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Il rinnovamento della cultura

§18 La crescita economica che iniziò dall'XI secolo ebbe ripercussioni anche sul piano culturale. Infatti aumentò notevolmente l'alfabetizzazione della società e si resero necessarie nuove strutture scolastiche non più monastiche e vescovili; nacquero dapprima le scuole private, poi diventate pubbliche che permisero la laicizzazione della cultura.

Fenomeno rilevante fu la messa per iscritto di testi in VOLGARE tra XI e XII, da quel momento infatti, acquisirono dignità letteraria anche le lingue parlate. In questo periodo si diffuse la letteratura epica che narrava le gesta di guerrieri, cavalieri e la poesia d'amore. Emblema di una rinnovata spiritualità fu lo stile "Romanico" che rappresentava il trionfo della pietra come elemento costruttivo.

Dal XII secolo si aggiunsero innovazioni nei metodi, nei contenuti e nell'organizzazione scolastica. In questo periodo mutò

notevolmente l'atteggiamento nei confronti della letteratura classica e ci fu una riscoperta di autori sia greci che latini. Tutto questo fervore intellettuale portò alla nascita di strutture per la formazione avanzata: gli "studia", ovvero le università. La prima università fu quella di Bologna alla fine dell'XI secolo, seguirono Parigi, Oxford, Padova, Napoli e altre. L'organizzazione degli studia variava, il primo ciclo della facoltà delle arti (Trivio e Quatrivio) durava circa 6 anni. L'insegnamento era impartito in latino e consisteva nella lettura (lectio) e nel commento (quaestio) di un testo fondamentale da parte del maestro, venivano messi in luce i problemi e poi si discuteva (disputatio). §19 LE AUTONOMIE POLITICHE Lo sviluppo demografico, economico, sociale che le città conobbero tra i secoli XI e XIII si tradusse in forme di governo orientate all'autonomia: i comuni. Le città più precocifurono quelle dell'italia centro-settentrionale, che furono anche le sole in cui la civiltà comunale assunse caratteristiche omogenee: - politico: autonomia effettiva - Istituzionale: la circolazione delle esperienze da un centro all'altro contribuì ad uniformarle - Sociale: forte differenziazione che offriva possibilità di ascesa - Territoriale: stretto legame con le aree extraurbane - Culturale: gli intellettuali si impegnavano a legittimare i regimi di autonomia. Lo sviluppo di tali governi autonomi dipese da due fattori: la forza economica, sociale e culturale delle città e la debolezza dei sistemi amministrativi in cui erano inseriti, sia che fossero signorili, sia che fossero imperiali. Le città erano costituite da una società tripartita: aristocrazia militare, élite commerciale, ceto intellettuale; ciò permetteva alla città di possedere una potenza militare, una disponibilità economica e le competenze.

Il nuovo sistema politico sviluppò nel corso del tempo una pratica fondata sulla partecipazione dei cittadini, sul principio elettivo, sull'alternanza dei governanti e sulla discussione pubblica.

Le città meridionali invece non conobbero l'esperienza comunale poiché vennero inquadrate all'interno del potere regio.

Lo sviluppo maturò a pieno nella prima metà del XIII: si ampliò il gruppo dirigente, si stabilizzarono le istituzioni ecc. Il simbolo di questa nuova fase fu il podestà, magistrato scelto ogni anno e affiancato da un consiglio ristretto.

Beneficiarono della crescita economica anche le famiglie del "popolo" che fino a quel momento erano state escluse dalla politica. Riuscirono in alcune città, ad ottenere un proprio spazio politico affiancando al consiglio ristretto un consiglio generale.

Alla morte di Federico II nel 1250 nelle città lo spazio politico era diviso tra il popolo, le corporazioni,

le partes e i signori. Tutte queste forze, affermandosi con le proprie istituzioni in uno spazio condiviso, resero il sistema sempre più complesso. La conseguenza più evidente fu la crescita sconsiderata del numero di processi di esclusione, non solo dagli uffici, ma anche dalle città stesse.

I protagonisti principali di queste esclusioni furono le partes che si erano divise tra fautori della pars imperii (ghibellini) e fautori della pars ecclesiae (guelfi). L'affermazione di una delle due pars determinava la cacciata dell'altra dalla città.

Dalla seconda metà del XIII emerse l'inadeguatezza delle istituzioni comunali che risolsero l'instabilità con soluzioni di governo ibride, che esprimevano la ricerca di un assetto più stabile e duraturo. La varietà di configurazioni assunte dalle città nel loro assetto, può essere esemplificata da Firenze, nella quale si alternarono governi di popolo, esperienze signorili,

