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Graziano e il movimento patarinico valorizzo il ruolo dei laici e si riscopri il valore della poverta e
distaccandosi dal vecchio monachesimo di Cluny richsimandosi a un rigorismo ascetico. Nacquero cosi
movimenti dei canonici regolari con vita in comune e si svilupparono con le crociate in Germania,
Francia e Itali. Come approfondire i contenuti della fede e regolare la vita religiosa dei laici? papa
Innocenzo III cerco di promuovere un'Europa tutta cristiana eliminando il dissenso con il IV concilio
lateranense nel 1215 dichiarando guerra all'eresia, vincolando le comunita parrocchiali ed emanando
complesse normative sulle decume e altro. Tale impegno fu assunto dai frati degli ordini mendicanti come
di san Francesco e Guznam e il clero secolare fu spesso diffudente e i privilrgi concessi loro dal papa
innescarono conflitti nell'Universita di Parigi fra i frati. Dagli ultimi decenni del XII secolo si avviarono
forme di collsborazione: i Mendicsnti rimasero specislisti della predicazione e assunsero compiti
inquisitoriali. Guidando l'azione repressivanei confronti dell'eresia. La cura delle snime fu svolta dal clero
secolare e le due diverse ecclesiologie siaffrontarono nelle assemblee conciliari e con Bonifacio VIII fu
emanata una costituzione che restituiva al clero diocesano il diritto di curare le anime contrastando
l'invadenza dei Mendicanti, venne poi revocata con Benedetto XI e riammessa nel 1312.
La cattività babilonese ha visto pontefici francesi salire al trono di Pietro influenzati dall’aristocrazia
francese e tale periodo corrisponde a quello che ha visto il massimo sforzo di costruzione della monarchia
assoluta papale da quando Innocenzo III utilizzò il titolo di vicario di Cristo. E dal XIII secolo si era
affermata la formula secondo cui dove è il papa lì è Roma. Si conferì un assetto stabilmente definito alla
penitenziaria e fu organizzato il tribunale della Rota e vi fu anche la compressione delle autonomie delle
Chiese locali, la fragilità delle strutture ecclesiastiche periferiche e le carenze di vescovi e prelati. Questi
sono gli anni della decadenza del cattolicesimo e della più generale crisi dell’Occidente europeo. I frati
Minori appaiono divisi da contrasti interni attorno alle scelte di povertà e nel 1323 il papa represse e
condannò come ereticali le teorie rigoriste degli spirituali. La bolla benedettina di Benedetto XII (1336)
con cui si tentava di rianimare la vita morale, culturale ed economica dei monaci non ebbe molto successo
e per molto tempo si è pensato a un periodo di decadenza al contrario ora si rivaluta anche perché nel
Trecento e Quattrocento si affermarono le compagini dei Certosini, degli Olivetani e altri tentando di
ritornare alla regola. Il Trecento è pieno di dibattiti sulla natura della Chiesa e sui poteri interni e Marsilio
da Padova esclude il carattere divino dell’autorità papale invocando l’abolizione di privilegi e immunità
così anche Guglielmo d’Occam pensava che l’autorità del papato doveva fondarsi sul consenso popolare
ed idee così si combinavano con una diffusa aspirazione alla renovatio. Con Gregorio XI si torna a Roma
e poi fu eletto Urbano VI ma i non italiani ne elessero un altro e ci fu lo scisma d’Occidente dato dalla
decadenza dei costumi e del clero e nel volto sempre più burocratico assunto dall’istituzione ecclesiastica.
Si prospettarono varie soluzioni per restituire unità alla Chiesa: abdicazione di uno dei pontefici, la
sottrazione di obbedienza a uno di essi, l’accordo tra le parti, il ricorso al concilio ma a Pisa fallì nel 1409
l’applicazione di tale teoria perché vi furono tre papi. Nel concilio di Costanza (1313-1418) tali idee
trionfarono con Sigismondo eletto come Martino V. Al concilio di Basilea, nel 1439, papa Eugenio IV fu
dichiarato eretico e fu eletto Amedeo di Savoia e il nuovo scisma si protrasse fino al 1449. Anche tra i
fedeli si diffondeva l’aspirazione ad un governo unitario della Chiesa e con l’elezione di Nicolo V (1447)
vi fu di nuovo l’unificazione della Chiesa restando però insoddisfatta l’esigenza di riforma.
96-98 L’epistola di San Clemente risulta la prima testimonianza di un intervento del vescovo della Chiesa
di Roma nei confronti di un’altra Chiesa, invitando alla concordia la comunità di Corinto, civica da
contrasti interni e segue la distinzione tra laici e clero e il delinearsi di una gerarchia.
313 Gli imperatori Costantino e Licinio si incontrano a Milano per ingraziarsi i cristiani nella lotta contro
Massimino Daia ed emanarono una legge favorevole ai cristiani stessi concedendo loro libertà di culto
494 Papa Gelasio I enuncia la teoria dei due poteri, punto di riferimento sui rapporti papato-impero per
tutto il medioevo nella lettera ad Anastasio I che ha assunto un atteggiamento a favore dei patriarchi di
Costantinopoli riguardo l’eresia monofisita: ciascuno dei due poteri ha il proprio ambito d’azione ma
quello spirituale sta al di sopra.
592 Epistolario di Gregorio Magno è una miniera di notizie sulla situazione della penisola italica nel
primo periodo della dominazione longobarda emergendo un quadro di devastazioni e decadenza la cui
risposta è il trasferimento in luoghi sicuri e l’accorpamento di sedi vescovili.
