vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MEDIOEVO: ISTRUZIONI PER L'USO
Francesco Senatore Cap. I - il soggetto studente e le insidie del nostro linguaggio 1. Luoghi e popoli Aprendo un atlante storico, noteremo certamente come i confini e l'estensione dei vari stati europei cambiano a vista d'occhio. Ognuno di quegli stati, agli occhi del lettore, appare immediatamente impegnato nella difesa e nell'accrescimento di sé stesso: ne abbiamo quindi una certa impressione di continuità, che invece risulta del tutto sbagliata. Questo perché Stati e popoli vivono nella nostra immaginazione come enti dotati di una propria individualità. Conoscere qualcosa che è così lontano da noi e dal nostro tempo è complicato; nello studio della storia, infatti, riduciamo gli accadimenti a una semplice successione di fatti cronologici sconnessi, senza minimamente contare il fatto che quei popoli e quegli stati non rimangono mai uguali a loro stessi. Oltretutto, nel Medioevo, sonoEsistiti molti stati e popoli, che non sembrano avere corrispondenze nel nostro presente. Ignoriamo molto spesso che la storia sarebbe potuta andare diversamente da come la conosciamo oggi, ignoriamo che sarebbe potuto ad esempio non esistere un Regno Unito, o magari esistere ma con un nome diverso. Popoli e stati sono dunque il prodotto della storia, ma anche i nomi dei popoli e degli stati lo sono: non sempre, infatti, un popolo ha mantenuto lo stesso nome e viceversa. Dunque, studiare la storia significa sostanzialmente comprendere tutte queste vicende evitando i ragionamenti di tipo meccanico, che ci fanno focalizzare sulla mera memorizzazione delle date e degli accadimenti.
2. Stati e stato
Da molto tempo gli storici sono convinti della totale diversità degli Stati del passato rispetto a quelli attuali; probabilmente, l'unico vero stato che sia mai esistito è il modello Otto/Novecentesco. Questo stato possedeva caratteristiche ben precise:
- Piena sovranità su
- Monopolio della forza e del diritto;
- Controllo delle risorse di interesse pubblico;
- Apparato burocratico stabile ed indipendente.
la parola “pubblico” era abitualmente usata dai litterati del tempo, che scrivevano i capitolari, ovvero le leggi che l’imperatore inviava ai suoi conti.
3. La psicologia dei personaggi
Le guerre e gli eventi storici hanno sempre delle ragioni; tuttavia, lo sforzo dello studente che si accosta alla materia è improntato solamente alla memorizzazione dei dati, dimenticando tutto il resto. Molto spesso è anche il nostro immaginario ad imporsi, creando così, all’interno della nostra mente, personaggi come il buono, il cattivo, il barbaro, il civilizzato, etc. Ciò che è importante ricordare è che l’uomo non è rimasto mai uguale a sé stesso nel corso del tempo: la sua psicologia e la sua mentalità sono cambiate, così come cambiato è il contesto in cui egli opera. La conclusione logica che traiamo è che non ha senso leggere il passato sulla base dei nostri giudizi.
4. L’anacronismo,
compagno della ricerca storica L'anacronismo è l'errore più diffuso nell'ambito storico. Vuol dire sostanzialmente attribuire al passato caratteri del presente, allora inesistenti. Secondo una definizione dello storico Bloch, l'etimo significa "contro tempo", quindi non è altro che l'opposto della storia. Quando trattiamo di storia, infatti, l'obiettivo è anche cercare di evitare le insidie del nostro linguaggio, dato che parole come "stato" sono talmente tanto potenti da evocare subito nella nostra mente l'idea di stato così come lo viviamo noi. Lo storico, a quel punto, sceglie soluzioni alternative: usa direttamente il termine del passato, ma senza tradurlo. Si tratta comunque solo di piccoli accorgimenti, perché alla "fine della fiera" siamo inevitabilmente prigionieri del nostro linguaggio, strumento imperfetto e anacronistico. La più grande difficoltà dellastoria è, dunque, doverla capire e studiarla con le parole ed i concetti del presente.
Per concludere: fatti e questioni
Essenzialmente le operazioni che lo studente deve effettuare sono memorizzare i dati e comprendere le motivazioni di quel dato fatto storico. Memorizzazione e comprensione non sono mai due operazioni mentali separate, come anche la conoscenza degli eventi non è separabile da quella delle strutture. In altri termini più semplici, per poter parlare, ad esempio, del sacco di Roma, è necessario dover conoscere anche la struttura politica e militare del tardo Impero Romano (pena il non capirne assolutamente nulla!)
Cap. II – L’oggetto Medioevo e la disciplina “storia medievale”
1. Che cos’è il Medioevo
Il Medioevo è un periodo della storia europea che comincia nel 476 e termina nel 1492. Essenzialmente Medioevo significa “età di mezzo” ed i primi a parlare di mediatempestas, appunto
“tempo di mezzo”, furono uomini del XV secolo (in particolare umanisti, filologi e artisti italiani). L’obiettivo era quello di isolare con una definizione semplice il periodo di mezzo tra la loro epoca (i tempi recenti) e l’antichità classica. Il Medioevo di questi umanisti e artisti non era un’epoca definita nei suoi caratteri specifici, ma un contenitore di opere rifiutate. La definizione “Medioevo” si cristallizzò a fine Seicento, grazie al manuale del professore tedesco Christof Keller. Il Medioevo come concetto storiografico invece ha avuto ed ha tutt’ora una fortuna indipendente dal Medioevo “reale”, cioè quello che gli studiosi ricostruiscono e insegnano.
