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Timoleonte. Nel 315 Timeo venne esiliato da Agatocle e si trasferì ad Atene per 50 anni. Nel 289
Agatocle morì, Timeo dunque tornò in Sicilia. Morì poco dopo il 260.
Polibio ci informa che Timeo si occupò di cronologia. Scrisse una Storia della Sicilia in 38 libri,
dal mitico re Kokalos alla morte di Agatocle (289/88).
Opere separate dell’autore: Pyrrhikà (campagna di Pirro in Italia meridionale e Sicilia fino allo
scoppio della prima guerra punica nel 264. A questa data si riconnette consapevolmente Polibio).
Timeo istituiva connessioni tra i miti tradizionali greci (es: Argonauti) e la storia più antica
creava così per il mondo italico una distinta tradizione mitologica.
dell’occidente;
Ebbe interessi verso Roma: seguì gli sviluppi fin dalla prima guerra punica. Gellio descrive la sua
“una storia del popolo romano in lingua greca.”
narrazione come
L’indagine storica per Timeo era una tensione alla ricerca della verità; era un uomo erudito con vari
interessi e di grande cultura: critica persino Omero, Platone, Tucidide, Socrate, Aristotele, Eforo,
Teopompo. Tratti caratteristici di Timeo sono un acceso patriottismo, un atteggiamento
antitirannico, il gusto per gli avvenimenti straordinari e meravigliosi (storiografia drammatica) e un
forte timore religioso. Per Timeo la retorica aveva un ruolo determinante; i discorsi dei politici
riportati dall’autore vengono criticati da Polibio perché non fedeli alla realtà. Polibio lo riteneva un
erudito bibliofilo, che elaborava le sue storie sulla base della documentazione letterario mentre si
trovava esule e solitario in Atene, privo di esperienze di vita attiva. Una lettura più accurata dei
frammenti rimasti rivela un’immagine più lusinghiera.
Nuovi orizzonti: storiografia relativa a popoli non greci
L’interesse per i popoli non greci riceve un nuovo impulso dalla campagna asiatica di Alessandro
Magno; ci furono infatti contatti con le remote regioni orientali. (Storia dell’Egitto)
1 Ecateo di Abdera: allievo del filosofo scettico Pirrone. Scrisse gli Aigyptiakà
dopo un soggiorno a Tebe all’epoca di Tolemeo I. L’opera fu la fonte principale per Diodoro e il
secondo lavoro di sintesi dell’Egitto dopo Erodoto. L’autore ha una visione positiva e idealizzata
dell’Egitto, indicato come punto di origine di tutte le culture; le sue istituzioni sono un modello
ideale di monarchia moderata. I contenuti rivelano una forte impronta filosofico-pedagogica.
2. Manetone di Sebbenito: visse sotto il regno dei primi due Tolemei (prima metà del III secolo).
Plutarco gli attribuisce un ruolo di rilievo nella diffusione del culto di Serapide. I suoi Aigyptiakà
in greco e basati su documentazione locale in geroglifico. Purtroppo l’opera ha subito
sono scritti
forti manipolazioni dai cronografi cristiani.
3. Berosso di Babilonia (contemporaneo di Alessandro): sacerdote di Bel/Marduk, scrisse
un’opera, babilonese) in greco. L’opera, costituita di 3 libri, è fatta sulla
Babyloniakà (Storia base di
documentazione locale e viene dedicata ad Antioco I.
4. Megastene (vissuto tra il 350 e il 290): fu al servizio di Seleuco I e più volte ambasciatore presso
Chandragupta. Scrisse una storia dell’India (Indikà)
il re indiano in 3 o 4 libri, conservati attraverso
le rielaborazioni di Diodoro, Arriano, Strabone, Plinio il Vecchio. Megastene aveva interessi vasti e
utilizzò per scrivere l’opera sia osservazioni dirette sia informazioni ottenute da sacerdoti e
intellettuali di corte. visse ad Alessandria d’Egitto. La sua attività
5. Agatarchide di Cnido (prima metà del II secolo):
Storia dell’Europa, Storia dell’Asia, e un’opera
storiografica consistette in una una Sul Mar Rosso.
