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ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA

Dal IV sec. la capacità di scrivere si concentrò nelle mani di un numero sempre minore di persone.

Il mondo romano imperiale era altamente alfabetizzato.

Durante l’impero romano c’era un alto tasso di alfabetizzazione dovuto in primo luog ad un sistema scolastico

sovvenzionato dall’impero sviluppatosi fra il II e il III sec. d.C. Dal V sec. si incrinò e nel VII sec. scomparve.

Parallelamente al restringimento dei gruppi degli alfabetizzati cresceva anche il loro isolamento: nel secoli VI e VII si

ampliò la distanza tra le scritture utilizzate nei diversi paesi e alle officine librarie laiche si sostituirono una pluralità di

piccoli centri scrittori che non avevano rapporti con un pubblico di acquirenti e di fruitori estranei alla comunità cui

apaprtenevano. Il nuovo codice non era più scritto perché fosse letto, ma perché rappresentasse valori estetici, simbolici

e magico-evocativi. Non è più un trasmettitore di cultura.

Se dunque esistevano alcune pratiche ordinarie di scrittura non è altrettanto abituali e diffuse erano le pratiche di

lttura: nei codici anteriori al XII sec. mancano quasi totalmente segni atti a rendere la lettura più agevole.

L’EDUCAZIONE CRISTIANA

Nel V sec. erano ancora le poche scuole laiche, soprattutto in IT e in Gallia a costituire il principale canale di

informaizone. Il loro legame economico con l’impero tuttavia fece sì che nel mometo in cui questo cessò di esistere in

Occidente anche le scuole subissero un tracollo. Restarono in piedi le scuole cristiane che prima del 476 erano sorte per

formare i sacerdoti in particolare negli studi superiori. Attorno al VI sec queste scuole divennero il luogo

d’apprendimento elementare non più solo per i chierichi, ma anche per i laici.

La chiesa elaborò una nuova e autonoma politica culturale volta ad evangelizzare la società.

Dal VIII sec., accanto alle scuole vescovii sorte presso le chiese cattedrali si diffusero anche quelle monastiche, in

precedenza presenti solo in pochi centri di grande spessore culturale.

In epoca carolingia la politica culturale dei sovrani impresse un’importante evoluzione qulaitativa. 3 furono i punti ai

quali fu improntta l’azione di Caro Magno: riforma liturgica (far pregare tutti i chierici dell’impero nello stesso modo);

miglioramento della formazione del clero per via della necessita di istruire il popolo nel messaggio cristiano;

riaffermazione dell’importanza della scrittura nell’amministrazione, nel diritto, nella diplomazia. Sulla base di questi

principi si riorganizzarono le scuole.

Questa politica non portò tuttavia ad un incremento significativo dell’alfabetizzazione. Condusse ad una crescita

qualitativa all’interno di un contesto determinato, ma non ad una rottura delle restrizioni, la cultura scritta rimaneva

saldamente in mano ai chierici.

I MODI DELL’INSEGNAMENTO

L’insegnamento elementare si svolgeva secondo i metodi classici: dapprima si apprendeva la lettura e più raramente

la scrittura. Questo metodo rimase fino al XI sec.

Più dinamico il panorama della formazione superiore che si svolse entro i quadri stabiliti in età tardo-antica delle arti

del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (matematica, geometria, astronomia e musica). Il Quadrivio,

poco studiato fino al VIII sec., subì una riscoperta nell’età carolingia e una vera rinascita nella seconda metà del X sec.

La ripresa economica portò con se anche la domanda di istruzione e cultura.

Nei secoi VI-XI la produzione culturale travalicò raramente i limiti dell’educazione religioda dei chierici. Nei secoli

VI-XI gli elementi della classicità tardo romana si riuscirono a trasmettere e ad arricchire di spunti nuovi solo in contesti

eccezionali.

La provincia africana aveva rappresentato l’area di punta della produzione filosofica cristiana della tarda antichità.

Dopo l’interruzione dei contatti diretti tra le due sponde del Mediterraneo la cultura classica africana giune in Europa

attravero il tramite della Spagna visigota. La conquista islamica interruppe l’ultima tradizione romana in spagna, cos’

come quella longobarda l’aveva interrotta in IT. In età longobarda la conservazione e l’elaborazione della cutlura classica

pagana e cristiana avvenne grazie alle chiese capitolari e vescovili e ai monasteri. L’interesse preminente fu quello di

produrre testi dogmatici utili a combattere le controversie religiose. A bobbio alcuni manoscritti furono erasi per riempirli

di letteratura dottrinale e decreti dei concilii

12. Le seconde invasioni

Secoli X-XI

Slavi.

Emergono nel VI sec. tra le popolazioni protagoniste delle prime invasioni per poi scomparire e riapparire nel VIII

sec., quando ormai controllavano gran parte dei territori dagli Urali all’Europa centrale. Lentamente si insediarono

nell’Europa orientale e nel IX diedero vita ad organismi territoriali in grado di minacciare l’impero franco e l’impero

bizantino: questi, per evitare che gli Slavi si espandessero nei loro territori, cercarono di attrarli nella loro sfera politico-

culturale attraverso l’invio in Europa orientale di missionari cristiani (i bizantini Cirillo e Metodio, tradussero la Bibbia

in paleoslavo elaborando un nuovo alfabeto poi detto cirillico). I Serbi e i Bulgari entrarono nella sfera di influenza di

Bisanzio, mentre i Croati, gli Sloveni e i Cechi in quella dei Franchi.

Ungari.

