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LE NUOVE TECONOLOGIE
La navetta volante di Kay per la tessitura, applicata nel 1733, consentiva al tessitore di fare a meno dell’assistente. Nel 1760 viene creata la Spinning
Janny, che consentiva di muovere 100 fusi contemporaneamente. Poi grazie a Cartwright viene creato il filatoio idraulico (water frame), che a causa
delle sue dimensioni spinge alla creazione delle fabbriche. La prima ad industrializzarsi è l’industria di Cromford nel 1760. Va ricordato però che
ogni volta viene fatto un passo in avanti in un comparto, nei rimanenti c’è uno scompenso. Nel 1785 il filatoio meccanico di Cartwright viene
introdotto a Manchester. Poi ci sarà la New Jenny, che si avvarrà della macchina a vapore.
Nell’industria mineraria del carbon fossile, era stata usata la macchina a vapore per il drenaggio dell’acqua (macchina atmosfera di Newcomen e in
seguito quella di Watt). Con il processo Darby nel 1709 il carbon fossile o carbonella viene sostituito dal carbon coke, che presentava meno zolfo e
umidità, con cui si poteva produrre una ghisa migliore, che incentivò la creazione di altoforni più grandi. Però la presenza di zolfo e fosforo nel
carbon coke rendeva la ghisa ancora fragile. Ma grazie al processo di puddellaggio, la ghisa veniva ulteriormente purificata con nuove cotture e
battiture, per eliminare le scorie, diventando più resistente. In questo settore si specializzarono maggiormente Inghilterra e Svizzera.
VIE DI COMUNICAZIONE E TRASPORTI
Nell’età moderna le vie di comunicazione per terra sono lente, mal messe, rischiose e costose. Qualche progresso si ha con l’affermazione del sistema
postale, con i corrieri privati usati dai mercanti, grazie ai quali nascono le stazioni per lo scambio dei cavalli, grazie alle quali si poteva compiere
distanze maggiori, in quanto i corrieri potevano sostituire il cavallo stanco con uno riposato. Le vie di comunicazione principali sono i fiumi e il mare.
Si costruiscono di canali artificiali e aumenta il volume del tonnellaggio delle navi, grazie all’aumento del commercio. Si sviluppano le assicurazioni,
per dividere tra più componenti il rischio della navigazione.
Barker ci indica delle novità, ma ci indica anche la sopravvivenza dei vecchi tipi di trasporto. Individua due tipologie di merci:
1) merci pesanti e voluminose, con scarso valore unitario, come il carbone e il grano, avevano basso costo di strasporto;
2) merci di valore, come spezie, manifatture e pietre preziose, per cui contava la velocità di trasposto per la rapidità di pagamento.
Per le prime merci si usavano trasporti marittimi; per le seconde si usavano mezzi terrestri.
Prima di Barker gli storici si erano soffermati sugli sviluppi tecnologici nei commerci; mentre egli da importanza ai traffici costieri e a cavallo.
L’Inghilterra era ricca di fiumi navigabili e aveva una tradizione di navigazione costiera, che veniva sfruttata per trasportare cereali e carbone nel
centro degli scambi che era diventato Londra. Si ampliano i canali artificiali in due decenni, il decennio 60-70 e nel 80-90. Barker sottolinea come il
traffico costiero non sia solo sopravvissuto, ma anche accresciuto, finendo per integrare il sistema fluviale, favorendo un abbassamento dei costi.
Il trasporto stradale si trasforma da trasporto di passeggeri a quello di merci. Il trasporto stradale era molto migliorato nel corso dell’800 ad opera di
due ingegneri. Ma il potenziamento stradale avviene già nel ‘700 con le strade a pedaggio, i così detti Turn Praint Trust, che scaricavano il
mantenimento delle strade sugli utenti. Viene introdotta la diligenza che consente di trasportare i passeggeri per lunghe distanze, con l’uso anche del
cambio dei cavalli. Importante è la ferrovia, una delle applicazioni della macchina a vapore, che si diffonde dal 1830. Si supera così la divisione delle
merci, che ora potevano viaggiare su un unico mezzo. Però con la comparsa della ferrovia non scompare lo scambio a cavallo, anzi aumenta: viene
usato per raggiungere posti isolati o lontani dalla ferrovia. La ferrovia è importante anche negli investimenti perché i titoli ferroviari erano
relativamente sicuri, allontanando i risparmiatori che prima investivano nel debito pubblico. Questa nuova invenzione farà sviluppare la siderurgia, la
metallurgia e l’industria estrattiva. Però ciò non avviene in Italia, che non aveva un industria pesante sviluppata, e userà prestiti per sviluppare la
ferrovia.
IL RUOLO DELLO STATO
In Inghilterra la storiografia si è occupata di cambiamenti dovuti alla libera impresa. Studi recenti hanno dimostrato che in Inghilterra sono esistite
specifiche condizioni che finivano di vedere nello stato il limite dello sviluppo.
Nel ‘700 gli stati europei portano avanti politiche mercantilistiche, che portò a concorrenze internazionali tra gli stati. Si afferma l’assolutismo
illuminato, la centralizzazione della monarchia. Per risolvere il problema delle entrate, si doveva ricorrere ad una politica non economica, ma
ampliare il gettito delle entrate, come la monarchia asburgica, che non favoriva il processo di industrializzazione, ma non bloccava neppure lo
sviluppo teconologico. Tale politica viene adottata anche dagli altri paesi, come anche l’Austria che migliora l’agricoltura. In Francia si sviluppa la
corrente dei fisiocratici, che sottolineavano l’importanza della terra e della liberalizzazione del commercio contro le politiche mercantilistiche.