Diodoro Siculo. Tra i frammenti conservati c’è un
La sua opera ci è nota poiché fu utilizzata da
celebre passo sulle condizioni disumane degli schiavi nelle miniere d’oro d’Egitto.
Uno sguardo verso Roma
La crescita politica di Roma avvenne nel III secolo. Nella storiografia, Roma non compare
all’improvviso: ancora nel IV secolo se ne trovano solo accenni (Teopompo, Clitarco, Ieronimo di
Cardia). Sarà la storiografia d’occidente a produrre le prime opere sulla storia di Roma.
1. Filino di Agrigento: sua è una monografia sulla prima guerra punica, opera criticata da Polibio
per la sua parzialità.
2. Dal punto di vista cartaginese scrissero Sileno di Calatte e Sosilo di Sparta.
Ci furono anche storici di origine romana che scrissero in lingua greca:
3. Fabio Pittore: faceva parte di una delle più importanti famiglie patrizie romane. Visse in prima
persona la seconda guerra punica. Nel 216, dopo la disfatta di Canne, fu uno degli ambasciatori
inviati a Delfi per consultare l’oracolo. La sua Storia di Roma va dalla fuga di Enea da Troia al
presente; le fonti utilizzate sono opere precedenti (Filino), tradizione orale romana,
documentazione pubblica (Annales dei pontifices) e privata (archivi familiari dei Fabii).
La trattazione è più ampia per la parte mitica e per la storia recente; l’autore dà un’immagine molto
positiva della politica romana.
4. Cincio Alimento: visse durante la seconda guerra punica. Fu pretore in Sicilia nel 210.
Partecipò all’assedio di Locri nel 208 e fu fatto prigioniero dei Cartaginesi; durante la prigionia
ebbe l’opportunità di colloqui con Annibale. La sua opera seguiva anche cronologicamente il
modello di Fabio Pittore, con delle discordanze (esempio: sulla fondazione di Roma).
Polibio di Megalopoli
La vita sotto l’egida tebana. Polibio nacque
Megalopoli era sorta dopo la battaglia di Leuttra (371) nel 205
circa. Megalopoli era parte della lega achea. Nel III secolo ci furono lotte tra diadochi e un
progressivo affermarsi di popoli che fino a quel momento erano stati ai margini della politica greca.
Agli inizi del II secolo la figura di maggior spicco nella lega Achea era Filopemene; il padre di
Polibio, Licorta, fu suo amico e stratega; quando nel 183 Filopemene morì in una campagna in
Messenia, Polibio portò l’urna con le ceneri a Megalopoli. Polibio seguì le orme paterne: fu ipparco
(capo della cavalleria) durante la terza guerra macedonica che vide la vittoria di Roma su Perseo.
Nel 167 circa, Polibio venne deportato a Roma. Pur nella fedeltà a Roma, sosteneva e difendeva
l’autonomia degli stati greci (resistenza passiva). Fu accolto con amicizia nel Circolo degli Scipioni
e si legò al giovane Scipione Emiliano, figlio di Emilio Paolo. Fece viaggi in Spagna, Gallia,
Nordafrica (durante la terza guerra punica). Dopo la distruzione di Corinto (146) tornò in patria,
dove collaborò con la commissione senatoriale che doveva ristabilire ordine e pace sul territorio.
Secondo una notizia dello pseudo-Luciano, Polibio morì a 82 anni cadendo da cavallo.
Le opere ci informa di un’opera giovanile perduta: uno scritto encomiastico
1. Lo stesso Polibio nelle Storie
in 3 libri sull’acheo Filopemene (fu la fonte per l’opera plutarchea Vita di Filopemene). 2. Scritto
Scritto sull’abitabilità della
sulla tattica 3. zona equatoriale 4. Scritto sulla guerra di Numanzia 5.