Torre: a Milano dal 1259- Della Scala: a Verona dal 1260- Gonzaga: a Mantova dal 1328- Malatesta: a Rimini dal 1295- Montefeltro: a Urbino dal 1322- Visconti: a Milano dal 1277- Sforza: a Milano dal 1450- Medici: a Firenze dal 1434Scala: Verona dal 1259- Visconti: aristocratici legati alla chiesa, sostituirono i Della Torre nel governo di Milano dal 1277.- Da Polenta: a Ravenna- Malatesta: Rimini- Gonzaga: MantovaLa longevità delle signorie dipese dalla bravura dei signori nel farsi attribuire le cariche a vita ed istituire il principio dinastico.Snodo 10: CRISI E NUOVI SVILUPPI§20 DEPRESSIONE DEMOGRAFICA E RISTRUTTURAZIONI ECONOMICHE Nel XIV secolo la popolazione europea subì un calo drammatico. Le cause furono diverse: 1) Sovrappopolazione relativa: squilibrio che si crea tra tra le disponibilità alimentari e il numero eccessivo di uomini. La carenza di concime non permise all'agricoltura di incrementar la produzione. 2) Carestie: la pressione demografica aveva portato alla mesa in coltura di territori non adatti e all'eccessivo sfruttamento dei suoli portandoli all'isterilimento. 3) Peste: dal 1347 al 1350 si diffuse una terribile epidemia di peste bubbonica. Essa proveniva

Dal Kazakistan e arrivò in Europa attraverso le vie del commercio. In Europa rimase endemica, ripresentandosi ogni 8-12 anni.

Guerre: in Francia e nelle Fiandre durante la guerra dei Cent'anni; nell'Italia dei principati; in Spagna per gli scontri dinastici.

Tra gli storici si discute sull'effetto di questa risaia sull'economia:

  • Alcuni studiosi sono dell'idea che causò una depressione poiché il calo demografico determina una contrazione della domanda dei beni, riducendo, di conseguenza, la produzione e il commercio stesso.
  • Altri studiosi sostengono invece che il calo demografico apportò vantaggi ai sopravvissuti, che divenendo più ricchi avrebbero stimolato la domanda di beni.

In realtà sono esatte entrambe le ipotesi, dipende soltanto quale regione e quale settore economico viene preso in esame. È innegabile che gli eventi trasformarono profondamente l'economia di questo periodo, a partire dai salari; infatti,

essendo molte meno le persone disponibili alla coltivazione dei campi, i proprietari furono costretti a contenderseli, aumentando notevolmente il loro salario. Questo provocò l'aumento dei costi di produzione e dei prezzi dei manufatti; ma il minor numero di individui determinò il calo della domanda. A rimetterci furono i profitti di proprietari e imprenditori. Dalla metà del XIV secolo il settore manifatturiero subì una riorganizzazione del lavoro: La figura dell'artigiano perse importanza poiché si diffuse la pratica di separazione delle fasi della lavorazione da quella della vendita. Infatti ora era il mercante ad acquistare la materia, che poi veniva affidata a botteghe o privati che lavoravano su commissione, e poi smerciarla anche a lunga distanza. Le difficoltà investirono anche le banche, infatti i sovrani europei richiedevano ingenti prestiti alle banche per finanziare guerre e apparati amministrativi. Non potendo però ripagare il debito,imponevano lasvalutazione della propria moneta, provocando la bancarotta dellecompagnie bancarie a causa di insolvenza. Ciò avvenne per la banca dei Bonsignori di Siena e dei Ricciardi di Lucca, per l'insolvenza di Filippo IV il Bello; avvenne ai banchi fiorentini dei Bardi e dei Peruzzi per insolvenza di Edoardo III d'Inghilterra. Il fallimento della compagnia dei Bardi provocò una reazione a catena che coinvolse 350 compagnie. Ciò determinò una ristrutturazione del sistema bancario: le compagnie erano fornite di capitali propri e di autonomia di gestione, in modo tale che la bancarotta di una non potesse causare il cedimento dell'intero complesso.

REAZIONI E RIPRESA

Tra i contemporanei la peste, le carestie, i cattivi raccolti furono interpretati come segnali apocalittici che diedero impulso a pratiche di espiazione, come la flagellazione e il pellegrinaggio. Crebbero a dismisura coloro che donarono tutti i beni alla chiesa, ai poveri o ai...

malati; ma ci fu anche chi si dedicò a unostile di vita dissoluto e improntato al divertimento. Ci furono repressioni e persecuzioni nei confronti degli ebrei; iniziò la caccia alle streghe, ovvero alle donne che riuscivano a guarire i malati; la morte assunse tratti particolari e prioritari nelle rappresentazioni artistiche, così come fece la peste nella letteratura. Tra XIV e XV secolo l'Europa fu vittima di un'onda di rivolte, dovute al peggioramento delle condizioni di vita. Le tensioni acquisirono sempre più le sembianze di un conflitto tra ricchi, che lottavano per i propri interessi, e poveri che dovevano pagare ulteriori tasse per finanziarli.
  • 1358: rivolta dei contadini francesi, nota come jacquerie
  • 1381: rivolta dei contadini inglesi, nel Kent e nell'Essex
  • 1339 e 1383: rivolte popolari
Dettagli
A.A. 2020-2021
40 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Camilla-Ghiselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Parmeggiani Riccardo.