614 Elezioni vescovili nel VII secolo con il concilio di Parigi del 614 che prevedeva l’elezione del
vescovo ad opera del metropolita, del clero e del popolo della città poi la presenza dei laici venne meno.
540 Fu composta la Regola di S. Benedetto a Montecassino e si impose sulle altre divenendo nel IX
secolo il testo normativo fondamentale. L’opzione di fondo è il cenobismo con possibilità di scelta
dell’eremo, il governo è affidato all’abate, entrando in monastero si rinuncia a se stessi e alla proprietà
individuale assoggettandosi a un regolato regime di preghiera, lavoro e studio. Si stabilisce il primato di
un’ordinata vita comunitaria, della gerarchia secondo i meriti e non secondo la condizione sociale e tutto
ciò è rivoluzionario. Le specie dei monaci sono quattro: cenobiti, anacoreti, sarabaiti (termine di origine
egiziana) che restano con le loro azioni fedeli al mondo e insinceri verso Dio e seguono come legge la
sfrenatezza dei loro desideri, poi vi sono i girovaghi. L’abate non deve insegnare né stabilire nulla che sia
contrario alla legge di Dio e deve indicare più con i fatti che con le parole. L’ozio è nemico dell’anima e
devono vivere del lavoro delle proprie mani.
751-755 Una regola per i canonici di Crodegango è la prima raccolta normativa destinata ai chierici e che
andrà precisandosi nella regola di Aquisgrana (816) richiamandosi alla Chiesa primitiva.
796 Con Carlo Magno, come si dice nella elttera a Leone II, non si deve solo difendere la Chiesa ma
anche rafforzare internamente la fede cattolica.
850 Sinodo di Pavia stabilì che a capo delle pievi ci fossero gli arcipreti e ribadiva l’obbligo del
pagamento delle decime.
845-850 si denuncia la carenza nell’istruzione religiosa e nella predicazione data anche dallo sviluppo
delle chiese private e i potenti devono essere ammoniti a recarsi più spesso nelle chiese maggiori.
867 Le tensioni tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente esplosero già con la crisi iconoclasta dell’VIII secolo
e si ripresenta con papa Nicolò I che non vide valida la sostituzione con Fozio e la sua scomunica provocò
uno scisma e la lettera è di Incmaro vescovo di Reims.
904 L’invasione degli ungari e la mancanza di potere centrale crea una situazione di grave crisi nei
territori del Regno e il vescovo diventa uno dei capi di riferimento a cui il re affida il compito di
ricostruire la città e le mura. Il vescovo deve avere tutti i diritti su queste cose.
962 Il trasferimento ai vescovi di prerogative e poteri dei conti è tipico della politica ottoniana. Si porta
l’esempio di Uberto, vescovo di Parma.
909-910 La fondazione dell’abbazia di Cluny ad opera di Guglielmo, costituisce un momento
fondamentale nella storia delle istituzioni monastiche. Questo è sotto la guida dell’abate Bernone. Con
l’organizzazione piramidale delle dipendenze che facevano capo all’abbazia madre, il monachesimo
cluniacense fornì il prototipo di organizzazione unitaria e coerente nella nascente Europa e si confrontò
con i temi della riforma e segue la Regola si san Benedetto. Ogni cinque anni i predetti monaci devono
pagare a Roma dieci soldi.
1059 papa Nicolò II, fautore delle riforma, emana un decreto innovatore che riserva ai cardinali vescovi
l’elezione del papa. Quando il pontefice muore, prima i cardinali vescovi decidono poi chiamano i
cardinali chierici, poi il clero e il popolo per consentirne l’elezione. I religiosi devono condurre l’elezione
del pontefice, lo si deve eleggere dalla Chiesa di Roma o se non si trova da un’altra Chiesa. Se qualcuno
verrà eletto attraverso la rivolta deve essere considerato un apostata. Lo ha firmato Niccolò, vescovo della
santa Chiesa di Roma e altri settantasei hanno firmato.
1075 Gregorio VII e il dictatus pape noto per affermare la supremazia papale su ogni altro potere e il
primato assoluto del pontefice romano anche sui vescovi. Il suo titolo è unico al mondo e gli è lecito
deporre l’imperatore, ogni sinodo deve essere da lui comandato, la Chiesa cattolica non erra mai e non
deve essere considerato cattolico chi non è d’accordo con la Chiesa romana.
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1096-1101 L’aspirazione all’eremo e all’ascesi nell’XI e XII secolo permea le istituzioni religiose. San
Bruno, fondatore dell’ordine certosino, invia all’amico Rodolfo una lettera, parla della località La Torre
ed elogia l’eremo.
1121-1128 La fedeltà alla solitudine e alla vita contemplativa comporta per i Certosini una separazione da
tutto ciò che può distrarre dalla ricerca di Dio infatti l’elemosina verso i poveri non rientra tra gli elementi
fondamentali della vocazione certosina e avviene nel villaggio.
1151-1152 Vennero stabilite le norme da osservarsi in tutto l’ordine si riflette l’impronta povera e
ascetica delle origini cistercensi. I monasteri devono essere costruiti separati dalla città. Il vestito è
semplice e povero. Il nutrimento deve venire dalle loro mani, il pane anche senza setaccio.
Ante 1157 L’ordine di Grandfmont fu istituito da Stefano dall’Alvernia e il quarto priore Stefano di
Liciac fece scrivere la regola nel Liber de doctrina. Si richiama al Vangelo come unica regola di tutti i
cristiani così da ridimensionare le regole tradizionali. Le regole devono venire solo da Cristo. Quelle di
san Benedetto e san Basilio sono perfette ma perché si rifanno tutte al vangelo.
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