Storie: opera principale. Degli originari 40 libri, abbiamo interi solo i primi 5 più ampi frammenti
degli altri.
Nel Proemio delle Storie troviamo indicazioni programmatiche: in che modo e con quale
costituzione Roma sia riuscita in meno di 53 anni a sottomettere l’intera ecumene.
Il racconto dunque coprirà il periodo compreso tra la CXL Olimpiade (220-216) e la vittoria
Polibio si riallaccia all’opera perduta di Arato di Sicione.
romana di Pidna contro Perseo (168). che richiama l’archeologia
Decide di premettere alla narrazione una introduzione storica (libri I e II)
tucididea.
Dopo una parentesi (anni 387/86-264) la narrazione (264-220) si riallaccia a Timeo di Tauromenio,
che si concludeva proprio nel 264 (alle soglie della prima guerra punica).
L’inizio dell’opera vero e proprio è nel III libro, con un ulteriore breve proemio. Polibio segnala
una estensione del progetto originario fino al 146 (distruzione di Cartagine e Corinto) per indagare
le conseguenze dell’imperialismo romano su vinti e vincitori.
Nel libro III troviamo descritti gli eventi in Italia e Grecia fino alla disfatta di Canne (216).
Nel libro VI è espressa la teoria delle costituzioni: spiega la natura della costituzione romana e i
motivi di successo della Repubblica. Esistono sei tipi di costituzioni: tre (monarchia, aristocrazia,
democrazia) e le rispettive forma degenerate (tirannide, oligarchia, oclocrazia). La monarchia
abbattuta in favore dell’aristocrazia, la quale a sua volta si trasforma in
evolve in tirannide,
oligarchia. Quest’ultima muta in democrazia, la quale sfocia in anarchia (oclocrazia) e nuovamente
in tirannide. È una sorta di ciclo chiuso che di volta in volta si rinnova (anaciclosi).
Polibio vede una superiorità nella costituzione romana: il suo essere mista; unifica in sé i tratti delle
tre forme migliori. (consoli: monarchia; senato: aristocrazia; popolo: democrazia).
dall’anno 215.
Nel libro VII Polibio torna alla narrazione vera e propria Da questo momento il
racconto assume un ritmo annalistico, esponendo gli avvenimenti che hanno luogo nei due bacini
del Mediterraneo.
Nel prologo del libro IX troviamo elencati i diversi tipi di storiografia.
all’anno
La narrazione arriva fino 145.
Attività storiografica e composizione delle Storie
Polibio dedicò alla composizione della sua opera molta parte degli anni dopo il 168. Escluso Erbse
(secondo cui l’intera opera è posteriore al dell’opera
146), è ormai acquisito il ritenere la struttura
concepita in tempi diversi; fu cioè modificata, cosa che emerge forse a causa di una mancata
revisione globale.
Una prima fase di ideazione e composizione è stata individuata nel soggiorno romano (168-151
e avrebbe prodotto almeno i primi 15 libri. L’altra fase sarebbe successiva alla terza guerra
circa)
punica e la distruzione di Corinto. Rimane il dubbio sui libri XXX-XL: sono del 146 o di molto
posteriori? Un approccio troppo schematico al problema non si accorderebbe con il metodo di
lavoro di Polibio: è uno storico che osserva, annota, torna su quanto già scritto per modifiche o
aggiunte.
Non è chiaro se il VI libro sia frutto di una visione unitaria o se rispecchi stratificazioni diverse.
Difficoltà concettuali sorgono quando si cerchi di armonizzare la teoria dell’andamento ciclico delle
costituzioni con l’idea della costituzione mista di Roma. Inoltre nello stesso libro ci sono riflessioni
preoccupate sulla costituzione mista: c