Con il trattato di Methuen, viene assegnato il pieno controllo del commercio portoghese con il Brasile all’Inghilterra. Trattato rinegoziato quando il
Portogallo conoscerà una fase riformistica, arrivando al trattato di Eden, che aveva lo scopo di allentare il protezionismo francese.
Riguardo al ruolo statale, il rapporto tra protezionismo e manifatture create dallo stato non è sempre buono (interesse statale per le industrie). Ma ciò
non avviene per Meissen, con le sue porcellane. C’era una certa politica degli stati per la difesa di interessi economici, che avevano come fine lo
sviluppo economico, che era mantenuto stabile dallo stato. Scoppierà una vera e propria guerra tra Francia e Inghilterra per il controllo delle colonie
(“guerra dei 200 anni”) che si concluderà con la vittoria inglese, in quanto l’Inghilterra aveva maggiori capacità di finanziamenti e quindi poteva
sostenere maggiori spese militari.
Il ‘700 si chiude con l’età napoleonica, e con le conquiste europee. Viene realizzato il blocco continentale attraverso cui la Francia isolava
l’Inghilterra dal commercio europeo. Ma c’era comunque il fenomeno del contrabbando. Con il blocco continentale la Francia tenta di orientarsi sia
sul commercio transoceanico che sull’Europa, usando dei satelliti, per smerciare le merci. Si sviluppa il commercio del cotone. C’è l’abolizione del
sistema feudale, per ridare allo stato pieno controllo sulle regioni. Vengono abolite così anche le barriere doganali baronali e regie. Viene
riorganizzata la burocrazie: il principio dell’impresa individuale come base per lo sviluppo economico.
Dopo l’esilio di Napoleone, molte riforme napoleoniche vengono mantenute. I cambiamenti francesi influenzeranno anche gli altri paesi che si
trasformeranno da monarchie costituzionali a monarchie assolute. Nell’Italia settentrionale i francesi hanno incentivato la produzione di seta grezza e
filata per soddisfare l’industria setica francese, seta che dopo l’indipendenza italiana costituirà un fattore importante per lo sviluppo. Si diffonde la
filatura meccanica del cotone dall’Olanda. Le regioni della Renania e della Svizzera entrano in crisi: il personale specializzato nel settore tessile
migra all’estero. L’Assalzia e la Lorena si industrializzano. Marsiglia diventa un grande porto commerciale. Ma il limite della politica economica di
Napoleone è che agisce più sul lato dell’offerta, anche se non c’era una vera e propria domanda. Dopo il congresso di Vienna nel 1815 tendono a
prevale in Europa politiche protezionistiche. Si correva il rischio che l’Europa diventasse fornitore di materie prime dell’Inghilterra, a causa della sua
forte industrializzazione, sfruttando i forti volumi di commerci. Sidney Pollard, descrisse le relazioni tra Gran Bretagna industriale ed Europa, come
una “conquista pacifica”. Emerge la frammentarietà dell’economia europea: c’è una forte stasi economica e la diminuzione dei prezzi. Mentre prima
si poteva avere uno sviluppo economico senza macchina, con l’industrializzazione inglese, diventa necessaria agli altri paesi per essere competitivi.
1800
Nel corso dello sviluppo esistono aree guida ed aree inseguitrici. Meddison fa delle statistiche delle economie europee: aree guida, che sono coloro
che sfruttano più efficacemente le conoscenze tecniche disponibili in un dato periodo. Queste si sviluppano in quattro fasi: dal XII secolo al ‘500
l’Italia centro settentrionale; nel ‘700 l’Olanda; poi l’Inghilterra; e infine la Germania e gli USA. La leadership inglese grazie alla rivoluzione
industriale, che aveva sviluppato l’industria tessile, siderurgico e minerario. Nel 1700 l’occupazione della popolazione attiva era del 44% nel settore
secondario; nel 1890 la popolazione attiva impiegata nel secondario e nei servizi sarà dell’88%. L’importanza del settore primario stava perdendo
importanza a favore del secondario, per questo si tende ad identificare il processo con l’industrializzazione.
I cambiamenti nell’Europa continentale:
- cambiano gli addetti nel settore primario ( neanche il 9% della popolazione attiva è nel primario ); il secondario diventa il settore
trainante
- riguardo gli aspetti demografici, si supera la trappola maltusiana
- le fonti di energia: da fonti di energia animale, a fonti di energia inanimata, come carbone ed poi elettricità.
Si può dire che è un secolo di crescita continua. La crescita economica avviene del 1-2% annuo, che rispetto al passato è molto aumentato.
L’elemento che spicca di più è la continuità che si evince dalla crescita del prodotto interno lordo (calcolato a prezzi costanti e interni alla nazione).
Più contenuta è la crescita del prodotto nazionale lordo procapite (prodotto realizzato all’interno del paese dai cittadini stranieri), accresciuto poco
dall’800, in quanto non arriva a triplicarsi. C’è anche una notevole crescita demografica.
La crescita economica misura, in rapporto ai dati nazionali, beni e servizi prodotti da un paese. Il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali
all’interno di un paese, mentre il PNL è dato soltanto dai redditi dei residenti. Spesso però c’è l’insoddisfazione di tali indici, e si prendono studi che
tengono conto anche dell’impatto ambientale. Gli svantaggi di questi indici erano:
- prendere c