2. La periodizzazione: problemi di ricerca e di studio
Periodizzare vuol dire interpretare. Gli storici italiani preferiscono dividere il Medioevo in due periodi:
- Alto Medioevo (secoli V-XI): periodo della stagnazione demografica ed economica;
Il Medioevo medievale che si studia nelle scuole e nelle università italiane si occupa, in sostanza, della storia dell'Europa occidentale. Quest'ultima però non va intesa solo come concetto geografico ma come concetto culturale: il vero centro d'interesse è quindi l'Occidente e la civiltà occidentale.
A partire dalla seconda metà del Novecento, lo studio del Medioevo ha vissuto una costante dilatazione di prospettive: le nuove scoperte e le nuove interpretazioni non scacciano mai quelle vecchie, bensì si accumulano, provocando continuamente una riorganizzazione delle cose da insegnare e studiare. Diventa dunque difficile individuare le informazioni più importanti, anche se è lo studente che in prima persona deve riuscire ad individuare gli avvenimenti più importanti, al di là dell'insegnante.
L'idolo delle origini: come limitarne i danni
March Bloch
è stato uno dei primi a parlare di "idolo delle origini" a proposito dell'ossessione che porta a ricercare a tutti i costi le origini dei fenomeni storici. Al contrario, invece, un fenomeno del presente o del passato andrebbe innanzitutto analizzato e compreso nel tempo in cui si è manifestato e, solo successivamente, rintracciarne le origini: è tuttavia difficile che di un fenomeno storico si possano rintracciare con certezza matematica le cause; l'agire umano non è di certo una reazione chimica. Dunque, il post hoc propter hoc, cioè il passato che spiega il presente, corrisponde ad una visione molto meccanica dei fatti, che sono quasi sempre invece imprevedibili. Il compito dello studente, quindi, consiste nel liberarsi da tale convenzione e chiedersi che cos'è il fenomeno che gli viene presentato. 7. Il Medioevo come paradigma dell'antimoderno La parola "Medioevo" e il corrispondente aggettivo“medievale” conservano una valenza negativa. Nel linguaggio comune entrambe le terminologie definiscono ciò che è oscuro, arretrato e non moderno. C'è comunque qualcosa di buono nel Medioevo immaginario che noi immaginiamo: sono i valori dell'eroismo, dell'amicizia, della lealtà, della devozione alla donna amata; in altri termini, i valori della cavalleria, che poco spazio sembrano avere nella nostra società.
8. Il feudalesimo, mostro inafferrabile?
La terminologia di feudalesimo risale al XVIII secolo, cioè quando fu definito feudale il sistema di rapporti politici e sociali del passato. Feudalesimo è, nel nostro linguaggio, sinonimo di anti-Stato, di esercizio abusivo del potere in un territorio sottratto all'autorità pubblica. A questo uso improprio del termine, si affianca una rappresentazione che torna spesso agli studenti, di uso improprio: la piramide feudale. Lo storico Giovanni Tabacco ha definito
idabile”, è stato un sistema socio-economico che ha caratterizzato l'Europa occidentale dal IX al XV secolo. Esso si basava sulla divisione della società in tre classi principali: i signori feudali, i vassalli e i contadini. I signori feudali erano i proprietari delle terre e detenevano il potere politico. Essi concedevano terre ai vassalli in cambio di servizi militari e di fedeltà. I vassalli, a loro volta, erano nobili che ricevevano terre in feudo e si impegnavano a difendere il signore feudale. Infine, i contadini erano la classe più numerosa e lavoravano la terra in cambio di protezione e di una parte dei raccolti. Il feudalesimo si basava su un sistema di relazioni personali e di obblighi reciproci. I signori feudali garantivano protezione ai loro vassalli, mentre i vassalli fornivano servizi militari e consigli al signore. I contadini, invece, lavoravano la terra e pagavano tasse al signore feudale. Questo sistema sociale era caratterizzato da una forte gerarchia e da una rigida divisione delle classi. I signori feudali godevano di privilegi e di potere politico, mentre i contadini erano sottoposti a pesanti tasse e a lavori forzati. Il feudalesimo ha avuto un impatto significativo sulla società europea dell'epoca. Ha contribuito a stabilizzare il potere politico e a garantire la sicurezza delle comunità locali. Tuttavia, ha anche limitato la mobilità sociale e ha creato profonde disuguaglianze tra le diverse classi. Con l'avvento del capitalismo e dei cambiamenti sociali, il feudalesimo è gradualmente scomparso in Europa occidentale. Tuttavia, le sue influenze e le sue tracce sono ancora visibili nella società moderna.