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Con il passare del tempo poi il termine usura si è dato solo a coloro che non avevano un

grande ruolo sociale, come gli ebrei i i longobardi.

Coloro che godevano del principio di cittadinanza erano giustificati poiché il credito non

era interpretato come mezzo per fare il proprio bene ma quello della società e gli altri tassi

erano motivati dalla possibilità che i soldi prestati non tornassero più indietro.

I prestatori e i mercanti imprenditori.

1.5

Sia nell’altro sia nel basso medioevo è stato riscontrato che i prestatori si recavano da un

notaio, sia per garantire il contratto di mutuo, sia per stabilire chi fosse la persona o

l’istituzione a cui rivolgersi in caso di mancata restituzione della somma prestata.

Ciò dimostra come il contratto di credito stesse diventando un vero e proprio lavoro.

E’ in questa scena che il termine usurai viene rivolto in particolar modo agli ebrei, i quali,

non avendo veri e propri insediamenti, utilizzavano la propria liquidità per procurarsi un

reddito.

Se però gli ebrei erano spesso emarginati a causa della loro religione, erano richiesti per

la loro liquidità .

Lo stesso avvenne anche per i mercanti-prestatori lombardi, i quali erano spesso

perseguitati più come scusa, era un modo per non dover restituire i beni che avevano

prestato.

Anche i grandi proprietari terrieri continuavano ad essere molto attivi nel mercato del

credito e per non essere tacciati di usura vendevano ufficialmente i propri beni per

comprare le rendite, cosicché il debitore potesse ricomprarsi le proprie rendite saldando il

debito.

Nacquero anche molti mercati marittimi, che prendevano nomi diversi in base ai luoghi.

Erano comunque tutte caratterizzate da figure tra loro correlate: un finanziatore che

anticipava i capitali, un mercante che attraverso la compravendita di merci faceva in modo

che i capitali accrescessero. Al ritorno del mercante al finanziatore spettava il ricavato

meno la somma precedentemente concordata con il mercante.

Un altro tipo di creditore furono i camperos (cambiavalute), chiamati così perché

prestavano una somma in una valuta e volevano la restituzione in un’altra, dal notaio si

stabiliva il cambio già provvisto di tasso d’interesse, ed anche in questo caso si stabilivano

le garanzie in caso di non avvenuta restituzione. I camperos accettavano anche depositi

dei loro debitori, ecco perché fanno pensare alle basi iniziali di quella che poi sarà la

banca.

Alcuni mercanti si riunivano costituendo vere e proprie compagnie, così da poter avere un

maggiore capitale moltiplicando la capacità di essere presenti sul mercato.

I creatori di queste compagnie furono chiamati mercanti-imprenditori. Non erano ancora

una vera e propria banca ma ponevano l’attività creditizia dentro le loro funzioni.

Mentre i creditori di cui si è parlato prima continuavano a svolgere le proprie attività mentre

effettuavano crediti, i mercanti-imprenditori resero la propria iniziativa creditizia il centro

dei propri investimenti economici, facendo del credito la fonte primaria del profitto.

Una prima formula creditizia fu individuata da Fedrigo Meils e fu il sovraccorpo.

Questo si realizzava quando i mercanti che avevano costituito la compagnia commerciali,

dotandola di un capitale iniziale ( il corpo), prestavano alla propria compagnia ulteriori

capitali ( il sovraccorpo), per permetterle di cogliere specifiche occasioni di scambi

commerciali. Questi nuovi capitali erano solo prestati e venivano restituiti al termine delle

operazioni cosi attivate.

I mercanti avevano altri modi per richiedere ed offrire credito, da un lato potevano

comprare merci per poi rivenderle, dall’altro potevano anche vendere direttamente la

propria moneta, in questo caso l’investimento non aveva lo scopo di sostentamento

familiare, ma servita per avviare proprie iniziative commerciali, ecco perché il tasso

d’interesse, seppur alto, non appariva odioso.

Inoltre, se il debitore saldava prima il debito, poteva capitare che avesse diritto ad uno

sconto sul tasso d’interesse.

Tutto ciò richiedeva che la fiducia assumesse un valore dominante, perché ciò aveva un

risvolto economico, rendeva meno importanti la fideiussione e il pegno e faceva si che i

rapporti tra gli operatori commerciali fossero più semplici e veloci, rendendo

assolutamente meno costoso il trasferimento del denaro.

In questo periodo nei libri delle attività creditizie apparivano anche il credito e il debito, che

rappresentavano rispettivamente gli impegni attivi e passivi che l’azienda aveva verso i

propri corrispondenti commerciali.

Con il consolidarsi della crescita economica, i mercanti-imprenditori consolidarono anche

la loro posizione sociale entrando in contatto con principi e sovrani e talvolta anche con la

stessa amministrazione finanziaria, tutto ciò grazie ai prestiti che rendevano loro

nonostante sapessero che non gli sarebbero più stati restituiti.

L’azienda mercantile-bancaria.

1.6

Dopo tre secoli ininterrotti di crescita economica, la stessa insufficienza globale di moneta,

sull’onda della quale avevano cavalcato i prestatori e i mercanti-banchieri, cominciò a

mostrare i suoi tratti più rischiosi.

Nel medioevo i debitori non erano in grado di restituire i prestiti per mancanza di moneta e

spesso gli operatori economici e le loro compagnie fallivano per mancanza di liquidità.

