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Il viaggio di Scilace

Erodoto racconta che Scilace era un navigatore della Caria che fu mandato dal re persiano Dario (521-486) a esplorare le foci dell'Indo. Percorso il fiume fino all'oceano Indiano, egli avrebbe virato a ovest e dopo 30 mesi sarebbe giunto in Egitto. Il suo viaggio fu raccontato in un rapporto ufficiale e poi in rimaneggiato per essere letto al pubblico ("Periplo esterno alle colonne di Eracle"). Erodoto lo usò probabilmente come fonte per le informazioni sull'India. La Suda ci attesta per Scilace anche un "Giro della terra", mentre il "Periplo dell'ecumene marittima di Europa, Asia e Libia" (IV secolo) è indebitamente attribuito a questo autore. Scilace fu comunque l'iniziatore di una nuova tradizione di ricerca empirica che univa geografia, etnografia e storiografia. Eutimene di Marisglia, verso la fine del VI secolo (o forse dopo), esplorò la costa occidentale dell'Africa, così come Annone di

Marsiglia nella seconda metà del V secolo. Pitea, anch'egli marsigliese, compì un viaggio nell'Europa settentrionale, arrivando fino a Thule, e lo raccontò in "Sull'Oceano" (la Bianchetti lo colloca nel IV secolo.

Acusilao di Argo (FGrHist 2) Scrisse le sue "Genealogie" (ritenute da Clemente Alessandrino una versione in prosa di Esiodo) un po' prima di Ecateo, ma con toni più moderati (Argo era meno "liberale" di Mileto), quindi forse rientrava tra gli autori criticati da questo. Alcune tracce di razionalismo sono però state trovate anche in questo autore (il vello degli Argonauti era tinto di porpora).

Ferecide di Atene (FGH 3) È una figura enigmatica, perché la tradizione antica confonde i dati biografici e bibliografici con quello di due omonimi di Siro e di Lero. Jacobi lo definisce "il primo prosatore ateniese" e infatti dei riferimenti nelle sue "Genealogie".

fanno collocare l'opera tra il 508 e il primo quarto del V secolo. Plinio considera invece Ferecide di Siro il primo prosatore, ma la tradizione moderna l'ha escluso dai logografi. Xanto di Lidia (FGH 765) Originario di Sardi, antica capitale della Lidia, scrisse in dialetto ionico quattro libri di "Lydiaka": in essi raccolgeva materiale mitologico, etnografico e storico sul suo paese, da un passato leggendario fino all'acquata di Sardi per opera di Ciro nel 546. La Suda lo ritiene contemporaneo di questo evento, ma oggi gli studiosi lo collocano molto più avanti, alla fine del V secolo (siccità sotto Artaserse). Lo storico Eforo (IV secolo a.C.) afferma che Erodoto prese le mosse da Xanto. A lui sono attribuiti anche uno scritto sui Magi e uno sul filosofo Empedocle di Agrigento. Ellanico di Lesbo (FGH 4 e 323a) Molte informazioni su di lui (dalla Suda o da Panfila, una cronografa di età neroniana) sono false. Abbiamo due elementi sicuri: sappiamo

Che scrisse la sua ultima opera, l'“Attiké xyggraphé”, prima che Tucidide completasse la sua, dato che l'ateniese la cita, e sappiamo che in questa opera arrivò a raccontare almeno fino alla battaglia delle Arginuse (406 a.C.). Dunque, era un contemporaneo di Tucidide. Dai titoli delle sue opere si deduce che soggiornò a lungo ad Atene e forse anche ad Argo e Sparta. Secondo la Suda, morì a Perperene, una città della Misia.

Ellanico è il primo poligrafo della storia: a lui sono infatti attribuiti ben 23 titoli, anche se alcuni potrebbero essere dei doppioni (titoli non dati da lui). Possiamo raggrupparli in tre tematiche: genealogie (Foronide, Deucalionea ecc.), opere etnografiche (Lesbiakà, Argolikà ecc.) e infine le tre cronache (Vincitori alle Carnee, Sacerdotesse del tempio di Era ad Argo e Atthìs, quella citata da Tuc.)

L'“Atthis” trattava le istituzioni e le vicende dell'Attica.

dall'età mitica del re Ogige alla fine del V secolo a.C. L'appellativo di "xyggraphè" definiva un'opera fondata su materiali documentari e opere precedenti (noautopsia). Con l'Atthis, Ellanico può essere considerato il precursore degli Attidografi, di 50 anni successivi. L'insieme della sua produzione assomiglia però anche a un archetipo di storia universale. Il limite cronologico dell'opera di Ellanico, l'unica a spingersi oltre le guerre persiane, spinse Tucidide a criticare il collega. Il fatto che lo citi (caso unico) mostra però che l'ateniese riconosceva un debito, per una serie di piccoli contributi e soprattutto per avergli fornito un modello da cui staccarsi. Damaste del Sigeo (FGH 5) Damaste (originario del Sigeo, nella Troade) è strettamente legato ad Ellanico: la Suda lo definisce suo "scolaro", mentre Porfirio invece ritiene che sia stato Ellanico a riprendere da.

Damaste (tra i moderni, quasisolo Mazzarino ha sostenuto questa ipotesi). La questione è interessante perché uno dei due è stato il primo ad attribuire ad Enea la fondazione di Roma.

Carone di Lampsaco (FGH 262)

Sappiamo che Carone era ancora attivo dopo il 464 perché Plutarco (Vita di Temistocle) lo cita a proposito di Artaserse, salito al trono in quell'anno. Sempre Plutarco (Della malignità di Erodoto) lo ritiene più anziano di Erodoto. Le informazioni della Suda sono confuse, ma possiamo attribuirgli gli "Annali di Lampsaco" (nomi di magistrati e sacerdoti della città con brevi informazioni su ogni anno: se lo scrisse prima dell'Atthis è l'"inventore" della cronaca locale) e "Persikà" (dai pochi frammenti vediamo che era molto meno attendibile di Erodoto, che quindi non avrebbe avuto molto da imparare).

