsamente

conosciuto nelle modalità perché ha lasciato poche tracce nelle fonti. In ogni caso verso

l’anno 1000 l’islamizzazione era ancora incompleta. E’ possibile che l’Islam sia apparso a

molti come una religione più semplice nei suoi dogmi e riti ed alleggerita dal peso di un clero

gerarchico dipendente dall’autorità politica. Più in generale, sono molteplici le situazioni di

ordine sociale che hanno favorito il passaggio all’Islam, come: il prestigio dei vincitori, il

desiderio di inserirsi nell’elitè dominante, la voglia di sottrarsi da uno status di inferiorità.

Arabizzazione linguistica e culturale

In origine l’arabo è l’idioma dei beduini della penisola arabica e la lingua della rivelazione

coranica. Dall’epoca Omayyade diventa la lingua dell’amministrazione e si deve ad Abd al-

Malik la traduzione in arabo dei registri fiscali fino a prima in greco. In epoca abbaside

l’arabo si impone come lingua di cultura, infatti i letterati e gli studiosi scrivevano in arabo.

Il processo d’arabizzazione è concluso nel X secolo con la creazione di uno spazio culturale

unificato intorno ad una lingua comune. le popolazioni non arabe divennero di conseguenza

popolazioni insieme arabofone e per la maggior parte musulmane. l'arabizzazione, unita al

rimescolamento etnico dovuto ai matrimoni di arabi con donne non arabe permise la nascita

di una società in cui ognuno si diceva arabo. L’adozione della lingua araba fu totale nelle

regioni dove dominavano le lingue camito-semitiche, cioè l’Egitto, la Siria e l’Iraq. Nel

Maghreb le popolazioni delle città si sono arabizzate ma le tribù delle montagne hanno

mantenuto il berbero e le loro tradizioni culturali. In Spagna l’arabo divenne dell’elitè ma le

lingue romanze continuarono ad essere parlate.

Cap. 5 - La cultura araba e la sua trasmissione all’Occidente

Le condizioni dello sviluppo culturale

1)

Fonti e tradizioni diverse

Uno dei principali fondamenti, ma non il solo, della culture araba fu il Corano e l’insieme

degli orientamenti intellettuali da esso suscitati. Le discipline propriamente musulmane, ma

anche la grammatica e la filosofia araba, insieme alla storia del Profeta e a quella degli inizi

dell’Islam sono direttamente legate alla necessità di fissare, comprendere ed interpretare il

testo della Rivelazione. Chiamando l’uomo a riconoscere nella creazione i “segni” di Dio, il

Corano apriva la strada all’osservazione ed alla riflessione, così l’astronomia araba, ai suoi

inizi, è legata al culto: calcolare le ore della preghiera spirituale, fissare l’inizio e la fine del

Ramadan, determinare la direzione della Mecca da ciascun luogo. La preoccupazione di

fissare la lingua del Corano e la convinzione che solo i Beduini del deserto avessero

mantenuto l’originaria purezza dell’arabo, spinse grammatici e lessicografici a raccogliere

presso le tribù d’Arabia i materiali per le loro opere. Stabilirono le regole della lingua scritta,

strumento unico dell’espressione. La cultura araba si è anche nutrita di saperi antichi. Il

movimento di traduzione in arabo dal greco corrispondeva in realtà a vera e propria politica

voluta dai califfi per appropriarsi dei saperi stranieri.

Mecenatismo principesco ed elitè urbane

In un mondo in cui l’attività intellettuale non era remunerativa, se letterati e studiosi non

avevano risorse proprie erano obbligate a cercare la protezione di un mecenate che

concedesse loro sostegno ed una rendita. L’esempio del mecenatismo di corte fu dato dagli

Omayyadi, che amavano circondarsi di poeti ed ancor più dagli Abbasidi, che chiamarono a

Baghdad letterati e studiosi provenienti da tutte le regioni dell’impero. Il più celebre dei

califfi mecenati fu Al-Manun che regnò dall’ 813 all’ 833, tutta la politica di questo sovrano

fu dettata dalla volontà di assicurare l’unità e la grandezza dell’impero abbaside e per ciò

integrare le diverse eredità culturali in una grande cultura d’espressione araba. Per

raggiungere ciò ordinò e finanziò la ricerca e la traduzione dei testi greci, inoltre arricchì la

biblioteca del suo palazzo aprendolo agli uomini di scienza e religione. I governatori ed i

principi regionali, emancipatisi dall’autorità califfale, hanno cercato di rivaleggiare con i

califfi affermando, a loro volta, il proprio prestigio prendendo sotto la loro protezione

studiosi, poeti e letterati. L’élite urbana degli alti dirigenti dello stato e dei notabili si

mostrava aperta all’arte, alla letteratura ed al sapere. Uno dei supporti della cultura araba fu il

libro, la cui diffusione fu favorita da un’innovazione tecnica: la carta. Questo materiale meno

fragile del papiro e meno costoso della pergamena era stato introdotto da due prigionieri

cinesi trattenuti a Samarcanda ed avrebbero svelato il segreto in cambio della liberazione.

Le componenti della cultura araba nel IX e X secolo

2)

I pensatori arabi del Medioevo distinguevano due gruppi di discipline o scienze (ulum): le

scienze religiose o scienze della legge (ulum diniyya), le scienze logiche (ulum aqliyya, le

scienze degli antichi (ulum al-awail). Queste si opponevano all’arabo cioè alla cultura

enciclopedica di tipo letterario.