Come abbiamo già osservato la mancanza di liquidità portava ad un prezzo troppo alto del

tasso d’interesse.

I mercanti toscani, in alcune lettere ai loro commercianti barcellonesi, si dicevano

preoccupati per questa charestia di denaro, che rendeva la moneta troppo chara e la

merce aveva prezzi troppo bassi.

Furono molto i motivi di questo indebolimento della domanda di moneta: il deflusso di

metalli preziosi verso mercato orientali, la caduta della produzione mineraria, la difficoltà di

importare oro dall’Africa, la difficoltà ad individuare nuovi giacimenti, la diminuzione delle

coniazioni delle zecche ed altro ancora. Nonostante ciò i mercanti imprenditori, per quanto

consapevoli del rischio del fallimento, continuavano a voler investire nel mercato del

denaro perche procurava maggiori profitti, dalla necessità di superare fasi critiche

scaturivano i principali strumenti del mondo bancario rinascimentale e moderno. Si

affermò un nuovo modello di azienda, definito mercantile-bancario, caratterizzato

dall’investimento che facevano i mercanti, i quali, differentemente dai mercanti precedenti,

investono il proprio capitale rendendolo il centro dei propri investimento, non preferendo

più la mercatura. Non possiamo ancora parlare di vera e propria banca perché nel

medioevo non si ebbe mai bisogno di qualcosa del genere ma l’attività bancaria

cominciava ad essere del tutto prevalente.

Questa scelta fu accompagnata da grandi innovazioni aventi lo scopo di abbattere i costi

ed aumentare la produttività aziendale, si cercò quindi di ridurre il costo del sistema dei

pagamenti e dello spostamento di denaro. Le aziende cominciarono a fornirsi le quantità

esatte di denaro per avviare operazioni economiche, avviarono il cosiddetto credito di

esercizio, abbattendo così i costi di gestione. Inoltre rinunciarono definitivamente al pegno

e all’atto notarile, sostituendolo con dei libri contabili che avevano fede e in cui veniva

registrata la contabilità aziendale, i debiti ed i crediti. Anche il contratto di cambio venne

semplificato raggiungendo la forma di lettera di credito. Questa divenne un utilissimo

mezzo per spostare denaro, accadeva infatti che in una prima piazza un cliente, chiamato

datore, si rivolgeva al suo banchiere, chiamato prenditore, consegnandogli la somma che

voleva trasferire o pagare. Il banchiere a sua volta,incassato il denaro, scriveva una lettera

di cambio, che si presentava come un ordine di pagamento facente campo ad un

banchiere di fiducia operante nella seconda piazza, chiamato trattario, e a favore di un

beneficiario, sempre presente nella seconda piazza. Ricevuta la lettera il beneficiario si

recava dal trattario ed incassava la somma. Tutto ciò permetteva quindi un abbattimento di

tutti i costi, e si evitava di spostare fisicamente la moneta semplicemente registrando sui

propri registri le entrate e le uscite. Alla fine del ciclo commerciale le aziende avrebbero

poi saldato.

Insieme a tutto ciò è stato poi individuato l’uso dei conti correnti bancari. Per quanto sia

più complesso definire i meccanismi è certo che i banchieri utilizzavano i depositi dei

propri clienti per avviare operazioni mercantili, ed è altrettanto certo che i banchieri

operavano dei prestiti ai propri clienti autorizzando lo scoperto di conto corrente. Inoltre il

conto corrente veniva utilizzato come strumento di pagamento, da un conto corrente

all’altro. Due sono i casi esemplari: quello di Venezia e quello della Toscana. A Venezia i

banchi di deposito prendevano il nome di banchi di scritta, questo perché le operazioni

venivano appunto scritte. Il banchiere trasferiva i soldi per mezzo di una scritta, annotando

l’operazione dal conto di un cliente a quello di un altro. In questo modo la banca serviva i

propri clienti in modo semplice ed economico, semplicemente annotando sui propri registi

contabili senza un vero e proprio spostamento di moneta.

In Toscana invece era direttamente il mercante a scrivere una lettera al proprio banchiere

incaricandolo di trasferire denaro ad una terza persona. Queste modalità assunsero le

sembianze degli assegni bancari.

Si comprese quindi che una contabilità pulita e raffinata fornisce all’azienda una visione

chiara dei risultati ottenuti da ciascuna operazione, per questo fu istituito un libro maestro

che raccoglieva tutti i conti dell’azienda ed un libro contenenti i profitti e le perdite. Accanto

a ciò veniva elaborato un bilancio per comprendere l’andamento globale alla fine del ciclo

commerciale.

Il debito pubblico, i banchi pubblici, i monti di pietà.

1.7

Abbiamo già detto che nel mercato del credito un controllo efficace sul tasso d’interesse è

stato a lungo impossibile, sia perché la moneta era di scarsa circolazione sia perché ci si

limitava spesso ad affermazioni di principio. Potrebbe apparire diverso per il mercato del

credito che invece era soggetto a controlli da parte delle pubbliche autorità, per quanto in

realtà erano solo di natura regolamentare e fiscale perché non riuscivano ad intervenire

efficacemente nel merito dei prezzi con i quali le merci erano comprate o vendute.

Nel corso del basso medioevo si tentò nuovamente di regolamentare il tasso d’interesse

con maggiore determinazione. Poich&e

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A.A. 2015-2016
13 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariavittoria.dl di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Senatore Francesco.