Apparvero improvvisamente in Occidente verso la metà del IX sec. Originari delle pianure attorno agli Urali, dal VI

sec. si spostarono a sud, dove diedero vita ad un’organizzazione sociale seminomade, fino a stanziarsi nella Pannonia

(poi detta Ungheria). Gli eserciti occidentali rimasero colpiti dall’abilità militare degli Ungari (Arnolfo di Carinzia, re

carolingio, invocò spesso il loro aiuto), ma solo in parte il fenomeno dell’incastellamento può essere messo in relazione

con le loro incursioni in IT. La sconfitta inflittagli nel 955 da Ottone I mitigò la loro aggressività: da allora entrarono

nell’orbita di influenza della chiesa romana e dell’Occidente.

Saraceni.

Nome con cui gli occidentali designano gli Arabi o le popolazioni islamizzate del Nord Africa. La Sicilia, conquistata

nell’827, divenne l’avamposto da cui partirono incursioni mirate all’acquisizione di bottino (i principali obiettivi erano le

grandi abbazie come San Vincenzo al Volturno e Montecassino). Il saccheggio di RM dell‘846 spinse Lotario I a

intraprendere una spedizione (inconcludente) contro di loro: la loro forza stava nella mancanza di un centro coordinatore

contro cui ingaggiare uno scontro risolutore. Solo a partire dall’XI sec., con l’affermazione di poteri locali in grado di

controllare le coste, anche le incursioni saracene vennero meno.

Normanni.

Denominazione generica con cui le fonti occidentali definivano gli scandinavi (in Inghilterra Vichinghi). Dal IX sec.

effettuano incursioni costiere e piratesche e successivamente conquistano territori, agevolati dall’uso di imbarcazioni in

grado di risalire i fiumi ed assalire località apparentemente protette, dando vita a stanziamenti lungo le coste della Scozia,

dell’Irlanda e della Francia settentrionale. Importante per le vicende europee fu lo stanziamento nella Gallia

settentrionale che da essi assunse il nome di Normandia: dopo contrasti con i Franchi in età carolingia, nel 911 riuscirono

a far riconoscere il loro insediamento da Carlo il Semplice che nominò il loro capo Rollone duca.

Dal 1050 avviarono la loro conquista dell’IT meridionale e della Sicilia ponendo fine al dominio arabo sull’isola e

dell’antico principato longobardo. Nel 1066 Guglielmo conquista l’Inghilterra ponendo fine al dominio anglo-sassone.

13. Il trionfo dei poteri locali nelle campagne e nelle città.

Secoli X-XI

Il termine feudalesimo, coniato nel ‘700 in ambito illuminista, è stato usato in modi diversi riconducibili a 3 categorie:

Marx lo identifica come uno specifico modo di produzione; Bloch definisce feudale la civiltà europea dei sec. X-XIII;

definizione giuridica legata alle norme del rapporto vassallatico-beneficiario.

beneficium senior servizio

Il era la concessione patrimoniale che il faceva al vassallo in cambio di un reso. La stretta

connessione tra servizio e beneficio ha indotto gli storici a sovrapporre le nozioni: spesso come feudo non si è inteso il

compenso dovuto al vassallo ma l’ambito territoriale in cui questi svolgeva il servizio. La storiografia contemporanea

distingue le due componenti del rapporto vassallatico-beneficiario perché ciò aiuta a delineare le 4 fasi di sviluppo:

Periodo carolingio (VIII-IX sec.)

1. : prima del regno dei Franchi ed in seguito con Carlo Magno si diffondono i

rapporti vassallatico-beneficiari che rendono oggetto di diritto (quindi legali) i rapporti clientelari.

2. IX-X sec.: dopo la dissoluzione dell’impero carolingio l’aristocrazia si impadronisce del potere, patrimonializzando

la carica di ufficiale pubblico. Conti, duchi, e marchesi diventano dinasti nei loro territori.

3. XI-XII sec., fase dell’ordinamento signorile : massima frammentazione del potere pubblico su scala locale. Cellula

base di questa organizzazione è il castello e il territorio sotto il suo controllo.

4. Quarta fase (dal 1150): i poteri signorili sono coordinati in nuove compagini territoriali e i signori locali assoggettati

ai regni mediante il nuovo diritto feudale: si elabora un formale sistema di deleghe ricomponendo una struttura

gerarchica, da ora si può parlare di ‘piramide feudale’.

anarchico

Nell’800 si definì il sistema che scaturì dalla frammentazione dell’impero carolingio: i sovrani concessero

parti di potere in feudo a signori che fecero altrettanto, creando la ‘piramide feudale’. Nel ‘900 si attribuì la causa

dell’anarchia non alla cessione di poteri dall’alto ma allo spontaneo sviluppo di poteri che i grandi proprietari terrieri

potevano esercitare sui loro uomini, poteri che con il venir meno di un’efficiente autorità pubblica diventarono

indipendenti. Per Bloch i fattori decisivi per la costruzione della società feudale furono l’istituto dell’immunità e la

patrimonializzazione dei poteri pubblici nelle famiglie dei funzionari.

La frammentazione dell’impero carolingio.

Negli ultimi anni dell’impero carolingio (seconda metà XI sec.) le aristocrazie avevano acquisito una maggior

autonomia che aveva trovato ufficiale riscontro nel capitolare di Quierzy (877), emanato da Carlo il Calvo, che garantiva

l’ereditarietà dei feudi maggiori: stabiliva che gli incarichi funzionariali o i benefici concessi ai vassalli, eventualmente

rimasti vacanti per via della

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Publisher
A.A. 2014-2015
28 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher crptch di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Muzzarelli Maria Giuseppina.