Le scienze religiose

Queste discipline presentano due caratteristiche principali:

Si basano sul Corano e propongono di spiegarlo ed applicarlo, quindi si tratta di

scienze legate allo studio del Corano ed all’elaborazione del dogma e del fiqh.

Non escludono il ricorso alla ragione , alla logica ed alla riflessione

metodologica.

Le scienze logiche

Mentre le scienze religiose si propongono di accedere alla verità in virtù di una riflessione

che parte dal dato rilevato, e considerano il sapere proveniente da Dio, le scienze logiche

aspirano a trovare la verità attraverso l’uso della religione. Non significa che siano contrarie

al dato rilevato, ma che si sviluppino in modo autonomo. Gli arabi hanno chiamato queste

discipline scienze degli antichi perché avevano la coscienza di essere eredi di culture

anteriori ed estranee all’Islam. In materia di filosofia e di scienze della natura gli studiosi

arabi si sono basati su fondamenta greche, elleniche ed indo-persiane arricchendole e

superandole tanto da sviluppare una filosofia ed una scienza propriamente arabe.

L’”Adab” e la poesia

Nella sua accezione più antica, l’adab indica le tradizioni di condotta ricevute dagli antichi.

In seguito la parola ha acquistato il senso di comportamento corretto, significando la

raffinatezza cittadina opposta alla grossolanità beduina., quindi indica le conoscenze ed il

comportamento del “nobiluomo”. Dal IX secolo, sotto l’influenza della cultura persiana

antica, l’adab copre il campo della cultura profana e letteraria, dell’arte oratoria ed epistolare,

della tradizione storica, della descrizione geografica e dei racconti di viaggio che divulgano

conoscenze scientifiche e forniscono modelli di condotta. E’ importante riservare un posto

speciale alla poesia, un genere letterario particolarmente amato dagli arabi ed è l’arte più

importante in tutti i corsi di studio. Nell’Arabia dell’epoca preislamica, numerosi poeti

avevano cantato le grandi gesta delle loro tribù, la dure vita nel deserto, il ricordo dell’amata

ecc. questi temi furono sempre ripresi, forse per nostalgia del passato beduini, ma accanto ad

altri generi.

La cultura araba dopo l’XI secolo

3)

A partire dall’XI secolo la cultura araba, sviluppatasi nel IX e X secolo, conobbe

un’evoluzione complessa spesso descritta come un declino perché il ripiegamento sulle

scienze religiose nel vicino Oriente è compensato da forme culturali nuove ed originali

nell’occidente musulmano, nell’area iraniana e nel mondo turco.

Il vicino oriente: ripiegamento sulle scienze religiose e sviluppo del sufismo

Dopo secoli di elaborazioni, le scienze religiose si sono solidamente fondate, diffuse ed

insegnate. Gli ulema (forma italianizzata di ulamà) cioè coloro che possiedono il sapere nel

senso più nobile di conoscenza orientata a Dio ed alla sua legge, hanno un ruolo sempre

maggiore nella vita cittadina, esercitano diverse funzioni venendo per questo remunerate. Era

un gruppo istituzionalizzato che garantiva la trasmissione e la diffusione delle scienze

religiose, in particolare del fiqh, si trattava di una sorta di clero che si assicurava il prestigio

della città ed il suo carattere islamico. Gli ulema considerarono sempre più il sapere come un

eredità ricevuta dai maestri da trasmettere ai discepoli. La libera riflessione e l’idea di

progresso e l’idea di progresso erano assenti dal loro orizzonte intellettuale, il rifiuto di ogni

innovazione trovò forte espressione nel teologo Ibn Taymiyya, che fu una personalità

contestata e perseguitata, ma il cui riformismo conservatore fondato sul Corano e la Sunna

ebbe una profonda influenza ancora oggi sensibile nel mondo musulmano.

Nell’insegnamento apparve una nuova istituzione: la madrasa cioè la scuola per

l’insegnamento delle scienze religiose e riuniva le funzioni della moschea e dell’ostello. A

partire dall’XI secolo, forse per reazione al peso di questo Islam giuridico e formale imposto

dagli ulema, si sviluppò il sufismo. Il termine deriva da “suf” (lana) per l’indumento

indossato dai primi asceti musulmani, che raccolgono in Islam le differenti correnti mistiche.

Nei primi secoli dell’Islam il sufismo aveva riguardato personalità isolate che si

localizzavano a Baghdad e Khurasan. Le espressioni culturali, filosofiche o poetiche del

sufismo sono molto ricche e si impongono per l’altezza della loro riflessione intellettuale,

guidata dalla teoria dell’illuminazione interiore. Lontano da queste vie intellettuali e

letterarie il sufismo ha rivestito forme più popolari.

Due culture originali: persiana e andalusa

L’Iran, paese dalle tradizioni millenarie era stato inserito politicamente e culturalmente

nell’impero califfale, se la cultura di Baghdad aveva tratto arricchimento dagli apporti indo –

persiani, dall’altra parte studiosi dell’Iran avevano adottato l’arabo e contribuito allo

sviluppo culturale. All’altra estremità del mondo musulmano, l’Occidente vide ugualmente la

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A.A. 2017-2018
52 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vale_13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università per stranieri di Siena o del prof Sangalli Maurizio.