Capitolo 3 – L'apogeo storiografico dal V al IV secolo e la

“grande storia”delle poleis

La triade Erodoto, Tucidide e Senofonte è costruita in maniera artificiosa, perché i tre storici non hanno quasi nulla in comune tranne la vicinanza nel tempo e la sopravvivenza delle loro opere. È vero però che sono legati nella “catena storiografica”.

Erodoto di Alicarnasso

Nacque verso il 490 a.C. ad Alicarnasso, nella Caria, ma dovette presto fuggire a Samo per i contrasti della sua famiglia col tiranno della città. Dopo aver viaggiato molto in Europa, Asia, Libia ed Egitto, si stabilì ad Atene durante il regime di Pericle e fu inviato da questi nella spedizione per fondare Turi (sull’antica Sibari). Dopo la sua partenza, nel 444, non abbiamo più notizie, ma possiamo pensare che continuò a scrivere fino al 425.

Le sue “Storie” (titolo convenzionale), divise in nove libri dai grammatici alessandrini, sono la prima opera storica che ci sia giunta completa. Il filone

Il testo principale racconta le guerre persiane (V-IX), ma troviamo anche una serie di excursus sulle caratteristiche e le vicende dei popoli del Vicino Oriente che hanno formato l'impero persiano (I-IV).

Esiste una "questione erodotea" che riguarda gli squilibri tra i primi 4 libri e gli ultimi 5: secondo G. De Sanctis e F. Jacoby, i primi 4 erano destinati a un'opera sulla storia della Persia.

L'arco cronologico abbraccia tre generazioni, quindi circa cento anni, perché questo era il periodo che consentiva di verificare le tradizioni orali. E queste infatti sono la maggiore fonte di Erodoto, anche se non l'unica (informazioni dalla "Periegesi" di Ecateo).

Nel prologo, Erodoto dichiara il suo intento: far sì che le azioni umane non fossero dimenticate e che le grandi imprese di Greci e barbari avessero giusta gloria; mostrare per quale motivo le due parti del mondo si fossero combattute. La ricerca delle cause risulta quindi subito centrale.

insieme ad altri fattori che Erodoto pone come essenziali per il lavoro dello storico: deve riportare cose che ha visto (preferibilmente) o che ha sentito, ma può anche esprimere la propria opinione personale (gnome). Nel caso di questioni incerte, è tenuto a riferire ciò che si dice, ma può non credervi.

Il racconto è percorso da una serie di temi etici: delitto umano e castigo divino, violenza pubblica e privata, la guerra come condizione perpetua e sventurata, il relativismo, il confronto tra sapienza e stoltezza, la parabola dei personaggi (dalle stalle alle stelle e ritorno). Gli dèi sono onnipresenti e si nota una sovrapposizione di concezioni religiose, spesso contradditorie (arcaismo).

Per quanto riguarda la politica, Erodoto interpretò le guerre persiane come un duello mortale tra idee diverse: amore per la libertà e rassegnazione alla schiavitù, rispetto delle leggi e tirannide, coraggio e viltà. Era

Un’esaltazione della vittoria greca sul barbaro perfetta per l’Atene periclea. Cicerone considerava Erodoto il padre della storia e l’autore condivide questo giudizio, anche se altri storicisi sono vergognati di questo genitore. È vero che ci sono diversi particolari poco credibili, ma l’idea di operastorica era diversa: Erodoto riteneva giusto raccontare tutto ciò che valesse la pena essere ricordato esicuramente aspirava anche a far divertire il pubblico (l’opera si prestava bene alle letture pubbliche).

Stesimbroto di Taso (FGH 107) e Ione di Chio (FGH 392) Pur essendo isolani, gravitarono intorno ad Atene nel periodo di Cimone e di Pericle. Del primo conosciamo uno scritto “Su Temistocle, Tucidide e Pericle” che si rivela, negli 11 frammenti trasmessi da Plutarco, piuttosto antidemocratico. Ione fu invece un poligrafo, che affiancò l’attività di storico a quella di poeta teatrale, scrivendo una “Fondazione

di Chio" e "Viaggi" (parlava dei grandi ateniesi che avevaconosciuto). Rimase sempre legato ad Atene, sostenendone anche l'imperialismo.

Antioco di Siracusa (FGH 555)

Può essere considerato il padre degli storici d'Occidente. Di lui sappiamo che era siracusano, che era un po' più giovane di Ellanico e un po' più anziano di Tucidide. La tradizione gli attribuisce due opere: una "Storia della Sicilia" in nove libri, dal mitico re Cocalo al 424, di cui ci rimane solo un frammento, e uno scritto "Sull'Italia" (o "Popolamento dell'Italia), di cui abbiamo 13 frammenti (in una citazione vediamo che scriveva in ionico: si è pensato quindi che il padre Senofane fosse il filosofo ionico). Antioco riconduceva l'origine del nome Italia dal re degli Enotri, Italo. Tucidide ricorse alle sue informazioni nel libro VI dell'archaiologia siciliana, ma forse anche nei libri III e IV delle

Storie.Tucidide di Atene

Nacque verso il 460 (30 anni più giovane di Erodoto) nel demo di Alimunte. Suo padre, Oloro, era parente del re di Tracia, dove la famiglia possedeva miniere d'oro. La madre apparteneva invece al clan dei Filaidi,

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
22 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bianchetti Serena.